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FONTE UNO: Trattato di Callistrato sulle pene capitali

È tratta da una opera di Callistrato. De cognizioni bus è una opera molto importante il nome sembra rimandare a quella forma di processo, nel trattare questa tematica, tratta anche della forma delle pene che potevano essere irrogate. Il libro VI si apre proprio con una trattazione delle pene principali.

Prima frase: Capitalium poenarum poenarum fere isti gradus sunt. Callistrato parte facendoci una elencazione delle pene capitali e questo intende subito come per pena capitale non si intende più la porta capitale.

Poi decrime i summa supplicia ossia le condanne più gravi, quelle che provocavano la morte del condannato. Poiché tuttavia diverse erano le pene diversi erano i crimini.

Seconda frase: Summum supplicium esse videtur ad furcam damnatio. Idem capits permutatio…

Erano:

  1. Dannazione alla forca 27
  2. Vivi crematio
  3. Capitis amputatio detta anche decollatio (decapitazione per il tramite di un gladium una spada, era la prima che non era mai venuta
meno)In realtà la elencazione di Callistrato si dimentica di alcune pene come la: - Dannazione alle bestie: condannati in pasto alle bestie - Damnatio al gladium: consisteva nella condanna all'essere condannati a combattere con i gladiatori, ma questa non permetteva al gladiatore di liberarsi (normalmente invece questi potevano liberarsi). Se il soggetto non era morto durante i combattimenti, se non moriva entro un anno dal combattimento sarebbe stato ucciso tramite gladium. - Non si poteva ricomprendere tra i summa suplicia la PENA DI DOVER LAVORARE NELLE MINIERE Quarta fase: Deinde proxima morti poenae adinventum est È una pena a lavorare nelle miniere, sottinteso per la vita. Non è una pena di morte in senso stretto, la pena è la perdita della libertà e l'assoggettazione alla pena stessa; ma tanto gravi sono le condizioni che è simile a quella di morte. Quinta frase. Post deinde in insulam deportatio. Era sostanzialmente la deportazione in un'isola.

normalmente lapiù difficile da raggiungere, normalmente non riusciva a tornarenella sua terra di origine, e veniva privato dei propri beni.

Rispetto a questo testo, dobbiamo considerare che stiamo parlandodi summa supplicia, vicino a questa pone la con damnatio admetalli, e a questo punto ci si deve chiedere la deportatio ininsulam perché deve essere inserita in questo punto???

La dottrina romanistica prevalente ha detto se fosse riuscito prima ascappare e poi sarebbe stato catturato avrebbe subito una pena piùpresante alla deportazione nell’isola e questa sarebbe stata o lacomdennatio metalli perpetua o quella di morte. Allora si è dettopericulumanche la deportatio in insulam è una pena inerente alche il condannato rischiasse la pena di morte.

Al tipino questa interpretazione, che è una interpretazionedottrinale lo convince ma non troppo.

Dice: quando trattano di condanne, di crimina, i giuristi romanimaggiore approccio sistematico.hanno

È possibile che Callistrato, molto attento, va a inserire qui la deportatio che non è una pena che importa direttamente un pericolo per la vita. Lui, sempre il tipino, ritiene che questo inciso: Post insula deportatio gli pare inserito dai giustinianei tramite le interpolazioni. Secondo lui nel IV sec dopo cristo le pene che comportavano morte e dall'altro quelle che determinavano la perdita della civitas, questa distinzione che era molto netta nei secoli precedenti viene meno. Poi si sviluppa la distinzione tra:

  1. Supplicia
  2. Pene intermedie (qua viene messa la condemnatio ad metalli e la deportatio in insula)
  3. Pene meno gravi Ceterae poenae ad existimationem

Poi il testo PRIMO PARAGRAFO: non ad capitis periculum pertinent.

Ci sono pene che non comportano il pericolo di vita, bensì sono pene ad existimationem, ossia pene che incidono sulla considerazione sociale del soggetto perché il condannato subirà infamia. L'infamia certo non incide in

