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Il surrene destro ed il sinistro hanno un’anatomia leggermente diversa; infatti il destro si trova più in alto
rispetto al sinistro, e risulta essere più appuntito.
Il tessuto ghiandolare è formato da queste due porzioni, la corticale e la midollare, indipendenti, sia in
termini di funzione che di origine embriologica. In alcuni animali, come i pesci risultano infatti essere due
strutture completamente distinte. Essendo diverse, inevitabilmente lo saranno anche le patologie che ne
derivano, in funzione della zona e quindi degli ormoni coinvolti.
La corticale è posta perifericamente ed ha uno spessore variabile nei diversi punti (da 1 a 3 mm) e costituisce
circa i 2/3 della ghiandola. La midollare, invece, si trova centralmente e presenta una vascolarizzazione
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molto più ricca, infatti è importante ricordare che per una eventuale massa surrenalica a livello midollare la
biopsia NON viene effettuata. Invece, per una massa a livello corticale si può fare diagnosi tramite esame
istologico.
La corticale è a sua volta divisa in tre zone: Glomerulare, Fascicolata e Reticolata, ognuna delle quali si
occupa della produzione di determinati ormoni: glucocorticoidi, mineralcorticoidi e ormoni androgeni.
Adrenalina e Noradrenalina invece vengono prodotte nella Midollare.
In caso di forme non secernenti, le lesioni di possono manifestare per esempio con edema all’arto o
compressione cavale (per la vicinanza del surrene destro alla cava).
L’incidenza di questi tumori non è molto elevata. Non ci sono markers tumorali. In presenza già di segni di
compressione la prognosi è infausta. L’unico chemioterapico a disposizione è il Lutotame, un farmaco molto
tossico, che comunque non conduce a risoluzione, condizione a cui si arriva solamente con l’asportazione del
surrene interessato.
La professoressa sottolinea l’importanza di riconoscere il quadro clinico, necessario per fare prevenzione
secondaria, quindi diagnosi precoce. Fa alcuni esempi al di fuori della patologia surrenalica come l’eritema
migrans associato al Glucagonoma o nel caso di tumore del pancreas, dove il quadro clinico è differente a
seconda della sede: nella testa la lesione da subito manifestazione di se, a differenza dei tumori corpo-coda
dove invece è silente. O ancora l’insulinoma che può insorgere con problemi neuro-corticali, con sintomi
neurologici da ipoglicemia.
Paragrafo 3: Il Feocromocitoma
Il Feocromocitoma origina dal tessuto cromaffine della midollare del surrene ed è più frequente la sua
localizzazione nel surrene di destra rispetto al surrene di sinistra.
Dal punto di vista clinico, viene definito “il grande mimo” o “il grande simulatore” in forza della
sovrapponibilità dei suoi sintomi, legati all’azione delle catecolamine secrete dalla midollare, con i sintomi
dati dall’eccessiva secrezione di altri ormoni.
Si tratta di un tumore quasi sempre funzionante, con un quadro clinico correlato all’abnorme produzione di
catecolammine. Produce anche altri ormoni, che però non sono responsabili della sintomatologia; quindi,
bisogna fare molta attenzione alla diagnosi differenziale.
In un soggetto giovane con problemi di ipertensione, bisogna sempre prendere in considerazione il
feocromocitoma.
Paragrafo 3.1: Epidemiologia
Nel 5% dei casi è associato a displasie neuroendocrine: Von Hippel-Lindau, M. di Von Recklinghausen
(neurofibromatosi multipla), emangioblastomatosi neurocutanea cefalica, sclerosi tuberosa di Borneville,
stenosi dell’arteria renale da ipertrofia fibromuscolare, MEN IIA (feocromocitoma + Ca midollare tiroideo).
Provoca lo 0,1-1,5% di decessi per neoplasia maligna e colpisce più frequentemente il sesso femminile, con
un’età media di insorgenza dai 20 ai 50 anni.
Nel 10% dei casi è bilaterale, nel 10% dei casi si tratta di una neoplasia maligna, nel 10% dei casi si tratta di
tumori multipli (MEN IIA). 3
 Paragrafo 3.2: Localizzazione
- Nel 90% dei casi ha una localizzazione surrenalica;
- Nel 10% ha localizzazione paragangliare: paraganglio paraortico, paragangli sottorenali, paragangli
soprarenali;
- Nel 2% dei casi ha localizzazione del mediastino posteriore.
Le sedi preferenziali di metastasi sono: ossa, fegato, linfonodi locoregionali e polmoni.
Paragrafo 3.3: Anatomia patologica
Dal punto di vista macroscopico, la sua forma è tondeggiante, con diametro medio intorno ai 5 cm, di
colorito rosso-brunastro, ben distinto dalla corticale surrenalica di colore giallo-zolfo, di consistenza
encefaloide e duro-elastica. Microscopicamente, le cellule sono disposte in grosse trabecole separate da
sinusoidi oppure in piccoli alveoli circondati da tessuto connettivo.
Paragrafo 3.4: Eziologia
In termini eziologici, si tratta di una malattia a trasmissione eredo-familiare che può associarsi ad
angioblastomatosi, carcinoma midollare tiroideo, adenoma paratiroideo, neurofibromatosi multipla, stenosi
arteria renale da ipertrofia fibromuscolare.
Paragrafo 3.5: Clinica
La clinica è legata all’iperincrezione di catecolamine e le manifestazioni cliniche non dipendono dalle
dimensioni della massa, quanto dall’entità della biosintesi delle catecolamine stesse.
Il quadro, quindi, risulta essere dominato dall’ipertensione arteriosa e dagli effetti periferici delle
catecolamine e risulta essere pericoloso, tanto da associarsi a morti improvvise.
