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Teorie economiche

Dal XVII secolo l’economia è definita come scienza della acquisizione delle ricchezze.

1° economista classico Adamo Smith: l’economia è la scienza che studia l’impiego del lavoro per rendere massima la ricchezza delle nazioni.

David Ricardo: l’economia è la scienza che determina le leggi che regolano la distribuzione del prodotto complessivo. Ricardo distingue 3 classi partecipi alla distribuzione del prodotto: Proprietari, capitalisti e lavoratori.

Prima: l’economia era una scienza tendente ad arricchire sia il popolo che il sovrano.

Dopo: l’economia studia la distribuzione del reddito.

Karl Marx: ogni lavoratore deve essere retribuito per il contributo che dà alla società. Infatti la distribuzione della ricchezza non può basarsi sulla estraneazione del lavoratore dalla ricchezza da lui prodotta con il suo lavoro.

Stuart Mill: l’economia perde il carattere di scienza per assumere il significato di tecnica.

Equilibrio economico: formulata a metà 800’. La condizione in cui il beneficio del singolo non va a discapito degli altri.

XX secolo: la scienza economica è definita come scienza delle scelte proprio per la scelta delle risorse da usare o sfruttare, in base ad obiettivi e benefici.

Estimo: è la parte della scienza economica definibile come l’insieme dei principi logici e metodologici che consentono la formulazione del giudizio di stima del valore dei beni economici, espresso in moneta.

I bisogni, l'utilità e i beni economici

I bisogni sono le necessità, le esigenze e i desideri dei singoli uomini soddisfatti attraverso mezzi esterni all’uomo (i beni economici).

Un bene per essere economico deve essere: utile, limitato e accessibile.

Quindi un bene diventa economico quando subisce una trasformazione fisica, temporale e spaziale.

L’utilità è il tramite tra bisogni e beni economici. È l’attitudine reale o presunta che alcuni beni hanno di soddisfare i bisogni.

I beni economici possono essere:

  • Di Consumo soddisfano immediatamente i bisogni umani e possono essere ad utilità semplice (1 prestazione) o ad utilità ripetuta (più prestazioni).
  • Strumentali sono utilizzati congiunti ad altri beni ed attraverso la loro trasformazione portano alla realizzazione di altri beni.
  • Indipenenti; il loro uso soddisfa un particolare bisogno.
  • Complementari; utilità complessiva > utilità singoli beni
  • Mobili: trasferibili
  • Immobii: non trasferibili

Ipotizzando

Se si divide il bene in parti uguali:

  • Utilità iniziale: il grado di soddisfazione del bisogno assicurato dalla prima dose;
  • Utilità marginale: il grado di soddisfazione del bisogno assicurato dall'ultima dose;

Utilità iniziale > utilità marginale

Utilità totale del bene è rappresentata dal grado di soddisfazione del bisogno

Utilità marginale decrescente è rappresentata da una singola dose nella quale è stata divisa la quantità del bene.

La produzione e i fattori produttivi

Si definiscono fattori della produzione i beni e servizi che concorrono al processo produttivo e che in esso vengono trasformati. L'imprenditore è il soggetto che svolge l'attività produttiva e che quindi realizza il prodotto che viene messo nel mercato per soddisfare i bisogni. I beni economici materiali prodotti dall’uomo e destinati alla produzione di altri beni costituiscono il capitale. Il capitale fisso (terreni e fabbricati) può compiere una serie di atti di produzione, logorandosi gradatamente nel ciclo produttivo; il capitale circolante (materie prime) si trasforma e si consuma interamente in ciascun atto di produzione. Il capitale fisso si compone di fabbricati mentre quello circolante è costituito da materie prime.

Il capitale, la terra e il lavoro sono i fattori di produzione originari e irriducibili. Quelli specifici (suolo e materiali) offrono la possibilità di controllare la quantità e qualità del processo di produzione. Sottintesi (agenti atmosferici) non offrono la possibilità di controllare le quantità dei fattori produttivi. Variabili se la quantità del prodotto varia al variare delle quantità dei fattori. Fissi la quantità non varia.

