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EPISTULAE MORALES LIBRO III, LETTERA 31
Troviamo la stessa situazione della lettera 18, riferita a Ercole. Fa i complimenti a Lucilio
per il suo viaggio, dopo averlo criticato nella lettera 28.
1. Agnosco Lucilium meum: incipit quem promiserat exhibere. Sequere illum impetum
animi quo ad optima quaeque calcatis popularibus bonis ibas: non desidero maiorem
melioremque te fieri quam moliebaris.
Riconosco il mio Lucilio: ha cominciato a mantenere quello che aveva promesso. Segui
quello slancio dell'animo con il quale andavi verso le cose migliori avendo calpestato i beni
volgari: non vorrei che tu diventassi più grande o migliore di quanto ti stai costruendo.
Calcatis è un ablativo assoluto.
Fundamenta tua multum loci occupaverunt: tantum effice quantum conatus es, et illa
quae tecum in animo tulisti tracta.
Le tue fondamenta hanno occupato molto spazio (c'è voluto molto tempo per buttare le
basi della formazione filosofica): solo porta a compimento quello che hai cominciato e
esamina quelle cose che hai portato con te nell'animo.
Metafora della costruzione di un edificio.
Lucilio descritto come qualcuno che è in cammino verso la perfezione: ha gettato le
fondamenta, ha portato dentro al suo animo dei principi e adesso li deve interiorizzare.
Tracto => verbo frequentativo => verbi frequentativi, dichiarativi o intensivi sono verbi che
partono dal tema del supino e hanno suffisso -to: tracta viene da trao e vuol dire
strattonare. Indicano intensità, frequenza e ripetizione. Hanno un senso nel momento in
cui il verbo semplice è presente, ci sono altri casi in cui non c'è: specto (stare a guardare)
sarebbe un frequentativo, ma il verbo specio non è attestato si trova con un asterisco =>
verbo ricostruito ma non attestato. Ci sono anche casi di specializzazione del
frequentativo: CANO-CANTO => approfondisce una sfumatura di significato già presente
nel verbo semplice.
Tracto = utilizzato per valutare le bestie che si esaminavano toccandoli con la mano. In
senso metaforico, indica un esame approfondito.
2. Ad summam sapiens eris, si cluseris aures, quibus ceram parum est obdere: firmiore
spissamento opus est quam in sociis usum Ulixem fuerunt.
Insomma tu diventerai un saggio se avrai tappato le orecchie che è poco chiudere con la
cera; c'è bisogno di una protezione più spessa di quella che dicono abbia usato Ulisse con
i suoi compagni.
Usum => infinito perfetto
Il riferimento a Ulisse si ritrova anche nella lettera 56 => Ulisse è un eroe perché vince il
canto delle sirene, vince la seduzione del piacere a differenza dei suoi compagni. Per gli
stoici la prima e più pericolosa causa di perversione (il rovesciamento della ragione) è il
cattivo esempio dei compagni.
Illa vox quae timebatur erat blanda, non tamen publica: at haec quae timenda est non ex
uno scopulo sed ex omni terrarum parte circumsonant.
La voce che era temuta era suadente, ma non comune a tutti: ma questa cosa che va
temuta non viene da uno scoglio ma risuona da ogni parte della terra.
Circumsonat => Seneca sceglie il composto suonare attorno, risuonare, che è un termine
dell'acustica molto utilizzato da Vitruzio quando parla della costituzione degli archi.
LATINO – 7^ LEZIONE (31 MARZO) ULTIME DUE ORE
EPISTULAE MORALES LIBRO III, LETTERA 31
Praeteverhere itaque non unum locum insidiosa voluptate suspectum, sed omnes urbes.
Dunque passa oltre, non un solo luogo pericoloso per un piacere seducente ma tutte le
città.
Praetervehere => imperativo
Il luogo pericoloso si rifà al discorso del determinismo ambientale.
Insidiosa => seducente => insidia è un tranello, è un tipo di inganno che mira ad ucciderci
Surdum te amantissimis tuis praesta: bono animo mala precantur.
Rimani sordo rispetto a chi ti ama di più (letteralmente: Offri te sordo a chi ti ama di più):
Non bisogna ascoltare le parole di chi ci vuole più bene perché non è oggettivo.
con una buona intenzione si augurano i mali.
Per esempio le madri che dicono alle figlie di essere belle e che desiderano che siano
ricche per Seneca è un vizio => punto di vista stoico, è un luogo comune molto diffuso.
Et si esse vis felix, deos ora ne quid tibi ex his quae optantur eveniat.
Se vuoi essere sereno, prega gli dei che non ti capiti niente delle cose che ti vengono
augurate.
C'è discorso dell'inopportunità di chiedere agli dei cose materiali: era una polemica
religiosa molto viva già nel paganesimo.
3. Non sunt ista bona quae in te isti volunt congeri: unum bonum est, quod beatae vitae
causa et firmamentum est, sibi fidere.
Non sono beni (autentici) queste cose che questi vogliono siano accumulate su di te:
l'unico bene è quello che è la causa e il fondamento della vita felice, confidare in se stessi.
Congeri = infinito passivo
Il bene autentico lo trovo solo dentro me stesso, ciò che viene da fuori peggiora la mia
situazione
Hoc autem contingere non potest, nisi contemptus est labor et in eorum numero
habitus quae neque bona sunt neque male;
Questo infatti non può capitare se la fatica non è disprezzata e considerata nel novero di
ciò che non sono né bene né mali;
Ciò che non è bene né male per gli stoici sono gli indifferentia: il labor è un'indifferens,
così come la morte.
