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Su questa scia “generalizzante” nascono quindi i metageneri, prodotti scaturiti dalla fusione dei
tradizionali generi televisivi.
Dal palinsesto settimanale si passa a quello giornaliero: ciò che va in onda non si ripete più
settimanalmente bensì giornalmente, fiction, giochi, notiziari… La collocazione giornaliera, sempre
allo stesso orario si chiama “programmazione a striscia”.
Strategie della Neotelevisione:
- Giocare sul sicuro: non rischiare, servendosi di molti stereotipi di facile identificazione da parte
del pubblico (esperienze comuni, condivise) e quindi di facile consumo. Meglio comprare
prodotti che già hanno avuto successo in altri paesi (serie tv o format) perchè il rischio di
sbagliare è minore che produrne di propri.
- Fare spettacolo: lo scopo dei programmi è intrattenere, letteralmente; bisogna “tratterere” il
pubblico allontanando la noia e il desiderio di cambiare canale o spegnere la tv. Per questo
motivo l’intrattenimento è diventato il tono dominante della televisione. Cultura e informazione
pure al contrario annoiano, per questo anche loro devono assumere i toni dell’intrattenimento.
Nascono così l’infotainment, i talk show politici, l’edutainment, i docudrama…
- Riflettere sui valori medi della società: l’emittente deve esprimere nel complesso della
programmazione i valori generalmente condivisi nella società in modo da far sentire condivisibile
anche la programmazione.
- Riconoscibilità: l’emittente deve essere sempre identificabile e riconoscibile, composta di fatti e
persone conosciuti dal pubblico, familiari. I programmi nuovi, o comunque quelli più “difficili”
vanno agganciati a programmi più forti che fanno da traino.
- Tutelare il prime time: la fascia oraria dalle 21 alle 23 è la più pregiata perchè è quella che in
media ha i più alti livelli di ascolto, molto importante quindi, sia per i guadagni pubblicitari, sia
per la diffusione dell’immagine complessiva dell’emittente e per la sua azione di fidelizzazione.
Conviene concentrare in questa fascia il massimo dell’attenzione, delle risorse e dello sforzo
realizzazione, collocando in altri orari i programmi programmi difficili o diretti a nicchie di
telespettatori.
- Controprogrammazione: sfruttare i punti deboli dei concorrenti, contrastare i loro programmi
forti con altri che possano sottrarre pubblico. Dal punto di vista degli orari si cerca di far
cominciare i programmi qualche minuto prima di quello sull’altra rete.
Quattro ondate neotelevisive:
Prima fase (1976 - 80)
1) Trasmissioni concepite per interessare a tutti e non dispiacere a nessuno. Nascita del c.d.
“contenitore”, un programma generalmente di lunga durata che facesse da involucro per vari
contenuti di diverso genere, mediati e organizzati da un conduttore.
Nello stesso periodo nasce il talk show, una forma di intrattenimento parlato, un salotto
televisivo in cui compaiono, l’uno di fianco a l’altro ospiti di estrazioni diverse, dal politico al
comune cittadino, le discussioni possono toccare diversi argomenti e sono sempre mediate dal
conduttore.
In questa fase inizia a diffondersi la fiction seriale americana e latino-americana.
Seconda fase (1980 - 87)
2) Definitiva affermazione della televisione come principale raccontatrice di storie del tempo
(storyteller).
Ammorbidimento dei confini tra i diversi generi televisivi e tutti iniziano ad essere contaminati
dall’intrattenimento. Lo spettacolo diventa la forma attraverso cui poi vengono proposte tutte
le altre rappresentazioni. Nascita di: sportainment (intrattenimento sportivo), edutainment
(education+entertainment, la forma moderna delle rubriche culturali) e infotainment
(informazione spettacolarizzata e con una forte connotazione politica).
Terza fase (1987 - 2000)
3) Realtà e finzione iniziano a mischiarsi, si cercano “tinte forti”, la televisione vuole mettere in
scena la realtà vera applicando però le stesse modalità narrative applicate alla fiction.
Produzione di programmi che mostrano aule giudiziarie, ospedali, quartieri degradati, disastri,
ecc. Nasce la TV verità che però ha le caratteristiche dell’intrattenimento (reality show).
Tutto è già stato visto quindi si cercano sensazioni sempre più forti o eventi sempre più strani,
si scava nell’intimità delle persone qualunque.
Quarta fase (2000 - oggi)
4) Fase che si apre con l’avvento in Italia del Grande Fratello, una realtà parallela creata in
laboratorio e messa in scena giorno per giorno sotto lo sguardo di un numero elevato di
telecamere. Il reality è diventato uno stile che caratterizza larghe parti della programmazione
tv.
Nasce inoltre la TV a pagamento che offre rispetto alla tv generalista prodotti più pregiati e per
nicchie precise di spettatori, che la tv normale non potrebbe permettersi per i costi elevati.
