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A
affinché riusciamo ad arrivare ad un reddito simile o uguale al
reddito di piena occupazione (punto B). Per questa manovra
avremo un tasso di interesse nominale maggiore (viola) e delle partite correnti più basse.
Da questo esempio possiamo concludere dicendo che: con politica monetaria (con cambi flessibili), un sistema
economico può essere isolato da cambiamenti (shocks di domanda) indesiderati dal contesto internazionale.
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Politica fiscale e reazione di politica monetaria
Supponiamo che l’aumento di spesa sia stato posto in essere per motivi politici e non per aumentare il PIL (che in
questo scenario è vicino al livello ottimale). Oppure supponiamo che le autorità di politica monetaria siano più
preoccupate del governo del deterioramento di NX. Cosa accade se la Banca Centrale decide di aumentare il tasso
di interesse (per ridurre Y e quindi il deficit di NX) ?
Se la politica monetaria diventa restrittiva, l’aumento nel tasso
di interesse genera un apprezzamento.
Se le condizioni di Marshall-Lerner sono soddisfatte,
l’apprezzamento riduce NX. Tuttavia, l’effetto della riduzione in
Y migliora NX (attraverso le importazioni).
Possiamo dunque concludere che una reazione di politica
monetaria è possibile ed efficace. Con cambi flessibili, la politica
monetaria può contrastare/reagire alla politica fiscale.
Alcuni approfondimenti importanti
↑ε ↓X ↓NX ↓Y
↑ε ↑I ↓NX ↓Y
↓ε ↑X ↑NX ↑Y
↓ε ↓I ↑NX ↑Y
Non è detto che un apprezzamento (↑ε) peggiori NX; infatti tutte queste di sopra sono ipotizzate pensando che lo
peggiori ma non sempre è così perché c’è l’ultimo fattore della derivata (IM / ε^2) che è positivo.
A che condizione quindi ↑ε può migliorare NX? Questo avviene nel momento in cui le prime due derivate
dell’equazione (X e IM/ ε) siano uguali o molto vicini a 0. Questo avviene solitamente quando la domanda per i beni
importati ed esportati è rigida (non cambia al variare della variabile = non c’è la variabile) e quindi NX cambia solo
al variare del terzo fattore ed essendo quest’ultimo positivo, le NX migliorano.
In termini più tecnici: se la domanda per X, IM è rigida, un aumento del tasso di cambio (↑ε) riduce il costo dei
beni importati e quindi riduce le risorse che devono essere dedicate alla IM e di conseguenza le NX aumentano.
Per l’inverso possiamo anche dire che un deprezzamento (↓ε ) non per forza migliora NX, ma per avere un
peggioramento dobbiamo essere in presenza di domanda rigida.
Regime di cambio fisso
Un regime di cambi fissi è una situazione in cui la banca centrale si obbliga a “difendere” una data parità tra valuta
nazionale e valute estere. Ciò implica che, se al “prezzo” implicato dal tasso nominale, la domanda di valuta
nazionale è diversa dall’offerta, la banca centrale copra tale “gap”.
Per fissare le idee, consideriamo un modello in cui non siano possibili movimenti di capitale. Domanda ed offerta
di valuta nazionale derivano quindi solo da import ed export.
Sempre per fissare le idee, possiamo pensare che l’offerta di Euro derivi
dall’attività degli importatori che vogliono acquisire valuta estera (per
acquistare beni esteri) (esempio: offerta di Euro per acquistare USD.
La domanda di Euro deriva dall’export. Gli agenti esteri devono acquisire euro
per acquistare beni europei (esempio: domandano Euro, offrendo USD).
La curva dell’offerta sarà inclinata positivamente (dipende positivamente dal
tasso di cambio E). La curva della domanda sarà inclinata negativamente.
Il punto di incontro tra domanda e offerta sarebbe il tasso di cambio in equilibrio ma nel nostro caso vogliamo che
la banca lasci invariato il tasso a tutti i costi: l’euro è un po' deprezzato (offerta<domanda); questo spazio/differenza
tra quantità domandata e offerta (l’eccesso di domanda) deve essere fornita dalla banca centrale.
La B.C. vende quindi Euro sul mercato valutario, acquistando dollari (così da portare l’offerta di euro più a destra).
Così facendo, la Banca Centrale:
aumenta le proprie riserve di valuta estera.
aumenta l’offerta di moneta nazionale.
Pertanto, un saldo positivo delle partite correnti (export > import) ha generato un aumento nelle riserve (ed un
aumento della massa monetaria). Simmetricamente, un saldo negativo delle partite correnti (export < import)
genera una riduzione delle riserve (ed una riduzione nella moneta)(acquista euro, vendendo dollari).
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“Sterilizzazione”
Abbiamo visto che la variazione nelle riserve induce variazione nella moneta. La variazione della moneta porta con
sé anche il variare del tasso di interesse interno: con l’aumento della moneta, c’è una riduzione di i ; questo sarà
EUR
dunque < del tasso globale (i < i ) e questo porta ad una fuga di capitale perché tutti vogliono sbarazzarsi
EUR US
dell’euro (domandano USD offrendo EUR). B.C. deve in questo caso acquistare € riducendo le riserve valutarie.
