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ESARE DE ETA
In generale, nei secoli passati, ma anche fino al Novecento, il viaggio è un’idea che implica molte
destinazioni. Solitamente i viaggiatori non sono spagnoli, ritenevano di poter osservare l’antichità
nel loro territorio, senza aver bisogno di spostarsi in Italia ed avevano un atteggiamento molto
nazionalista. Contribuiscono le scoperte del 1738 e 1748 di Ercolano e Pompei: questi siti
contribuiranno a spostare il percorso dal Nord al centro e Sud Italia.
Edward Gibbon, viaggiatore inglese, nel 1764, soggiorna in Italia per nove mesi. La durata del
viaggio è da notare: all’inizio del Settecento il gran tour durava anche cinque anni, mentre con il
trascorrere del Settecento vediamo che il lasso di tempo è sempre più breve. Gibbon attraversa il
centro ed il Nord Italia: egli prende numerosi appunti, dettagliati, ma anche veloci, probabilmente
non erano destinati alla pubblicazione. Gibbon visita i punti di interesse artistico e architettonico: si
reca a Firenze e ritorna agli Uffizi una decina di volte. Apprezza l’Italia, ma critica lo stile gotico, il
giudizio negativo promana da ciò che non rispecchia l’antichità; per esempio giudica negativamente
Giotto, ma apprezza Michelangelo e Raffaello. Gibbon osserva il paesaggio di campagna: vede
Piacenza, Parma e anche Torino. Quest’ultima, fino all’inizio del Seicento, era completamente
orientata verso la Francia, in seguito, con Eugenio di Savoia si volta verso l’Italia: per sottolineare
questa indipendenza chiama i migliori architetti del tempo. Ciò ha un’immediata risonanza europea.
Torino non è più una città di passaggio.
Charles Burney, musicologo inglese, che nel 1770 effettua un viaggio di sei mesi, tra Francia e
Italia, per raccogliere materiali per i suoi scritti di musica. Visita l’Italia perché in essa la musica,
rispetto ad altre arti, continua ad essere un punto fondamentale dell’arte italiana. Egli paragona gli
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aspetti artistici e architettonici all’armonia e al piacere della musica. Come punto di riferimento
utilizza il libro di Lalande, una guida molto dettagliata e utilizzata dai vari viaggiatori. Bologna, per
la musica, viene elogiata: tutta la zona emiliana e romagnola vede la presenza degli ultimi cantanti
castrati. I castrati permangono fino all’Ottocento a Roma. Rossini doveva essere castrato per
volontà del padre, ma la madre si oppose. Burney si concentra sulle campagne, esalta la laboriosità
della vita nei campi e prende in considerazione di imitare il metodo con cui gli italiani sfruttano la
campagna, per riproporlo in Inghilterra. Dà un giudizio negativo a ciò che è gotico o non medievale,
per esempio Milano viene criticata per il suo duomo, che non è abbastanza monumentale. Critica
Venezia per San Marco, essa è ricca fino all’eccesso di ornamenti di tutti i tipi, che distraggono il
visitatore. L’eccesso di San Marco crea molta confusione, nonostante gli oggetti presenti abbiano un
valore intrinseco inestimabile. Considera Napoli positivamente, la esalta e la paragona alle
principali metropoli europee come Londra e Parigi.
Jerome Lalande scrive Voyage en Italie, egli compie il suo viaggio nel 1765. Nella sua guida dà
delle vere e proprie indicazioni per visitare l’Italia. Per scrivere questa enciclopedia si documenta su
fonti italiane e straniere approssimative e incomplete, per questo decide di sviluppare un’opera
completa (sono sette volumi che comprendono arte, storia, tradizione). Nel Settecento l’asse di
viaggio non è più Venezia-Roma, ma Roma-Napoli. Torino è importante, mentre Venezia decade
progressivamente. Nella seconda metà del Settecento si cominceranno a visitare i vari paesi del Sud
Italia.
Johann Hermann von Riedesel nel 1766 si dedicherà al Sud Italia, in particolare alla Sicilia e alla
Puglia. Esalta Napoli, Lecce ed Otranto. Il Sud Italia è una base per effettuare un ulteriore viaggio,
Riedesel ipotizza il viaggio insieme a Goethe.
Abate Saint-Non ingaggia un’équipe di studiosi per studiare il Sud Italia. Scrive il Voyage
pittoresque in cui vuole dedicarsi al Regno delle due Sicilie.
Wofgang Goethe compie il suo viaggio in Italia nel 1786, effettua un resoconto sistematico del
viaggio, si dedica soprattutto alla geologia e agli aspetti ambientali. Da Roma prosegue fino al Sud
Italia, la sua opera stabilisce il passaggio di interesse dal Nord al Sud.
Johann Gottfried Seume fa, per sei mesi, un viaggio a piedi, il suo unico bagaglio è uno zaino
contenenti testi classici, Omero, Virgilio, Tacito etc.
Thomas Cook, nel 1841, fa il primo viaggio organizzato. Esso rientra nella tipica mentalità dell’era
industriale: si sviluppano ferrovie che rendono possibili gli spostamenti. Nel 1846 Venezia non è
più una città di mare, ma ben collegata alla terraferma.
Maselli, autore de Il burattino veridico, comprende l’utilità di scrivere la durata degli spostamenti
da un luogo all’altro e descriverne le strade. Maselli è il primo italiano a scrivere una guida per il
viaggio. Era il responsabile degli spostamenti dei messaggi del Papa ed aveva girato gran parte
dell’Europa.
