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LIBRO DE BUEN AMOR
L'autore di quest'opera è Juan Ruíz, di lui non abbiamo una biografia attestata né altre opere, le uniche notizie pervenute sono
tratte dalla sua unica opera. Il libro de buen amor è la prima opera spagnola in cui viene trattato l'amore dal punto di vista
sensuale. La prima edizione fu stampata nel 1790 da Thomas Antonio Sanchez, che lo pubblicò con le censure delle parti più
licenziose.
Manoscritti: Ci sono giunti tre manoscritti: G,T e S. il manoscritto G È il più frammentario, prende il nome da don Benito
Martinez Gayoso, suo possessore ed è il manoscritto Sanchez utilizzo per la stampa. Il manoscritto T fu ritrovato nel monastero di
Toledo fine del XIV secolo, risulta essere più completo del manoscritto G. Il manoscritto S fu ritrovato nel collegio di Salamanca, è
il più completo dei tre e presenta un colophon finale in cui c'è la firma del copista Alfonsus Paratinensis. nonostante i tre manoscritti
il testo risulta comunque incompleto.
titolo: nessuno dei manoscritti ha un titolo, il titolo attuale fu introdotto da Menéndez Pidal, prima veniva chiamato ''libro
del arcipreste'', ''poesias'' o '' libro de los cantares''. Pidal nell’attribuire il titolo prende spunto dal testo stesso e individua dei passi
in cui si parla del buen amor, in particolare nelle strofe 12, 13 e 933.
Secondo Pidal il buen amor è qualcosa che spinge l'animo migliorare e lo contrappone al loco amore, ovvero l'amore folle e
passionale.Tutte le storie legate al loco amor finiscono negativamente ciò fu stabilito probabilmente per raccomandare al lettore di
seguire le esperienze del Buen amor. Il protagonista dell'opera coincide con il narratore e con l'autore, si tratta sempre di Juan
Ruíz. di questo Juan Ruíz sappiamo che è arciprete di Hita, un paesino nella provincia di Guadalajara la quale dipendeva dalla
arcidiocesi di Toledo nella prima metà del XIV secolo e come arcivescovo c'era un tale Gil de Albornoz. inoltre sappiamo
che l'autore il personaggio visse nel XIV secolo quando in Castiglia regnava Alfonso XI. Inoltre viene indicato come paese natio
Alcalà, ma in Spagna esistono due paesi con questo nome, uno vicino Madrid è uno in in Andalusia. Nel testo però si fa
riferimento ad un andaluso e dunque i critici prediligono la seconda alternativa. Sappiamo inoltre che Ruíz è stato in prigione tra il
1330 e il 1343, questa informazione è presente nel manoscritto S che risale al 1343, infatti nelle prime strofe si parla di una
prigionia che alcuni critici pensano fosse un'allegoria, ma in altri passaggi dell'opera Ruíz dice di essere stato imprigionato senza
motivo ciò contraddice la teoria dell'allegoria. Nelle strofe 14851489 viene inserita una descrizione dell'arciprete fatta
da Trotaconventos che lo descrive con come il tipico uomo sanguigno dai caratteri scuri e virili.
Le vicende amorose sono raccontate in chiave autobiografica e sono storie che hanno come filo conduttore il protagonista e la
narrazione autobiografica, anche se ci sono dei casi in cui le vicende non sono narrate in prima persona. Inoltre è presente
all'interno del libro una storia narrata in prima persona ma nel corso della narrazione si scopre che il protagonista e narratore non
è Juan Ruíz, si tratta della storia di don Melon de La Huerta e donna Endrina. Questa storia è l'unica che finisce in modo positivo e
che tratta del buen amor. Al contrario tutte le vicende amorose vissute da Ruíz sono destinate a terminare in malo modo, egli
rappresenta il protagonista negativo che fa scelte negative e che deve essere preso come punto di riferimento per non errare, le sue
vicende seguono la formula "evitando''.
Le fonti:
Vita Nuova di Dante in quanto in entrambe le opere si parla di una vicenda autobiografica di una storia d'amore.
narrazioni Hispano ebree che hanno un tema amoroso è autobiografico, sono chiamate" maquamat"
didatticismo medievale degli exemplos
Ars amatoria di Ovidio
il Panphilus, un opera scritta in latino da cui prende spunto l'autore per la storia di donna Endrina e don Melon. Quest'opera
durante il Medioevo venne erroneamente attribuita a Ovidio.
La struttura dell'opera rispecchia il " relato en sarta", un procedimento che prevede l'unione di storie di diverso genere legate tra di
loro da un filo logico, infatti secondo molti studiosi Ruíz compone l'opera unendo le sue poesie d'amore in
un'unica composizione. Le fonti utilizzate da Ruíz erano conosciute in tutta Europa, nonostante questo l'opera può essere considerata
molto originale grazie all'uso che l'autore fa dell'ironia, molte sono le situazioni che vengono trattate con humor e ambiguità.
Nel corso dell' opera l'autore prende due distinte posizioni riguardo la considerazione che ha di se stesso e del suo libro, in alcuni casi
definisce se stesso un ignorante e il suo libro un semplice libretto mentre in altri casi ammonisce il lettore chiedendogli di prestare
attenzione all'opera e di non leggerla in modo superficiale provando a comprendere il senso che si cela dietro le vicende
ironiche. Dalla sua opera possiamo capire che Ruíz era una persona abbastanza colta, conosceva il latino, la letteratura araba e la
letteratura medievale in genere.
