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Il numero della rivista messo in grandi dimensioni significa attribuire moltissimo valore al
numero della rivista e non al suo contenuto.
Poi viene scelta la G a freccia come logotipo fisso. È un caso in cui logo e logotipo si
fondono. Linea grafica riceve il compasso d’oro e ne fanno un’autocelebrazione
mettendola come soggetto di una copertina del 1986.
Crouwel crea un carattere sperimentale per una copertina di Linea Grafica, a chiederlo fu Grignani.
Il new alphabet nasce come font adattabile alla composizione con tubi catodici. Era un font minimalista e
razionale, senza grazie. Le lettere dovevano evolversi al pari delle macchine. Il carattere era estremizzabile,
svuotato di ogni cosa superflua, spinta alla massima relazione tra due punti: la
linea retta.
Quando si incrocia nelle terminazioni, viene mediata e risolta nel rapporto angolare della linea più rapida
che non ricorre alla raggiatura ovvero la diagonale.
La forma è astratta e favorisce eterne spaziature tra lettere e così si rinuncia all’immediatezza della
comprensione. La tensione verso il mono alfabeto senza maiuscole (antidemocratiche).
Varie bozze del carattere passando da terminali raggiati a strutture a punti. Lettera A del new alphabet.
Esercitazioni sul new alphabet, copertina del 1967, poi 1968, copertine per i cataloghi Olanda, francobolli
per Olivetti
Deviazioni sullo stesso tema di Crouwel:
1-‐2. Vormgevers: la griglia di impaginazione determina il carattere, poi sperimentazioni su colori e codici a
barre, 3-‐4. Saville usa il new alphabet per parlare di Joy division, 5. Gormley: forme a cerchio caotiche con
tutti aghi, 6. Anton Corby: grafica dei depeche mode, 7-‐8. Crnokrak Farrow
Linea verticale porta verso lo Spirito, quella orizzontale verso la materia, quella diagonale verso la grafica.
Massima riduzione della forma e degli elementi presenti, può sembrare un apparente mancanza di
progetto ma invece il progetto c’è.
LEZIONE 9
Domus: rivista di architettura legata all’architettura e le arti visive, non come linea
grafica, campo grafico e risorgimento grafico legati a grafica e tipografia. L’ideatore
è Gio Ponti. La Sedia superleggera è l’icona che rappresenta al meglio Gio Ponti. È
veramente leggera, si alza con un dito, semplice, funzionale e razionale. È una
sedia apparentemente banalissima che racchiude l’intera architettura di Gio Ponti,
è la fusione della tradizione italiana e della tecnica europea del Bauhaus. Il tema è
la leggerezza.
Primo numero, 1928, sfondo blu, immagine disegnata e non architettura. La grafica del primo numero non
è molto nuova, è uno stile alla Bertieri.
La casa all’italiana secondo Ponti: non è un rifugio imbottito dagli abitatori, è il luogo scelto da noi per
godere la nostra vita lieta e bella. Nella casa all’italiana non c’è distinzioni tra architettura d’interno e
d’esterno. Non deve essere solo una macchina per abitarci (come diceva Le Corbusier) che risponde solo ai
bisogni primari, ma è qualcosa di più. Un insieme di estetica.
Da un numero all’altro, la continuità è continuamente spezzata.
L’immagine occupa tutta la superficie disponibile, a volte non c’è nemmeno distinzione tra immagine e
logotipo. Da un numero all’altro ci sono grandi passaggi importanti: varia il visual, il lettering, il logotipo e il
claim. Basta un taglio fotografico differente per dare un segno di modernità.
1934-‐38. Si passa dal serif al sans serif. Non c’è più l’uso del font graziato. La rivoluzione più significati è
nella seconda copertina dove non c’è nulla di visuale oltre al numero. È importante il numero dell’edizione
della rivista. C’è il forte senso della fidelizzazione alla rivista e al collezionismo, chi è interessato non può
perdersi quel numero
Esposizione su doppi pagina. L’articolazione dello spazio dipende dalla doppia
pagina, poi c’è l’atmosfera e il tempo. Per quanto riguarda l’atmosfera, il
bianco è luce, in nero è ombra. Il tempo invece è nel lettering e soprattutto
nell’interlinea.
1938-‐1940: rivoluzione, tema dell’astrazione. Seconda copertina: Texture alla Vin Crouwel. Terza copertin:
Sedia a due gambe.
1940-‐1942: allineamento con lo stile di Casabella.
Copertine più silenziose e più vuote. Ma non mancano i
ritorni ad un’espressività pittorica; la bellezza di nutre di forme plurime, diverse ma mai discordanti.
Il maestro del total design: non è più Gio Ponti ma Albert Stenier. Qui vediamo come nasce il bozzetto di
una copertina e poi come risulta alla fine. Albert si pone il problema di fare cultura! Deve parlare di una
sedia, passa dalla rappresentazione fotografica, alla