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RELATIVISMO

Il relativismo sostiene che ogni cultura abbia pari dignità perché si oppone all'etnocentrismo e non ritiene che la cultura di un gruppo sia migliore di quella di un altro gruppo. Si divide in relativismo epistemologico, per cui non esistono criteri di razionalità assoluta nell'approccio alle diverse culture, e relativismo etico, secondo il quale non esiste una morale unica ma ogni popolo ha la propria.

Tuttavia, portando agli estremi il relativismo, si sostiene che non esista una moralità superiore, internazionale o universale e che le regole morali ed etiche di tutte le culture meritano rispetto. Questo significa che la Germania nazista sarebbe valutata allo stesso modo di uno stato democratico e tollerante, senza alcun giudizio morale.

Per risolvere questo problema, è necessario distinguere tra relativismo morale e metodologico. Il relativismo non è una posizione morale, ma un metodo secondo il quale per comprendere una cultura è necessario capire in che modo le persone che ne fanno parte la vivono e la interpretano.

la vedono.De Martino ha opposto al relativismo e all'etnocentrismo il concetto di etnocentrismosecondo cui il giudizio che l'Occidente dà alle culture non occidentali sarà sempre etnocentrico. Quindi l'Occidente è il punto di riferimento e l'unità di misuranello studio della differenza culturali. RITI: il termine rito è usato per indicare le procedure formali, gli atti di osservanza religiosa e le cerimonie di un culto; ma in senso più ampio indica qualsiasi comportamento o attività formalizzata che si svolge secondo regole ben precise dettate dalla società. Queste attività e comportamenti hanno un carattere particolare che li distingue dall'attività di tutti i giorni, anche se i confini tra ciò che è rito e ciò che non lo è sono incerti. Inoltre, queste attività possono essere private e individuali, oppure sociali e pubbliche. Etimologicamente iltermine rito deriva probabilmente dal sanscrito RTA che significa 'ripetizione, ordine', concetto fondamentale nella religione vedica e indica quell'ordine che sia un gruppo do uomini che l'individuo deve seguire.

Forma del rito: il rito è una forma speciale di azione sotto tre punti di vista:

  1. i rituali sono un insieme di comportamenti individuali o collettivi, che hanno maggiore o minore grado di codificazione e hanno un supporto corporeo (che sia verbale, gestuale o di postura).
  2. è fortemente stereotipato
  3. è performativo

Ci sono vari tipi di rito:

  1. l'obiettivo è quello di garantire il successo di un'operazione da cui dipende la sopravvivenza dell'uomo.
  2. riti propiziatori: dipende la sopravvivenza dell'uomo.
  3. riti politici: sia il regime fascista che nazista si basavano sul potere simbolico. Anche in Cina durante la dinastia Tang molte risorse economiche ed energie intellettuali venivano spese in rituali di stato, che servivano a rappresentare il legame
con il passato e la continuità nel tempo.
  1. Riti di passaggio: sono le cerimonie che segnano il passaggio da una fase della vita all'altra, da una condizione sociale all'altra. Secondo Van Gennep vi è una categoria che comprende tutti i riti che riguardano le varie fasi del ciclo della vita dell'uomo, i riti dell'ospitalità, i riti legati alle stagioni e alle fasi del calendario. Nonostante le differenze, tutti questi riti si svolgono seguendo tre fasi:
    • Nella prima fase avviene l'allontanamento dallo status sociale precedente.
    • Nella seconda fase c'è una fase di passaggio.
    • Nella terza e ultima fase c'è l'ingresso al nuovo status sociale e si completa la transazione.
  2. La disciplina che per prima si è occupata dei riti è l'antropologia e si è interessata ai riti nell'ambito dello studio della religione comparata, dell'origine e sviluppo delle forme religiose, e il rapporto tra

Credenza e azione. La tesi per cui i comportamenti religiosi derivano da idee e concetti preesistenti venne messa in discussione da Smith che riteneva, invece, che i comportamenti religiosi derivino da azioni e esperienze.

Molti antropologi si sono occupati di interpretare il simbolismo rituale perché ritengono che un significato simbolico possa spiegare azioni prive di una motivazione pratica. Non esiste un confine tra un'azione pratica e una simbolica perché anche un'azione pratica semplice come quella del mangiare il pane può assumere una valenza simbolica. Leach ritiene che la dimensione simbolica è ciò che caratterizza il rito come tale.

Ma l'interpretazione del rito non è semplice perché spesso a una stessa azione vengono attribuiti significati diversi, spesso gli uomini non conoscono il significato del rito che praticano, alcuni compiono il rito perché seguono la tradizione e non possono

pensano che abbia un significato particolare, molti tengono nascosto il significato del rito e non lo rivelano. Al pari delle usanze, i riti stabiliscono che cosa l'uomo deve o non deve fare e l'assenza del rito è giustificata dalla tradizione. Di conseguenza i riti si presentano come contraddittori perché da un lato affermano di essere privi di significato e di essere osservati in modo meccanico, dall'altro lato sono pieni di significato nascosti. È il processo attraverso cui un'azione o una serie di azioni diventano fisse e assumono il carattere di atto rituale. Fu Huxley a coniare questo termine studiando i rituali di corteggiamento e di formazione di coppie degli uccelli. È un processo attraverso cui un comportamento viene modificato per aumentarne la sua capacità comunicativa. Può essere applicato agli uomini in due modi:

Assumere un nuovo significato. Processo attraverso cui un'azione viene riconosciuta come rito ed è proprio ciò che contraddistingue un comportamento rituale.

