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IDEALISMO E ROMANTICISMO

Il nascente Idealismo jenese, nel passaggio fra ‘700 e ‘800, viene a intersecarsi in modo originale

con le istanze del primo Romanticismo, che trovano espressione soprattutto sulla rivista dei fratelli

Schlegel: Atheneum. In particolare saranno decisive per lo sviluppo della filosofia di Novalis,

Hölderlin e Schlegel alcune tematiche della filosofia di Fichte, quali la dialettica Io-Non Io e quella

relativa al ruolo creativo dell’immaginazione e del genio, che essi cercano di reinterpretare.

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Nel passaggio tra ‘700 e ‘800 ci sono Critica della ragion pratica, che rappresenta il tentativo di

Kant di inserirsi all’interno della razionalità, e la Critica del giudizio.

Natura e idea non possono essere divisi senza distruggere sia la dim. della vita che quella dell’arte

Goethe e i romantici mettono in evidenza le fratture che il pensiero kantiano ci lascia piuttosto che

le riconciliazioni.

Per Fichte, filosofo idealista, la natura non è un problema filosofico e non riflette sulla dim. estetica

poiché non la considera veritativa: ciò nonostante, i romantici avvertono in lui la prima

riconciliazione tra fenomeno e noumeno.

I romantici rileggono Kant tramite la prospettiva dell’idealismo di Fichte traducendolo con un

linguaggio estetico romantico.

Intuizione intellettuale #Kant non ammette che l’intuizione non sia sensibile (spazio e tempo sono

la dim. aprioristica del soggetto). I romantici dicono che l’intuizione non è solo sensibile ma anche

intellettuale, stravolgendo così l’impianto kantiano.

E’ il pensiero quando produce un oggetto secondo Schlegel.

L’idealista fa qualcosa in più, dicendo che la conoscenza è una produzione del soggetto secondo

Fichte l’oggetto è creato dal soggetto tramite l’intuizione intellettuale.

La capacità di pensare un’arte moderna si fonda sulla facoltà intuitiva del soggetto di creare

l’oggetto per i romantici.

Riflessione #per Kant la riflessione è la riflessione sulla forma di un oggetto senza volontà di

identificare uno scopo, un fine morale-conoscitivo

I romantici potenziano questo termine: la riflessione è il pensiero che produce la sua forma, cioè è la

forma che l’intelletto assume nelle sue operazioni.

La riflessione trasforma ogni oggetto di precedenti riflessioni in oggetto di riflessioni successive.

La riflessione romantica è un procedimento infinito attraverso cui l’essenza pensante conosce sé

stessa, riflette sulla sua forma ciò è quello che il Novalis chiama “romantizzazione”: il pensiero

conosce sé stesso: “Tutto ciò che si può pensare pensa a sua volta a sé stesso”

La natura è un organismo, non un meccanismo.

Critica l’opera d’arte può essere considerata solo in relazione alla sua dimensione di criticabilità.

E’ quel momento in cui l’opera d’arte continua a riflettere su sé stessa e la sua forma.

• L’arte ha una dimensione filosofica, è il contesto che rappresenta l’infinitezza del soggetto

pensante.

• L’arte prediletta dei romantici è il romanzo, forma d’arte criticabile per eccellenza,

emblema della capacità che il soggetto ha di una formazione infinita, continua a creare sé

stessa.

> Vedo nell’antichità me stesso, quelle forme da cui sono derivato io

 per questo è importante guardare all’antico.

Il mito è l’ambito del pensiero che racconta i principi originali e i temi sui quali si fonda la nostra

umanità. L’antichità è l’unica che ci permette di costruire il nostro futuro.

Bisogna riconoscere l’autonomia dell’arte antica e non scimmiottarla, riproporla e vedere in

un’ottica di continuità l’arte moderna di oggi.

Successione metamorfica che ha un inizio e una fine che non possiamo vedere.

E’ possibile una morte dell’arte?

Hegel ha teorizzato la morte dell’arte da una prospettiva particolare.

I romantici pensano invece alla possibilità di una Nuova mitologia permette di spiegare cos’è la

modernità, problema ermeneutico fondamentale della modernità, in essa si fonda la possibilità

stessa della riflessione.

Herder, contemporaneo di Kant, è il primo (verso il 1760) a porre l’accento sulla necessità di

recuperare, riabilitare il mito. In uno scritto ‘Sul nuovo utilizzo della mitologia’ critica

l’illuminismo e quella concezione del mito come irrazionale (in senso negativo). Riconosce la

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centralità della facoltà dell’immaginazione, pienamente legittimata a indagare le forme della

bellezza sensibile.

Il mito ci parla attraverso immagini che noi possiamo vedere. L’immaginazione è legittimata a

estendere le facoltà conoscitive. “Quando ho di fronte a me figure mitologiche non le uso per la

verità ma per la loro qualità poetica.” Le immagini del mito estendono le facoltà conoscitive,

ragion per cui noi uomini moderni dobbiamo fare lo stesso che hanno fatto gli antichi usando la

nostra immaginazione e creare una nuova mitologia, che non è solo allegoria ma ha un valore

religioso: così era nell’antichità, così deve tornare ad essere oggi. Viene citato Pindaro (colui che

scrive le odi celebrative degli eroi): “la sua mitologia è storia della patria, dell’eroe celebrato, il

suo canto è sacro, secolare, degno di essere custodito nel tempio del dio. Dobbiamo imparare dai

greci, noi uomini moderni, a procurarci un tale patrimonio di ricchezze di immagini. Vogliamo

studiare Omero e Platone per diventare noi stessi inventori.”

