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2. LE VARIABILI CRITICHE PER LA FORMULAZIONE DELLE STRATEGIE DI MERCATO
La logica dell'agire strategico in un'impresa orientata al marketing
La funzione di marketing, per essere svolta in modo efficace ed efficiente deve connettersi e integrarsi con le altre
funzioni aziendali, oltre che rispondere alle direttive e alle scelte di chi governa l’impresa.
La logica dell’agire strategico è una strategia competitiva volta a realizzare due condizioni complementari: offrire
a mercati obiettivo (segmento di mercato al quale rivolgere la propria offerta) definiti e sufficientemente ampi,
sistemi di prodotto (componenti tangibili e intangibili che il cliente percepisce come elementi di qualificazione
del sistema di prodotto) che presentino per gli acquirenti un beneficio differenziale percepito consistentemente
superiore a quello dei prodotti concorrenti; basare l’offerta di tale beneficio sullo sviluppo di un vantaggio
competitivo significativo rispetto ai concorrenti, originato da capacità distintive difendibili e relative a fattori
critici di successo (elementi che variano da settore a settore, fondamentali per la creazione del valore oppure per il
contenimento dei costi sostenuti per produrre tale valore). Obiettivo: accrescere la possibilità di differenziazione.
Valore differenziale percepito: valore che il cliente percepisce rispetto ai prodotti concorrenti. Esso deve
permettere al consumatore di ottenere standard di risultato superiori o ridurre i costi e i sacrifici che egli deve
sopportare a parità di risultato. Il valore creato dall’impresa deve poi essere fatto adeguatamente percepire
utilizzando adeguati segnali di valore (fattori di cui si servono gli acquirenti per dedurre il valore del sistema di
prodotto, quando non sono in grado di conoscerlo).
Vantaggio competitivo: possesso di capacità distintive in grado di garantire un differenziale superiore ai
concorrenti. Le basi del vantaggio competitivo sono sul valore creato (differenziazione) o sui costi sostenuti
(leadership di costo)
Il processo di pianificazione e la formulazione della strategia di marketing
L’analisi dell’ambiente competitivo rappresenta una delle attività chiave del marketing strategico e ha come
finalità: formulare la strategia da adottare; delimitare uno spazio competitivo difendibile; comprendere le
strategie e gli obiettivi implementabili dai concorrenti. Essa tenta dunque di conoscere e fronteggiare la
concorrenza allargando l’area di investigazione nella quale l’impresa deve sviluppare le sue strategie, al di là di un
semplice studio sulla natura e sul comportamento dei suoi più diretti rivali. È tesa a orientare il comportamento
strategico dell’impresa nell’ambito di uno scenario competitivo sempre più articolato e complesso, dove è sempre
più difficile identificare le minacce competitive, sia per l’elevato numero di soggetti potenzialmente in grado di
rappresentare rivalità competitiva, sia per la difficoltà di delimitare l’area di investigazione oggettiva di
concorrenza.
L’impresa non deve perciò tenere in considerazione solo gli attori della concorrenza diretta, ma anche altri attori,
su cui si elabora il modello delle cinque forze competitive: concorrenti diretti + potenziali entranti + produttori
di prodotti sostitutivi + acquirenti + fornitori.
Le metodologie di analisi sono riconducibili a quattro aree: struttura dell’ambiente competitivo; risorse e capacità
dei competitors; quota di mercato; SWOT.
In seguito occorre valutare le risorse e le capacità dei competitors, con un’analisi che passa ora dal generale al
particolare, dai fattori strutturali che incidono sulla competizione agli specifici rapporti di forza che si
determinano nelle singole interazioni con i concorrenti. La valutazione delle risorse e delle competenze di un
concorrente riguarda essenzialmente le seguenti aree: risorse e capacità interne; sinergie potenzialmente
sfruttabili; capacità e risorse esterne; contesto del sistema Paese di provenienza; strategie e obiettivi perseguiti dal
concorrente.
Quota di mercato: indicatore che misura il grado di influenza dell’impresa sull’ambito di business e se l’impresa
sta guadagnando posizioni piuttosto che perdendone. Essa può essere espressa in termini assoluti (a quantità/
volume) o relativi (a valore) e può essere rilevata a livello consumer e a livello retail. Nel primo caso vanno tenuti
in considerazione: tasso di penetrazione (numero di clienti dell’impresa rispetto ai clienti che complessivamente
comprano il prodotto), tasso di fedeltà (quantità di prodotti acquistati dai clienti dell’impresa rispetto al totale
dei prodotti della categoria acquistati dagli stessi clienti), tasso di intensità (quantità media di prodotti acquistati
dai clienti dell’impresa rispetto alla quantità media di prodotti acquistati da tutti i clienti del mercato). Nel
secondo caso invece contano: quota nei trattanti (quota di prodotti venduti dell’impresa rispetto al totale dei
prodotti della categoria venduti da parte dei distributori/clienti di essa), copertura ponderata (peso dei
distributori/clienti dell’impresa rispetto alle vendite totali della categoria di prodotto dell’intero mercato.
La SWOT sintetizza le informazioni raccolte in una matrice a quattro dimensioni: strengths, weaknesses,
opportunities e threats.
