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POI ELETTRONICA ANALOGICA (INTRODUZIONE)
GLI AMPLIFICATORI DI SEGNALI
La necessità di amplificare deriva dal fatto che i trasduttori forniscono segnali detti deboli cioè nell'ordine
di pochi mV o V e con poca energia. Tali segnali sono troppo deboli per una elaborazione affidabile,
l'elaborazione risulta affidabile se l'ampiezza del segnale è maggiore; il blocco funzionale che realizza questo
compito è detto AMPLIFICATORE DI SEGNALI.
Quando mandiamo un segnale in ingresso ad un amplificatore vogliamo che il segnale in uscita
sia un replica esatta del segnale in ingresso tranne per il fatto che l'ampiezza in uscita deve essere maggiore,
praticamente le variazioni della forma d'onda d'uscita devono essere uguali a quelle della forma d'onda
in ingresso, ogni cambiamento nella forma d'onda venre considerato come distorsione che è ovviamente un
fenomeno indesiderato.
Un amplificatore che preserva i dettagli della forma d'onda del segnale in ingresso è caratterizzato dalla
seguente equazione:
vo(t) = A vi(t)
dove A è una costante rappresentativa dell'ampiezza dell'amplificazione nota come GUADAGNO DELL'AMPLIFICATORE.
L'equazione descritta è una relazione lineare e l'amplificatore che realizza tale caratteristica viene definito come
amplificatore lineare.
Se la relazione tra vo e vi contiene potenze di vi di ordine superiore al primo (vi2, vi3, vin) la rela-
zione non è più lineare e cioè vi è una relazione anche tra la forma d'onda in ingresso vi ciò significa che
l'amplificatore non è lineare, esso avrà introdotto inoltre una distorsione non lineare.
Esempio di amplificazione lineare:
- AMPLIFICATORI DI TENSIONE
- AMPLIFICATORI DI POTENZA
Simbolologia:
- Simbolo circuitale dell'amplificatore
- Amplificatore con un terminale comune (Massa) tra ingresso e uscita.
NOTA: La rappresentazione a raster doppio bipolo di un amplificatore è valida solo in condizioni di funzionamento
a piccolo segnale.