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COSA SUCCEDE SE LA PRESSIONE ARTERIOSA DIMINUISCE?
Quando la pressione arteriosa cala, come quando si cambia postura rapidamente, i
barocettori diminuiscano la loro attività e decresce la loro frequenza di scarica. Al
nucleo del tratto solitario arriva l’informazione di una diminuzione della pressione
arteriosa che viene compensata attraverso un aumento dell’attività del simpatico
e una riduzione dell’attività del parasimpatico. Tutto quello che avviene quando
la pressione aumenta ora procede al contrario.
Il simpatico opera tramite un maggiore rilascio di noradrenalina postgangliare che
agisce su recettori adrenergici; beta adrenergici a livello cardiaco ,alfa
adrenergici a livello arteriolare. L’aumento dell’attività simpatica promuove a livello
arteriolare vasocostrizione (quindi l’aumento delle resistenze periferiche), a livello
del miocardio contrattile ventricolare l’aumento della forza della contrazione , della
gittata cardiaca e della pressione arteriosa, e a livello del nodo senoatriale l’ aumento
della frequenza di scarica di potenziali d’azione e quindi della frequenza cardiaca.
I barocettori, non sono localizzati solo nelle carotidi e nell’aorta.
Esistono barocettori detti a bassa pressione a livello cardiopolmonare : sono
situati a livello degli atri, dei ventricoli e dei vasi polmonari, dove ci sono bassi
valori pressori. Questi barocettori sono sensibili allo stiramento delle pareti degli atri,
dei ventricoli e dell’arteria polmonare. La distensione di queste strutture avviene in
seguito ad una variazione di volemia e non di pressione.
Pertanto i suddetti barocettori non sono direttamente sensibili alla variazione della
pressione arteriosa, ma alla variazione del volume ematico.
Il volume ematico è uno dei fattori da cui dipende il ritorno venoso. Il ritorno venoso
va a determinare il riempimento diastolico ventricolare da cui dipende la gittata
cardiaca e quindi la pressione arteriosa.
L’effetto finale dei barocettori cardiopolmonari è quello di andare a contrastare le
variazioni di pressione arteriosa che sono dipendenti dalla variazione della volemia
ematica. In condizioni basali i suddetti recettori hanno sempre un’attività di scarica
che attraverso le afferenze vagali raggiunge il tronco dell’encefalo. In seguito a
un aumento della volemia aumenta la frequenza di scarica che porta il nucleo del
tratto solitario ad andare ad inibire l’attività simpatica e stimolare l’attività
parasimpatica. Se invece abbiamo una riduzione della volemia succederà il contrario,
cioè aumenta l’attività simpatica e si riduce quella parasimpatica.
Oltre ai barocettori esistono altri tipi di recettori sensitivi che intervengono nella
regolazione a breve termine della pressione secondo un meccanismo a feedback.
Chemocettori
I chemocettori sono capaci di regolare le variazione della pressione arteriosa ma sono
più importanti per quanto riguarda il controllo della respirazione. Essi sono sono
localizzati sia a livello periferico che centrale.
A livello periferico si trovano in corrispondenza dei GLOMI AORTICI E CAROTIDEI;
un glomo è una massa di cellule sensoriali. I chemocettori che formano i glomi
rispondono a variazioni delle pressioni parziali di ossigeno e anidride carbonica
e a variazioni del pH del sangue arterioso; sono capaci di inviare segnali al nucleo
del tratto solitario che va a regolare l’attività simpatica e parasimpatica destinata
al controllo cardiovascolare.
I chemocettori centrali sono situati nel parenchima del tronco encefalico; sono
sensibili anche’essi a variazioni del pH e inviano segnali al nucleo del tratto solitario.
Un aumento dell’attività dei chemocettori periferici può essere dovuta ad
abbassamenti delle pressioni parziali di ossigeno o del pH, quindi ad aumenti della
pressione parziale di anidride carbonica o alla riduzione del flusso ematico a livello dei
glomi. Invece un aumento dell’attività di quelli centrali può essere dovuta a una
diminuzione del pH nel parenchima cerebrale che è una conseguenza dell’aumento
della pressione parziale dell’anidride carbonica.
In generale un aumento dell’attività di entrambi i tipi di chemocettori va a determinare
una vasocostrizione, cioè un aumento delle resistenze periferiche e quindi un
incremento della pressione arteriosa. Ricordiamo che ciò è proporzionale all’aumento
dell’attività simpatica
Sembra che l’attivazione dei chemiocettori sia un meccanismo di difesa: l’aumento
di scarica dei chemocettori porta a un aumento della pressione di perfusione ematica
che andrebbe a migliorare gli scambi gassosi tissutali che sono stati compromessi
dalla variazione della pressione parziale di ossigeno e di anidride carbonica; questo fa
sì che le concentrazioni di ossigeno e anidride carbonica vengano ripristinate ai livelli
fisiologici. È stato perciò ipotizzato che la finalità di un chemocettore è quella di
variare la pressione arteriosa per conservare un’adeguata perfusione ematica nei
tessuti (cioè un adeguato rifornimento di ossigeno ad essi).
Nocicettori
Sono in grado di modificare la pressione arteriosa ma non con lo scopo di mantenere il
suo valore costante. I nocicettori sono recettori sensoriali che ricevono e trasmettono
lo stimolo dolorifico. Possono con la loro variazione di attività andare ad agire in via
riflessa sulla pressione arteriosa secondo due modalità che dipendono dalla
localizzazione nocicettoriale .
