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El Lissitzky e Wright; messaggi legati a romanticismo,
misticismo, espressionismo e alla tradizione culturale
olandese. In Wendingen si nota lo sperimentalismo tipografico.
La novità interessante sta nelle scritte disposte in verticale, vi
è una stretta unità compositiva tra testo e decorazione, e una
rottura della simmetria assiale nella composizione della
pagina.
LEZIONE 5
Strutture e griglie modulari
Impaginazione: lo scopo dell’impaginato grafico è tradurre lo spazio tridimensionale attraverso
illustrazioni, cercando di dare profondità e plasticità al prodotto editoriale.
L’impaginato vuole essere una presentazioni simultanea di tutte le parti dell’opera. Il grafico deve
avere la capacità di rendere semplice il lavoro, e anche la capacità di essere oggettivi nel
trasmettere la soggettività dell’autore. Il grafico per primo deve comprendere il significato del testo
e poi declinarlo nella superficie di stampa per renderlo chiaro e facile da comprendere.
Per la stesura dell’impaginato bisogna far riferimento all’architettura grafica e tipografica: è un
problema di sintassi e metrica strutturale, di equilibrio tra i pesi, di corretta distribuzione tra pieni e
vuoti.
Per fare una buona grafica non è sufficiente analizzare bene solamente la copertina.
ritmo
Importantissimo è il della lettura, una costante che ci permette di mantenere l’attenzione del
lettore. Il ritmo serve per dare pulizia formare al prodotto. Se il grafico da un ritmo che il lettore non
si aspetta, li arriva l’interesse del lettore. Il ritmo è possibile grazie all’impaginazione e alle gabbie.
Si può anche scegliere di non usare gabbie e vincoli metrici, ma il grafico deve comunque sapere
cosa sono le gabbie e le griglie d’impaginazione.
Bisogna dare il giusto peso al prodotto altrimenti si rischi di creare un ipertesto (disastroso quando
si parla di prodotti cartacei) che crea solo frammentazione e mancanza di coesione.
Partendo dalla considerazione che l’interessante è il superfluo (quello che rimane nella mente è il
superficiale). Il grafico attraverso il superfluo deve radicare i concetti difficili dell’autore.
Il ritmo di lettura viene dato non solo dalla gabbia ma anche attraverso: il bianco/nero, pieni/vuoti,
filetti orizzontali e verticali, segni inclinati rettilinei o circolari, con l’uso di font ritmato con stili e
corpi diversi.
L’impaginazione si trova attraverso la percezione e la comprensione:
Storia: all’impaginazione classica appartengono le migliori tradizioni dell’arte tipografica ed
applicabili oggi ad una produzione di buon livello. L’impaginazione classica rappresenta l’insieme
di regole universali che sostengono la proporzione, l’armonia, l’ordine, simmetria. Regolarità, assi
di simmetria, proporzioni sempre riconducibili a proporzioni matematiche. La simmetria è sinonimo
di bellezza. Impostazione classica significa dare un ordine gerarchico. Si arriva poi all’uso della
sezione aurea (ricerca di dare un aspetto matematico alla natura). Infine si passa all’uso delle
gabbie, alle avanguardie del 900 che rompono gli schemi linguistico-grafici, abbandonando il rigore
della simmetria, la certezza delle regole, la decorazione accessoria per lavorare su immagini
ricche di tensione. Si cerca un’impaginazione anche attraverso il disordine. I periodici danno più
libertà di modificare l’impaginato, individuando un carattere autonomo per ogni articolo ma
coerente con la grafica della rivista, lavorando sulle simmetrie sui caratteri e sui segni grafici, sul
colore e sulle relazioni tra gli elementi della pagina. Il concetto di griglia è stato introdotto negli anni
30 dai grafici della scuola elvetica Bayer e Bill che indicano il quadrato come modulo base per le
composizioni. Importante anche Le Corbusier che nel 40 teorizza il Modulor dove da delle
proporzioni e un equilibrio al tutto in campo grafico e architettonico (da un enunciato
antropocentrico).
Per creare un layout bisogna fare delle scelte su: formato, carta, gabbie, scelta del carattere.
Le gabbie sono tutte quelle linee “invisibili” che aiutano il grafico a collocare gli elementi,
mantenere il senso di lettura e il ritmo. È la base su cui si fonda tutta la struttura.
Il formato della gabbia è il formato UNI (ente nazionale italiano di unificazione): parte alta
testa, parte bassa piede, margine esterno esterno, margine interno cucitura. Il margine è
simbolo di lusso, può ho margine, più mi dedico ad una rivista eleganza.
Dividere la lunghezza in 6 parti: 2 per il margine esterno, 3 per lo spazio da riempire e
l’ultima per il margine interno, si procede così anche per il lungo tenendo il margine più
grande per il fondo pagina. Una volta decisa la struttura, si va a creare le colonne.
I template sono pagine modello flessibili per dare possibilità di soggettività alle singole
pagine ma sono progettati in modo completo per determinare i principali elementi della
grafica.
La paginazione è la sequenza delle pagine che stabilisce il ritmo. Per comprendere la
paginazione bisogna fare uso del timone.
Il timone mostra la posizione delle pagine e dei contenuti, simile allo storyboard, che
permette di vedere contemporaneamente tutto il contenuto del prodotto editoriale.
Segnali: sistemi per segnalare al lettore le parti più importanti, grazie all’uso di uno stile
diverso o l’uso di firme.
