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SVILUPPO DELLE RELAZIONI DI CLIENTELA

La presenza di un lungo rapporto banca-cliente, consolidando il legame tra le parti, migliora il grado di conoscenza del cliente e quindi della sua gestione presente e futura. Questa contribuisce alla massimizzazione del profitto in quanto la conoscenza della controparte è fondamentale per valutare in maniera puntuale il rischio di controparte.

La politica di customer relationship è perseguibile grazie alla capacità per di arricchire la gamma di servizi per le imprese ad alto valore aggiunto, tra i quali ritroviamo:

  • Merchant banking/private equity -> attività di assunzione di partecipazioni azionarie in imprese non finanziarie. La partecipazione della banca al capitale dell'impresa si pone quale ulteriore condizione per facilitare la trasmissione di informazioni, aumentando così l'efficacia delle decisioni di finanziamento.
  • Corporate finance -> approntamento di servizi ad alto contenuto consulenziale.
come quelli a sostegno delle operazioni di acquisizioni e fusioni ✓ Capital restructuring -> finalizzati a risolvere situazioni di difficoltà e/o di crisi dell'impresa ✓ Investment banking -> supporto fornito alle imprese che intendono reperire sul mercato risorse finanziarie, attraverso l'emissione di titoli azionari e/o obbligazionari per il soddisfacimento del proprio bisogno finanziario L'attuale normativa ha consentito l'attenuazione di tutti quegli elementi di inefficienza nel rapporto banca-cliente. In particolare, si fa riferimento a: ➢ Asimmetrie informative -> conducono al verificarsi di fenomeni di moral hazard. L'esistenza di asimmetrie informative valorizza il ruolo della banca nell'economia di mercato. Accertata infatti l'impossibilità di disporre di informazioni complete, l'efficienza allocativa si raggiunge tramite lo svolgimento dell'intermediazione bancaria, appunto in grado di eliminare iprogetti di investimento) e sulla funzione di monitoraggio (funzione di controllo dell'utilizzo dei fondi prestati). Tuttavia, il pluriaffidamento ha anche comportato dei rischi per le banche, in quanto l'informazione asimmetrica tra le imprese e le banche può portare a problemi di selezione avversa (le imprese meno affidabili sono più propense a richiedere finanziamenti) e di moral hazard (le imprese potrebbero utilizzare i fondi prestati in modo inefficiente o addirittura fraudolento). Per mitigare questi rischi, le banche hanno adottato diverse strategie, come l'uso di garanzie reali o personali, l'analisi approfondita dei progetti di investimento e il monitoraggio costante delle imprese finanziate. Inoltre, le autorità di vigilanza hanno introdotto norme e regolamenti per garantire la trasparenza e la correttezza delle pratiche di pluriaffidamento.

Il azzardo morale (moral hazard) è il rischio che può sopravvenire in una situazione ex-post alla erogazione di un finanziamento e deriva dal comportamento scorretto di un'impresa nell'utilizzare i prestiti erogati per attività più rischiose rispetto a quelle dichiarate. La situazione si verifica quando, una volta ottenuto un prestito per un determinato progetto con un relativo grado di rischio specifico, un'azienda si trova nella condizione di utilizzare le risorse monetarie per fini più rischiosi e con un rendimento atteso più elevato. Tra le tecniche di risoluzione di tale problematica si può enunciare l'attività di monitoring che la banca utilizza con professionalità e metodi qualificati. Le banche hanno potuto risparmiare su questi aspetti in quanto hanno concesso credito su basi imitative (analizzare non il cliente, bensì se questo potenziali affidati) e funzione di revisione del credito.

banche, d'altra parte, hanno tratto vantaggio da questa pratica grazie alla possibilità di attuare una politica di frazionamento del credito, non potendo conoscere l'affidabilità del cliente. Questa politica si concretizzava nel concedere un credito per una somma irrilevante rispetto al bilancio, in modo da condividere il rischio di credito tra più banche, considerando che l'insolvenza di un creditore non aveva un impatto significativo sul singolo intermediario. Un ulteriore vantaggio che le imprese hanno ottenuto dalla pratica dei fidi multipli è stato quello di poter ottenere risorse finanziarie dal sistema bancario superiori a quelle necessarie per il finanziamento, considerando che il pagamento degli interessi è legato solo alla quantità di fido utilizzata (come quando al buffet prendi più di quello che mangi, tanto è gratis) -> concessione del credito inefficiente per la banca.

Le conseguenze di questa prassi sono state per le banche un eccessivo condizionamento alla prestazione del credito da parte della clientela (perché dovevano giocare a chi ce l'aveva più grosso). L'altra conseguenza è stata il comportamento imitativo delle piccole banche per l'erogazione del credito (non facevano l'istruttoria, ma si affidavano a quello che facevano le altre). Ulteriore conseguenza è stata una poca conoscenza del cliente e quindi l'incapacità di valutare le effettive esigenze del fabbisogno di finanziamento da cui deriva l'impossibilità di offrire un'adeguata consulenza finanziaria. Le imprese non sono state esenti dalle conseguenze negative, tra cui un passivo costituito all'insegna del rischio e dell'instabilità visto che l'indebitamento deve essere finalizzato al raggiungimento dell'equilibrio nel tempo; un appesantimento degli oneri finanziari dato.

