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AZIONI DA FARE SU CITTA’ TIBURTINA
Città Tiburtina è una zona interessante sia per la presenza dell’Aniene che delle aree verdi esistenti.
Cosa fare? Prendere atto dell’esistente, con la lettura dei vari piani, formulare ipotesi e strategie e poi
progettarle. L’analisi del sito deve guidare le nostre intenzioni, bisogna riconoscere le potenzialità: Aniene,
componente primaria della rete ecologia secondo il PRG, agro romano e aree aperte, fossi e aree produttive
dal valore tecnologico rilevante. Allo stesso tempo bisogna riconoscere anche le problematiche come il
territorio densamente urbanizzato e quindi molto impermeabile, a causa dei parcheggi, scarico merci e spazi
aperti minerali, condizioni di inquinamento dell’aria e delle acque e aree e attività industriali dismesse o di
alto impatto. Dobbiamo quindi capire quale visione dobbiamo dare della Città Tiburtina, per esempio
riaffermando i segni della natura e della storia che attualmente sembrano abbandonate sul territorio,
andrebbero collegate tramite infrastrutture verdi che realizzino una continuità ecologica e ambientale. Le
strade devono riaffermare il tessuto ed essere un elemento di rilevanza urbana andando a invogliare la
mobilità lenta pensando la città come maggiormente pedonabile. La pianificazione strategica è una
pianificazione selettiva che parte da interventi già selezionali generali che vengono argomentati in obiettivi
specifici. Noi abbiamo scelto 3 obiettivi strategici, uno per sistema: ambientale, insediativo e relazionale.
Bisogna quindi definire obiettivi generali da condividere insieme ai portatori di interesse: Roma Capitale li
condivide con i municipi, le autorità di bacino, la provincia e la regione, operatori economici sul territorio,
consorzi (associazioni) e singole attività con i rappresentanti delle industrie, poi gli abitanti con le associazioni
o i consorzi di proprietari etc. Poi si individuano le azioni da intraprendere e si progettano.
Obiettivi: Incrementare le aree permeabili (ripristinare le aree golenali, riqualificare il reticolo idrografico
minore, ridurre i rischi attraverso progetti di paesaggio), contrastare il consumo di suolo e progettare
infrastrutture verdi.
Ogni obiettivo ha delle azioni da intraprendere. Le azioni sono sempre interventi positivi che aggiungono delle
qualità al luogo e accolgano interesse. Per il primo macro-obiettivo le azioni potrebbero essere: Accogliere il
flusso dell’acqua con degli argini naturali più accoglienti e con percorsi magari con pietrame che avvertono
pericoli, poi spazio verde per camminare, argine rinforzato con vegetazione resistente all’acqua pendente e
percorso anche sopra, con argini anche multi-livello. Ogni azione ha poi dei possibili interventi, si sceglie 1 o 2
azioni per pensare a dei possibili interventi. Si potrebbe quindi ridare spazio all’acqua con l’eliminazione di
spazio verde, parchi inondabili con passerelle sospese, che fungono anche da sedute in alcuni casi che
rimangono in ogni periodo dell’anno fuori dall’acqua, lungo i bordi dei corsi d’acqua, attrezzatura collettiva,
deviazione del corso d’acqua per accogliere più acqua (a forbice si scinde), Per il secondo microobiettivo :
riqualificare il reticolo idrografico minore un’azione potrebbe essere quella di riqualificare e naturalizzare gli
alvei con intervento per esempio la ricostruzione delle sponde togliendo il cemento e naturalizzandolo.
Ogni regione ha stipulato dei manuali su queste opere
ingegneristiche, es Emilia Romagna e Trentino. Un
altro intervento è quello del consolidamento
spondale.
Per l’obiettivo A.3 di ridurre i rischi si potrebbe
pensare al consolidamento dei bacini e a bacini di
laminazione come parchi pubblici che in casi di
inondazione può sopportare il tutto con alberi adatti
e panchine fatti con materiali resistenti, come granito.
Seppur a volte non utilizzabile, bello da vedere, un
altro intervento è avere dei fossati inondabili.
Coperture trasformate in orto urbano,
riuso di edifici abbandonati o porzioni di
terreno che non assolvono più alle loro
funzioni per fare altre cose, esempio un
centro multifunzionale.
Posso riconvertire le aree in abbandono e
creazione di spazi aperti naturali vicino
fabbriche o aree di lavoro anche per il
benessere dei lavoratori.
Un’azione potrebbe essere quella di
inquadrare le aree abbandonate per capire
che azioni e che interventi poter fare.
Obiettivo C: potenziare la mobilità lenta con il trasporto pubblico e la mobilità collettiva, strade a km 30 con
il servizio pubblico, bicicletta etc ricordandoci della sicurezza.
Gli interventi potrebbero essere: creare percorsi
pedonali sicuri e piacevoli senza dislivelli o scale, con
rampe morbide attraversanti anche l’acqua con
passerelle, gradinate su più livelli per l’acqua,
percorso di qualità (pensando anche al punto di
vista) di collegamento delle scuole o parchi pubblici.
Oltre a ciò adeguare le reti esistenti con marciapiedi,
aree di sosta permeabili, luce, creare fasce di
prospetto alberate, creare strada adeguata alla
funzione che ha allargandole anche, fare in modo
che la rete sia continua. Come intervento posso
pensare ad una strada in particolare, completando
la rete stradale esistente con incroci fatti bene,
trasformare i parcheggi esistenti in giardini per auto con zone permeabili, alberature e del verde magari
trattati, con un sostrato in cui cresce l’erba sotto la macchina, sennò pozzanghere con l’acqua. Un albero ogni
due posti d’auto, marciapiedi alberati con fasce per le infrastrutture verde.
