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COME SI DIVIDE L’OPERA
La rielaborazione letteraria della storia di Rodrigo Díaz de Vivar contenuta nel Cantar del mio Cid
si articola in 3 parti (cantares = cantari), ovvero:
1. El cantar del destierro del Cid (il cantare dell’esilio del Cid). Bisogna puntualizzare che in
spagnolo ci sono 2 modi di dire “esilio”: exilio (termine posteriore e generico) e destierro
(contiene al suo interno la parola “terra”, per accentuare l’allontanamento dalla terra
d’origine, anche per motivi politici);
2. El cantar de las bodas de las hijas del Cid (il cantare del matrimonio delle figlie del Cid);
1
3. El cantar de la afrenta de corpes (il cantare dell’oltraggio dei corpes ).
Dunque, il manoscritto firmato da Per Abbat, l’unico che ci è giunto e che ha tramandato la storia
del Cantar del mio Cid, era mutilo del primo folio (delle prime due pagine). Sulla base di questo,
Ramón Menéndez Pidal ha cercato di ricomporlo ricostruendo la storia di queste pagine e di quello
che potevano contenere: lo ricostruisce un po’ basandosi sulle altre storie (ricordando che la storia
di Rodrigo era già stata raccontata in 2 opere scritte in latino e arabo) e dalle notizie della vita del
protagonista. In questa parte iniziale perduta si racconta – secondo la ricostruzione di Pidal - di
come il Cid venga inviato dal Re Alfonso VI a riscuotere i tributi dovuti dai mori dell’Andalucía al
Re di Castiglia (ossia Alfonso stesso). Nel corso di quest’operazione il Cid incontra il conte
castigliano García Ordóñez che si era recato clandestinamente tra i mori, imprigionandolo così nel
castello di Cabra. Quando il Cid rientra in Castiglia, alcuni nobili della corte, invidiosi della sua
posizione, lo accusano di aver trattenuto una gran parte dei tributi che aveva riscosso nel regno dei
mori, e sulla base di queste accuse infondate il Re decide di esiliarlo e il Cid, seguito dal suo fedele
amico Álvar Fáñez, da altri parenti e vassalli, è costretto a lasciare la Castiglia. Questa è la
ricostruzione della prima parte.
Invece, quella che ci è pervenuta inizia con una scena poetica e patetica (nel senso di pathos e
coinvolgimento emotivo), partendo dal momento in cui il Cid sta per lasciare la Castiglia, la moglie
e le figlie. Parte da Vivar per andare al monastero di Cardeña dove sono rifugiate la moglie e le
figlie e, congedatosi da loro, il Cid prega Dio e chiede al cielo di poter un giorno riavere con sé sua
moglie e dare in sposa le sue figlie. Uscito dalla Castiglia incomincia a intraprendere le sue lotte
(ricordando che siamo nel periodo della Reconquista) contro i Mori e i risultati, all’inizio, sono
abbastanza modesti e scarsi: conquista 2 villaggi e poi rivende il bottino agli stessi mori, in seguito
penetra nel territorio musulmano e sottomette tutta la parte di Therwill e Zaragoza. Con le prime
conquiste il Cid inizia a mandare dei regali al Re, per ottenere il perdono nonostante l’accusa
ingiusta.
1 NON è traducibile come “l’affronto dei corpi” !!!
Continua l’avanzata sui territori di Morilla e fa prigioniero il conte di Barcellona, il quale deteneva
il protettorato di quella zona, e lo libera dopo circa 3 giorni. Così termina il primo cantare e inizia il
secondo;
2. El cantar de las bodas de las hijas del Cid: in questo secondo cantare il Cid intraprende la
conquista di altre zone: della costa mediterranea, conquistando la zona che va da Castellón a
Monviedro, e arriva a conquistare la città di Valencia, una delle più importanti dell’epoca. Non solo:
sventa anche il tentativo del Re moro di Siviglia di riconquistare la città stessa, vi nomina un
vescovo colto e guerriero - di nome Geronimo - cercando di ristabilire nei territori stessi la fede
cristiana (siamo sempre nel periodo della Reconquista). Invia nuovamente il suo amico vassallo
Álvar Fáñez al Re Alfonso con altri regali (100 cavalli) e con una richiesta: consentire alla moglie
Jimena e alle figlie Elvira e Sol (non Maria e Cristina come nella realtà) di recarsi a vivere con lui a
Valencia. Ottiene il permesso del re e l’amico Álvar Fáñez adempie a questo compito. Il Cid le
riceve con grande gioia e commozione, le porta sull’Alcántara, un posto elevato, per mostrare
l’estensione dei territori conquistati e la ricchezza del regno che sta creando. Sventa un ulteriore
2
tentativo del re del Marocco Yusef/Youssef che cerca di conquistare Valencia e rimanda, per la
terza volta, l’amico Álvar Fáñez dal Re con un ulteriore regalo di 200 cavalli che ha conquistato e
che fanno parte del bottino di guerra. Accade che, in Castiglia, tutti questi regali cominciano a
suscitare da un lato ammirazione nei suoi confronti, poiché stava conquistando territori e ricchezze;
ma dall’altro aumenta l’invidia dei nobili di corte e, in particolare, del Conte García Ordóñez che
era stato imprigionato all’inizio del cantare. Non solo l’invidia, ma anche l’avidità di alcuni parenti
del Conte, gli Infantes de Carrión, i quali iniziano a tramare di sposare le figlie del Cid per
impossessarsi delle ricchezze che il protagonista stava accumulando. Il Re ritiene che questo
matrimonio tra le figlie del Cid e gli Infantes de Carrión sia onorevole per il protagonista e quindi
rimanda indietro Álvar Fáñez al Cid stesso con questa proposta. S’incontrano sulle rive del fiume
Tago e il Re perdona solennemente il Cid (per qualcosa che non aveva commesso) e acconsente alle
nozze delle figlie. Il Cid acconsente alle nozze, sebbene non stimasse gli Infantes de Carrión, ma
non può rifiutare il suo consenso al matrimonio proposto dal re. In conclusione, il Cid ritorna a
Valencia dove porta con sé la famiglia degli Infantes e vengono, infine, celebrate le nozze. Così
termina il secondo cantare e inizia il terzo;
3. El cantar de la afrenta de corpes: ritornano a Valencia per le nozze e, in quest’occasione, il Cid è
costretto a difendere la città dall’attacco del Re del Marocco, e i de Carrión si mostrano per quel che
sono: dei codardi. Il Cid, però, quasi non vuole accorgersene a causa dell’euforia dei suoi successi e
il perdono del Re, dimenticando la sua condizione di esiliato, e si sente ricco e potente per aver
conquistato la città di Valencia, tra le più forti e potenti, progettando addirittura di sottomettere e
conquistare anche il Marocco. Di conseguenza, non fa caso al comportamento degli Infantes, i
quali, però, vengono beffeggiati da alcuni compagni d’armi del Cid, i quali si accorgono del loro
comportamento e incominciano appunto a beffeggiarli.
