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TRATTAMENTO

Terapia adiuvante: somministrazione di un trattamento medico o radioterapico dopo terapia locoregionale ottimale che abbia ottenuto il controllo del focolaio neoplastico primario. Segue quindi un trattamento chirurgico radicale. Ha lo scopo di distruggere le eventuali micrometastasi e quindi aumentare la percentuale di guarigione. Generalmente si svolge per un periodo di 8 settimane dall'intervento. L'efficacia diminuisce se aumenta la massa tumorale, se si allunga l'intervallo tra il completamento del trattamento loco-regionale e l'inizio del trattamento farmacologico, se le dosi dei farmaci sono ridotte.

Terapia neoadiuvante o primaria: prima della terapia loco-regionale. Ha lo scopo di migliorare il controllo locale del tumore mediante un intervento conservativo o una radioterapia.

Chemioterapia palliativa: quando sono presenti metastasi a distanza o malattia avanzata non suscettibile a terapia loco-regionale, ed il trattamento messo in atto non può

avere finalità curative. Lo scopo è quello di prolungare la sopravvivenza, migliorare i sintomi e garantire la qualità di vita. VALUTAZIONE DELLA RISPOSTA AL TRATTAMENTO: in base ai criteri RECIST: (criteri GIST si basano sulla densità tumorale alla TAC): - Risposta o remissione completa = scomparsa di tutti i segni di malattia. Remissione completa non significa guarigione, perché ci può essere una nuova lenta ripresa del tumore. - Risposta o remissione parziale = riduzione consistente del volume tumorale. - Stazionarietà di malattia. - Progressione = comparsa di nuovi segni di malattia o aumento del volume tumorale. - Pseudoprogressione: soprattutto con l'immunoterapia: aumento delle lesioni cutanee e riduzione della massa tumorale. Questo avviene perché c'è il richiamo dei linfociti T citotossici all'interno del tumore, con conseguente aumento della risposta infiammatoria che determina un'espansione del tumore stesso. PARAMETRI DI

EFFICACIA:

  • sopravvivenza globale: tempo intercorso tra l'inizio della valutazione e la morte per qualsiasi causa
  • sopravvivenza libera da malattia: tempo tra l'inizio del trattamento e la comparsa della ripresa di malattia (malattia assente all'esordio perché eliminata con l'intervento chirurgico)
  • sopravvivenza libera da progressione: tempo tra l'inizio del trattamento e la comparsa della progressione di malattia (presenza di malattia all'esordio, perché metastatico ad esempio)

Follow-up: procedure diagnostiche che vengono intraprese dopo un intervento radicale sul tumore primitivo ed eventuali terapie complementari in assenza di segni e sintomi deponenti per una ripresa di malattia. Lo scopo è quello di anticipare la diagnosi della recidiva di malattia, per attuare dei trattamenti più efficaci rispetto a quelli attuabili alla comparsa dei sintomi, e quindi per aumentare la sopravvivenza.

Survivorschip care: sorveglianza delle

giorno per un periodo di tempo variabile a seconda del tipo di tumore e dell'estensione della malattia. Può essere somministrata tramite radiazioni esterne o tramite brachiterapia, che prevede l'inserimento di sorgenti radioattive direttamente nel tumore o nelle sue vicinanze. CHEMIOTERAPIA: utilizza farmaci citotossici per distruggere le cellule tumorali. Può essere somministrata per via endovenosa, orale o topica, a seconda del tipo di tumore e del protocollo terapeutico. La chemioterapia può essere utilizzata come trattamento primario, adiuvante o palliativo. IMMUNOTERAPIA: sfrutta il sistema immunitario del paziente per combattere il tumore. Può essere somministrata tramite farmaci che stimolano la risposta immunitaria o tramite terapie cellulari, come ad esempio l'adozione di linfociti T modificati geneticamente. TERAPIA MIRATA: si basa sull'utilizzo di farmaci che agiscono in modo specifico su determinate alterazioni molecolari presenti nelle cellule tumorali. Questo tipo di terapia è indicato solo per pazienti con specifiche mutazioni genetiche. TERAPIA ORMONALE: utilizzata principalmente nel trattamento dei tumori ormono-sensibili, come ad esempio il tumore al seno o alla prostata. Si basa sull'utilizzo di farmaci che bloccano l'azione degli ormoni responsabili della crescita delle cellule tumorali. TERAPIA ABLATIVA: prevede la distruzione del tumore tramite procedure locali, come ad esempio l'ablazione percutanea con radiofrequenza o la crioterapia. È importante sottolineare che il trattamento del tumore è multidisciplinare e viene stabilito in base alle caratteristiche del paziente e della malattia. Ogni terapia ha vantaggi e limitazioni, e la scelta del trattamento più appropriato viene presa in considerazione dal team medico in base alle evidenze scientifiche disponibili e alle specifiche esigenze del paziente.