Esistono due tipi di nocicettori situati in zone anatomicamente diverse: nocicettori
che rilevano stimoli dolorifici superficiali (in quanto localizzati in punti superficiali del
nostro organismo) e nocicettori profondi (quelli che sono localizzati in strutture
come le articolazioni o i visceri). L’effetto sulla pressione varia a seconda dei quali
vengono attivati. L’attivazione dei nocicettori superficiali va a determinare, attraverso
specifiche afferenze sensoriali che raggiungono il tronco encefalico, un aumento
dell’attività simpatica e una riduzione di quella parasimpatica (quindi un aumento della
pressione arteriosa a causa di aumentata frequenza e gittata cardiaca). Quando
invece vengono attivati i nocicettori profondi (in seguito ad esempio a fratture ossee,
spasmi della muscolatura liscia addominale, traumi delle articolazioni) l’azione è
opposta, cioè abbiamo un aumento dell’attività parasimpatica e una diminuzione di
quella simpatica, che porta a un abbassamento della pressione arteriosa. Ecco perché
un forte dolore profondo può portare ad un’eccessiva attività del parasimpatico che
provoca perdita di coscienza.
-Regolamentazione comportamentale (o allostatica):
Tale regolazione è necessaria per adeguare in tempi rapidi, la pressione e altri
parametri dell’attività cardiovascolare alle necessità del momento (condizioni di
allarme, rilassamento, attività fisica o riposo, stati emozionali).
Come opera tale regolazione? Anch’essa coinvolge il riflesso barocettivo ed è
attuata principalmente attraverso l’attività controllata dalle vie discendenti
telencefaliche e diencefaliche; entrano in gioco dei centri d’ integrazione
superiori che vengono attivati da tali vie e proiettano a livello troncoencefalico nel
nucleo del tratto solitario, il quale controlla il riflesso barocettivo deputato alla
regolazione della pressione arteriosa (il nucleo del tratto solitario integra il riflesso
barocettivo, ed è lui che riceve le vie discendenti telencefaliche e diencefaliche che si
attivano in occasione della situazione che deve essere affrontata).
REGOLAZIONE A LUNGO TERMINE
Tale regolazione può essere riassunta nel concetto di diuresi da pressione.
E’ il risultato finale dell’insieme di funzioni che determinano il bilancio tra
pressione,volemia e diuresi. Questa regolazione coinvolge tutti i fattori che hanno
un ruolo predominante nel bilancio idrosalino. I più importanti fattori/sistemi di
regolazione sono: sistema renina-angiotensina-aldosterone , sistema
dell’antidiuretico (vasopressina) e dei peptidi natriuretici.
Nel sistema renina-angiotensina-aldosterone è coinvolto l’apparato
iuxtaglomerulare localizzato a livello del nefrone. Esso è una struttura composta da
una parte renale e da una parte vascolare. La parte renale costituisce il tubulo
controrno distale,costituito dalle cellule della macula densa; la parte vascolare
costituisce l’arteriola afferente del glomerulo composta da cellule granulari.
L’apparato iuxtaglomerulare rileva le variazioni pressorie e della concentrazione di
sodio. Una diminuzione della pressione arteriosa porta a un aumento del rilascio di
renina da parte delle cellule granulari dell’arteriola. La renina è un enzima proteolitico
rilasciato nel sangue che va ad agire su una proteina plasmatica detta
angiotensinogeno. L’angiotensinogeno viene trasformato in angiotensina I ;essa
grazie ad un enzima detto ACE, si trasforma in angiotensina II. L’angiotensina II è
un ormone con potente azione vasocostrittrice a livello arteriolare che determina un
aumento della restistenza periferica e di conseguenza di pressione arteriosa.
L’angiotensina II è anche capace di portare ad un aumento del rilascio di aldosterone
da parte della corticale del surrene. L’aldosterone è un ormone che va ad agire a
livello del tubulo contorno distale determinando un riassorbimento di sodio. Il
sodio dal lume del tubulo torna nel sangue.
Se il sodio viene riassorbito, viene riassorbita per osmosi anche l’acqua.
Questo meccanismo ha un in un certo qual senso un effetto antidiuretico che porta
ad un aumento della volemia; se aumenta la volemia aumenta di conseguenza la
pressione.
L’angiotensina II è anche in grado di stimolare la secrezione dell’ormone
antidiuretico (vasopressina) da parte della neuroipofisi. Il rilascio della
vasopressina avviene in seguito alla diminuzione della pressione ,della volemia e
dell’aumento dell’osmoralità. L’ormone antidiuretico provoca la riduzione della quantità
di acqua nelle urine. Ciò avviene grazie all’aumento del riassorbimento di acqua
da parte dei dotti collettori. Le conseguenze di questo fenomeno sono un aumento
di volemia e pressione.
Il peptide natriuretico è un ormore peptidico prodotto a livello delle fibrocellule
atriali e ventricolari del cuore. Esso viene rilasciato quando aumenta la volemia,
cioè quando più volume di sangue arriva all’atrio. Il peptide natriuretico ha effetti
opposti rispetto ad aldosterone e vasopressina. Esso è capace di favorire la diuresi e
quindi inibire