Le segnature sono sezioni di stampa di una pubblicazione, formata da numeri di pag.
multipli di 4.
LEZIONE 6
La grafica editoriale
Edito: dato fuori, divulgato, reso pubblico, organizzato, riprodotto e diffuso. Reso
patrimonio pubblico e culturale.
Editoria significa industria dello stampato e del libro in generale, ovvero tutto ciò che è
edito, in quanto oggetto fisico culturale e pubblico.
Grafica editoriale: campo di applicazione del progetto grafico di libri, riviste, pubblicazioni
periodiche diffuse per stampa o web.
Grafico editoriale: colui che gestisce tutto il lavoro andandole ad organizzare, trasforma le
informazioni da puri contenuti illustrati e scritti a prodotti visivi. Gestisce gli oggetti editoriali,
traduce in oggetti visivi, fisici e riproducibili in contenuti culturali destinati al pubblico.
Trasformare significa non alterare i contenuti, trasformare è diverso da modificare.
Il prodotto del grafico è un prodotto tattile, palpabile, sinestetico (che usa
contemporaneamente tutti i sensi), pluridirezionale ma soprattutto una merce comunicativa.
La grafica editoriale quindi è un’interfaccia tra chi scrive e chi legge. Chi scrive è l’autore, chi legge
è il pubblico, in mezzo ci sta il lavoro del grafico che opera e trasforma.
Cosa deve fare il grafico: un progetto editoriale all’interno di un processo comunicativo, individua il
prodotto più efficace per trasmettere un complesso di contenuti, anche attraverso diversi sistemi
linguistici.
Chi scrive è l’emittente, i suoi obiettivi sono attirare l’attenzione di chi riceve, ottenere la
comprensione del messaggio, assicurarsi la memorizzazione del messaggio, determinare l’utilizzo
coerente del messaggio.
Ci trasforma è il grafico, i suoi obiettivi sono la scelta della forma tipografica adatta al messaggio,
confrontarsi con l’estetica di questa forma, ricercare l’efficacia comunicativa del prodotto.
Per arrivare a chi legge, il ricevente, bisogna prendere il contenuto (messaggio) ed attuare un
adeguamento attraverso un lavoro di metalinguaggio grafico che diventa il canale/prodotto
editoriale.
Il metalinguaggio grafico si divide in codifica significante (organizzazione, identità, varianti,
composizione, gerarchia, visibilità) e codifica tecnica (leggibilità, riproducibilità, costanti grafiche,
tipografia, formato, colore). La codifica tecnica è un metalinguaggio.
Il grafico deve:
analizzare e comparare per conoscere il linguaggio dell’emittente
fare delle scelte formali e di traduzione grafica coerenti al messaggio e alla mission
comporre garantendo sempre la massima leggibilità e comprensione dell’opera.
Arricchire visivamente e sensorialmente gli obiettivi della comunicazione.
LEZIONE 7
1. Prampolini, 2.Fillia: non sono molto distanti dal razionalismo di Van Doesburg, Tschicold e Max
Bill. C’è un asse centrale e tutto che si estende simmetricamente. Illustrazione e lettering sono
un’unità equivalente. Plurilinguaggio: non esiste solo la carta come superficie su cui scrivere ma
anche un libro metallico (libro oggetto). 3. Munari: anguria lirica, litolatta. 4. Tullio d’Albisola:
parole in libertà futuriste olfattive tattili. 5. Depero: tra immagine cubiste e futuriste si inseriscono
architetture tipografiche. Le lettere plastiche invadono lo spazio della pagina. Lettere e parole si
sovrappongono, la griglia è dinamica.
-- Rivista Merz. C’è un ordine anche nell’apparente disordine. La griglia viene creata per
riproporre uno schema classico ma all’interno di essa ci mettono dei canoni futuristi. È uno schema
dinamico.
1-2 El Lissisky: copertina di Merz, comanda la forma geometrica. 3. Sempre El Lissiszky crea la
rivista Gli ismi dell’arte: raccolta di opere riguardanti le correnti artistiche del secolo (futurismo,
dadaismo, espressionismo), nella copertina è usato l’azkidenz grotesque, viene applicata la
frammentazione delle parole. Contemperamene alla razionalità olandese si sviluppa anche lo stile
di Schwtters (crea libri per bambini più appetibili, con immagini) e Tshicold. 4-5-6 Majakovskij:
tendenza minimale in cui fonde poesia e grafica.
Schwitters: 1-2. carattere Systemschrift: vocali larghe e spesse, minuscole…. Carattere
autofonetico, applicava il principio di casualtà tipico del Dada anche alla grafica. 3. il quadrato è il
generatore di tutte le forme; è un libro per bambini veramente sinte
tico, sembrano per adulti.
LEZIONE 8
1-2: Rivista elementarista G: fontada da Schwitters e El Lissitzky. Rivista che nasce con l’intento
di parlare di estetica contemporanea.
G rossa in primo piano, elementi piatti, sfondo fotografico.
Nagy dimostra come degli elelemtni grafici apparentemente distanti possano invece tornare utili
come riferimnto progettuale. Vuole che la fotografia non venga usata solo per riprodurre una realtà.
3. Locandina del film Helvetica, il cast sono le lettere
1-2-3: Fronzoni: la bellezza è ordine imponderabile, funzione, semplicità e complessità di
decifrazione. Secondo lui il bianco è il silenzio, il nero è il suono, la grafica non deve essere
contaminata dal colore. Lo spazio bianco &egrav