gg per 5gg a settimana. Vengono effettuati inoltre intervalli settimanali per permettere al pz di riprendersi dalla tossicità acuta e per la riossigenazione che rende la neoplasia più suscettibile alla successiva applicazione radiante. Lo scopo della radioterapia è quello di distruggere le cellule neoplastiche risparmiando quelle sane; la differenza tra i due tipi di cellule è data dalla differente velocità proliferativa, che rende il tessuto neoplastico più sensibile alle radiazioni.

Effetti collaterali:

  • Tossicità acuta per effetti sulle cellule sane a rapida proliferazione come la cute, il midollo e la mucosa gastrointestinale (dermatiti, leucopenia, stomatiti)
  • Tossicità cronica: dipende dalla dose totale somministrata e dal tipo di frazionamento: fibrosi, necrosi ed ulcerazioni.

CHEMIOTERAPIA: il requisito fondamentale di un farmaco è quello di agire selettivamente sulle cellule tumorali; questo non avviene, si manifesta per cui

essere personalizzato in base alla dose del farmaco e alla concentrazione applicata per un periodo di tempo definito. La tossicità del farmaco è direttamente proporzionale alla sua dose. Durante il trattamento, una massa tumorale composta da cellule in diverse fasi del ciclo cellulare e con diverso potenziale di crescita deve essere colpita nel modo più efficace possibile, al fine di minimizzare la probabilità di sviluppo di resistenza alla terapia. La resistenza può dipendere da meccanismi specifici per ciascun farmaco o può essere comune a più farmaci (multi-drug resistance). I protocolli di polichemioterapia sono stati sviluppati per agire con meccanismi diversi, rendendo più difficile lo sviluppo di resistenza a tutti i farmaci utilizzati.

Essere effettuato alla dose massima tollerabile e il massimo della concentrazione va ottenuto il più precocemente possibile. Per sfruttare a pieno la potenziale utilità dei farmaci antiblastici e ridurre il rischio di effetti tossici, particolare attenzione deve essere riservata al dosaggio dei farmaci. Questo viene solitamente calcolato in base alla superficie corporea dei pazienti (m2) calcolata su apposite tabelle, nomogrammi, in base a peso ed altezza del paziente.

I risultati del trattamento dipendono da: dose di farmaco, numero e frequenza di ripetizione dei trattamenti, dimensioni del tumore all'inizio del trattamento.

25/3/21 TUMORI EREDO-FAMILIARI

Su 35mila geni, solo una parte viene codificata in oncosoppressori e guardiani/custodi. La trasmissione di un tumore avviene, (secondo l'ipotesi di Alfred Knudson) perché accanto ad una mutazione germinale di questi geni, ce n'è una somatica che porta allo sviluppo del tumore ereditario.