I riti si modificano nel tempo sotto l'influenza dei processi ed eventi storici (ad esempio i riti dei sacrifici animali del popolo ebraico). I riti possono essere considerati un mezzo per trasmettere idee ed esperienze ai membri di una comunità. Partecipando a un rito i membri di una società apprendono valori e conoscenze importanti per la comunità. Molti riti possono essere paragonati a una rappresentazione teatrale perché entrambi mirano a influire sia emotivamente che intellettualmente sugli spettatori.

La conoscenza simbolica usa dei simboli per dare un senso a se stessa. Si può dividere in tre fasi: il pane è sottratto dalla sua storia abituale ed è inserito in un'altra storia, così si passa alla seconda destorificazione:

fase.2) trasmutazione in forma: al pane viene associato un nuovo significato (corpo di Cristo).

3) identificazione: mangiando il pane (corpo di Cristo) lo inserisco dentro di me e mi identifico in esso.

EFFICACIA SIMBOLICA: il concetto di efficacia simbolica è stato introdotto da Levi in uno studio realizzato nel 1949. In questo saggio l'autore analizza un rituale sciamanico praticato dalla popolazione dei Cuna in Panama per la buona riuscita di un parto difficile. Il canto riguarda un mito in cui Muu, la divinità responsabile della formazione del feto e della nascita, si è impadronita di un Purba, il doppio spirituale della partoriente. Il canto ne descrive la difficile ricerca del Purba ripercorrendo uno schema classico: ci si ammala perché si perde il doppio spirituale, allora lo sciamano compie un viaggio nel mondo soprannaturale per ritrovarlo. Il viaggio mitico si svolge all'interno del corpo della malata. Al suo interno c'è un

mondo soprannaturale popolato di feroci che rappresentano le doglie. Il canto racconta un'esperienza reale dove animali il mito si limita a sostituire i protagonisti. La cura consiste nel rendere accettabile alla mente i dolori che il corpo si rifiuta di accettare. Quindi si parla di efficacia simbolica quando un rito, fatto di simboli, riduce il dolore fisico agendo sul piano mentale e immaginario. La cura dello sciamano è paragonata alla cura psicoanalitica perché eliminati dall'abreazione. Entrambe rendono coscienti conflitti e resistenze inconsce, Lo sciamano attraverso le parole e lo psicanalista con il silenzio entrano in contatto diretto con la coscienza e in contatto indiretto con l'inconscio del malato. In questo modo il malato ricostruisce un mito che deve rivivere un'esperienza originaria non formulata (un trauma). PRESENZA: De Martino ha definito la presenza la capacità di conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie perrispondere in modo adeguato a una determinata situazione storica. Dunque la presenza significa esserci (ovvero il da-sein di Heidegger) indica l'essere persone dotate di senso in un contesto dotato di senso. Per esserci abbiamo bisogno di due mappe dentro di noi: la mappa dei luoghi e la mappa dei sentimenti. Si parla di presenza malata nel caso in cui la presenza ha subito un danno e la nostra capacità di valutare il mondo risulta vulnerabile. La presenza che ha subito un danno resta incapace di un autentico presente ed è esposta al rischio di patire il ritorno di ciò che è passato male. Il momento in cui l'uomo è più esposto alla crisi della presenza sono le catastrofi naturali, la morte di una persona cara, le malattie mentali. Di fronte a queste situazioni l'uomo sperimenta un'incertezza, una crisi radicale del suo essere storico e si scopre incapace di agire. MONDI: noi siamo vivi in molti mondi ein ognuno di essi siamo presenti con un telos, ovvero un obiettivo, e con una memoria. Essere presenti in questi mondi significa avere la capacità di poter dare continue interpretazioni e risposte alle varie esigenze e domande che la vita ci propone. De Martino ritiene che non è possibile essere senza sapere chi siamo e allo stesso tempo, per avere coscienza di sé, occorre cogliersi in un sistema di riferimenti che danno domesticità al nostro vivere nel mondo. CULTURA: esistono due diversi significati del termine cultura. La prima è una concezione classica e tradizionale e riguarda il grado di conoscenza relativo a una determinata disciplina, la seconda è una concezione moderna e scientifica e riguarda un sapere che riguarda i membri di un gruppo sociale. In entrambi i casi, il termine cultura deriva dal verbo latino colerei, ovvero coltivare, abitare, ornare (un corpo) e venerare (una divinità). In latino, il termine cultura indica sia
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
10 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lisag1996 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etnologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università della Calabria o del prof Librandi Fulvio.