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REDDITO NETTO
Patrimonio netto
TOTALE PASSIVITÀ E NETTO 66
Il prodotto bancario lordo comprende i crediti verso la clientela, la raccolta diretta (debiti verso clientela),
titoli in circolazione e raccolta indiretta (cioè disponibilità gestite per conto del cliente, non presenti in
bilancio ma in nota integrativa). Il prodotto bancario lordo dice qual’è l’operatività della banca.
CONTO ECONOMICO
È uno scalare, tendenzialmente presenta prima i ricavi poi i costi, ma in particolare cerca di evidenziare i
risultati di ciascuna una area.
Si ha il margine di interesse: interessi attivi e proventi assimilati – interessi passivi e oneri assimilati
Questa parte dice la misura della redditività più tradizionale
Si calcolano successivamente le commissioni nette, che derivano dall’attività di servizio.
Fra le voci principali si hanno i dividendi (ottenuti soprattutto dai titoli azionari ma anche dalle quote dei
fondi comuni), il risultato netto dell’attività di negoziazione (utili e perdite derivati dal portafoglio di
negoziazione e utili e perdite generati dalla variazione del fair value), risultato netto dell’attività di
copertura (differenza derivata dai residui o dai costi di copertura del rischio), utili/perdite da cessione o
riacquisto (e sono utili o perdite effettivamente realizzati).
Il margine di intermediazione è il risultato della gestione complessiva (del credito e di attività mobiliare).
La seconda parte del ce è costituita da risultato dell’impairment test, che porta al risultato netto della
gestione finanziaria.
Nelle spese amministrative ci sono i costi per il personale (voce più importante tra le spese amministrative)
e le altre spese amministrative.
Rettifiche/riprese di valore nette su attività materiali/immateriali sono le svalutazioni e le rivalutazioni al
risultato netto delle suddette attività.
RICLASSIFICAZIONE DEL CE
Interessi attivi e proventi
Dividendi e proventi
Interessi passivi
MARGINE INTERESSE
Commissioni nette
MARGINE GESTIONE DENARO E SERVIZI
Risultato netto di tutte le operazioni finanziarie
MARGINE INTERMEDIAZIONE
Costi operativi
Accantonamenti netti ai fondi rischi e oneri
RISULTATO LORDO DELLA GESTIONE (a cui si toglie il risultato dell’impairment)
Rettifiche al valore nette su crediti
Rettifiche di valore nette su altre attività finanziarie
RISULTATO DI GESTIONE
Proventi e oneri straordinari
REDDITO ANTE IMPOSTE
Imposte sul reddito d’es
REDDITO NETTO
Si deve saper calcolare attività fruttifere, passività onerose, margine interesse, margine gestione,
intermediazione, risultati gestione netto e lordo.
INDICI DI BILANCIO
SOLIDITÀ
Per misurare la solidità di una banca rispetto al modello di business con core tier 1, tier 1 ratio, indice di
patrimonializzazione complessivo. 67
Una banca incamera denaro attraverso depositi e capitale e fa prestiti. Sulla base di ciò che fa una banca,
una banca corre rischi (credito, mercato, operativo). Le banche commerciali (attività tradizionale) sono
soggette al rischio di credito, le investiment banks (investono in titoli) sono soggette al rischio di mercato,
private banks e banche specializzate in gestione del risparmio sono esposte al rischio principalmente
operativo, ma anche un po’ rischio di credito e di mercato.
Gli indici sono:
ROE=RN/PN (reddito netto/patrimonio netto)
ROE è formato da quattro componenti: il risultato di gestione ordinaria, gestione finanziaria (leva
finanziaria, cioè grado di indebitamento), risultato della gestione straordinaria, l’imposizione fiscale.
Redditività della Gestione ordinaria = reddito lordo di gestione/totale attività
Consente di capire quanto la banca è stata brava nella gestione di attività.
Rendimento gestione operativa=rendimento gestione operativa / totale attivo
Il margine di intermediazione è scomponibile: è dato da redditività dell’intermediazione finanziaria (in
termini di credito), incidenza dei proventi da servizi, risultato netto delle operazioni finanziarie.
COST INCOME RATIO
Quanto incidono i costi operativi rispetto alla gestione (efficienza). Dice quali sono i costi da sopportare per
raggiungere un certo livello di operatività.
MISURE DI RISCHIO DI CREDITO
Qualità dell’attivo
-rettifiche di valore su crediti/totale crediti
-rettifiche di valore su crediti/margine di intermediazione
-non performing laons/totale crediti
-sofferenze/totale crediti
-non performing laons/patrimonio netto
GESTIONE DEI PRESTITI E RISCHIO DI CREDITO
Scelte che fa la banca per gestire il proprio portafoglio prestiti.
Modelli di misurazione delle perdite adottati dalle banche, non necessariamente previsti dalla normativa.