uno degli status, ma sicuramente incide sulla considerazione sociale. Il giurista Relegatio ad tempum:1) era leggermente meno grave, non faceva perdere la libertà, ad tempus perché era per un tempo definitoA. Ad tempusB. Per petuamIn insulama.Locus publicum:2) era la condanna a compiere determinati lavori pubblici, una sorta di lavori forzati. Non era così grave come altre fattispecie; addirittura in alcuni casi poteva ottenere un piccolo compenso per questa attività.Si propone una summa divisio:a. Pene ad suppliciumb. e pene queste ultime ad esistimationemFONTE NUMERO DUEParagrafo sesto 48.19.28.6. riporta un rescritto di AdrianoEcco come si evince, dal riportare un rescritto di Adriano, che il giurista partiva dalla base normativa, in questo caso un rescritto del principe e poi da questo interpretava e creava eventualmente una estensione della fattispecie.Testo: Hadrianus in hace verba rescripsit: "In opus metallic ad tempus nemo damnari debet 29Non siPrima di tutto adriano pone una regola: tempus (periodo di tempo determinato) all' opus metalli. Su questo lo fece lo stesso Ulpiano cercarono i vari giuristi di differenziare il tipo di condanna. OPUS METALLI COMDENATIO METALLI Lavorare in miniera Più gravoso Meno gravoso In questo caso invece il soggetto non vedeva la luce del sole, difficilmente la avrebbe rivista. Questo metaforicamente per distinguere le due situazioni. Catene più leggere Catene più pesanti Sed qui ad tempus damnatus est, etiamsi faciet metallicum TESTO: opus, non in metallum damnatus esse intelligi debet. Colui che sia stato dannato ad tempus, non si condanna al tempus e neanche all'opus metalli; ma qualora sia stata condannata all'opus metalli e al tempus tale condanna la manteniamo nell'opus metalli e non la possiamo mai definire damnatio metalli. Fino a quelmomento c'era una grande confusione. Questo significa che la damnatio ad metalla è più grave, questa è la regola Adrianeava. Proinde et mulieres hoc modo damnatus liberos pariunt. Nel caso fossero state condannate delle donne all'opus esse avrebbero partorito figli comunque liberi. Chi è condannato all'opus ad tempus mantiene la libertà altrimenti se è condannato all'opus ma non ad tempus non la mantiene. FONTE TRE De cognitionibus Callistrato D.48.19.28 Libro VI In questo caso il giurista commenta un editto di Adriano, è evidente che nell'intento della regolamentazione generale della disciplina, l'imperatore sceglie questa fonte perché ha portato generale. In exilubis... puniatur. L'idea della graduazione delle pene, perché dice, facendo questo elenco gerarchico delle pene concernenti lo evidenzia per.

esempio30chi era stato relegato ad tempus (ossia per un periodo limitato) nel caso in cui avrebbe cercato di sottrarsi alla propria condanna, lo si sarebbe dovuto rilegare, ma in questo caso nell'isola.

Inasprimento pena: Chi era già rilegato sull'isola e avesse cercato di sottrarsi alla propria punizione lo si sarebbe dovuto deportare sull'isola. La deportazione comportava anche la confisca di tutti i beni del soggetto.

Qui... puniator: Colui che fosse stato deportato nell'isola e fosse evaso, sarà soggetto a una pena capitale (nel senso di una pena capitale o quasi). Adriano esprime un principio chiaro: ci sono punizioni, se si cerca di evadere: ti prendi una punizione più grave.

Emerge da questo editto il principio di gradualità della pena, questo passaggio giurisprudenza + Adriano che cercano di capire quali sono le pene capitali e come incidano sulla vita del condannato portano a riflettere su quale pena va applicata nel caso.

concreto e al principio di gradualità della pena. L'introduzione del principio di gradualità della pena è un esempio dell'elaborazione nella tradizione romana di uno dei principi base della tradizione odierna occidentale. A questo punto Adriano si occupa di disciplinare la questione relativa alle cosiddette custodie, che ha a che vedere con il carcere, che però a Roma antica non era una posizione a sé stante. La custodia era il momento in cui il condannato trascorreva una parte del giorno nel carcere, quella parte dove non svolgeva alcuna attività. Lo fece disciplinare la questione delle custodie con un rescritto:
Ita e in custodiis grandum servandum esse idem prisci... damnarenuts
Coloro che erano stati condannati a una condanna ad tempus tale diventerà condanna in perpetus. Nel caso invece di coloro che fossero stati condannati ai metalla e si sarebbero sottratti alla custodia sarebbero andati incontro a un summum supplicium.

Questo lungo frammento tratto da Callistrato, di cui abbiamo analizzato solo alcuni punti:

  1. Parte da una descrizione generale
  2. Introduce una serie di regole introdotte passo passo da Adriano
  3. Infine introduce le regole contenute in un editto e in un rescritto di Adriano

Nel passo non c'è il ministerium metallicorum che consisteva nelle condanne alle donne, di svolgere attività connesse all'estrazione e all'elaborazione mineraria veniva considerata come una condanna meno grave. Infatti se fosse stata comminata in perpetum c'erano dubbi se fosse sottoposta anche la servitù a questa pena.

FONTE 4D.48.19.8 opera tratta da Ulpiano, siamo nell'epoca dei severi, De ufficum pro consul il'opera da cui è tratto è il dove spiega i ruoli e le funzioni del proconsole. Nel descrivere le sue funzioni definisce anche come questo si debba comportare. Si occupa della questione dei metalla, e parte al paragrafo sesto Ulpiano propone

La differenza tra coloro condannati all'opus e alla damnatio metalla è la seguente: - Per l'opus metalla le catene sono più leggere, mentre per la damnatio metalla sono più pesanti. - Inoltre, coloro che si sottraggono alla pena dell'opus metalla vengono inviati in un altro luogo di lavoro, mentre coloro che si sottraggono alla damnatio metalla subiscono un aggravamento della loro situazione. - Questa differenza nel trattamento dei condannati è evidente nel caso del testo.
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Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher CriUniTn di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto romano e fondamenti del diritto europeo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Miglietta Massimo.
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