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FLUTTUAZIONI E CICLO ECONOMICO
Le moderne economie di mercato hanno dimostrato una straordinaria capacità di generare
crescita economica.
Tuttavia nel breve periodo si osserva l‘alternarsi di periodi buoni e cattivi, che si succedono in
una sequenza difficilmente prevedibile.
Queste variazioni di breve periodo della crescita del PIL prendono il nome di fluttuazioni
economiche, o ciclo economico.
Gli economisti sono interessati anche alle fluttuazioni annuali (o trimestrali) del tasso di crescita
del
PIL. Ogni punto rappresenta la variazione percentuale rispetto all‘ anno precedente. Si nota che il
PIL sostiene notevoli fluttuazioni. Le fluttuazioni non sono sinusoidali, non esiste un periodo
definito. Tuttavia sono facilmente prevedibili attraverso indicatorei (es. leadingindicator).
La politica economica può ridurre l'intensità delle fluttuazioni, ma non può eliminarle del tutto.
Oltre a affrontare l'attività economica con il suo andamento tendenziale, gli economisti sono
interessati alle fluttuazioni annuali del tasso di crescita del Pil.
Le fasi di espansione economica sono quelle che stanno tra una recessione e l'altra.
L'espansione comincia alla fine di una recessione e finisce all'inizio della recessione successiva.
I periodi di crescita positiva sono le fasi di espansione, mentre gli episodi di crescita
negativa del PIL sono chiamati flessione, contrazione o recessione.
ALCUNE CARATTERISTICHE DELLE FLUTTUAZIONI ECONOMICHE
Le fluttuazioni economiche presentano tre caratteristiche principali.
1. Durante una recessione molte variabili macroeconomiche aggregate si muovono all‘unisono
(co-movimento delle variabili).
2. Le recessioni sono scarsamente prevedibili.
3. La diminuzione del PIL, ovvero ciò che caratterizza una recessione, è una tendenza che
tende a persistere.
Co-movimento delle variabili: molte variabili macroeconomiche tendono a crescere o diminuire
allo stesso tempo durante le fasi di recessione e di boom, un fenomeno talvolta indicati come
cimovimento delle variabili.
La pendenza positiva della retta attorno alla quale i punti si raggruppano indica che le due variabili
tendono a crescere insieme. Quando la crescita dei consumi è forte, lo stesso avviene con gli
investimenti (e viceversa).
Inoltre si può notare che l'investimento presenta una maggiore volatilità rispetto al consumo. Le
forti variazioni degli investimenti riflettono il comportamento delle imprese, che tagliano
drasticamente gli investimenti quando l'economia tende ad indebolirsi, per poi aumentarli
Istituzioni di economia politica Origo 2016/2017
rapidamente quando si affaccia una situazione di boom. Al contrario, le famiglie cercano il più
possibile di evitare forti variazioni nel tempo dei loro consumi.
Anche l'occupazione e il Pil tendono a muoversi insieme con il consumo e l'investimento, mentre la
disoccupazione tende a muoversi nel senso opposto rispetto al Pil. Questo significa che durante la
fase di contrazione dell'attività il consumo, l'investimento, l'occupazione e il Pil tendono a
diminuire, mentre la disoccupazione aumenta.
Scarsa prevedibilità: anche utilizzando le tecniche di analisi economica più avanzate, è
impossibile prevedere quale sarà la durata di un boom o di una recessione.
FLUTTUAZIONI E CICLO ECONOMICO: CO-MOVIMENTI
X: tasso di consumo
Y: tasso di crescita degli investimenti reali
Ciascun punto rappresenta la variazione percentuale rispetto all‘ anno precedente. Nel quadrante
in alto a destra i consumi e gli investimenti sono positivi, in basso a sinistra negativi. Gran parte
dei punti stanno solo nel quadrante in alto a destra.
I punti non sono distribuiti lungo la bisettrice→i tassi di variazione non sono uguali. Cambia anche
la scala sugli assi (investimenti con scala maggiore).
Gli investimento variano più dei consumi: esistono i consumi di sussistenza che devono essere
soddisfatti per la sussistenza.
Inoltre, in fase di recessione:
- La produzione si riduce
- L‘occupazione diminuisce
- La disoccupazione aumenta
- Il valore delle azioni si riduce
- … DOMANDA DI LAVORO E FLUTTUAZIONI ECONOMICHE
Le cause di uno spostamento della curva di domanda di lavoro:
1. Cambiamenti dei prezzi dei prodotti;
2. Cambiamenti della domanda del prodotto;
3. Cambiamento della tecnologia e della produttività; 4. Cambiamenti dei prezzi degli input.
Istituzioni di economia politica Origo 2016/2017
EQUILIBRIO MACROECONOMICO E FLUTTUAZIONI
Il grafico (a) della figura 26.5 richiama la relazione tra variazioni della domanda di lavoro, salario e
occupazione nel caso dei salari flessibili. La domanda di lavoro è il frutto delle scelte aziendali volte
alla massimizzazione del profitto, mentre l'offerta di lavoro rispecchia le scelte delle famiglie
relativamente al trade-off tra lavoro e tempo libero.
L'equilibrio sul mercato del lavoro, cioè i livelli di equilibrio del salario e dell'occupazione in
corrispondenza del punto di intersezione delle curve di domanda e di offerta di lavoro, è l'elemento
principale attorno al quale costruiremo il nostro modello di fluttuazioni economiche.
Le oscillazioni del livello dell'occupazione corrispondono alle variazioni di questo equilibrio e sono
collegate alle variazioni del livello del Pil reale. Il grafico (a) mostra queste relazioni nel caso di
uno spostamento verso sinistra della curva della domanda di lavoro, che provoca una diminuzione
della quantità di occupazione di equilibrio.
