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ENEIDEo forse fino a Munda, o alla morte di Cesare o alla battaglia di Filippi.Tra le fonti, indubbiamente , e retore, suo nonno:TITO LIVIO ASINIO POLLIONE SENECAtutti filorepubblicani come Lucano. Non è comunque possibile stabilire conquale precisione seguisse le sue fonti, giacchè non ci sono giunte complete.Contenuto libri: vd. pag. 181Lucano elimina l'apparato divino tradizionale: si tratta infatti non di un poemaBellumepico ma di un poema storico, o epico-storico, scritto sulle orme delPoenicum Annales De consulatu suodi e gli di , ma anche il diNEVIO ENNIO: queste tre opere avevano tuttavia accolto gli elementi divini,CICERONEmiscendoli ai fatti reali in una trasfigurazione mitico-letteraria della storia diRoma. Lucano però è coerente con lo stoicismo, per questo preferisce abolirel'apparato mitologico, recuperando in parte l'elemento soprannaturale permezzo dei sogni (motivo topico già omerico).libertasL'evento narrato

è funesto: è la fine della repubblicana, e anche qui viè una differenza da , e , i quali avevano invece un intentoNEVIO ENNIO CICERONEcelebrativo (o autocelebrativo, nel caso di Cicerone). Il tema centrale non è unavittoria, ma una sconfitta, e infatti l’elogio di Nerone presente nel proemio èpuramente convenzionale o addirittura, secondo alcuni, sottilmente ironico.

Ricorre con grande frequenza il tema della morte e il gusto per il truculento chesi trova anche nelle tragedie di .

SENECAIl carattere epico è dato con l’elevatezza eccessiva del linguaggio, sublime egrandioso: vengono privilegiati i momenti eccezionali, le circostanze fuori dellanorma e ricche di tensione.

La tecnica narrativa è selettiva e asimmetrica: il poeta riassume brevementetalune parti della vicenda per concentrarsi su eventi di particolare intensitàdrammatica. Si trovano numerose ed estese digressioni in cui l’autore sfoggiala sua erudizione scientifica.

geografica, etnografica e mitologica (solo qui il mito trova il suo spazio). Sull'esigenza di narrare prevale infatti quella di descrivere e commentare, il tutto con grande tensione drammatica. Lucano interviene sovente in prima persona a commentare gli avvenimenti con enfasi e gravità: il testo è così oratorio e magniloquente, e rivela un certo gusto per le declamazioni. Si trova un amaro pessimismo, che contrasta con gli ideali stoici del poeta e con il trionfalismo proprio del filone epico-storico. Lucano afferma il dominio del Fato sul mondo e sugli uomini, ma non giunge ad accettare il destino quell'amor fati provvidenziale, a tipicamente stoico. È inoltre negata la provvidenza divina, e anzi gli dèi vengono anche descritti esplicitamente come ingiusti e violenti. Fin dal proemio, Lucano enuncia contenuti opposti al modello virgiliano: scellerate guerre civili al posto di gloriose imprese. Lucano si rifà alluvisamente al modello.

Rinnovandolo radicalmente. Un punto di contatto con l'è adENEIDEesempio la presenza, nel libro Vi, di una profezia della maga Eritto che riprende la catabasi di Enea, e anche in ciò vi è un rovesciamento: alla solenne rassegna degli eroi e delle future glorie di Roma si sostituisce la predizione cupa e sinistra delle sue prossime sventure.

I personaggi tendono all'eccesso: Pompeo è chiamato addirittura Magnus, semplicemente ma non è un eroe, come ovviamente non lo è Cesare: il carattere pessimistico dell'opera impedisce l'esistenza di un personaggio positivo. Cesare è presentato come un genio del male, animato da una furia distruttiva, e ricorda il Catilina come descritto da SALLUSTIO. È estremamente Aeneasempio, quindi antitetico rispetto al di VIRGILIO.

Pompeo è invece presentato come un guerriero in declino, è l'ombra di un grande nome, debole, passivo e incerto. Catone stesso riconosce

che in caso di vittoria non saprebbe resistere alla tentazione del dominio assoluto. Sebbene non sia un personaggio in sé positivo, riflette chiaramente i valori repubblicani; è invece positiva la figura di Catone, incarnazione del sapiente stoico e libertas, campione della ma compare solo in due occasioni. Il gusto per le sententiae e per le frasi a effetto è evidente in Lucano come in SENECA FILOSOFO; tali massime mirano soprattutto all'intensificazione del pathos. Lo stile è concettoso, lo definiva QUINTILIANO sententiis clarissimus. La forma è carica, energica e appassionata; si trovano contrasti violenti e iperboli audaci. Il tono è magniloquente ed enfatico. PERSIO Aulo Persio Flacco (Volterra, 34 – Roma, 62) apparteneva a una ricca famiglia equestre e studiò a Roma coi migliori maestri di retorica e filosofia, tra cui Anneo Cornuto. Condusse una vita ritirata; alla sua morte prematura, fu lo stesso Cornuto a Satire.