Nel libro sono presenti i vari personaggi, in particolare troviamo la mezzana, Trotaconventos. La mezzana era colei che veniva
pagata da un uomo per convincere una fanciulla a sposarlo, generalmente queste erano delle donne anziane che avevano la nomea di
essere anche delle maghe, questo personaggio sarà molto presente nella letteratura spagnola e in particolare nell'opera " la
Celestina". Nonostante l'umorismo uno dei temi predominanti è la morte, essa è inevitabile e infatti colpisce vari personaggi, anche
se probabilmente viene anche utilizzato dall'autore per creare poesia come nel caso dell'elegia dedicata alla morte di Trotaconventos.
Secondo molti critici le intenzioni dell'opera sono didatticomorali, altri vedono l'opera come un semplice intrattenimento, in realtà
queste due tesi si sovrappongono dato che l'intento primario è quello di insegnare intrattenendo. Alcuni pensano persino che il
libro sia un antesignano del Chisciotte di Cervantes in quanto entrambe le opere criticano la società attraverso
l'ironia. Menéndez Pelayo fu il primo a segnalare il carattere goliardico dell'opera anche se ad oggi la critica ritiene che sia un opera
moralizzante. Sebbene l’arciprete dimostra di essere un uomo molto colto, possiamo notare che l'opera presenta un linguaggio
molto semplice, infatti secondo Pidal Ruíz si fa giullare in modo da creare un contatto più stretto con il suo pubblico. L'autore si
concentra molto anche sulla realtà quotidiana come le attività lavorative degli uomini in molti casi si fa riferimento oggetti di uso
comune.
Quest’opera da un punto di vista strutturale è un'autobiografia, ma non è un racconto di vita lineare piuttosto una selezione di eventi
legati all’io e del poeta. Come protogenere dell'autobiografia può essere considerato il precursore del Lazarillo di Tormes che fu la
prima autobiografia spagnola. In quest'opera ritroviamo per la prima volta l'uso del dialogo vero e proprio, sebbene la forma
dialogica fosse già presente nel conte Lucanor, ma in quel caso si trattava di dialoghi fissi e quindi non di trasposizione del parlato.
Dal punto di vista stilistico l'opera appartiene al mester e clerecía ( viene utilizzata la Quaderna via, la rima consonante, i
versi Alessandrini) sono presenti anche versi di lunghezza differente data la presenza di altri tipi di componimenti poetici(come
nel caso delle Serranillas).
vengono utilizzati anche differenti ricorsi: amplificazione( ripetizione in parole diverse di un concetto), allegoria( es. la lotta
tra don carnal e donna Quaresima), metafora, epiteto ( accostamento del nome e di una caratteristica della
persona), diminutivi, passaggi caricaturali e citazioni.
( N.B. si parla di strofe o versi di arte menor quando si indica che essi sono composti da un numero minore o uguale a 8 di
sillabe e/o versi.... si parla di versi strofe di arte mayor quando essi sono composti da più di 8 sillabe e/o **i versi della cuaderna via
sono di arte menor perchè sono composti da due emisticchi di sette sillabe, sebbene in totale siano versi alessandrini e quindi di 14
sillabe**) .
Pero López de Ayala
Nato nel 1332 nella provincia basca di Álava da una famiglia nobile, ma modesta, imparentata con le emergenti famiglie nobiliari.
Della sua formazione non si sa nulla, conosceva sicuramente il latino e il francese (a seguito dei suoi numerosi viaggi come
ambasciatore). Crebbe alla corte di Pedro I el cruel e assistette alla serie di delitti che compì (assassinio del fratellastro, assassinio
della moglie ripudiata a vantaggio dell’amante) e alla crisi nobiliare. Infatti il fratellastro Enrique, alleatosi con i nobili spagnoli e
francesi, entra in Castiglia nel 1366 e costringe Pedro alla ritirata verso sud. Pedro perde molti dei suoi sostenitori, tra questi anche
Ayala, echiede aiuto agli inglesi. Nel 1369 diviene vittima di un agguato e viene ucciso dal fratellastro che diviene Enrique II (della
casata dei Trastámara). Ayala diventa un influente consigliere del re che, alleato con la Francia, spesso lo invia come ambasciatore.
Segue anche le vicende del suo successore Juan I e nel 1385, in seguito ad una forte sconfitta castigliana in portogallo, viene
incarcerato per 15 mesi (dove comincerà a scrivere il Rimado de Palacio). Nel 1390 diviene re enrique III e a causa della sua minore
età nascono de dissidi a palazzo tra la famiglia reale e i nobili che la politica dei Trastámara aveva reso potentissimi. Ayala ricopre un
ruolo assai importante nella reggenza del re che nel 1398 lo nomina cancelliere maggiore.
La produzione di opere è tardiva (come avvenne per Juan Manuel), esse sono frutto della maturità dell’autore più che del bisogno
economico. Opere:
RIMADO DE PALACIO: opera composta in più di 8000 versi per lo più in cuaderna vía (ma anche liriche e versi in arte mayor)
l’opera risulta un insieme di componimenti scritti nel corso della sua vita e sarà completata solo negli anni precedenti alla sua morte.
Il manoscritto completo non è pervenuto. Il titolo dell’opera è moderno, ed essa può essere suddivisa in tre parti:
1) confessione dei propri peccati in chiave autobiografica.
2)quadro della corruzione del mondo
3) estratto dei Moralia di S. Gregorio
Il poema è in prima persona, sono presenti delle eco autobiografiche (come il richiamo alla prig