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Generazione del concept di prodotto

Dopo aver fatto questo ragionamento preliminare, dobbiamo andare a generare l'output di questa fase: il concept di prodotto, quindi andiamo a selezionare un tot di idee e andiamo per queste idee a tradurle in concetti di prodotto. Ogni idea, la si può tradurre in più di un concept perché magari un'idea si può declinare in più concept di prodotto. Ma che cos'è questo concept? È una versione verbale o grafica elaborata dell'idea espressa come? Questo concept ci comunicherà quali sono le caratteristiche e gli attributi che il nuovo prodotto avrà percepibili dal consumatore. Il concept deve, fondamentalmente, specificare questi tre elementi: a. La promessa fatta dal nuovo prodotto, cioè i benefici che il prodotto promette di dare; b. Le sue caratteristiche fisiche e percettive, cioè gli attributi tangibili e non tangibili; c. Il gruppo di utenti a cui si rivolge, ovvero il target. Quindi, il conceptdovrebbe andare a tradurre l'idea in questi tre aspetti fondamentali e quindi il nuovo prodotto inizia a prendere forma. Una volta generati questi concept, dobbiamo andare necessariamente a scegliere, sottoponendo i concept generati ad una valutazione, come facciamo a sottoporli a questo test? Andiamo a formare un gruppo di potenziali clienti, rappresentative del target del concept e gli facciamo valutare i concetti generati. Si va a dare una valutazione su quello che è il grado di accettazione e di interesse di quel concept coinvolgendo direttamente i potenziali clienti (concept test). Anche qui, i concept test si avvalgono dell'utilizzo del web, per cui si va a creare delle aree sulla rete dove collocare i diversi concept e poi si chiama le persone a collegarsi a questa piattaforma e le persone esprimono la loro valutazione dal punto di vista virtuale. Una delle tecniche che possono essere usate per fare questa valutazione dei concept è la conjoint analysis.

Cioè l'analisi congiunta, che cos'è? L'analisi congiunta permette di misurare le preferenze dei consumatori rispetto a concept di prodotto alternativi, i quali si caratterizzano per combinazioni di livelli di attributi differenti. Concept di prodotti alternativi vuol dire che esistono una serie di concept alternativi, che si riferiscono ad una certa idea di nuovo prodotto.

Questi concept di prodotto in che cosa differiscono? Perché sono diversi l'uno dall'altro e quindi alternativi? Perché possiedono combinazioni di livelli di attributi diverse tra loro, cioè ciascun concept ha una combinazione di attributi che presentano dei livelli che sono differenti dalla combinazione di attributi che presenta un altro concept. Gli attributi di questi concept di prodotto si presentano con un livello di intensità e con delle caratteristiche diverse da concept a concept. Nel momento in cui un consumatore sceglie un concept piuttosto che un altro, sta esprimendo le sue preferenze rispetto alle combinazioni di attributi che caratterizzano i vari concept.

un altro, implicitamente, esprime una preferenza per quella combinazione di attributi, l'impresa comprende che il target preferisce un attributo piuttosto che un altro. A seconda del concept che sceglie il cliente, l'azienda capisce anche quelli che sono gli attributi e le inclinazioni del potenziale target riguardo a quel prodotto. Quindi, dalla graduatoria dei concept espressa dai clienti, si risale agli attributi che il consumatore giudica più importante e qual è la combinazione di livelli di attributi ottimale, quella che genera più utilità al consumatore.

Come funziona, quindi, la conjoint analysis? Che tipo di struttura ha questa analisi? Partiamo dal prodotto e identifichiamo i benefici, gli attributi e i livelli di prestazione del prodotto, poi si vanno a creare diversi concept per questa idea e quindi andiamo a creare delle configurazioni di prodotto ipotetiche dei possibili concept diversi che si caratterizzano per combinazione dei livelli.

degli attributi diversa. Gli attributi sono gli stessi, ma sono i livelli degli stessi che cambiano. Una volta creati i concept, cosa si fa? Si sottopongono i diversi concept alla valutazione del consumatore che fa un ranking, una classifica. A questo punto, questa valutazione complessiva sul concept, si utilizzano dei software dove mettono i ranking fatti dai consumatori e da questa classifica, il software restituisce quelle che sono le preferenze che il consumatore ha espresso riguardo a ciascun attributo e da lì si possono fare le valutazioni sulle future intenzioni di acquisto e quindi il gradimento del nuovo prodotto che verrà lanciato sul mercato. Questa analisi congiunta è un tipo di analisi in cui non si esprime il giudizio dei diversi attributi, ma il concept nel suo complesso, perché? Perché il consumatore, quando dovrà scegliere un prodotto piuttosto che un altro, può scegliere il prodotto, non i singoli attributi. È come seandassi a ricreare un'ipotetica scelta di acquisto e l'acquisto si fa nel prodotto nel suo complesso e non attributo per attributo, perché dà una rappresentazione del prodotto seppur descrittiva. Facendo questo tipo di analisi si riesce a risalire meglio a che cosa veramente il consumatore attribuisce più importanza. Concludendo, l'analisi congiunta è un'analisi decompositiva perché si parte dalla valutazione del concept in generale, nel suo complesso e si arriva alla fine, solo nell'ultimo punto, a ragionare sui singoli attributi. È anche un'analisi a livello individuare perché, ovviamente, è il singolo individuo che va a valutare il concept. A questo punto, una volta selezionato il concept si hanno già sufficienti informazioni per cominciare a delineare il piano di marketing del prodotto perché, seppure a grandi linee, si sa già il target, il beneficio e gli attributi da esaltare.quindi so già il collocamento. In questa fase, quindi, si inizia ad abbozzare il piano di marketing del nuovo prodotto. Ovviamente, un piano di marketing che si andrà a perfezionare e dettagliare a mano a mano che il processo procede. Ci sono tre punti fondamentali in cui questo piano di marketing di massima dovrebbe essere articolato:
  1. Dimensioni, struttura e evoluzione del mercato obiettivo, il posizionamento del prodotto e gli obiettivi di breve termine in termini di vendite, quota di mercato e profitti;
  2. Politica di prezzo, scelte distributive e il budget di marketing per il breve periodo;
  3. Obiettivi di vendita e di profitto a lungo termine e la strategia di marketing mix.
Per andare a stimare le vendite, i costi e i profitti ci sono adeguati strumenti e uno di questi è la break-even analysis, il quale è un metodo che può essere utilizzato per andare a stimare il prezzo al quale andare a collocare il nuovo prodotto sul mercato, quali ricavi e quali