dall'utilizzo di prestiti a breve per il finanziamento di investimenti a lungo periodo; la mancanza di una consulenza finanziaria per le ragioni anzidette. Ad oggi la prassi non si è completamente estinta, ma è presente in forma ridotta; le imprese tendono a adattarsi maggiormente con le banche per avere un intermediario di riferimento. La nuova normativa consente di appianare questi elementi di inefficienza attraverso il rafforzamento patrimoniale e dimensionale delle banche (le banche possono operare fino a quando hanno le risorse per farlo, il fatto di avere un capitale più grande consente di poter soddisfare al meglio le esigenze di finanziamento della clientela). La banca può supportare l'impresa nell'organizzazione ed emissione dei titoli (quindi non vi è solo un finanziamento "tradizionale", qualora si ritenga via sia una più efficiente fonte di approvvigionamento). La normativa ha favorito il passaggio da logiche di

Il corporate banking si evolve verso logiche di corporate finance, in cui la banca non si limita più a erogare credito, ma si pone come consulente per le imprese. Questo comporta il passaggio da un approccio transactional banking a un approccio relationship banking.

Nel transactional banking, la banca gestisce un prodotto come un'unica operazione, cercando di massimizzare il profitto e tralasciando le operazioni ritenute poco efficienti in termini di realizzazione di un utile. Tuttavia, queste operazioni potrebbero essere inefficienti solo se considerate singolarmente, mentre all'interno di un portafoglio complessivo possono portare sinergie positive a livello economico.

Nel relationship banking, le singole operazioni non vengono più valutate separatamente, ma vengono considerate nella loro capacità sinergica di creare un impatto economico positivo.

Il controllo e la gestione del rischio di credito sono fondamentali. Il rischio di credito rappresenta il rischio che un cliente non sia in grado di onorare gli impegni finanziari presi con la banca. È importante per la banca valutare attentamente il rischio di credito di ogni cliente e adottare misure per mitigarlo.

essere ottenuta attraverso l'inclusione di prestiti a diverse tipologie di clienti, settori economici o regioni geografiche. In questo modo, se una parte del portafoglio subisce un'insolvenza, le altre parti possono compensare le perdite. Inoltre, è importante monitorare costantemente il rischio di credito dei singoli prestiti nel portafoglio. Questo può essere fatto attraverso l'analisi della qualità del credito dei debitori, la valutazione della loro capacità di rimborso e l'aggiornamento delle informazioni finanziarie. Un altro aspetto cruciale nella gestione del rischio di credito è l'adozione di adeguate politiche di recupero crediti. In caso di insolvenza di un debitore, è necessario intraprendere azioni tempestive per recuperare il credito, ad esempio attraverso la negoziazione di piani di rientro o l'avvio di procedure legali. Infine, è fondamentale che le banche abbiano a disposizione adeguate riserve di capitale per far fronte alle perdite derivanti dal rischio di credito. Questo permette di proteggere il bilancio e garantire la stabilità finanziaria dell'istituto. In conclusione, il controllo e la gestione del rischio di credito sono cruciali per le banche al fine di garantire elevate performance e preservare la solidità finanziaria. La diversificazione del portafoglio, il monitoraggio costante dei prestiti, l'adozione di politiche di recupero crediti e la disponibilità di adeguate riserve di capitale sono strumenti essenziali per gestire efficacemente questo rischio.essere attuata in riferimento a:
  • Linea di capitale - riguarda l'importo dei fidi accordati, atteso che il portafoglio prestiti può essere composto realizzando un frazionamento sotto il profilo della dimensione di ciascuna operazione. (Condizionata dalle forme di vigilanza prudenziale in materia di concentrazione dei rischi)
  • Settoriale - le banche possono indirizzare i prestiti verso settori che si differenziano per andamento produttivo e risultati economici; tale diversificazione richiede delle conoscenze macroeconomiche che la banca difficilmente possiede
  • Geografica - le banche diversificano i prestiti per aree territoriali con caratteristiche diverse quantoa grado di sviluppo e sensibilità ad eventi di natura congiunturale
  • Per forme tecniche - il credito viene concesso in forme tecniche diverse; in alcuni casi il rischio economico è indipendente da questo, mentre in altri è correlato (come le forme a revoca e autoliquidanti)
riferimento al singolo portafoglio, ovvero della singola posizione debitoria, avviene ex ante mediante lo screening che si avvale di un'istruttoria di fido. La banca quindi, prima della concessione del fido, deve valutare il merito creditizio del cliente. Grazie all'istruttoria di fido si individua la probabilità di default del debitore, l'expect loss (la perdita attesa) ed il pricing del prestito. Alla luce degli accordi di Basilea 3, la valutazione del rischio di credito non deve tenere conto unicamente della probabilità di default della controparte, ma altresì dell'eventualità del deterioramento del merito creditizio della medesima, nel momento in cui questa posizione va ad impattare negativamente sulle condizioni economiche accordate in fase di concessione del prestito, non più idonee ad assorbire le perdite inattese che il downgrading segnala. Lo strumento utilizzato dalla banca nella valutazione del rischio connesso allarischio di credito associato a un'entità, come ad esempio una persona fisica o una società. Il rating viene espresso attraverso una scala di valori, solitamente compresa tra A e D, dove A rappresenta il rating più elevato e D il rating più basso. La valutazione del merito creditizio viene effettuata sulla base di diversi fattori, tra cui la solidità finanziaria dell'entità, la sua capacità di generare flussi di cassa e la sua storia creditizia. Una volta completata l'istruttoria di fido, la banca può decidere di concedere o meno il fido richiesto, in base al rating assegnato all'entità.
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Publisher
A.A. 2018-2019
116 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lorenzoge0916 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e tecnica bancaria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Bruno Elena.