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L’incertezza del calendario romano prima della riforma di Cesare ha fatto dire a Voltaire: «I
condottieri romani vincevano sempre, ma non svelano mai in quale giorno avessero vinto». Giulio
Cesare nel 46 a.C. riformò il calendario aggiungendo 90 giorni, l’anno durò 445 giorni e fu
chiamato l’anno della confusione. Riformò quindi l’anno di 365 giorni, 3 anni comuni e uno
bisestile. 10
L’anno tropico è l’intervallo di tempo, espresso in giorni-ore-minuti, che intercorre tra un equinozio
di primavera e il successivo. Gli egiziani osservano l’apparizione di Sirio, la stella più luminosa
della sfera celeste, compresero che l’anno era lungo 365 giorni e 6 ore: arrivarono a questa
conclusione quasi due millenni prima della riforma adottata da Giulio Cesare nel 45 a.C.. Giulio
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Cesare incaricò l’alessandrino Sosigene che determinò l’anno di 365 6 invece 365 5 48 46 ,
m s
11 14 più lungo del vero. Questa differenza, pur sembrano piccola, comporta uno scarto di 1
giorno ogni 128 anni!
Da sempre per l’uomo la misura del tempo è legata strettamente ad eventi astronomici, in
particolare al moto apparente del Sole ed alle fasi della Luna. Da sempre l’uomo ha cercato metodi
di misura del moto del Sole correlato con le Stagioni.
Le grandi meridiane e gli strumenti astronomici di Firenze. Firenze ha una storia unica al mondo
per quanto riguarda la presenza di meridiane monumentali. A Firenze troviamo:
lo zodiaco solstiziale del Battistero di San Giovanni (XI-XII secolo);
1. lo zodiaco solstiziale di San Miniato al Monte (1207);
2. la meridiana di Santa Maria del Fiore (1475);
3. le meridiane egli strumenti astronomici della Basilica di Santa Maria Novella (1572-1575);
4. la meridiana della Tribuna degli Uffizi (1590)
5. la meridiana di Palazzo Pitti (1696);
6. la meridiana dell’osservatorio Ximeniano (1755);
7. la meridiana della Specola (1784).
8.
Le grandi meridiane e gli strumenti astronomici di Firenze perché furono costruite?
Per motivi simbolici solare-religiosi.
1. Per calcolare l’esatta data della Pasqua.
2. Per conoscere l’esatta lunghezza dell’anno.
3. Per misurare i moti parametri astronomici, ovvero:
4. - l’inclinazione dell’asse terrestre;
- il giorno dell’equinozio di primavera;
- il giorno del solstizio d’inverno e d’estate;
- l’orbita apparente del Sole.
Per verificare l’esattezza della riforma gregoriana.
5. Per individuare il mezzodì e ripassare gli orologi meccanici.
6.
Durante il concilio di Nicea del 325 a.C. venne stabilito che la ricorrenza della Pasqua doveva
essere calcolata in base ad elementi astronomici come l’avvento dell’equinozio e la fase della
Luna: la Pasqua doveva essere celebrata la domenica seguente al primo plenilunio successivo
l’equinozio di primavera. Il problema principale per i cristiani era calcolare la Pasqua in modo
corretto. Il problema dell’inizio della primavera:
- 25 marzo nel mondo latino;
- 21 marzo nel mondo greco (scuola alessandrina).
Per un secolo la chiesa di Roma e Alessandria calcolarono due momenti della pasqua in relazione
al 21 o 25 marzo. Nel 387 Sant’Agostino si lamentava che:
- gli alessandrini avevano celebrato la Pasqua il 25 aprile;
- i romani avevano celebrato la Pasqua il 18 aprile;
- le chiese della Gallia avevano celebrato la Pasqua il 21 marzo.
Nel 1000 l’errore del calendario aveva già una differenza di circa 5 giorni e l’equinozio cadeva il 16
marzo, mentre le fasi reali della Luna anticipavano di circa 2 giorni. L’errore più clamoroso avvenne
nel 1276 quando la data della Resurrezione fu sbagliata di un mese intero. Accadde così che «gli
uomini avevano digiunato quando dovevano gioire e mangiato carne quando dovevano digiunare».
Tutto ciò scatenò l’ironia degli ebrei che accusarono i cristiani di non conoscere le più semplici
regole del cosmo creato da Dio.
Nel 1572 Danti posizionò un quadrante astronomico e nel 1574 si fissò un’armilla equinoziale sulla
facciata della basilica di Santa Maria Novella.
Il quadrante astronomico, oltre che misurare l’altezza del Sole, sono incisi quattro orologi solari sul
lato est ed altrettanti sul lato ovest:
- Luogo dell’Oriolo d’Italia, che comincia al tramontar del Sole;
- Luogo dell’Oriolo Boemico, che comincia al levar del Sole;
- Luogo dell’Oriolo Astronomico, che comincia al mezzodì; 11
- Luogo dell’Oriolo degli Oltramontani, che comincia alla mezzanotte.
Nel 1574-1575 realizzò due fori gnomonici sulla facciata della basilica di Santa Maria Novella, uno
nella pietra e uno nel rosone. La meridiana dentro la Chiesa è simile al procedimento di una
camera oscura che proietta un’immagine rovesciata e ribaltata all’interno di una scatola. All’interno
della Chiesa viene riprodotta l’immagine del Sole rovesciata e ribaltata, come in una camera
oscura.
