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CE.
Volendo fare un esempio, se l'elemento da coprire sono titoli di trading detenuti per un fair
value di 10'000€ ed aventi tasso semestrale del 5%, occorre individuare uno strumento in
grado di neutralizzare le variazioni avverse del fair value che potrebbero verificarsi al
variare del tasso di mercato. [Si ricordi infatti che se la curva dei tassi di mercato scende, il
valore di una obbligazione (a tasso fisso) emessa antecedentemente alla variazione dei tassi
sale, mentre viceversa, se la curva dei tassi di mercato sale, il valore di una obbligazione (a
tasso fisso) emessa antecedentemente alla variazione dei tassi scende]. Per neutralizzare
qualunque effetto di mercato, sia potenzialmente positivo che potenzialmente negativo,
garantendosi come unico impatto economico quello cedolare del 5%, si potrebbe stipulare
un Interest Rate Swap (IRS), ossia un contratto derivato con cui le controparti si impegnano,
in momenti successivi ben definiti, a scambiarsi dei flussi cedolari: una parte si impegna ad
erogare un certo ammontare fisso e determinato (tasso fisso), mentre la controparte si
impegna ad erogare flussi ancorati ad un certo paramento caratterizzato da incertezza (tasso
variabile). Per essere efficace, lo strumento di copertura deve avere caratteristiche analoghe
a quello dello strumento coperto, dunque dovrà avere il medesimo valore nominale, la stessa
durata, ed il tasso legato allo strumento da coprire dovrà avere la stessa frequenza temporale
dei pagamenti legati all'IRS.
Come detto, alla società che implementa questa operazione non interessa speculare, ma
semplicemente minimizzare gli impatti negativi a CE.
• Cash flow hedge
L'obiettivo è la copertura da potenziali variazioni avverse o comunque non prevedibili dei
flussi di cassa di uno strumento finanziario (eventualmente da corrispondere, se lo strumento
finanziario è stato emesso, anzi che acquistato).
In questo caso il criterio contabile prevede che la variazione di fair value dello strumento
coperto vada a CE, mentre la variazione del fair value dello strumento di copertura va
indicata in una voce di patrimonio netto (hedging reserve) rilasciata a CE quando si
manifestano i flussi sull’elemento coperto, in modo che la compensazione a livello
economico avvenga nello stesso momento temporale.
Volendo fare un esempio, una società che emette obbligazioni a tasso variabile,
impegnandosi dunque a pagare cedole variabili, potrebbe voler limitare l’esposizione a CE
derivante da variazioni avverse dei tassi di mercato, che si rifletterebbero in variazioni
avverse nei flussi di cassa (se i tassi salgono, l'impresa sarà costretta a pagare cedole più
elevate).
La copertura avviene anche in questo caso mediante la stipula di un IRS, che in questo caso
sarà strutturato in modo tale che la società paghi un certo ammontare legato ad un tasso
fisso, ricevendo invece dalla controparte con la stessa frequenza un importo parametrato ad
un tasso variabile. Poichè la società che ha emesso le obbligazioni e sta costruendo
l'operazione di copertura paga sulle proprie obbligazioni emesse cedole a tasso variabile e
dallo strumento derivato incassa un flusso anch’esso variabile, strutturato per essere
corrispondente al flusso dell’obbligazione cedolare, i due (flussi) si nettano da un punto di
vista monetario (poiché tanto “esce” quanto “entra”. Ciò che residua è la “gamba fissa”
dello strumento derivato, ossia il flusso legato ad un tasso fisso che la società si è impegnata
a corrispondere stipulando il derivato.
Da un punto di vista contrattuale l’obbligazione emessa continua ed essere a tasso variabile
nei confronti degli obbligazionisti, ma da un punto di vista contabile, l’impatto economico
complessivo sarà fisso e diretto alla controparte dell'IRS.
Dallo IAS 39 all’IFRS 9
Dal 2009 al 2015 sono stati fatti molti interventi, per arrivare alla redazione dell’IFRS 9, che verrà
emanato nel 2018.
Un primo ambito in cui si è lavorato per la predisposizione dell’IFRS 9 riguarda la classificazione e
misurazione degli strumenti finanziari, con l’obiettivo di semplificare la classificazione di attività e
passività finanziarie.
Un secondo ambito ha riguardato invece l’hedge accounting, con l'obiettivo di trovare soluzioni che
riducessero il gap tra il modo in cui i fatti sono rappresentati in bilancio e le modalità con cui
nell’operatività di tutti i giorni vengono gestiti i rischi (in particolare con riferimento a banche,
società petrolifere e grandi multinazionali in genere). A questo riguardo, si è voluto ampliare la
gamma di strumenti di copertura ed elementi coperti considerati dal principio, semplificando per
altro gli adempimenti relativi al test di efficacia (nello specifico, verrà eliminato il range 80% - 25%
visto in precedenza).
Terzo ambito di lavoro è stato poi l’impairment test, con riferimento al quale con l'IFRS 9 si passerà
da un modello incurred loss a un modello expected loss: lo IAS 39 prevede che la svalutazione di
uno strumento finanziario avvenga quando ci si trova già oltre i sintomi della svalutazione (dunque,
di fatto, quanto si è già nell'ambito della patologia, nel quale il fatto che un credito sia inesigibile è
già manifesto); con l’IFRS 9 si dovrà invece cercare di stimare la ragionevole perdita che lo
strumento potrà generare nell’arco della sua vita.