BRCA

ovaio (HBOC): è associato a mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2. Questi geni sono coinvolti nella riparazione del DNA e nella soppressione tumorale. Le mutazioni ereditarie in BRCA1 e BRCA2 aumentano significativamente il rischio di sviluppare tumori della mammella e dell'ovaio. Tumore della mammella sporadico: si verifica in individui senza una storia familiare di tumori della mammella. Non è associato a mutazioni genetiche ereditarie. Tumore della mammella familiare: si verifica in più membri della stessa famiglia, ma non è associato a una predisposizione genetica nota. Potrebbe essere dovuto a fattori ambientali o a una combinazione di fattori genetici e ambientali. Tumore della mammella ereditario: è ereditato in modo mendeliano attraverso geni di predisposizione ad alta penetranza. Questi geni possono essere trasmessi da un genitore affetto a un figlio con una probabilità del 50%. Esempi di tumori della mammella ereditari includono il tumore della mammella ereditario BRCA1 e BRCA2 e il tumore della mammella ereditario di Li-Fraumeni. Caratteristiche dei tumori ereditari includono l'insorgenza precoce del tumore, la presenza di più membri della famiglia colpiti, l'aggregazione dei tumori in una stessa famiglia, la verticalità della trasmissione del tumore attraverso le generazioni e l'anticipazione, ovvero l'età progressivamente più giovane di insorgenza del tumore nelle generazioni successive. È importante sottolineare che la presenza di una mutazione genetica ereditaria non garantisce lo sviluppo del tumore, ma aumenta significativamente il rischio. La consulenza genetica può essere utile per valutare il rischio individuale e prendere decisioni informate sulla prevenzione e il monitoraggio del tumore.

dell'ovaio: il rischio aumenta con la presenza della mutazione del gene BRCA. Brca1= carcinomi duttali infiltranti, scarsamente differenziati, alta attività proliferativa, fenotipo triplo negativo: non presentano recettori né per gli estrogeni, né per il progesterone, né per la proteina HER2. Nella donna con carcinoma: terapia medica trattamento chirurgico, follow-up strumentale. Nelle familiari asintomatiche: chirurgia profilattica (mastectomia), farmaco prevenzione, sorveglianza.

Sorveglianza in pz con mutazione accertata: senologica= eco mammografia, risonanza magnetica annuali; ovaio=ecografia pelvica transvaginale, dosaggio ca125 su base semestrale.

Carcinoma ereditario del colon-retto:

  • HNPCC sindrome di Lynch 1 (solo colon-retto), Lynch 2 (anche endometrio, ovaio, stomaco, piccolo intestino, tratto biliare, pelvi renale, uretere) su base poliposica.

Causato da alterazioni a livello di sequenze piccole e ripetute del DNA (instabilità microsatellitare),

sperimentarlo su un ampio numero di pazienti per dimostrarne l'efficacia e la sicurezza. Non profit: condotte da istituti di ricerca o organizzazioni indipendenti, con l'obiettivo di valutare nuove terapie o approcci diagnostici. Le sperimentazioni cliniche sono regolate da rigorosi protocolli e devono essere approvate da comitati etici prima di poter essere condotte su pazienti umani.

impiegarlo nella pratica clinica; no profit: mirano all'ottimizzazione dell'impiego dei farmaci.

Tutte le sperimentazioni devono essere condotte rispettando le norme di buona pratica clinica GCP, comuni all'Unione Europea, al Giappone e agli Stati Uniti. Inoltre, un intervento può essere effettuato solo dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero e informato.

Una sperimentazione prevede la redazione di un protocollo che contiene il motivo dello studio, gli obiettivi, i criteri di eleggibilità dei pazienti, le procedure di screening, la descrizione delle modalità di somministrazione, dei tempi e delle dosi del farmaco in studio; gli esami previsti per la valutazione della tollerabilità del trattamento, la modalità di valutazione dello studio, le ipotesi statistiche, le procedure di raccolta e analisi dei dati. La bibliografia.

La proposta di sperimentazione così composta, viene presentata al Comitato Etico del centro, che se

Dettagli
A.A. 2020-2021
19 pagine
SSD Scienze mediche MED/09 Medicina interna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher silvia.dellamonaca di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Medicina interna specialistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Politecnica delle Marche - Ancona o del prof Catalano Vincenzo.