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Regioni nel rispetto della Costituzione e dei vincoli dell'UE e degli obblighi internazionali
Quando è stata scritta questa norma, secondo qualcuno era stata scritta pensando ai limiti che valessero per la legge regionale. Infatti i limiti che leggiamo qua non sono altro che limiti ricavati dalla giurisprudenza della Corte. La norma non fa una differenza tra potestà regionale e statale, quindi con due sentenze del 2006 la Corte dice che la norma si rivolge sia alle leggi regionali che alle statali, e individua dei limiti che valgono per la potestà legislativa di entrambi. In seguito alla riforma del 2001 quindi i vincoli internazionali diventano anche vincoli per l'ordinamento statale. Da lì quindi le leggi statali devono adattarsi anche ai trattati internazionali, oltre che alle consuetudini. Il caso più frequente è la verifica di costituzionalità delle leggi derivanti dalla convenzione internazionale dei diritti dell'uomo.
La cui violazione comporta una violazione del 117. Se una legge dello Stato viola la convenzione dei diritti dell'uomo, viola anche l'art. 117, quindi la Corte può arrivare a dichiararne la incostituzionalità. Quel discorso fatto sul diritto consuetudinario che comunque non può andare in contrasto con i principi supremi, a maggior ragione vale per il diritto pattizio. Il diritto pattizio non deve essere in contrasto in generale con la Costituzione.
La sentenza 347/2008 ha alcuni passaggi significativi: la Corte fa una differenza tra norme pattizie (CE) e norme comunitarie del diritto dell'unione. L'art. 11 presuppone una limitazione della sovranità, ma avviene solo in virtù delle norme comunitarie e non di quelle del diritto pattizio. Nel caso del diritto comunitario l'Italia è entrata a far parte dell'UE cedendo una parte della propria sovranità, così non è stato per le norme CEDU pattizie.
Prima della modifica del 117 avveniva che le norme del diritto pattizio entravano nelle fonti del diritto italiano in virtù di una legge di adattamento, avevano lo stesso rango della norma che li recepiva nell’ordinamento. Nel momento in cui entrava come una legge non poteva essere assunta anche come parametro di costituzionalità. C’è stato un tentativo da parte della Corte di distinguere la Convenzione dei diritti dell’uomo dal diritto pattizio, in realtà poi non ha funzionato. Il 117 fa sì che lo Stato debba conformarsi anche al diritto pattizio, ma le norme CEDU, pur potendo diventare parametro di costituzionalità, non diventano norme costituzionali, rimangono ad un gradino di rango inferiore. Lo scrutinio di costituzionalità viene condotto in modo da verificare l’eventuale presenza di un contrasto tra norme e l’eventuale incostituzionalità delle norme CEDU. Il diritto dell’Unione Europea TuttoPartì con la comunità economica europea (CEE), ma ancor prima ci fu un altro trattato, quello della comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), istituita nel 1951 con il Trattato di Parigi. Il trattato viene poi riproposto cercando di allargarne l'orizzonte, cercando di facilitare lo scambio di persone, capitali, beni e servizi: questo è l'obiettivo principale della comunità economica europea che nasce appunto nel 1951. Parallelamente viene costituita l'EURATOM, per l'energia atomica. Gli organi della comunità europea finiscono poi per coincidere con quelli delle altre comunità. Gli Stati inizialmente erano sei e poi se ne unirono altri. In realtà ci sono poi stati tanti passaggi intermedi che hanno portato all'attuale configurazione dell'Unione. Tra i diversi trattati ricordiamo il Trattato di Maastricht del '92, forse il più significativo perché è quello
Lisbona sono i principali trattati che hanno dato forma all'Unione europea. Il Trattato di Roma, firmato nel 1957, ha istituito la Comunità Economica Europea (CEE) e la Comunità Europea dell'Energia Atomica (EURATOM). Questi trattati hanno creato un mercato comune e hanno promosso la cooperazione economica tra i paesi membri. Il Trattato di Lisbona, firmato nel 2007, ha modificato i trattati precedenti e ha rafforzato il ruolo dell'Unione europea. Ha introdotto nuove disposizioni per migliorare l'efficienza e la trasparenza delle istituzioni europee. Inoltre, ha conferito alla Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione europea lo stesso valore giuridico dei trattati. L'Unione