La banca quando si occupa del proprio portafoglio prestiti deve scegliere:
-l’ammontare, il volume, da destinare al portafoglio prestiti; determinare il livello medio dei tassi di
interesse per scegliere in che settore investire, la banca sceglie se fare o meno impieghi sulla base del
capitale, che in media è superiore rispetto il volume da detenere per il portafoglio titoli; la raccolta, ovvero
la banca deve essere sicura di aver applicato un tasso adeguato ad ottenere un rimborso sufficiente
-la composizione del portafoglio: la banca si pone come obiettivo la diversificazione del portafoglio, quindi
si hanno fonti di finanziamento di forme tecniche diverse. La diversificazione avviene per settori produttivi,
area geografica, valuta (ad es le banche che operano al livello internazionale), forma tecnica, durata,.. la
specializzazione consente alla banca di essere più efficiente, ma la diversificazione consente di ridurre il
rischio di portafoglio. Non solo però si dovrà prestare a diversi soggetti, ma si deve limitare il rischio di
concentrazione, ovvero troppi crediti in capo ad un singolo soggetto. Ad oggi, una banca non può prestare
ad un unico soggetto un ammontare superiore al 25% del patrimonio di vigilanza. Con “unico soggetto” la
normativa è molto specifica, cioè si prende in considerazione la sostanza di composizione.
Il rischio di credito è classificato come rischio di insolvenza o default (rischio che ci siano perdite dovute
all’insolvenza del debitore, o ritardi da parte dello stesso) e rischio di migrazione (rischio di subire perdite
per effetto di una variazione negativa del merito creditizio del debitore, cioè passaggio da un certo livello di
rating ad un livello inferiore).Nel rischio di insolvenza le perdite si distribuiscono come una variabile casuale
binomiale (ci sono solo due scenari possibili): c’è insolvenza, e quindi una perdita, o non c’è insolvenza, e
quindi non c’è perdita.
Nel caso del rischio di migrazioni le perdite possono essere distribuite secondo una variabile multinomiale,
cioè secondo la classificazione dei rating (se da A diventa AA, c’è un upgrading, quindi non interessa il
rischio; il caso contrario, cioè quando si verificano downgrading, interessa il rischio).
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Quindi per stimare la perdita attesa, se si tratta di rischio di insolvenza la perdita attesa sarà la probabilità
di default moltiplicato per tutte le possibili perdite.
Nel secondo caso ci saranno tante probabilità di downgrading.
Si calcoleranno di conseguenza tutte le possibili perdite (attese, da stimare), determinata per permettere
alla banca di coprirsi dal rischio di credito tramite accantonamenti in bilancio, e tali perdite attese saranno
incluse nel tasso applicato. Per ovviare al rischio di sbagliare la stima fatta, si stimano le perdite inattese,
per coprire le quali la banca dovrà detenere capitale in più. Per raccogliere tale capitale la banca concede
finanziamenti, gli azionisti richiedono redditività e tassi quindi alti, questo maggior costo la banca lo carica
sugli stessi azionisti (pricing) e così raccoglie capitale.
Metodi per misurare il rischio di credito:
DEFAULT MODE
La probabilità di default (PD) significa quando le banche credono che si manifesti default, cioè insolvenza
per più di 90 giorni. Questa probabilità dipende dal debitore. Si calcola:
1-tramite delle serie storiche (si guarda il passato), comparando le caratteristiche del debitore con debitori
passati della stessa banca con caratteristiche simili, sulla base di quante volte questi hanno fatto default si
stima la probabilità che chi richiede il finanziamento possa dichiarare default.
2-tramite il metodo del credit sporing: lo sporing è un giudizio, caratteristiche richieste dalla banca per
concedere finanziamento. Ci sono diversi modelli: quello di Altman, che ha fatto un’analisi e ha classificato
le caratteristiche delle società che sono andate in default, e ha istituito l’indicatore di Altman, che ha degli
indicatori (che sono i pesi delle singole caratteristiche sulla probabilità di default), che moltiplicati per ciò
che quegli indicatori indicano (ad esempio l’utilità) danno dei valori. Ha individuato il numero 1,81 che un
indicatore di base, più alto è l’indicatore più è rischiosa la società. Dunque questo metodo si basa sul dato
contabile.
3-tramite il metodo degli sprad sulle obbligazioni, un metodo che si basa analisi delle obbligazioni, in cui la
banca invece di stabilire da sé la probabilità, la calcola tramite il rendimento delle obbligazioni, con delle
formule. Si guardano i tassi risk free (i) e il tasso di rendimento delle obbligazioni della società che si vuole
finanziare (r). Ipotizzando di essere neutrali al rischio (cioè investire di qualcosa di sicuro o rischioso è
indifferente, basta che il valore atteso e il valore oggi siano gli stessi). Se il capitale lo investo, e mi attendo
un rendimento 1+i, questo sarà uguale al rendimento con rischio PD=k(1+r), dove k è il valore recuperato,
oppure 1-PD=(1+r).
la probabilità di default sarà (r-i) diviso (1+r)(1-k). –vedi appunti su foglio-
se gli obbligazionisti chiederanno un tasso più elevato, anche per la banca sarà più rischioso.
4-metodo di Merton –da non fare.
Generalmente per la stima del rischio di default si usa l’orizzonte temporale si un anno.
In caso di insolvenza si dovrà calcolare l’ammontare del credito in essere al momento del dafault, la natura
del finanziamento e la possibile variabilità di posizione fino al momento di default che definisce il rischio di
esposizione. L’esposizione finale è la quota di credito già utilizzata, con aggiunta del credit conversion
factor (percentuale della quota inutilizzata che si ritiene venga utilizzata dal debitore in corrispondenza
dell’insolve