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CAPITOLO QUARTO
LA FASE PRELIMINARE DELLA MEDIAZIONE FAMILIARE
Uno degli aspetti più delicati del lavoro del mediatore è rappresentato dalla fase di avvio e da tutti quegli
elementi che precedono l avvio vero e proprio e che si pongono come possibili ostacoli o condizioni
favorevoli. Sappiamo per esperienza che all'interno della richiesta di mediazione, esiste il desiderio di
aggressione nei confronti dell'altro e contemporaneamente quello di mantenere un rapporto con lui che
attenui il dolore della perdita ed è altrettanto frequente che questi due desideri siano suddivisi tra i due
membri della coppia e rendono difficile la praticabilità di un terreno comune. Dunque l'individuazione di
idonee modalità di elaborazione e risposte alle richieste, costituisce uno dei primi compiti del mediatore. Lo
spazio però dedicato a questa alla valutazione di queste richieste deve essere comunque limitato e non
andare oltre un compito di chiarificazione e sostegno, poiché una più consistente sollecitazione
provocherebbe il perdersi della dimensione della neutralità. Dunque la frase preliminare di accoglimento
deve essere articolata in modo tale da consentire che , anche in caso di esclusione della possibilità di
attivazione di un percorso di mediazione , questo non assuma significati di valutazione o addirittura di
giudizio negativo ma rappresenti un messaggio di rispetto e attenzione alle competenze.
LA RICHIESTA
A volte la richiesta di mediazione si presenta come una generica richiesta d'aiuto, ma in qualsiasi modo essa
venga formulata è indispensabile un attenzione agli aspetti connessi con la richiesta stessa, al fine di
definire il contesto della mediazione ( quindi le sue possibilità, i suoi limiti e le sue regole) e di proporre la
mediazione stessa come intervento possibile.
L’INVIANTE pag. 21
Adriana Cupelli S.T.P. Uniurb
L’Inviante, ovvero quella figura professionale e non che direziona la coppia ad un percorso di mediazione,
rappresenta uno degli aspetti fondamentali riguardo le aspettative che vengono portate all'incontro della
coppia con il mediatore. Il modo in cui la mediazione viene presentata o i motivi per cui si ritiene utile
l'intervento di un terzo, rappresentano infatti un messaggio che condiziona l'atteggiamento del richiedente.
Il primo elemento da considerare è legato all'ambito professionale dell'inviante. Infatti se il consiglio
proviene da un professionista dell'area psicosociale è possibile che si determini un aspettativa di aiuto
caratterizzata preoccupazioni per le conseguenze, timori di un giudizio e di essere sottoposti a procedure
di tipo diagnostico terapeutico. Queste aspettative e questi timori rappresentano il primo nodo che il
mediatore deve sciogliere. Nel caso in cui I'inviante è uno psicoterapeuta le premesse sono di tipo
protettivo, centrate più sui temi dell' aiuto che su quelli delle competenze e al tempo stesso di rassicurare
rispetto a timori di giudizio e di valutazione; se l' inviante è un operatore, ad esempio dei servizi sociali,
aspettative e timori possono riguardare la neutralità e la privatezza del contesto elementi che possono
indurre alla strumentalizzazione del terzo. Quando l inviante è un avvocato, le aspettative tendono ad
essere più precise e meno condizionate da ambiguità legate alla non corretta percezione della natura del
lavoro di mediazione ( è frequente che gli avvocati consiglino la mediazione ogni volta che si rendono conto
che il disturbo rappresentato dalle dinamiche emotive e relazionali, non è gestibile nel loro campo
professionale). Un'ulteriore categoria di invianti è rappresentata dalle persone che hanno già compiuto un
percorso di mediazione e segnalano questa opportunità a parenti, amici e colleghi. È difficile in questi casi
riscontrare la presenza di messaggi ambigui o fuorvianti rispetto alla mediazione, anche se è sempre
possibile che le aspettative, basate su informazioni scorrette di chi ha partecipato ad un'esperienza di
mediazione, siano comunque alte.
IL RICHIEDENTE
Nella maggior parte dei casi la richiesta di mediazione viene presentata da uno solo dei due ex partner. È
infatti molto raro che la richiesta provenga da entrambi, a meno che una fase preliminare non sia stata già
svolta dall' inviante. Il fatto che il primo contatto avvenga con un solo dei due ex, pone dei problemi che
devono essere affrontati al fine di evitare lo stabilirsi di un rapporto privilegiato con uno dei due
(condizione che violerebbe il principio della neutralità e comporterebbe quindi l'impossibilità di procedere
alla mediazione). Ma anche quando la richiesta è presentata come condivisa da entrambi è necessario
dedicare attenzione alle differenti aspettative e alle condizioni di partecipazione ad uno spazio comune. È
spesso accaduto che il richiedente si proponesse come colui che cerca di recuperare posizioni rispetto a un
vissuto caratterizzato dalla convinzione di aver subito dei torti (questa posizione può essere presente
quando il richiedente è il genitore non affidatario che cerca un contesto in cui recuperare il rapporto con i
figli, che sente scarsamente riconosciuto). In altre situazioni, soprattutto quando la separazione è recente,
il richiedente può essere il partner che cerca di mantenere uno spazio di condivisione del rapporto al quale
affidare le speranze di un suo possibile recupero. Infine, in altre, la richiesta può essere rivolta da un
genitore affidatario che è preoccupato per latitanza dell'altro. A prescindere dalla motivazione della
richiesta, è importante la prima risposta che il mediatore dá, chiarendo le finalità e le caratteristiche della
mediazione in modo che chi ha fatto la richiesta possa proporre all'altro l'incontro in uno spazio comune. È
infatti per noi fondamentale che l'invito alla mediazione sia rivolto direttamente dal richiedente al
partner... diventa poi fondamentale che al partner che subentra successivamente sia dato uguale spazio di
chiarimento e di presentazione del lavoro di mediazione, sia telefonicamente sia con un colloquio
individuale.