**A Venezia si recano tedeschi, polacchi e russi. Lo zar Pietro il Grande voleva recarsi come
privato a Venezia per apprendere le tecniche di navigazione e creazione delle navi, ma non riesce a
visitarla. La sua attesa era prevista e Venezia aveva organizzato una regata per celebrarlo. Evento
ricordato da Goldoni. Venezia è una città dove si imparano le tecniche più all’avanguardia.
Venezia non è una meta ultima o religiosa, come lo è Roma, ma i viaggi verso la terra santa iniziano
da Venezia. I veneziani mercanti partivano pieni di pellegrini e tornavano con le merci. Ai pellegrini
piacciono le reliquie: la reliquia dava al pellegrino la sicurezza che il Santo, venuto il giorno del
Giudizio, lo grazi per la sua vicinanza all’oggetto. I veneziani hanno cercato di comprare reliquie
per esporle nelle loro chiesa: Venezia era un’attrazione per i credenti e per i viaggiatori. A San
Michele, prima di esserci il cimitero, c’era un monastero di frati camaldolesi. Nella chiesa c’era una
reliquia della croce di Cristo, arrivata miracolosamente in una cassetta che galleggiava sulle onde ed
era stata maneggiata soltanto dal preposto dei frati.
12 28/11/2016
19 dicembre alle ore 14.
(continua il 21 dicembre dalle 9.)
16 gennaio 2° appello.
J R , Le pietre di Venezia
OHN USKIN
Ruskin è un pittore e scrittore inglese, egli ha scritto una guida turistica colta di Venezia. Ruskin
giunge a Venezia nel 1849 dopo la restaurazione, ad opera di Daniele Manin, della Repubblica di
Venezia, durata soltanto diciotto mesi. La Venezia che si presenta agli occhi di Ruskin è umiliata e
povera. In seguito ai bombardamenti dell’esercito austriaco, i palazzi veneziani sono danneggiati;
ciò nonostante, Venezia appare come luogo privilegiato dell’aristocrazia inglese. Ruskin ha scritto
quest’opera, in seguito a I pittori moderni e Le sette lampade dell’architettura, per dare un monito
agli inglesi. Egli descrive Venezia grazie all’architettura.
Il punto di vista di Ruskin è diverso da quello dei suoi predecessori. L’opera non è ascrivibile ad
una categoria precisa: è una guida turistica, ma anche una critica estetica e filosofica. Ruskin vuole
mostrare che il declino dell’arte sia strettamente connesso alla crisi dello stato. I tre periodi di
ascesa veneziana sono: 1) architettura bizantina; 2) architettura gotica; 3) architettura
rinascimentale.
Il pensiero di Ruskin elude la massa in quanto ritiene che l’architettura bizantina sia il precedente
dell’architettura gotica, che è considerata l’espressione più alta dell’architetto, ma anche del
connubio tra natura e divinità. Il sentimento si disperde con l’architettura rinascimentale, che tende
a sostituire l’importanza del credo religioso con la centralità dell’uomo. In un’epoca in cui l’operaio
medio inglese era considerato parte di un meccanismo d’alienazione, Ruskin elabora una teoria
romantica e retorica, che dà valore all’ingegno.
Il libro si snoda dalla nascita di Venezia, passando per Torcello e la chiesa di Santa Maria Assunta,
che è celebrata per la sua ariosità e luminosità, soffermandosi su San Marco. L’arte bizantina è
un’arte che seppure non sia capace di sviluppare una raffigurazione verosimile, è perfettibile in
quanto si avvicina a Dio. Basti pensare a San Marco; la basilica nasce a partire dall’XI secolo, è
ricca di mosaici e cromatismi. Ruskin sottolinea che nel periodo della costruzione di San Marco
emerge un’ascesa della città. Vediamo il fondaco dei Turchi, di matrice bizantina, che differisce dal
fondaco dei tedeschi.
L’esempio che secondo Ruskin è uno degli esempi più pregni delle tre arti è Palazzo Ducale: esso è
il prototipo di una tradizione architettonica gotica; tra tutti i palazzi esso esalta questo stile.
Vediamo uno stile quasi contraddittorio per le regole dell’architettura ottocentesca: al piano terra
vediamo un “senso di vuoto”, mentre ai piani superiori abbiamo una decorazione sempre più fitta e
particolare, di “pieno”. Gli architetti veneziani non possono creare strutture troppo pesanti poiché
devono sempre tenere conto del contesto.
Nell’813, quando lo stato veneziano pone la capitale presso Rialto, viene costruito il Palazzo
Vecchio a cui viene affiancato Palazzo Ducale. Nel 1301 iniziarono i lavori per questo monumento;
tra XIV e XV secolo abbiamo un periodo di splendore per Venezia: Ruskin vede un giro di volta nel
1423, quando la storia di Venezia, che prima tendeva all’ascesa, comincia a declinare. All’esigenza
di allargare le sale del Palazzo Vecchio, a partire dal lato destro del monumento, vengono costruite
altre sale: quella del Senato, quella del Maggior Consiglio (1301) e via via discorrendo.
La costruzione del palazzo è difficile: nel 1419, quando un incendio colpì la basilica e il Palazzo
Vecchio, i veneziani proposero la demolizione del Palazzo. Secondo Ruskin, il colpo di martello che
ha colpito Palazzo Vecchio, rappresenta la conclusione dell’epoca gotica, il rintocco funebre
dell’arte veneziana e della stessa Venezia. Fino ad allora, i veneziani avevano rispettato le radici
della cultura veneziana. Con il Grande incendio dei veneziani, che ha provocato enormi danni alla
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piazza e a Palazzo Ducale, abbiamo un pesante dibattito politico che spacca la popolazione: alcuni
si schierano per la costruzione di un nuovo Palazzo Ducale (come avrebbe voluto Palladio), altri
vogliono preservarlo.
Ruskin esalta la tutela de