Quindi, gli Infantes de Carrion meditano una vendetta: vogliono oltraggiare le figlie del Cid.
Chiedono allora al Cid il permesso di andare a Carrion (cioè, nelle loro terre) con le loro spose, e il
Cid acconsente perché si fida dei generi e non si rende conto della loro malvagità, anzi li colma di
ricchezze, di doni e di regali. Ma, quando saluta le sue figlie, ha come un presentimento, che un
qualcosa di brutto stia per accadere. E infatti accade: sulla strada verso Carrion, gli Infanti (notiamo
che i due Infanti del Carrion sono un personaggio duale perché li troviamo sempre insieme,
agiscono insieme, fanno tutto insieme) decidono, non appena entrano di nuovo nel territorio
castigliano – quindi fuori dalla giurisdizione del Cid – di frustrare le figlie del Cid e le abbandonano
in questo querceto di corpes. Quindi, la parola corpes è semplicemente il nome del querceto dove si
consuma questa violenza che gli Infanti di Carrion perpetrano ai danni delle figlie del Cid.
Quando viene informato di quanto accaduto, ovviamente il Cid invia Álvar Fáñez a recuperare le
figlie e chiedere giustizia al Re. Al Consiglio, il Re convoca un Consiglio di corte/un tribunale, dove
2 Su internet porta entrambe le versioni.
si recano anche gli Infanti, ed esposto e raccontato l’oltraggio che hanno subito le figlie al Re, il Cid
chiede ed ottiene la riparazione dell’onore offeso tramite un duello, e chiede anche la restituzione
delle sue spade, Colada e Tizon (nel Medioevo spesso gli eroi avevano delle spade a cui davano
anche un nome) che lui aveva regalato agli Infanti di Carrion. Si tratta di una richiesta soprattutto
simbolica, perché le spade erano il simbolo del suo onore. Quindi, restituzione delle spade e duello.
Gli Infantes de Carrion, poiché erano due codardi, rispondono e cercano di difendersi disprezzando
il Cid e le sue figlie, e basandosi su un diritto di nascita, cioè sul fatto che gli Infantes di Carrion in
realtà appartenevano all’alta nobiltà, mentre il Cid era un “Infanzon”, cioè, era un nobile ma di
bassa condizione (ricordiamo che la società medievale era fortemente gerarchizzata e c’erano vari
livelli di nobiltà): gli Infantes di Carrion appartenevano all’alta nobiltà mentre il Cid apparteneva
alla bassa nobiltà.
Quindi, gli Infantes di Carrion cominciano a disprezzare il Cid e le loro figlie reclamando la loro
superiorità dal punto di vista nobiliare. Il Cid non li degna neanche della sua risposta e infatti viene
smascherata non solo la loro codardia, ma soprattutto il tradimento e l’oltraggio con l’episodio de
los Corpes.
Verso la fine del cantare, durante il processo arrivano due ambasciatori stranieri e chiedono al Cid di
dare le sue figlie in sposa agli Infanti di Navarra e di Aragona, anche loro appartenenti all’alta
nobiltà. Il Re acconsente a questo nuovo matrimonio, molto più onorevole, e ordina che il duello
abbia luogo e che avvenga nelle stesse terre di Carrion, dove i due Infanti vengono sconfitti da due
vassalli del Cid e dichiarati traditori.
Infine, il cantare termina con il Cid che non solo recupera l’onore perduto ma migliora anche la sua
posizione sociale attraverso il matrimonio delle figlie con gli Infanti di Navarra e Aragona.
Quindi, il Cid inizia nella condizione di esiliato e finisce con una posizione di gran lunga più
vantaggiosa e prestigiosa rispetto a quella che aveva iniziato, perché imparentato con i più alti
regnanti. Racconta il progressivo ingrandimento della figura del Cid che recupera il suo onore
e aumenta il prestigio della sua classe sociale.
LA COMPOSIZIONE DELL’OPERA
La composizione dell’opera è rimasta un po’ come modello nelle lettere spagnole, modello di
chiarezza e di linearità nel modo in cui si succedono gli episodi in una progressione graduale.
La storia del Cid procede parallelamente su due versanti, il versante privato e il versante
pubblico: nel primo si racconta la sua storia privata di padre e di sposo, quindi domina il motivo