LA FASE DELLA SEPARAZIONE
Un'altra fase molto importante durante la definizione della richiesta è la fase della separazione nella quale
si trovano gli ex coniugi, perché in ogni fase ci sono particolari dinamiche relazionali ed emotive che
possono rappresentare un ostacolo o una facilitazione per la mediazione. Ad esempio: in questa fase può
essere alta la motivazione al confronto in uno spazio protetto nel quale due partner possono elaborare
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Adriana Cupelli S.T.P. Uniurb
meglio un programma di separazione e definire gli accordi; si può presentare l'ostacolo della necessità di
distanziarsi emotivamente dall'altro ed utilizzare il rapporto con i figli come elemento di rassicurazione e di
attacco all'altro; Può essere alto il bisogno di mantenere un canale di dialogo aperto con la funzione di uno
strumento di recupero del rapporto e, tale bisogno si concilia ma con un effettiva negoziazione, in quanto
propone una disparità di aspettative emotive connesse all'incontro; In una fase più avanzata, per esempio
quando la convivenza è cessata da tempo, è possibile che la motivazione dell'incontro sia attivata da
un'esigenza condivisa di una migliore definizione delle condizioni relative soprattutto alla dimensione
genitoriale, qui gli ostacoli sono rappresentati dal bisogno del giudizio del terzo che dà vita alla modalità
dello spostamento o del congelamento; In una fase più avanzata della separazione ( quella in cui può porsi
il problema della revisione delle condizioni), la mediazione può essere facilitata dall’ attenuazione dei
vissuti negativi ma un ostacolo può essere rappresentato dalla scomparsa dell'altro dall'orizzonte
relazionale e dal timore di un eventuale relazione negativa di terzi che possono fraintendere il senso della
ripresa di un dialogo con l'ex.
IL MOTIVO DELLA RICHIESTA
In base alla nostra esperienza, le aree che spingono le persone a richiedere un intervento di mediazione
sono principalmente 2: quella genitoriale è quella del rapporto di coppia.
In entrambe, la richiesta può essere sostenuta da una motivazione di tipo agonistico (cioè al
raggiungimento di una posizione di maggiore forza rispetto all'altro oppure una cooperazione
nell'individuazione di uno spazio neutrale di confronto). Per quanto riguarda i contenuti che si desiderano
affrontare, occorre sottolineare che sia l'area genitoriale( intesa come motivazione che spinge all'incontro
sulla base dell' esigenza di definire accordi o sulla base di preoccupazione per i figli) sia l'area del rapporto
(connessa con l'esigenza della riapertura di un dialogo) rappresentano possibili motivi della richiesta di
mediazione. Non escludiamo la possibilità di un intervento di mediazione nelle coppie senza figli, anche se
questa fascia è molto ridotta , avendo stabilito come principio della mediazione quello della negoziazione.
Nel caso dell'area genitoriale, i partner richiedenti pur essendo spinti alla ricerca di un aiuto, possono
essere bloccati su posizioni di tacita o esplicita accusa all'altro della responsabilità dei problemi del figlio. La
competenza negoziale è quindi oscurata e necessità di un lavoro di preparazione e di trattamento della
richiesta con l'obiettivo di fornire una chiarificazione e una rassicurazione sulla possibilità di un incontro che
mantenga il figlio come elemento di attenzione privilegiato.
IL TRATTAMENTO DELLA RICHIESTA
Per trattamento della richiesta intendiamo una fase breve, centrata sull'ascolto delle rispettive posizioni e
sulla presentazione di obiettivi. Una fase in cui entrambi i partner possono avere uno spazio di
considerazione delle loro aspettative. Riteniamo che, un trattamento più esteso di tutto ciò, debba essere
distinto dal successivo percorso di mediazione, in quanto acquisterebbe caratteristiche e tali da mettere in
dubbio la neutralità dello spazio e da instaurare relazioni tra il richiedente e l'operatore, difficilmente
riconducibili (in un tempo successivo) a quelle più idonee alla mediazione.
IL RICONOSCIMENTO DELLA COMPETENZA
Con il termine riconoscimento della competenza facciamo riferimento a quel riconoscimento della
posizione dell' interlocutore come "posizione migliore" per lui, dove "migliore" non sta a significare l'
evoluzione degli atteggiamenti (che determinano invece un blocco dello sviluppo personale), ma intende la
consapevolezza della funzione adattiva dei comportamenti e dei vissuti, legati alla separazione,
riconoscendoli come migliore soluzione. La presa di posizion