Curare la pubblicazione delle sue che ebbero subito un enorme successo. Scrisse 6 satire, per un totale di circa 650 esametri, e un componimento costituito da 14 coliambi (una variante del trimetro giambico) in cui Persio parla della propria poesia. Nelle sue satire, polemizza contro la cultura e la letteratura a lui contemporanea: deride infatti la vanagloria dei poeti e pone in ridicolo la moda delle recitationes. Lo scrittore intento a leggere la sua ultima composizione è messo in ridicolo come un effemminato che seduce il suo pubblico, composto da villani di scarsa intelligenza. L'edonismo artistico è così paragonato a quello sessuale. Persio ritiene dunque che l'arte si sia ridotta a puro oggetto d'intrattenimento, e risulta priva di consistenza morale: la filosofia ellenistica era infatti etica, ma ai tempi di Persio è già stata abbandonata. L'abilità dello scrittore non basta a compensarne la vacuità o l'immoralità.

Che squalificano immediatamente l'opera d'arte. Come esempio di ciò, Persio adduce alcuni esempi che, secondo i commentatori antichi, trasse da componimenti di Nerone: ciò non è direttamente verificabile, ma dai pochi frammenti superstiti sappiamo che effettivamente lo stile dell'imperatore era artificioso, ricercato e barocco.

L'autore dimostra di volersi porre sulla linea dei suoi antecedenti. La liceità della satira, in particolare, è esemplificata attraverso Lucilio e Orazio: il primo è presentato secondo lo stereotipo (inaugurato da Orazio) del poeta aggressivo, ricordando le sue due principali vittime Lentulo Lupo e Mucio Scevola. Il secondo viene fissato nel sorridente e ironico moralismo, uno dei suoi tratti più tipici e riconoscibili.

Nella quinta satira fa intervenire Anneo Cornuto, il quale, dopo aver deriso la radere pallentis mores fumosa sublimità dei generi alti, gli suggerisce di e dilasciare a Micene.

“le mense con sopra teste e piedi” occupandosi invece dei pranzi plebei. Inoltre gli propone anche di “seguire il parlare della gente insermo cotidiano stoga”, cioè dei Romani: quindi, come Lucilio e Orazio, ma non os modicum dell’os magnasciatto. Anzi, sebbene occorra usare l’invece sonaturum, teres, occorre che la lingua sia anche cioè ben rifinita. Non rinnega quindi completamente il callimachismo oraziano, ma anzi indica esplicitamente dell’acris iunctura, il procedimento ossia quella tendenza ad associare le parole in modo ardito e sorprendente, rendendo i testi difficili. Rielaborando la concezione luciliana secondo cui oggetto della poesia deve verum mores, pallentis mores, essere il verum, in Persio il sono i in particolare che il poeta satirico ha il compito di curare. La finalità della satira è dunque etico-didascalica, non di intrattenimento: nella satira II Persio spiega come sia sostanzialmente inutile pregare gli

dèi; la satira III tratta l’importanza degliinsegnamenti stoici e vede un paragone tra malattie dello spirito e del corpocome in una delle epistole di ; nella satira IV troviamo un’esortazione aSENECA libertasconoscere se stessi, nella V Persio spiega che la coincide col viveresecondo ragione; nella VI, molto moralistica, viene affrontato il senso dellamisura nell’uso della ricchezza.Il satirico è dunque affine al filosofo o al predicatore diatribico, e Persio inquesto è decisamente meno faceto di , che pur traendo dalla diatribaORAZIOspunti, motivi e procedimenti, non esitava a burlarsi della diatriba stessa e delrigorismo filosofico.L’autore riprende chiaramente moduli oraziani e luciliani, come la satira atema, la satira rivolta a un destinatario, l’epistola poetica. Vi sono molti esempi,scenette e aneddoti; i nessi logici sono sottintesi e si trovano numerosi volipindarici.sermoIl è vario e composito: troviamo espressioni colloquiali,

ma anche grecismi, barbarismi, neologismi, onomatopee eccetera. Persio cerca effetti dell'acris iunctura. nuovi e inconsueti, facendo uso Lo stile è difficile e personale.

POESIA BUCOLICA

In alcuni codici antichi sono tramandati 11 ecloghe d'imitazione virgiliana: le prime 7 sono opera di un certo Calpurnio Siculo, le altre 4 di un Nemesiano vissuto nel III secolo.

Di Calpurnio Siculo non sappiamo nulla: visse probabilmente sotto Nerone, come capiamo dalla sua poesia, ed era forse un liberto o figlio di un liberto di un membro della gens Calpurnia, forse proprio di Calpurnio Pisone. Il cognomen Siculus potrebbe far riferimento a una sua origine siciliana o al genere bucolico, inaugurato da Teocrito, che era siciliano.

In tre ecloghe si trovano allusioni a Nerone di carattere encomiastico: celebrano un imperatore giovane e bello, apollineo (Nerone aveva scelto Apollo come nume tutelare). Nerone secondo Calpurnio Siculo avrebbe fatto tornare Roma all'età dell'oro.

(ripresa della IV bucolica virgiliana). Il poeta afferma inoltre che le leggi e le magistrature stanno per riacquistare la loro primitiva autorità: era l'aspirazione e l'illusione della classe senatoria all'inizio del principato neroniano. Il fatto che l'imperatore abbia poi disatteso a questo desiderio potrebbe aver portato alla congiura pisoniana.

Calpurnio Siculo imita Virgilio e dimostra un'ottima padronanza dell'esametro.

Carmina Einsidlensia, Di età neroniana forse anche i due carmi bucolici mutili e anonimi chiaramente ispirati a quelli di Calpurnio Siculo e forse sempre di età neroniana. Sono stati rinvenuti nell'abbazia benedettina di Einsiedeln (Svizzera) nel 1869.

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
59 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Appuntomaster di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Malaspina Ermanno.