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L'ordinamento feudale diventa poi Stato assoluto nella seconda metà del XIV secolo = unificazione dei territori più ampi sotto il
dominio del re. La base dello stato assoluto è un’economia che dal tradizionale assetto agricolo migra verso un assetto più
commerciale: iniziano a muoversi merci e denaro, comincia a crescere il capitale finanziario e di conseguenza la classe che lo
gestisce si afferma la borghesia, la quale pretenderà sempre di più di sfruttare la conquista dei nuovi territori. Nello Stato assoluto
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nasce il concetto di Stato apparato, cioè qualcosa di separato dalla società che persegue (in nome e per conto del re) degli obiettivi
pubblicistici e collettivi lo Stato apparato ha tre elementi costitutivi: 1. un corpo amministrativoburocratico (i nobili diventano un
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corpo che esercita alcune funzioni per conto del re); 2. un esercito permanente (innovativo perché cominciano ad essere coinvolti
anche i sudditi, mentre prima gli eserciti erano composti da mecenati che si facevano pagare per fare la guerra); 3. un sistema di
esazione dei tributi, che serve a finanziare gli enormi costi delle guerre. La Sovranità appartiene alla Corona; quest'ultima è l'organo
dello Stato che, sulla base di regole di successione dinastica che ne garantiscono la continuità (impedendo la vacanza del trono),
diventa sede della sovranità per legittimazione divina. Quest'ultima viene esercitata “legibus solutus”, ossia senza un legame con la
legge o con la volontà di altri organi (l'unico legame è con la legge di successione al trono). La legittimazione divina (il Re è tale per
volontà di Dio) determina un'altra caratteristica dello Stato assoluto, ossia il fatto che il potere sia accentrato = tutte le funzioni e i
poteri sono esercitati dal re attraverso il principio di autorità. Ad un certo punto si ha un'ulteriore mutamento, con cui nasce il concetto
di assolutismo illuminato lo Stato assoluto ha un’evoluzione in Austria e in Prussia a fine ‘700, quando nasce lo Stato assolutistico
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illuminato o Stato di polizia (deriva da polis, NON significa stato poliziesco); si tratta di un assolutismo che assume carattere
“paternalistico”. Comunque nello Stato assoluto non c’è una costituzione perché essa è il limite al potere di qualcuno; non essendoci
un limite al potere assoluto, la Costituzione non esiste proprio come concetto.
Dopodiché si passa allo Stato liberale, che è uno Stato non interventista = l’intervento nell’economia è puramente negativo, cioè
vuole garantire dall’esterno le condizioni per il libero svolgimento dell’attività economica privata; si tende dunque a sottrarre
l'economia dal terreno della decisione politica. La Nazione diventa titolare della sovranità; il concetto di Nazione non comprende
l'intero popolo, ma semmai l'insieme di coloro che hanno la stessa visione del sociale. Si afferma la separazione dei poteri, ed in
particolar modo l'indipendenza del giudiziario; nasce l'istituto della rappresentanza politica, attuata mediante elezioni la
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legittimazione degli organi rappresentativi sta dunque in una scelta: le elezioni diventano la modalità di scelta dei migliori, che
dovranno poi rappresentare tutti gli altri. La rappresentanza politica inizialmente è depotenziata dal fatto che rappresenta una sola
classe sociale, ossia la borghesia. Ancora, vengono affermati i principali diritti di libertà (e eguaglianza formale). Nasce il concetto di
Stato di diritto = i poteri pubblici sono sottoposti a una serie di regole generali, quali la supremazia della legge e il principio di legalità
(tutti, compreso il sovrano, devono rispettare la legge). Lo Stato liberale nasce con modalità diverse: in Inghilterra si afferma grazie
alle due rivoluzioni condotte vittoriosamente dal Parlamento (borghesia VS Stuart); negli USA a seguito delle guerre di indipendenza
bisogna precisare che qui il passaggio è meno traumatico rispetto alla Francia, dove invece c'era un ceto nobiliare ormai
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affermato da contrastare (oltre al re). Anche in Italia e Germania si è arrivati più lentamente allo Stato liberale, a causa della
presenza di una radicata aristocrazia terriera (la quale si mantiene in vita comunque accettando di concedere le Costituzioni).
Lo Stato democratico nasce nel momento in cui l'insicurezza sociale e lo sviluppo del capitalismo modificano il modello economico;
questa nuova forma di Stato si propone di intervenire in campo economico e sociale (come Statoregolatore). Nascono i partiti di
massa, ossia strutture organizzative che diventano portatori di interessi; questo è un fattore che contribuisce alle decisioni che lo
Stato intende prendere per raggiungere il benessere, per ridurre le diseguaglianze e per favorire l'integrazione delle classi più deboli
= welfare State (Stato portatore di beni e di servizi). Tramite i partiti di massa e l'accesso al voto di tutte le classi sociali si arriva allo
Stato pluralistico: esso non rappresenta più una sola classe sociale, ma si fa portatore di tutti i loro interessi. Di fatto c’è
un’evoluzione del concetto di società essa non è più vista come una somma di individui, ma c’è una sfera di libertà e di interessi
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legati ai vari gruppi sociali. L'ideologia democratica non rinnega il valore del singolo e della sfera personale, ma viceversa lo espande
nell'ambito dei gruppi sociali. Nello Stato democratico il popolo è titolare della sovranità e la esercita tramite il principio di
maggioranza: questo non è più semplicemente la tirannia della maggioranza, ma anzi sono previsti meccanismi a difesa del principio
democratico. Infine vengono riconosciute delle libertà positive e i diritti politici e sociali.