In base alle caratteristiche della variazione della pressione arteriosa, possiamo distinguere cinque quadri
clinici differenti:
- Ipertensione arteriosa parossistica (35% dei casi): rappresenta il quadro più tipico e drammatico, con
insorgenza preceduta da nausea, scotomi, diplopia e parestesie. È caratterizzato da crisi spontanee e
flessione del dorso e aumento della pressione endoaddominale. Cefalea pulsante, sudorazione fredda
con pallore cutaneo, cardiopalmo e dispnea risultano associate alla crisi ipertensiva. Si presenta
anche con aumento del metabolismo basale con dimagrimento, iperglicemia con glicosuria, aumento
a livello plasmatico degli acidi grassi non esterificati (NEFA) per estesa lipolisi. In presenza di
questa condizione bisogna prestare attenzione soprattutto ai soggetti magri, nei quali la palpazione
della massa potrebbe comportare l’insorgenza di crisi ipertensive con cefalea pulsante, nausea,
pallore, cardiopalmo e dispnea sulle quali bisogna intervenire in tempo;
- Ipertensione arteriosa stabile (13%): caratterizzata da un aumento della frequenza cardiaca e
ipertensione sisto-diastolica per molto tempo;
- Ipertensione parossistica su sfondo ipertensivo (30%): quadro clinico adreno e noradrenalinico
dipendente caratterizzato dall’alternarsi di ipertensione arteriosa continua e crisi ipertensive
parossistiche;
- Ipotensione ortostatica (7%): è un quadro clinico particolare dovuto all’immissione in circolo di
adrenalina beta stimolante vasale che determina vasodilatazione con riduzione della gittata cardiaca;
- Normotensione arteriosa (15%): quadro clinico caratterizzato da assenza di ipertensione ma con
presenza di gravi manifestazioni di cardiopatia e scompenso.
È fondamentale per il chirurgo conoscere il quadro clinico prima di eseguire l’intervento, in quanto in
presenza di ipertensione stabile o parossistica la manipolazione del tumore può causare un rilascio
improvviso di catecolamine ed è necessario preparare il paziente con la fenossibenzamina prima
dell’intervento ai fini di ridurre la mortalità intraoperatoria.
Paragrafo 4: Diagnosi di feocromocitoma
Si articola in tre tappe fondamentali: 4
 1. Diagnosi clinica
2. Diagnosi di natura
3. Diagnosi di sede Diagnosi clinica
Tutte le prove che venivano fatte in passato sono ormai state superate dal dosaggio delle catecolammine e la
diagnosi strumentale.
Nei pazienti con ipertensione stabile o con crisi ipertensive parossistiche deve essere sospettata la presenza
di un feocromocitoma quando si ritrovano associati:
cefalea,
• cardiopalmo
• sudorazione.
• Diagnosi di natura
Si basa sul dosaggio ematico ed urinario delle catecolamine e dei loro metaboliti. Nelle urine delle 24 h e per
tre giorni consecutivi si possono dosare:
o Adrenalina,
o Noradrenalina,
o Metanefrina,
o Acido Vanilmandelico
Nel caso di sospetta malignità si ritiene utile il dosaggio dei composti intermedi, quali:
DOPA
▪ Dopamina
▪ Acido omovanillico
▪
Nel caso in cui si presentino soggetti con valori borderline, si possono sottoporre a test farmacologici
dinamici di stimolazione ed inibizione, i quali però vengono limitati nell’attuazione per le gravi complicanze
che possono dare a livello cardiovascolare.
N.d.s: la professoressa dice che così come li abbiamo conosciuti li possiamo dimenticare, in quanto ormai
sostituiti dal dosaggio delle catecolamine ed il quadro strumentale.
Tra questi test si annoverano:
TEST DI PROVOCAZIONE ALLA PRAZOSINA: quest’ultima è un alfa-bloccante in grado di
▪ controllare severe puntate ipertensive da feocromocitoma, refrattarie ad altri farmaci ipotensivi.
TEST DI SOPPRESSIONE ALLA CLONIDINA: non determina un abbassamento dei valori
▪ pressori in caso di feocromocitoma.
TEST DI PROVCAZIONE AL GLUCAGONE: stimola la produzione di catecolamine, diagnostico
▪ se dopo somministrazione di 1-2mg si ha un aumento di catecolamine superiore a 2000pg/100ml.
Questo test è molto pericoloso ed aveva un senso in passato senza la diagnostica di cui si dispone
oggi. Diagnosi di sede
È molto importante definire sede e lato della neoplasia, mediante le tecniche di imaging di cui si dispone
tutt’oggi, tra le quali vengono utilizzate:
1. ECOTOMOGRAFIA: non evidenzia però lesioni con un diametro inferiore ai 2-3 cm (anche se
oggi non è molto usuale non vedere lesioni così piccole con la tecnologia ad ultrasuoni).
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 2. TC ADDOME CON MdC E RMN: costituiscono i mezzi di indagine di scelta per l’elevata
accuratezza diagnostica (96%), e permettono l’identificazione di lesioni di 1 cm di diametro, rapporti
con gli organi circostanti ed eventuali localizzazioni extrasurrenaliche.
In questo caso si è in presenza di un feocromocitoma bilaterale,
con quello a sinistra che è leggermente più grande rispetto al
controlaterale. Qui invece
si evidenzia
in RMN
una massa di 8 cm a sinistra. Per quanto riguarda
l’intervento, a destra è più facile rispetto che a sinistra,
ma bisogna stare più attenti per via dei rapporti che ci
sono con la vena cava.
3. SCINTIGRAFIA SURRENALICA con impiego di un tracciante specifico per la porzione
midollare, la meta-iodio-benzilguanidina marcata (MIBG). Questa tecnica diagnostica ha un
elevato tropismo e una buona specificità nei confront