“TV realtà”
La “TV realtà” o “TV verità” è un metagenere nato alla fine degli anni Ottanta fondato sulla
messa in scena dell’esperienza e caratterizzato per l’irruzione dell’esperienza profana e la
testimonianza privata sulla scena pubblica. Questo genere di televisione vuole essere una
“televisione di servizio”, una tv “dalla parte dei cittadini” e lo fa mettendo in scena i problemi e
i drammi della gente comune (persone scomparse, Chi l’ha visto?, delitti irrisolti…) con la
dichiarata intenzione di contribuire a risolvere questi casi con l’aiuto degli spettatori chiamati a
intervenire telefonicamente. Si può dire che in un certo senso si tratta di una tv dall’intento
pedagogico che però intende perseguire attraverso l’attrazione ambigua che hanno le situazioni
torbide, delittuose, il fascino delle confessioni in diretta e la gioia popolare di fronte alla
ridicolizzazione di un potente o il suo essere messo alle strette.
Questo (meta)genere caratterizzava in particolare la Terza Rete RAI.
Alcuni programmi rappresentativi della Tv verità sono: Un giorno in pretura, Telefono giallo,
Samarcanda, Mi manda Lubrano. In particolare Samarcanda di Michele Santoro fa della piazza
uno studio televisivo.
Tuttavia anche questa tv si serve dei meccanismi narrativi dell’intrattenimento e della fiction,
applicandoli però alla vita quotidiana. La gente comune ora non è solo “spettatrice” ma è presente
negli studi televisivi, è protagonista della programmazione.
La TV verità e il suo intento di raccontare la realtà e la verità ha portato alla diffusione di
programmi investigativo-drammatici, con testimonianze, processi e confessioni, sconfinando a
volte nella TV dell’eccesso, sfruttando situazioni dolorose e conflittuali e esibendo casi limiti e
immagini choc, chiamata per questo anche TV spazzatura (trash tv).
La principale evoluzione della TV verità è il reality show.
Reality show
Nonostante derivi dalla stessa linea della TV verità il reality show non ha gli stessi intenti. Sulla
base della convinzione che il pubblico deve rispecchiarsi emotivamente in ciò che la televisione
offre, anche attraverso storie e vicende che potrebbero capitare a loro stessi, si decide di dedicare
molto spazio al privato, alla sfera intima e sentimentale, alle passioni.
Per fare ciò il sistema televisivo decide di creare le situazioni da descrivere: fa incontrare
persone, ricerca parenti e amici che non si vedono da moltissimo tempo, realizza desideri…
I suoi soggetti sono sempre persone semplici di cultura e condizione sociale decisamente più
modeste di quelle che vanno a parlare nei talk show.
“Una complessa strategia di finzioni si pone al servizio di un effetto verità. Ci si avvia dunque
ad una situazione televisiva in cui il rapporto tra enunciato e fatti diventa sempre meno
rilevante rispetto al rapporto tra verità dell’atto di enunciazione ed esperienza ricettiva dello
spettatore” (Umberto Eco)
Televisione dell’intimità
Tipo di televisione nato per via di due processi:
- privatizzazione della sfera pubblica
- pubblicizzazione della sfera privata
Il discorso pubblico sempre più spesso comprende parti di discorso privato o l’esibizione di
familiari.
Si inizia poi a far vedere il lato intimo di persone comuni che però hanno avuto una particolare
sventura o hanno vissuto un evento fuori dall’ordinario. Si continua poi negli anni Novanta a
mettere in scena l’intimità delle persone comuni trattando però i loro problemi, situazioni familiari,
conflitti, pettegolezzi utilizzando la forma della confessione, della confidenza o della testimonianza
condivisa.
Spesso l’obiettivo della trasmissione è “fare scandalo”, far parlare di sé anche quotidiani e
magari altre trasmissioni.
La nuova generazione del reality è rappresentata dal Grande Fratello e altri programmi come
Survivor (in Italia, L’isola dei famosi). Produzioni caratterizzate da violazione della privacy,
controllo pervasivo attraverso le moltissime telecamere, che contribuiscono a creare uno scandalo
preventivo che dà fascino al programma.
I concorrenti vengono scelti per favorire l’identificazione da parte di vari segmenti del pubblico (in
particolare dei giovani).
Il pubblico ha l’impressione (sbagliata) che non ci sia una sceneggiatura ma che tutto ciò che vede
avvenga spontaneamente. Videopolitica e Videopotere
Videopolitica e Videopolitiche
È provato che c’è una relazione inscindibile tra azione politica e contesto comunicativo. Il
linguaggio politico è una pratica sociale e ha una natura costitutiva.
Questo aspetto del linguaggio politico è in relazione con la sua principale proprietà quella forma-
funzione capace di generare effetti sia sui comportamenti che sulle decisioni politiche esercitando
così un’influenza sul sistema politico.
Il potere costitutivo del linguaggio politico risiede nella sua capacità di contribuire alla realtà
di ciò che enuncia, per il fatto di renderlo concepibile e credibile creando così la rappresentazione
e le volontà collettive che possono produrlo.
Oggi i mezzi di comunicazione di massa hanno acquisito una posizione centrale nella società,
sono arena di discorsi e fonte di significati, di definizioni e immagini (attraverso i processi di
framing). La diffusione e la pervasività di questi mezzi hanno avuto effetti importanti sul linguaggio
politico e sulla comunicazione.
La logica che governa l’industria mediatica ha avuto delle ricadute sul sistema politico:
accentuazione dei fenomeni di spettacolarizzazione, fram