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MALATTIA:
- Frequenza dei casi
- Gravità dei casi
- Durata dei casi
- Complicazioni
- Decessi
VACCINAZIONE:
- Frequenza degli eventi avversi
- Gravità degli eventi avversi
Ma l’adesione ad una vaccinazione contro una determinata malattia non è sempre direttamente
proporzionale alla gravità e alla frequenza della malattia stessa.
L’introduzione della vaccinazione ha comportato una riduzione dei casi di molte malattie. Esempi
eclatanti si hanno con la difterite, il morbillo, la parotite, rosolia, tetano, epatite B. La poliomielite è
scomparsa.
La vaccinazione nasce da un medico inglese, Edward Jenner, nel 1776: notò che i mungitori di
mucche si ammalavano raramente di vaiolo (principale causa di morte a quei tempi) ma
contraevano il vaiolo bovino (meno grave). Chi contraeva il vaiolo bovino non si ammalava mai di
vaiolo classico.
OBBIETTIVI DELLE VACCINAZIONI
- Protezione di un individuo
- Protezione di un gruppo a rischio: si va ad identificare il fattore di rischio, come ad esempio
esposizione professionale e zone endemiche.
- Protezione universale: si valuta l’importanza sociale della malattia e la valutazione
costo/beneficio, come ad esempio si fa con la poliomielite, difterite, tetano, epatite B. Sono
vaccinazioni obbligatorie: i bambini al terzo mese vengono vaccinati. La scelta va in base al
fatto che queste 4 malattie sono molto gravi nei neonati piuttosto che negli adulti.
- Eradicazione di una malattia: obbiettivo difficilmente raggiunto. Consiste nell’eliminazione
completa dell’agente patogeno nel pianeta. Ad oggi sono state eradicate vaiolo e
poliomielite (parzialmente). Il vaiolo è dovuto ad un virus che infetta solamente l’uomo e si
riuscì a immunizzare la popolazione. A differenza del vaiolo, la poliomielite presenta più vie
di trasmissione, comprendenti quelle ambientali e animali.
I vaccini sono dei preparati costituiti da:
- Microrganismi
- Tossine
- Costituenti microbici
I costituenti di questo elenco vengono modificati in modo tale che la loro introduzione nell’uomo
provochi la comparsa di immunità (produzione di anticorpi specifici) senza che insorga la malattia.
Gli agenti microbici sono modificati, privati della componente di patogenicità e si mantiene la parte
antigenica.
I vaccini sono:
- Antibatterici: antimeningococco ad esempio
- Antivirali: esempio antifluenza
- Antitossici: esempio anti-tetano
Un vaccino, una volta somministrato, presenta una efficacia che dipende da fattori legati all’ospite
e quelli legati alla vaccinazione. Per quanto riguarda quelli legati all’ospite, la cosa più importante è
l’età dell’individuo: l’età più “giovane” per fare i vaccini è dai 3 mesi di vita in su, poiché prima si ha
l’azione degli anticorpi materni. Un’altra caratteristica importante risiede nelle caratteristiche
genetiche di una persona: ci possono essere persone che hanno una risposta immediata al
patogeno ed altri con deficit genetici che non sono in grado di fare ciò. Anche l’alimentazione è una
caratteristica importante: ci sono molti nutrienti che contribuiscono al miglioramento del nostro
sistema immunitario. Si hanno poi le patologie concomitanti: se una persona è affetta e
somministra il vaccino in quel momento, esso sarà meno efficiente.
Per quanto riguarda i fattori legati alla vaccinazione, i vaccini sono classificati in base all’antigene
contenente che può essere un microrganismo ucciso, un microrganismo attenuato, anatossina,
componenti microbiche come DNA ricombinante e polipeptidi sintetici e idiotipici. Inoltre, sono
classificati in base agli adiuvanti, che sono soluzioni con il compito di aiutare il vaccino nella sua
distribuzione nell’organismo. Possono essere fosfato di alluminio, liposomi, polimeri a rilascio
controllato. Un altro aspetto da considerare è come viene somministrato il vaccino: dose, numero
di dosi, intervalli fra le dosi, vaccini associati o combinati.
I vaccini sono classificati in prima e seconda generazione. Quelli di prima generazione sono i primi
scoperti e prodotti. Essi contengono microrganismi interni inattivati o uccisi o vivi attenutati.
L’inattivazione si ha con trattamenti fisici o chimici; l’antigene non deve essere modificato. Lo
svantaggio è che, essendo non replicativo, occorre somministrare un’elevata carica antigenica.
Per quanto riguarda i microrganismi inattivati o uccisi abbiamo:
- Costituenti ottenuti per ricombinazione genetica (esempio: vaccino acellulare della
pertosse)
- Esotossine proteiche inattivate (anatossina antitetanica)
- Antigeni proteici ricombinanti (vaccino per l’epatite B)
- Antigeni costituiti da carboidrati solubili purificati (polisaccaride capsulare di S.pneumoniae)
- Coniugati a proteine di trasporto
Per i vivi attenuati: esempio del morbillo
Inoltre, se si ha l’iniezione di microrganismi uccisi, essi si degradano e quindi tenderà a
scomparire piano pianto anche la risposta immunitaria.
Ad eccezione dei vaccini di natura polisaccaridica, i vaccini inattivati richiedono somministrazioni
multiple per indurre una risposta efficace.
I vaccini attenutati presentano dei vantaggi, come il fatto che la replicazione in vivo determina
l’incremento della carica antigenica in grado di stimolare il sistema immunitario dell’ospite. Quindi
conferiscono protezione per un lungo periodo di tempo con una sola somministrazione.