Segmentazione
Il processo di segmentazione è quello per cui si spacca un mercato in singole unità (target) che vengono
riagglomerati sulla base di variabili in gruppi sociali e economici più o meno ampi, detti appunto segmenti. È
importante perché gli acquirenti valutano il valore in base a criteri d’uso e segnali di valore differenti, adottano
comportamenti d’acquisto differenti e sono raggiungibili con media diversi. La scelta del target-group a cui
indirizzare la propria offerta rappresenta dunque una delle più importanti decisioni preliminari da assumere per
effettuare una efficace elaborazione della value proposition e delle politiche del marketing mix. Un marketing
mix è dunque più efficace per un gruppo e meno per un altro. Obiettivi della segmentazione: consentire
un’elevata soddisfazione degli acquirenti, valorizzando le proprie capacità distintive; differenziare la value
proposition e favorirne l’innovazione, contenere la pressione competitiva, garantire una domanda potenziale
coerente con la dimensione e gli obiettivi dell’impresa. Per una corretta segmentazione sono richieste capacità di
analisi, intuito e creatività.
Si distinguono tre livelli di segmentazione: strategica, macrosegmentazione e microsegmentazione.
Segmentazione strategica: identifica grandi settori di attività, ossia delimita il macrosettore di riferimento, che
sarà definito in funzione delle caratteristiche dell’impresa, delle finalità perseguite, dei processi di selezione già
operati in fasi precedenti del processo decisionale.
Macrosegmentazione: identifica combinazioni di prodotto/mercato (ASA) all’interno del macrosettore che
presentano fattori critici di successo e livelli di attrattività differenti. Il macrosettore può essere definito in
funzione di: classe di prodotto, prodotto e gruppi di clienti, tipo di uso del bene. Scegliendo l’ASA, l’impresa
decide in quale ambiente competitivo operare, dove competere, contro chi competere e i fattori critici di successo
con cui confrontarsi.
Microsegmentazione: suddivisione di un mercato in gruppi di clienti che presentano reazioni analoghe a
specifiche politiche di marketing. È questo il livello di disaggregazione che consente di definire i target group a
cui indirizzare l’offerta e le strategie di marketing da perseguire. L’obiettivo è offrire un valore percepito
(beneficio-sacrificio) superiore e selezionare i concorrenti con cui competere.
Le decisioni relative alla segmentazione del mercato dovrebbero essere assunte in base a una procedura articolata
in quattro fasi: identificazione dei criteri di segmentazione, definizione del profilo dei segmenti ottenuti,
valutazione di attrattività e praticabilità dei segmenti, selezione di segmenti obiettivo e strategia di
segmentazione.
Per essere efficaci i criteri devono possedere: capacità identificativa, discriminante e esplicativa; con le variabili
utilizzabili classificate in tre gruppi: di tipo descrittivo (impostano la segmentazione del mercato sull abase di
caratteristiche dei consumatori correlate a differenti criteri di valutazione e di scelta di acquisto), basati sul
comportamento d’acquisto (che spostano l’attenzione dalle caratteristiche dei consumatori al loro rapporto con il
prodotto, con la marca e con il fornitore) e di consumo e basati sui benefici ricercati con l’uso del prodotto (che
raggruppano i consumatori di una determinata classe di prodotti in base alla similarità dei benefici da essi
ricercati e al valore atteso).
Dopo aver identificato i segmenti occorre raccogliere su di essi tutte le informazioni che possono contribuire a
valutarne l’efficacia ai fini del marketing, l’attrattività e la praticabilità. Per essere utili devono anche possedere
misurabilità (possibilità di quantificare talune caratteristiche fondamentali del segmento per poter stimare gli
obiettivi conseguibili e le risorse necessarie per perseguirli) e accessibilità (disponibilità di media e veicoli che
consentano di sviluppare politiche mirate sul semento senza eccessiva dispersione di risorse). Per verificare
attrattività e praticabilità occorre raccogliere tre tipologie di informazioni: quantitative sul segmento, quali-
quantitative e sul grado di variabilità.
Attrattività: valutata sulla base di ampiezza e prospettive della domanda, pressione competitiva e possibilità di
differenziazione/innovazione.
Praticabilità: valutata sulla base di punti di forza e debolezza dell’impresa, corrispondenza tra capacità distintive e
FCS.
Possiamo a questo punto distinguere strategie di segmentazione volte alla copertura dell’intero mercato
(indifferenziate o differenziate) e altre volte alla copertura di porzioni specifiche di esso (specializzazione su
segmenti multipli, concentrate, focalizzate, di nicchia o marketing one-to-one).
Posizionamento
Una volta definito il mercato obiettivo occorre fornire al cliente un sistema di prodotto che presenti un valore
superiore a quello dei prodotti concorrenti. La capacità di creare valore per il cliente costituisce il punto di
riferimento essenziale per tutte le decisioni di marketing ed è uno dei due pilastri su cui si fonda la competitività
dell'impresa (insieme allo sviluppo di capacità distintive).
Il valore per il cliente (customer value) deriva dal differenziale tra i benefici che riceve da