Si definiscono coefficienti di produzione le quantità di ciascun fattore necessarie per produrre una unità di prodotto.

I fattori produttivi si definiscono come congiunti se il coefficiente di produzione di uno di essi dipende dalle caratteristiche tecniche degli altri. I fattori produttivi disgiunti sono indipendenti. I fattori produttivi sono complementari quando la diminuzione di uno dei coefficienti può essere compensata dall'aumento dell'altro.

Prezzo

Essendo stabilito dall'incontro tra domanda e offerta devo considerare anche la relazione della quantità di beni immessi nel mercato:

  • se vengono prodotti pochi beni il prezzo sale
  • se vengono prodotti tanti beni il prezzo scende

quando ci sono pochi venditori di un determinato bene e tanti acquirenti, il prezzo è stabilito a piacere.

Le forme tipiche sono la concorrenza perfetta, il monopolio e le forme miste

La concorrenza perfetta

è caratterizzata da:

  • libertà degli operatori, produttori e consumatori di produrre, di vendere e acquistare qualunque quantità di beni con perfetta conoscenza del mercato.
  • La produzione, l’offerta e la domanda sono in quantità tali da non consentire a nessun operatore di influenzare con il suo comportamento il prezzo di mercato.
  • In regime di mercato perfettamente concorrenziale vale la legge di indifferenza, o legge di Jevons, per la quale nel medesimo mercato non possono coesistere prezzi diversi per ciascuna unità di prodotto.

Il monopolio

è caratterizzato da:

  • Unicità dell’offerta di un bene e molteplicità della domanda.
  • Quantità limitata della quantità di beni e servizi offerta dal monopolis
  • Irreprudicibilità dei beni e servizi offerti dal monopolista per ragioni naturali e per cause economiche generali.
  • Prezzo del prodotto imposto dal monopolista.

QUANDO CI SONO POCHI VENDITORI DI UN DETERMINATO BENE E TANTI ACQUIRENTI IL PREZZO E’ STABILITO A PIACERE E SI METTONO IN PRODUZIONE POCHI BENI NEL MERCATO PER FAR ALZARE IL PREZZO.

FACILITATO DAL MONOPOLIO DOVUTO AD UNA NON EQUILIBRATA CONOSCENZA DEI DATI RELATIVI AL BENE

PRINCIPI DELL’ESTIMO

Nel momento in cui si esprime un giudizio di stima, si assume un rapporto tra i prezzi nel mercato e il valore attribuito al bene. Ma per poter esprimere un giudizio di valore, bisogna capire il mercato e lo scopo della stima. Questo perché ad un bene economico è possibile dargli valori diversi.

IL 1 PRINCIPIO DELL’ESTIMO DICE:

  1. IL VALORE DIPENDE DALLO SCOPO DELLA STIMA, cioè il valore è in relazione con le caratteristiche economiche del bene. “stimo oggi un valore che avrà nel futuro la più alta probabilità in un prezzo nel momento dello scambio sul mercato. La stima è una previsione relativa ad una trasformazione futura”
  2. LA PREVISIONE, È IL CARATTERE IMMINENTE DEL GIUDIZIO DI STIMA, perché viene espresso il valore riferibile ad un determinato bene che potrà trasformarsi in prezzi.
  3. IL PREZZO È IL FONDAMENTO DEL GIUDIZIO DI STIMA, Per poter esprimere il valore di un bene mi devo basare su prezzi dei beni analoghi e faccio una comparazione.
  4. IL METODO DELL’ESTIMO È UNICO E BASATO ESCLUSIVAMENTE SULLA COMPARAZIONE, se non fosse possibile trovare beni analoghi non posso fare la stima perché il mercato non è ottimo
  5. IL GIUDIZIO DI STIMA È OGGETTIVO È GENERALMENTE VALIDO PERCHÉ SI BASA SUL PRINCIPIO DELL’ORDINARIETÀ, ci si deve basare sui fenomeni più frequenti sul mercato.

Giudizio di stima ≠ Giudizio di convenienza

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
40 pagine
14 download
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/22 Estimo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Virgi 95 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estimo e aspetti tecnico-economici nella gestione del cantiere e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Guarini Maria Rosaria.