Anche nell’antichità, dice Herder, ogni poeta era portato a rimodellare il mito l’uomo moderno

deve avere questo spirito, per costruire qualcosa di nuovo.

L’immaginazione è la facoltà creativa per eccellenza e su di essa va fondata la capacità

mitopoietica.

L’uomo è tale in quanto cerca di dare ordine al caos, dando una figura all’unità, rappresentandola.

Senza la finzione della poesia noi non potremmo esistere, infatti in quella finzione l’uomo trova la

felicità attraverso la finzione della poesia può produrre qualcosa che abbia un senso: capacità di

trascendere la realtà dell’uomo.

Noi possediamo un frammento dell’opera “Il più antico programma sistematico dell’idealismo

tedesco” attribuibile forse a Hegel, Schelling e Hölderlin.

Essi teorizzano la necessità di una nuova mitologia. Riconoscono che la loro idea è audace ma è

necessario possedere una nuova mitologia e che lo sia della ragione, che rappresenti la primarietà

della dim. etica poiché la filosofia nasce da un’azione libera.

La filosofia è un atto di continua autorappresentazione del soggetto come essere libero filosofia

come atto riflessivo, cioè un continuo auto-porsi del soggetto che supera sé stesso. L’opera d’arte

come nuova mitologia è un prodotto libero dell’io.

Il mito è sensibilità, ci parla attraverso le immagini.

Se non daremo alle idee una forma mitologica, cioè estetica, esse non avranno interesse per il

popolo. Schlegel dice che il centro della poesia lo si deve trovare nella mitologia.

Colmare il sentimento della vita, rappresentare la vita con l’idea di infinito.

La nuova mitologia costruisce con un apparato nuovo, sconosciuto agli antichi, cioè l’infinitezza, un

linguaggio moderno. NOVALIS

Nell'opera di Novalis la ricerca di unità fra realtà e idealità lo porta a teorizzare il processo della

romantizzazione, attraverso il quale la realtà stessa, l’Io e l'assoluto vengono potenziati e poetizzati

in modo infinito, fino a esprimere la possibilità di un’unione trascendentale tra sensibilità e spirito.

Il romanzo e la fiaba costituscono gli strumenti di questo processo.

HÖLDERLIN

Hölderlin rilegge la dialettica fichteana (Io-Non Io) attraverso il concetto di tragico.

Il testo Fondamento dell’Empedocle (posto a integrazione della sua tragedia incompiuta La morte

di Empedocle, nella quale viene rappresentata la vicenda del filosofo greco che, a causa del

contrasto insanabile con i costumi dell’etica ufficiale, si suicida gettandosi nell’Etna) teorizza

questa dialettica identificando i paradigmi contrapposti dell’organico e dell’aorgico, che esprimono

rispettivamente le due forze di vita e di morte che si generano in perpetua lotta nella natura: se il

primo è principio particolare e finito di formazione e di determinazione, il secondo invece esprime

l’universalità, l’infinitezza, la scissione e la distruzione.

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L’eroe Empedocle, simbolo stesso dell’artista, è l’uomo attraverso cui parla la natura nella sua

unità organica: la sua morte è compenetrazione con il mistero stesso della natura ed è in tal senso

conciliazione, anche sei mai definitiva, degli estremi in lotta.

SCHLEGEL

Sempre nella prospettiva della ricerca dell’unità, l’opera di Schlegel, che nelle sue prime fasi

dichiara esplicitamente la sua ammirazione per Fichte e per il nascente Idealismo, pone al proprio

centro la riflessione sulla poesia nella sua stretta relazione con la filosofia: la poesia romantica è

volta in modo sempre progressivo al superamento continuo e incessante dei limiti, e in quanto tale

si sostituisce anche alla filosofia nella possibilità di accedere all'assoluto, definendosi come poesia

filosofica o filosofia politica.

In particolare nell’800 Schlegel sulla rivista Atheneum scrive, all’interno dell’opera “Dialogo sulla

poesia” (su modello quasi platonico, come un trattato tradotto in un dialogo), il “Discorso sulla

mitologia” in cui gli interlocutori cercano di capire come la poesia moderna possa fondarsi su una

nuova mitologia.

“Perché non è possibile che avvenga il miracolo della poesia antica?”

La poesia moderna deve trovare il proprio fondamento in un nuovo e solido patrimonio spirituale e

simbolico, ma la sua mancanza definisce però al contempo la superiorità della poesia romantica

che, nello sforzo perenne di dare forma a una nuova forma di spiritualità, viene a definirsi come un

“poema infinito che racchiude i germi di ogni altra poesia”.

La nuova mitologia dev’essere un prodotto dello spirito, dev’essere la più artificiale di tutte le opere

d’arte (non in senso negativo, ma positivo, perché ope

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
34 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Serge95 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Lacchin Giancarlo.