Nel grafico (b) assumendo che il capitale fisico e la tecnologia siano costanti, la curva del
grafico mostra la relazione tra occupazione e Pil. Al diminuire dell'occupazione (a seguito di una
diminuzione della domanda di lavoro) anche il Pil scende (perché meno lavoro viene impiegato
nella produzione di beni e servizi). Occupazione e Pil tendono quindi a muoversi nella stessa
direzione.
In pratica, però, la diminuzione del Pil può essere più grande di quella che vediamo nel grafico (b),
perché altri processi di aggiustamento entrano in gioco a seguito di una diminuzione
dell'occupazione (es. Capitale fisico: quando un lavoratore viene lasciato a casa, il capitale fisico
che quel lavoratore utilizzava diventa meno produttivo, con il risultato che l'impresa ne ridurrà
l'utilizzo. La riduzione dell'occupazione porta quindi a tenere inattiva una parte delle macchine e
delle attrezzature effettivamente utilizzate, se non alla chiusura di interi stabilimenti industriali. Il
Istituzioni di economia politica Origo 2016/2017
tasso di utilizzo del capitale fisico si chiama utilizzo della capacità produttiva, e le recessioni sono
di solito accompagnare da una riduzione di questo parametro).
Inoltre quando i salari sono rigidi la riduzione dell'occupazione provocata da una diminuzione
della domanda di lavoro risulta essere maggiore, come mostrato nel grafico (c). La rigidità
salariale può essere indotta da vincoli contrattuali oppure dalla volontà delle aziende di evitare
complicazioni nei rapporti con i dipendenti. Ne risulta una maggiore quantità di licenziamenti
rispetto al caso dei salari flessibili, che a sua volta induce a un più marcato spostamenti verso
sinistra lungo la curva della funzione aggregata della produzione, come si può vedere nel grafico
(c).
La rigidità salariale è quindi una delle cause della disoccupazione, perché porta a un salario di
mercato per cui il numero di lavoratori disposti a lavorare è in eccesso rispetto al numero di
lavoratori che le aziende sono disposte ad assumere.
Per quando le fluttuazioni economiche possano essere indotte anche da spostamenti della
curva dell'offerta di lavoro, gli spostamenti della curva della domanda di lavoro sono la fonte
principale dell'instabilità economica.
DISOCCUPAZIONE E TASSO DI CRESCITA DEL PIL REALE: LA LEGGE DI OKUN
La funzione aggregata della produzione mette in evidenza la stretta relazione tra occupazione e
PIL reale. Esiste una correlazione negativa tra variazione del PIL e tasso di disoccupazione. Nei
primi anni Sessanta, l‘economista Arthur Okun fu il primo a studiare la relazione per cui
l‘occupazione tende ad aumentare, e la disoccupazione a scendere quando il tasso di
crescita del PIL è più alto.
La legge di Okun afferma che se g è il tasso annuo di crescita del PIL reale e gil tasso di crescita
«normale», allora: u1-ut-1=-
ß (gyt-gy)
Istituzioni di economia politica Origo 2016/2017
Legge di Okun per gli USA con β=0.5 e g = 3
In base a questa equazione, il tasso di disoccupazione rimane stabile, diminuisce o cresce, a
seconda che il tasso di crescita del Pil reale sia uguale, maggiore o minore del 3 per cento.
Qualche volta la diminuzione della disoccupazione può avvenire con un ritardo di un anno o anche
più rispetto alla ripresa del Pil alla fine di una recessione perché la tendenza delle aziende a
mantenere la forza lavoro in eccesso durante la recessione per averla disponibile al momento della
ripresa. Piuttosto che licenziare molte imprese preferiscono ridurre l'orario di lavoro, o addirittura
pagare un salario in eccesso rispetto al lavoro effettivamente svolto. Quando ha inizio la dispersa,
queste aziende non avranno immediatamente bisogno di assumere nuovi lavoratori.
ALCUNE OSSERVAZIONI SULLA LEGGE DI OKUN
Un aumento del tasso di occupazione NON implica una diminuzione esattamente proporzionale
della disoccupazione, infatti:
1. Le imprese aggiustano l‘occupazione in misura meno che proporzionale (la risposta delle
imprese a periodi di crisi viene anche indicata come ―laborboarding‖);
2. Alcuni posti di lavoro vengono dati a lavoratori fuori dalla forza lavoro e non propriamente
disoccupati (passaggi da inattività a disoccupazione).
Perché mi serve questa relazione? Per prevedere le conseguenze della crisi sul lavoro in uno
Stato. LE CAUSE DELLE FLUTTUAZIONI
Tre diverse scuole di pensiero economico spiegano le fluttuazioni delle
variabili macroeconomiche aggregate. Scuole di pensiero economico:
1. La teoria del ciclo economico reale, che pone l'accento sui cambiamenti della produttività e
della tecnologia;
2. La teoria Keynesiana, che dà particolare risalto al ruolo delle aspettative.
3. Le teorie monetarie e finanziarie, per cui sono particolarmente importanti le variazioni dei
prezzi e dei tassi di interesse.
La teoria del ciclo economico reale: enfatizza l‘importanza dei fattori tecnologici nella
determinazione delle fluttuazioni economiche. tecnologici spostano la curva di domanda di
→Shock
lavoro, provocando variazioni dell‘occupazione e del PIL reale.
SHOCK TECNOLOGICI: IL CONTRIBUTO DELLA TEORIA DEL CICLO ECONOMICO REALE
Arthur Cecil Pigou, ha