Ridurre queste ultime può essere visto in maniera negativa dato che esse possono essere preziose. Quello che ci
aspettiamo quindi che succeda è che X > IM:
aumenta le riserve
aumenta la moneta
compensa l’aumento di moneta vendendo titoli nazionali e ritirando quindi moneta dal mercato.
Nel caso contrario, ovvero quando X < IM, ci aspettiamo invece che:
diminuiscano le riserve
si riduca la moneta
si compensa la mancata moneta acquistandone altra tramite l’acquisto di titoli
Questa operazione si definisce “sterilizzazione” ed è possibile solo:
Se NX > 0 (X > IM), quando la banca centrale dispone di titoli nazionali.
Se NX < 0 (X < IM), quando la banca centrale dispone di riserve in valuta estera.
Vi sono quindi dei vincoli per le operazioni di “finanziamento” o di sterilizzazione delle partite correnti.
Politica fiscale con cambi fissi
Esaminiamo un aumento della spesa pubblica in un regime di tassi fissi e movimenti di capitale. Partiamo da una
situazione in cui i tassi di interesse sono allineati a quelli mondiali.
Supponiamo inoltre che le partite correnti siano in equilibrio al tasso di
cambio fissato dalla B.C. Nei termini del grafico successivo, il sistema
economico si trova nel punto A. L’espansione fiscale sposta il sistema
nel punto B. In B le importazioni sono più elevate:
Il tasso di cambio (reale) è lo stesso;
Il reddito interno è aumentato;
Vi è un eccesso di offerta di Euro.
Se la BC non interviene, la valuta nazionale si deprezza ma questo non può accadere perché siamo in un regime di
cambi fissi! La Banca Centrale deve intervenire fornendo valuta straniera (e acquistando valuta nazionale) per
‘finanziare’ le import. Ciò induce una riduzione delle riserve valutarie.
In sintesi, possiamo dire che: ↑G ↑Y ↑IM ↓riserve BC acquista € vendendo valuta estera per
compensare le riserve. Una politica recessiva con cambi fissi può essere usata per recuperare riserve e quindi una
politica fiscale è da ritenersi come una politica efficace (a contrario di quella monetaria come vedremo poi).
Politica monetaria con cambi fissi
Esaminiamo un aumento della massa monetaria in un regime di tassi fissi e con libertà di movimento di capitali.
Partiamo da una situazione in cui i tassi di interesse sono allineati a quelli mondiali. Supponiamo inoltre, come in
precedenza, che le partite correnti siano in equilibrio al tasso di cambio fissato dalla B.C. Nei termini del grafico
successivo, il sistema economico si trova nel punto A.
L’espansione monetaria sposta il sistema nel punto B, dove i tassi di
interesse sono più bassi che “nel resto del mondo”.
Gli investitori preferiranno detenere titoli esteri: è presente un movimento
di capitale (MK) verso l’estero (si somma alle importazioni). Ciò provoca un
deflusso di capitale che implica un aumento (eccesso) nell’offerta di valuta
nazionale. Infatti, gli investitori vendono Euro per acquistare valuta estera.
Una politica monetaria espansiva, riducendo i tassi di interesse, causa una
fuga di capitale rapida e massiccia tale da costringere la BC a riportare i tassi al livello iniziale: per farlo la BC dovrà
diminuire le riserve, acquistando la valuta nazionale in eccesso e vendendo valuta estera, finché il tasso non torna
come prima. (la perdita di riserve sarebbe insostenibile (∆RES).
Con una politica monetaria restrittiva forse la banca può resistere di più ma comunque otterrà un risultato negativo
perché l’aumento del tasso di interesse porta la BC ad aumentare in maniera eccessiva le proprie riserve e questo
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per la banca è un costo (le riserve sono come delle immobilizzazioni di denaro che non danno frutto). Dunque una
politica monetaria restrittiva può resistere di più rispetto a quella espansiva ma è comunque impraticabile.
Possiamo dunque concludere dicendo che: con cambi fissi, la politica monetaria non può essere utilizzata.
Più precisamente: in un economia aperta con libertà nei movimenti di capitale e tassi di cambio fissi, non è
possibile gestire la politica monetaria. I tassi di interesse non possono infatti discostarsi significativamente da
quelli mondiali.
Effetti di una svalutazione
Esaminiamo ora gli effetti di una svalutazione in un regime di tassi fissi. Partiamo da una situazione in cui i tassi di
interesse sono allineati a quelli mondiali. Nei termini del grafico
successivo, il sistema economico si trova nel punto A. Si noti che non
abbiamo ipotizzato l’equilibrio NX: il nostro paese registra un deficit di
partite correnti.
Ipotizziamo ora che noi vogliamo aumentare il nostro reddito fino alla
piena occupazione (da A a B) ma per farlo abbiamo detto che non possiamo
usare la politica monetaria, quindi lo facciamo tramite una svalutazione del
tasso di cambio: da E a E (nel grafico a destra E sta sotto quindi). Questa
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svalutazione genera un aumento dell’export ed una riduzione dell’import,
stimolando il reddito. Se le condizione di Marshall-Lerner sono soddisfatte, avremo che le partite correnti (NX)
migliorano. Questo porta all’aumento delle riserve e anche del reddito che arriva al punto B come richiesto all’inizio;
ma se il reddito aumenta significativamente, anche le importazioni aumentano e l’effetto di que