Fieri enim non potest ut una ulla res modo mala sit, modo bona, modo levis et
preferenda, modo expavescenda.
Non può accadere che alcuna cosa sia talvolta male, talvolta bene, talvolta lieve e
sopportabile, talvolta terribile.
Spiega la motivazione della qualifica di indifferenti. Lo stoicismo è una filosofia categorica
nella quale non esistono intermedi ma assoluti, quindi molte dimostrazioni si basano sul
principio di non contraddizione => se qualcosa è bene non può essere male.
4. Labor bonum non est: quid ergo est bonum? Laboris contemptio.
La fatica non è un bene: che cosa dunque è un bene? Il disprezzo della fatica.
La fatica rientra negli indifferenti perché alcune fatiche sono positive e altre sono negative:
poiché qualcosa non può essere ogni tanto un bene e ogni tanto un male, allora non
rientra nella categoria degli indifferenti. Lo studium (hobby, passione per qualcosa) non è
un bene.
Itaque in vanum operosos culpaverim: rursus ad honesta nitentes, quanto magis
incubuerint minusque sibi vinci ac strigare permiserint, admirabor et clamabo, “tanto
melior, surge et inspira et clivum istum uno si potes spiritus exsupera”.
Dunque io incolperei vanamente i lavoratori: sforzandosi verso il bene più volte, quanto più
si saranno applicati e quanto meno avranno consentito di essere vinti e di riposare, io li
ammirerò e griderò 'tanto meglio alzati, respira profondamente e se ci riesci supera di un
balzo questa salita.”
Seneca veste i panni dell'allenatore che deve motivare i suoi allievi, dice che va premiato il
labor finalizzato all'honestum, al conseguimento del bene.
Surge e ispira => esortazioni tipiche dell'allenatore dei pugili.
5. Generosos animos labor nutrit. Non est ergo quod ex illo <voto> vetere parentum
tuorum eligas quid contingere tibi velis, quid optes; et in totum iam per maxima acto viro
turpe est etiamnunc deos fatigare.
La fatica nutre/accresce gli animi nobili. Dunque non c'è motivo che tu scelga che cosa
vuoi che ti capiti secondo quel vecchio desiderio dei tuoi genitori; e anche per un uomo
che ha già raggiunto interamente le cose più grandi (che si è realizzato completamente) è
vile tormentare gli dei.
Generosos => non generosi ma nobili.
In totum => forma avverbiale che significa interamente
Ad hoc viro => dativo
Quid votis opus est? Fac te ipse felicem; facies autem, si intellexeris bona esse quibus
admixta virtus est, turpia quibus malitia coniuncta est.
Che bisogno c'è delle preghiere? Renditi da solo beato/sereno. Tu ci riuscirai se capirai
che sono beni quelli a cui è mescolata la virtù, mali quelli ai quali è unita la malvagità.
Turpia => è più frequente di mala per indicare i mali contrapposti ai beni.
Quemandomodum sine mixtura lucis nihil splendidum est, nihil atrum nisi quod tenebras
habet aut aliquid in se traxit obscuri, quemadmodum sine adiutorio ignis nihil calidum est,
nihil sine aere frigidum, ita honesta et turpia virtutis ac malitiae societas efficit.
Come senza la mescolanza della luce niente splende e niente è scuro se non ciò che ha le
tenebre o che prende in sé qualcosa di nero, come niente è caldo senza l'aiuto del fuoco,
niente è freddo senza l'aria, così i beni e i mali li fa la presenza della virtù e del vizio.
Quemadmodum – ita => similitudine
6. Quid ergo est bonum? Rerum scientia. Quid malum est? Rerum imperitia.
Che cosa è il bene? La consapevolezza delle cose. Che cosa è il male? La mancata
esperienza delle cose.
È un'etica intellettualistica, quindi il bene coincide con la saggezza.
Ille prudens atque artifex pro tempore quaeque repellet aut eliget; sed nec quae repellit
timet nec miratur quae eligit, si modo magnus illi et invictus animus est. Summitti te ac
deprimi veto. Laborem si non recuses, parum est: posce.
La persona saggia e capace a seconda del momento rifiuterà o accetterà ciascuna cosa;
ma non ha paura di ciò che rifiuta né ammira ciò che sceglie, se solo egli ha un animo
grande e invincibile. Io proibisco di sottometterti e di abbatterti. Non basta non rifiutare la
fatica (sarebbe poca cosa rifiutare la fatica): devi pretenderla.
Illi => dativo di possesso
Si può scegliere o rifiutare lo stesso oggetto essendo indifferente, non alterando la mia
condizione.
7. Quid ergo?” inquis “labor frivolus et supervacuus et quem humiles causae
evocaverunt non est malus?”
E allora? La fatica stupida e inutile e provocata da cause vili non è forse un male?
Humiles => non vuol dire umile, ma vile. Viene da humus, terra => quelli che sono a terra
sono le persone di un ceto basso. È il contrario di generosus.
Non magis quam ille qui pulchris rebus inpenditur, quoniam animi est ipsa tolerantia
quae se ad dura et aspeta hortatur ac dicit, “quid cessas? Non est viri timere sudorem”.
Non più di quello che si impiega per cose belle, poiché è tipico dell'animo questa
sopportazione che esorta se stessa verso le cose difficili e dure e dice, 'perché esiti? Non
è da uomo aver paura del sudore”.
Tollerantia è sinonimo di patientia.
Distinzione tra anima e animo: la prima è il principio vitale, qualcos