Ultimo ambito di lavoro è stato infine il “macrohedging”, relativo alla copertura complessiva
(quindi su base netta) del rischio di interesse sul margine di interesse che viene fatto dalle banche a
livello complessivo di bilancio.
[Le banche, tendenzialmente, dividono le proprie esposizioni per fasce temporali ed ognuna di
queste ha una diversa sensibilità ed esposizione, a seconda della curva dei tassi. Da tale
suddivisione per fasce, ogni banca determina la sua esposizione netta complessiva sul rischio
d’interesse, con l'intenzione di coprirla].
Nella stesura iniziale dello IAS 39 si era previsto un tentativo di normare contabilmente il
macrohedging, ma in fase di recepimento del principio, la parte del macrohedging è stata oggetto di
carve out ossia di stralcio, e non è stata quindi recepita.
Con l’IFRS 9 si sta cercando di tornare su questo punto, tentando di individuare una soluzione per
una rappresentazione contabile che sia il più possibile coerente con la pratica.
Come già detto, l'IFRS 9 entrerà in vigore il 1 gennaio 2018, e la classificazione degli strumenti
finanziari in base allo stesso sarà guidata da due principali elementi: il business model, ossia la
logica strategica che sta dietro la detenzione degli strumenti finanziari; ed il cash flow previsto dal
contratto, in termini di qualità e quantità dei flussi di cassa previsti dallo strumento finanziario.
A seconda di come saranno declinati tali due elementi, sarà possibile applicare criteri di valutazione
diversi, e nello specifico:
• Fair value through profit and loss (FVPL)
• Fair value through other comprehensive income (FVOCI)
[Valutazioni delle variazioni di fair value in una riserva di patrimonio netto]
• Costo ammortizzato
[Spariranno quindi le categorie HTM e AFS].
Fatta tale introduzione, analizziamo di seguito i concetti dell'IFRS 9 relativi a business model, flussi
di cassa, impairment test e hedge accounting sin qui accennati.
Business model e flussi di cassa
Come indicato pochi righe fa, l'IFRS 9 impone una analisi su quale sia la logica per cui gli
strumenti finanziari sono detenuti (es. logica stabile e di lungo periodo oppure logica di profitto di
breve termine).
I criteri in base a quali condurre tale analisi devono essere decisi dall’alta direzione, e non devono
necessariamente essere univoci, ma possono essere decisi per portafogli omogenei, dal momento
che possono coesistere più business model (più sotto-portafogli). È inoltre previsto che si possano
riclassificare delle attività finanziarie nel caso in cui il business model cambi.
Risulta possibile individuare 3 business model differenti:
• Hold to collect
[Gli strumenti finanziari sono detenuti per percepirne i flussi di cassa]
• Hold to collect and sell
[Gli strumenti finanziari sono detenuti per percepirne i flussi di cassa, ma si ammette la loro
vendita per esigenze di liquidità]
• Hold to sell
[Gli strumenti finanziari sono detenuti per essere venduti in un breve arco temporale,
sperando di trarne profitto].
A seconda del business model scelto per un determinato portafoglio titoli, sarà possibile applicare
criteri di valutazione differenti: al primo business model elencato corrisponde come criterio di
valutazione il costo ammortizzato; al secondo corrisponde il FVOCI (a patto che questi strumenti
abbiano flussi di cassa unicamente costituiti dal pagamento del capitale e degli interessi); mentre al
terzo modello di business corrisponde il criterio FVTPL.
Contestualmente al business model, devono essere analizzati anche i flussi di cassa previsti dallo
strumento finanziario, e la descrizione degli stessi si trova nel contratto.
Volendo fare un esempio, si consideri un'obbligazione. Essa sarà valutata:
• Al costo ammortizzato, se:
a livello di business model, è stata acquistata nell'ottica di portare lo strumento fino alla
◦ scadenza;
in termini contrattuali, i flussi di cassa sono costituiti unicamente dal pagamento del
◦ capitale e degli interessi.
• Al FVOCI, se:
è connessa a un business model hold to collect and sell, ossia un business model
◦ flessibile;
i flussi sono costituiti dal solo pagamento del capitale e degli interessi.
◦
• Al FVTPL, se non sono rispettati i criteri sin qui indicati, dunque se:
il business model è di natura speculativa;
◦ i flussi di cassa non sono costituiti solo dal pagamenti di capitale e interesse (es.
◦ strumenti complessi il cui pagamento sottostà ad altri criteri).
[N.B.: La metodologia FVTPL è utilizzata anche nel caso di prima contabilizzazione per evitare il
c.d. accounting mismatch].
Sulla base del business model e dei termini contrattuali avrò i miei portafogli di titoli e a seconda di
questi l’associato criterio contabile per la valutazione.
Impairment test
Con l'IFRS 9, come già detto, con riferimento all'impairment test si passa da un modello incurred
loss ad una expected loss.
È dunque richiesto alle società di attrezzarsi (sulle procedure, base di dati, ecc.) per stimare sia la
perdita attesa entro 12 mesi (nell’arco del successivo esercizio) che la perdita attesa per tutta la
durata residua del fin