Gli svantaggi invece stanno nel fatto che sono controindicati in linea di massima nelle
immunodeficienze, primitive e secondarie, neoplasie generalizzate.
Gli adiuvanti (visti prima) stimolano il sistema immunitario aumentando e potenziando la risposta
umorale e cellulo-mediata verso il vaccino attraverso 3 meccanismi:
- Effetto deposito: che consiste nella graduale e continua liberazione dell’antigene nel sito
della vaccinazione
- Mitogenicità: che consiste nell’irritazione locale (simulando effetto infiammatorio dovuto
al’infezione) e nel facilitare l’incontro dell’antigene con le cellule APC con conseguente
fagocitosi e attivazione non specifica dei linfociti
- Modulazione e aumento del tipo di risposta immunitaria indotta dall’antigene
I vaccini di seconda generazione sono preparati con l’impiego di proteine carrier o con tecniche di
ingegneria genetica e del DNA ricombinate, che comprendono:
- Anatossine modificate geneticamente
- Vaccini coniugati
- Vaccini peptidici
- Vaccini a subunità
- Vaccini a DNA
- Vaccini con vettori vivi ricombinanti (batterici o virali)
La creazione di vaccini di pertosse si usa DNA ricombinante. Il gene che codifica per la pertosse
viene mutato e reinserito nel batterio. Questo fa si che il batterio mutato produca una tossina
modificata che ha perso la tossicità ma ha conservato proprietà antigeniche.
Creazione del vaccino per la difterite: la tossina difterica è un polipeptide di 535 aa ed è costituita
da due subunità (A e B) dove la A è la componente tossica. La tossina viene mutata sostituendo la
glicina in posizione 52 con l’acido glutammico, perdendo la sua tossicità, ed il gene viene reinserito
nel batterio. La tossina ricombinante viene chiamata CRM197.
VACCINI CONIUGATI FORMATI DA POLISACCARIDI: vaccini come quella da pneumococco,
meningococco sono basati su antigeni polisaccaridici della capsula. Questi antigeni non sono
immunogeni e devono essere associati ad una molecola carrier che in questo caso è costituita
dall’anatossina difterica (CRM197) oppure dall’anatossina tetanica.
VACCINI PEPTIDICI O SINTETICI: se si è in grado di identificare nella struttura completa di una
proteina gli epitopo o determinanti antigenici di interesse immunologico si può riprodurre la
sequenza tramite sintesi chimica e realizzare un peptide di sintesi identico a quello del virus.
Questi peptidi per essere immunogeni devono comunque essere coniugati con una molecola
carrier.
PRODUZIONE DI UN VACCINO MEDIANTE INGEGNERIA GENETICA: la tecnica del DNA
ricombinante si basa sulla produzione di una proteina o più proteine di un agente infettivo senza
usare il microrganismo, mediante tecniche di ingegneria genetica che clonano (inseriscono) ed
esprimono il gene corrispondente in diversi vettori di espressione in vitro. Così si producono grandi
quantità di un’unica proteina (subunità) o di diverse proteine di un agente infettivo che possono
essere usate come vaccini a subunità. Le fasi di questa metodologia sono le seguenti: una volta
identificata la proteina di interesse immunologico di un patogeno e la sua sequenza, è possibile
isolare il gene che codifica la suddetta proteina ed inserirlo in un plasmide (plasmide ricombinante)
il quale agisce da molecola di trasferimento per l’inserimento in un vettore di espressione (il tipo di
plasmide usato dipende dal tipo di vettore). I vettori di espressione maggiormente usati sono i
batteri (E.coli), i lieviti (saccaromices cerevisiae) e i baculovirus. I batteri presentano problemi nel
glicosilare correttamente i polipeptidi prodotti, per questo motivo le proteine ottenute presentano
una minore capacità immunogenica, mentre lieviti e baculovirus possono glicosilare correttamente
le proteine.
(Vaccino a subunità per l'epatite B).
VACCINI GENETICI O A DNA NUDO: Nei vaccini genetici il gene di interesse, batterico o virale,
viene introdotto (clonato) in un plasmide batterico, il plasmide ricombinante viene amplificato in
cellule procariotiche e il DNA ricombinante viene purificato in apposite colonne cromatografiche di
affinità. Il DNA ricombinante viene usato come vaccino somministrandolo per via intramuscolare,
intradermica associato a microscopiche particelle inerti che vengono inviate ad elevata velocità
all'interno della superficie cutanea mediante l'uso di specifici strumenti o per via intradermica
associato a liposomi. L'inoculazione dei plasmidi ricombinanti in esperimenti preclinici (animali da
laboratorio) e clinici (piccoli gruppi di individui volontari) ha dimostrato la capacità delle cellule
ospiti di esprimere il gene esogeno o di evocare sia la produzione di anticorpi (immunità umorale)
che di cellule citotossiche (immunità cellulo-mediata). Attualmente sono in corso numerose
ricerche per aumentare il carattere immunogeno dei vaccini genetici attraverso il contemporaneo
inserimento , nel plasmide, assieme al gene di interesse anche di geni codificanti per specifiche
citochine e/o chemochine.
I vantaggi di questi vaccini sono:
1) Sicurezza pari a quelli a subunità
2)Scarsa attività immunogena intrinseca degli acidi nucleici
3)induzione di risposta immunitaria a lungo termine
4)Induzione di risposta immunitaria umorale e cellulare
5) Possi