La crisi interna dello stato democratico innanzitutto c'è un r ischio interno di riduzione della garanzia democratica sotto vari aspetti.
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I fattori di rischio sono i seguenti:
• globalizzazione e mercato: il fenomeno per cui il mercato economico e finanziario è diventato mondiale porta a
capovolgere il rapporto tra politica ed economia = il mercato diventa il vero decisore e tende a prevalere sempre di più sulle
scelte politiche del singolo Stato. La capacità di autoregolazione del mercato cade, così come cade la politica che, con
decisioni democratiche, dovrebbe identificare il mercato come uno spazio in cui esistono delle regole. La mancanza di
regole e limiti è quella che ci ha portato alla crisi finanziaria del 2008.
• crisi dello Stato sociale: nel momento in cui va in crisi lo Stato sociale, lo Stato del benessere, va in crisi il sistema fiscale
perché non si regge il profilo dei costi; ciò significa che rischiano di cadere anche le libertà politiche dei cittadini
• crisi dei partiti = cade il carattere di massa dei partiti, i quali hanno sempre meno partecipazione e si appiattiscono sulla
figura del leader
• crisi del voto, con calo partecipazione politica
• crisi del Parlamento
• limitazione delle libertà civili e delle garanzie giurisdizionali.
Forme di governo
Se intendiamo come “forma di governo” la descrizione dal punto di vista tecnico dell'assetto istituzionale presente in un certo
ordinamento, diventa automatico cercare di capire come viene distribuito l'indirizzo politico tra gli organi costituzionali e quali sono i
rapporti intercorrenti tra gli organi medesimi. Per indirizzo politico intendiamo come vengono individuati e perseguiti i fini politici di un
ordinamento, e in generale la determinazione del programma politico e gli strumenti di attuazione dello stesso. Tradizionalmente si
distinguono gli ordinamenti a separazione rigida dei poteri (forme presidenziali) da quelli a separazione flessibile (forme
parlamentari). Bisogna poi capire a chi spetta la titolarità dell'indirizzo politico:
• forme in cui tale titolarità spetta al Capo dello Stato = forma costituzionale pura, monarchie costituzionali di derivazione
liberale (Inghilterra, Francia)
• forme in cui la titolarità risiede nel raccordo GovernoParlamento (forma parlamentare)
• forme in cui la titolarità appartiene all'organo collegiale (Direttorio) che svolge funzioni di Governo e di Capo dello Stato
(forma direttoriale) forma di governo propria della Confederazione Elvetica
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Dobbiamo anche tener conto di due criteri fondamentali che connotano una forma di governo: il rapporto tra Parlamento e Governo e
rapporto tra Parlamento e Governo,
la legittimazione/derivazione del Governo. Quanto al consideriamo innanzitutto il concetto di
“fiducia” = un rapporto di fiducia non esiste nelle forme di governo presidenziali, mentre esiste (in diversi modi) nelle forme di
governo parlamentari. Ci possono essere varie configurazioni del rapporto di fiducia può aversi una investitura iniziale del
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Governo, che si realizza tramite un voto espresso di fiducia nei confronti del Governo (nella sua collegialità, nei confronti del Primo
Ministro individualmente, nei confronti del programma politico). In molti sistemi però il Governo entra in funzione senza che ci sia una
investitura iniziale, cioè la fiducia è soltanto presunta (ovviamente in presenza delle necessarie condizioni politiche che hanno
portato ad una legittimazione dell'esecutivo). In alcuni sistemi poi la fiducia viene votata a maggioranza semplice (non assoluta);
questo può consentire di avere un governo di minoranza. Un altro punto riguarda la responsabilità politica del Governo = quando,
come e in quali situazioni il Governo ha l'obbligo giuridico di dimettersi casi in cui viene sancita la rottura del rapporto Parlamento
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Governo che sostiene una forma di governo parlamentare (mozione di sfiducia, censura). Nella forma di governo direttoriale invece
esiste solo la fiducia iniziale: è una situazione intermedia: c'è un investitura iniziale del Governo da parte del Parlamento, però a
questo voto iniziale non corrisponde nel corso della legislatura il potere dell'assemblea di revocare questa fiducia. Un altro elemento
è il potere del Capo dello Stato di sciogliere anticipatamente il Parlamento; tale potere è tradizionalmente visto come la contropartita
al potere del Parlamento di votare la sfiducia al Governo. In realtà questo aspetto non è sempre presente: es. nell'ordinamento
norvegese il Capo dello Stato non ha questa possibilità, nonostante ci sia un forma parlamentare a tutti gli effetti.
derivazione del Governo.
Il secondo criterio per connotare una forma di governo è quello relativo alla Il Governo può essere
formato dal Parlamento (essere quindi emanazione del Parlamento): nella forma di governo parlamentare e direttorial