Per ogni obiettivo specifico scelgo delle
azioni. Riprendo le aree aperte dismesse o
esistenti da ampliare.
Individuo aree aperte da implementare e
ne definisco azioni per ora solamente
grafiche, faccio degli schemi accompagnati
da argomentazioni divisi in layer.
Argomentando le scelte in un breve testo.
Pensare agli obiettivi da fare pensando anche
al tempo impiegato per costruirla se a breve o
lungo termine e individuare chi sono i
portatori di interesse per quel progetto,
associazioni, amministrazioni di bacino,
consorzio industriali, private o pubbliche e a
beneficio di tutti.
Continuiamo mercoledì.
LEZIONE DEL 2 FEBBRAIO 2022
Fine e recupero lezione 31 gennaio
LEZIONE DEL 7 FEBBRAIO 2022
LEZIONE DEL 9 FEBBRAIO 2022
LEZIONE DEL 14 FEBBRAIO 2022
La strada è una forma elementare, un elemento lineare, un nastro che dà forma alla città e struttura il
territorio. È uno spazio con molte funzioni, per muoversi, per guardare fuori, per incontrarsi e per svolgere
delle attività. È lo spazio sociale per eccellenza multifunzionale che accoglie più utenti che hanno esigenze
diverse, a volte anche conflittuale. È uno spazio di movimento e di sosta, è un sistema di collegamento a varie
scale, territoriale più lunga o brevi percorsi, i due non dovrebbero convergersi. È anche la connessione tra
pubblico e privato. Un’altra funzione è quella che mi serve per spostarmi per apprezzare paesaggi e vedere
dei panorami per vedere la geografia dei siti in maniera più agevole. Pensando alla rete stradale bisogna
pensare che si sta lavorando con un territorio fortemente industrializzato, il tracciato a volte può avere storie
lunghe vari millenni e bisogna tenere anche conto di esigenze legate alle vetture e ad altre situazioni. Vediamo
la struttura come uno spazio dell’unico e del privato. Una strada a lunga percorrenza magari può interrompere
la percorrenza di altre strade. È una frattura del territorio per cui devo sempre poter scegliere come muovermi
lungo essa, dalla percorrenza pedonale che implica l’incontro, la passeggiata, andare a piedi da qualche parte,
guardare le vetrine o stare seduti. La strada deve accogliere tutto ciò che può animare uno spazio urbano,
dalle residenze alle vetrine, più una strada è animata più ci si sente sicuri, la residenza è il primo criterio di
animazione. Ho un’organizzazione gerarchica che ci viene data dal codice della strada.
Le strade interne sono strade di tipo locale, sono strade tranquille residenziali che permettono l’accesso agli
edifici e possono essere anche alberate, sono strade tranquille. Poi a livello di quartiere abbiamo gli assi di
quartiere, che non esistono nel codice della strada, è il luogo in cui concentro i negozi, magari situandola tra
due attrezzature importanti, posso farvi delle commissioni. Poi abbiamo degli assi di comunicazione inter-
quartieri. Poi ci sono le grandi strade come le strade consolari: principali e le autostrade, le primarie solo di
tipo carrabile. La strada Tiburtina è una strada territoriale, in alcuni tratti un asse urbano, è una strada
principale.
Anche le autostrade dovrebbero avere una fascia di rispetto per l’ampliamento, ma non sempre è possibile.
La principale posso chiamarla anche strada urbana di scorrimento, mi trovo dentro la citta ed è destinata anche ai
mezzi pubblici, a differenza delle autostrade. i parcheggi dovrebbero essere esterni con aree di
manovra per evitare l’intralcio del traffico.
IL GRANDE ASSE URBANO è una strada che
conforma la città. A Roma è via del corso, è una
strada dritta e da struttura allo spazio, è una strada
formativa e storica con edifici importanti
continuativi sul fronte e a volte è anche alberata,
come negli Champs Elysees a Parigi di 80m, con
marciapiedi di 21m e un’altezza degli edifici di
24m. Di questi 21m una è destinata alla fascia
tecnica: alberi, luci, segnaletica che protegge dal traffico e non intralcia il traffico. Una seconda fascia tecnica
separa la passeggiata dall’area destinata alle vetrine.
Un Boulevard invece è un altro sistema stradale interessante, è la strada della modernità per eccellenza, si
riferisce alla Parigi di Haussmann, è un tracciato nuovo che spesso viene tracciato nel tessuto urbano esistente
tagliando gli isolati, è tipico dell’800. È molto ampio, è edificato, è un luogo del traffico ma anche del
commercio, dei pedoni, è il luogo che accoglie anche luoghi dello spettacolo (teatri, cabaret) è uno spazio
molto animato e grande. Esempio Montmatre, è il luogo del passeggio e degli incontri. C’è l’uso per la prima
volta dell’arredo urbano come fontanelle, cestini, apparecchi illuminanti e le alberature con le griglie.
Esempio: Boulevard Saint Michel a Parigi, largo 30m, con marciapiedi di 7,50m più piccolo dell’asse. Non ci
sono parcheggi se non quelli per i mezzi pubblici e le loro fermate.
La rambla: esempio Barcellona. Sono state realizzate a partire dal 1600 e coprono una specie di torrente
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