Con la bolla inter gravissimas, firmata da Gregorio XIII, il 24 febbraio, fu stabilito che:
- il giovedì 4 ottobre 1852 seguisse il venerdì 15 ottobre;
- solamente gli anni divisibili per 4 fossero bisestili (in 400 anni ce n’erano 97 bisestili), ovvero
sarebbero stati bisestili il 1600, il 2000 e il 2400, mentre non il 1700, il 1800, il 1900, il 2100, il
2200…);
- l’anno inizia inderogabilmente il 1º gennaio.
Nel 1582 Gregorio XIII tolse 10 giorni ad ottobre perché il 4 ottobre è l’ultimo giorno dove c’è un
santo importante: San Francesco. Ci furono molte proteste, anche perché la servitù e i contadini
volevano essere pagati, ma i debitori non volevano pagare. I parroci per placare le persone che
non potevano santificare il loro santo che era sparito con quel giorno fecero notare che tutto
sarebbe tornato alla normalità il prossim’anno.
A Firenze il calendario fu adottato solo a partire dal 1º gennaio 1750.
In definitiva la storia della misura del tempo e del calendario non si è ancora conclusa poiché resta
da decidere come recuperare il giorno in più che il calendario gregoriano avrà accumulato nel
4212. Oltretutto le misure di altissima precisione di oggi, che vengono eseguite tramite l’orologio
astronomico, sono in continuo disaccordo con l’imprevedibile moto terrestre, per cui anche
l’orologio pilota deve essere ricalibrato: in sostanza, l’imperfetto moto terrestre regola la
perfezione. Spiegazioni
G. Dematteis scrive: «La conoscenza geografica appare a prima vista come la somme di tante
altre conoscenze disciplinari, ciascuna nel suo campo molto meglio definite (geomorfologia,
climatologia, demografia, urbanistica, economia…). In realtà […] la geografia non consiste nel
sommare, ma nel connettere questa varie conoscenze specialistiche, ricavandone una descrizione
ordinata, interpretativa e critica della vita umana nello spazio terrestre, che è qualcosa di più e di
diverso di una semplice giustapposizione di tante nozioni diverse». Dematteis esemplifica
ricordando che sembra banale sapere dov’è l’Afganistan ma tutt’altra cosa diventa questa nozione
se serve a “collegare tra loro in una prospettiva evolutiva altre informazioni come il rilievo, il clima,
il PIL, la religione, le caratteristiche dei Paesi confinanti, i grandi assi dei trasporti […] perché allora
ci aiuta a capire e valutare che cosa capita così lontano da noi, e che […] ci tocca poi da vicino”.
Altro esempio, gli oggetti che sembrano pertinenti soltanto ad un certo campo, come quello delle
scienze sociali, quali lo Stato, le imprese, la comunità locale non hanno “una definizione né una
trattazione soddisfacente” se non riconoscono di avere legami con un territorio. Questi oggetti
dunque hanno una geografia, “senza la quale non riusciamo a spiegarci le [loro] diverse forme, né i
[loro] caratteri contingenti, che sono poi quelli che, al di là di tutte le astrazioni, fanno storia”.
Dunque la geografia si sviluppa e ruota attorno alla “capacità di capire connettendo e ordinando i
fatti nello spazio a diverse scale”. Ebbene, in qualche modo secondo Dematteis la gente lo intuisce
perché c’è riscontro di una “forte opinione pubblica” a favore del suo insegnamento come
fondamentale. Magari non sanno perché, non sanno “collocare la geografia con un suo oggetto e
un suo metodo, nella costellazione dei saperi”, ma sono convinti della sua importanza.
La conoscenza del mondo attuale e dei suoi problemi è una necessità imprescindibile. La
diffusione di fenomeni come la velocizzazione e l’incremento delle comunicazioni, la
mondializzazione della politica e dell’economia, la presenza sempre più rilevante di culture “altre”
nella nostra vita quotidiana, la diffusione della cultura ambientalista, il problema demografico,
l’incremento dell’urbanizzazione e la fortissima crescita del turismo sono aspetti qualificati dalla
contemporaneità e richiedono capacità di letture specifiche.
In geografia, per lo più, quando si parla di ambiente si fa riferimento all’ambiente fisico, cioè
l’insieme delle condizioni fisiche di un territorio, ovvero la risultante della geologia, della
geomorfologia e dall’interazione degli elementi fondamentali come la terra, l’acqua, l’atmosfera,
della vita vegetale e animale. Ma talora la portata del termine è estesa ai fatti umani: in tal caso 12
l’ambiente è l’insieme delle condizioni fisiche e di quelle prodotte dall’uomo e allora non siamo
lontani dal concetto di territorio. L’ambiente è la somma complessiva delle condizioni che
letteralmente circolano gli esseri umani sulla superficie terrestre e influisce, in un modo o nell’altro,
sulla loro vita, attraverso i bisogni materiali ma anche almeno in parte, spirituali. Il concetto è
chiaro nei corrispondenti francese milieu, in inglese environment e in tedesco umwelt. In italiano il
termine è usato con una grande ampiezza di sfumature, ad esempio l’ambiente politico, sociale,
economico, storico…. Nelle discipline naturalistiche è meglio determinato: una specie vegetale o
animale il proprio ambiente costituito da un insieme complesso di condizioni fisiche terrestri e di
condizioni biologiche. Fra ogni individuo vivente e ciò che lo circonda esistono complessi rapporti
funzionali, diretti e indiretti. Lo studio di tali rapporti costituisce l’ecologia, intesa in senso
scientifico, e non restrittivo, cioè quello che indica soprattutto l’incidenza negativa dell’azione
umana sul mondo fisico e biolog