Profitti possono derivare dai nuovi prodotti. Un altro metodo, invece, è il payback period che è letteralmente il periodo di recupero di investimento, cioè permette di stimare in quale momento si andrà a recuperare l'investimento fatto nel nuovo prodotto.

Arriviamo adesso alla seconda fase. Una volta definito il concept dobbiamo iniziare a progettare tecnicamente il nuovo prodotto e, quindi, queste sono fasi di competenza di ricerca e sviluppo in collaborazione con designer, ingegneri di produzione. È la fase più tecnica in cui si va a ragionare sulla struttura del prodotto, sulle parti componenti, sull'architettura del prodotto. È la fase in cui il marketing sta sullo sfondo, può fornire un supporto, ma sicuramente non è la funzione principale. In questa fase si va a trasformare il concept della fase precedente in un prototipo di prodotto, un primo prodotto anche costruito materialmente nelle sue parti componenti.

nella sua struttura. Ovviamente, l'obbiettivo di questa fase è quella di essere in grado di tradurre più fedelmente in un prodotto concreto quello che era il concept che è stato scelto nella fase precedente. In questa fase ci andiamo a confrontare con vincoli e problematiche tecnologiche che potrebbero esserci, ci potrebbero essere delle discrepanze proprio di natura tecnica, di struttura, di tecnologia, materiali e molto altro ancora. L'obbiettivo di questa fase è cercare di superare il più possibile questi problemi e creare un prototipo di prodotto che si avvicini il più possibile a quello che è stato scelto e che rappresenta il preferito del mercato target, superando trade off, vincoli tecnologici. Qui si va a lavorare proprio sulla struttura del prodotto e quindi il marketing resta sullo sfondo come funzione. I prototipi che possiamo costruire possono essere fisici o virtuali: il prototipo virtuale ricrea tramite simulazioni.

modelli geometrici e algoritmi il prodotto, mentre il prototipo fisico è proprio un oggetto tangibile, che permette di toccare con mano il lavoro di progettazione e sviluppo che è stato fatto. Diciamo che in alcuni settori, si è andati verso l'utilizzo di prototipi virtuali perché poi su questi prototipi vanno fatti i test e i prototipi virtuali presentano tutta una serie di benefici perché permettono di fare test all'infinito a costo zero. I prototipi virtuali permettono di fare più test, farli più velocemente e, testando di più, permettono di scoprire eventuali problematiche, difetti e aree di miglioramento. I prototipi possono anche essere generali o specifici, che cosa vuol dire? Si dice prototipo generale se si va a riprodurre in toto il prodotto, quindi è un modello tipicamente in scala 1:1 del prodotto finale totalmente funzionante. Il prototipo, invece, è specifico se andiamo a costruirlo su certe parti.

del prodotto, senza riprodurlo tutto e quindi considera una o più caratteristiche costruttive o funzionali del prodotto su cui si deve fare una valutazione specifica. Infine, i prototipi vengono sottoposti a duplice test: interno ed esterno. Il test interno ci serve per capire il funzionamento, per capire le prestazioni del prodotto proprio da un punto di vista tecnologico, della sicurezza, dell'affidabilità, quindi si valutano i livelli prestazionali (alpha test). La verifica esterna, invece, è quella che coinvolge il mercato, il cliente del prodotto (beta test) per valutare anche a questo livello se quel prodotto incontra il gradimento del pubblico, del potenziale mercato. A cosa servono queste verifiche? Servono a ridurre i rischi dell'innovazione: più test si fanno e più sono accurati e più si abbassa il rischio dell'innovazione perché gli alpha test riducono il rischio tecnologico e tecnico, mentre il beta test riduce il

rischio di mercato. Arrivati al prototipo, si deve anche andare a progettare il processo produttivo e, quindi, dobbiamo andare a rispondere alla domanda "questo nuovo prodotto come lo realizzo? Servono macchinari e attrezzature nuove? Si deve modificare qualcosa nel ciclo produttivo?"

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
117 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Nauu98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Marketing e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Politecnica delle Marche - Ancona o del prof Pascucci Federica.