europea è un'organizzazione politica ed economica composta da 27 paesi membri. Ha l'obiettivo di promuovere la pace, la stabilità e il benessere in Europa. L'Unione europea ha competenze in diverse aree, tra cui il commercio, l'ambiente, la sicurezza e la politica estera. La cittadinanza dell'Unione europea è un concetto introdotto dal Trattato di Maastricht nel 1992. Essa conferisce ai cittadini dell'Unione europea diritti e libertà aggiuntive, come il diritto di circolare e risiedere liberamente all'interno dell'Unione, il diritto di voto e di candidatura alle elezioni europee e il diritto di rivolgersi al Mediatore europeo. In conclusione, i trattati europei hanno svolto un ruolo fondamentale nella creazione e nello sviluppo dell'Unione europea. Essi hanno stabilito le basi per la cooperazione e l'integrazione tra i paesi membri, promuovendo la pace e il progresso in Europa.Maastricht sonorimasti i trattati chiave. Oggi si parla di trattato sul funzionamento dell'Unione europea e IUE. Questi costituiscono il diritto più importate dell'UE. Anche il cosiddetto diritto derivato deve essere conforme al diritto convenzionale, quello dei trattati appunto. Il Trattato di Lisbona è stato ratificato. Non si può parlare di una vera e propria costituzione perché i trattati sono rimasti tali, anche se si distinguono dagli altri trattati internazionali perché hanno un loro regime specifico. L'UE non è in grado di decidere autonomamente, e i trattati devono essere approvati da tutti gli Stati membri. Non c'è per l'UE la possibilità di procedere senza passare attraverso la ratifica di tutti gli Stati, questo è anche un limite. Ci sono diversi organi importanti: un Parlamento, con rappresentanti eletti dal popolo che svolgono solo in parte la funzione legislativa,
Perché normalmente questa è affidata tanto al parlamento quanto al Consiglio, composto da rappresentanti dei governi degli Stati membri. Inizialmente il ruolo principale era in capo al Consiglio, anche per quanto concerne la potestà normativa. Poi si sono ampliati i poteri del parlamento e ora la funzione normativa viene svolta insieme. Esiste ancora l'organo della Commissione europea, organo essenzialmente esecutivo ma anche di controllo, per questo chiamata anche "guardiano dei trattati". Dovrebbe favorire l'accordo tra i paesi e il rispetto dei trattati. Può avviare una procedura di infrazione con conseguenti sanzioni in caso di mancato rispetto dei trattati e delle norme europee. Spetta anche alla Corte di giustizia fare queste verifiche: è il corpo giurisdizionale dell'UE. I suoi compiti sono quelli di verificare la legittimità delle norme emanate da Parlamento e Consiglio e la loro compatibilità con i trattati.
L'altra sua funzione è quella di dare le interpretazioni delle norme dell'UE. Laddove i giudici dei singoli paesi debbono appellarsi a norme europee, possono chiedere aiuto alla Corte di Giustizia per verificare da un lato che si tratti di una norma direttamente applicabile, e dall'altro per verificare che sia conforme all'ordinamento. Ultimo organo, nato al livello di prassi e poi inserito nel trattato di Lisbona, è il Consiglio europeo, composto dai capi di Stato e da non confondere con il Consiglio. Ha un compito politico: è lì che si prendono le decisioni di indirizzo politico, che si decidono gli obiettivi e le politiche che l'UE dovrà seguire. Principio chiave espresso dal Trattato sull'UE, in particolare all'art. 5, è quello dei principi di attribuzione e sussidiarietà. Il primo dice che le competenze dell'UE sono quelle attribuitegli dai trattati stessi, dagli Stati membri nei trattati. Ilsecondo è sul modello di quello che abbiamo anche noi in Costituzione al 118: anche in questo caso non viene usato tanto per rafforzare l'ente più piccolo, ma anzi per spostare delle competenze in capo all'UE. Laddove non c'è una competenza esclusiva dell'UE, questa interviene solo quando non riescono ad intervenire gli Stati membri. In sostanza, laddove non si rientra nella competenza esclusiva dell'Unione, se ci sono obiettivi che gli stati membri non riescono a realizzare da soli - in virtù del principio di sussidiarietà - l'Unione può intervenire per conseguire meglio quegli obiettivi.
Ci sono diversi tipi di atti emanati dall'UE, ci soffermiamo su quelli vincolanti. Questi sono tre: regolamenti, direttive e decisioni. Le decisioni hanno spesso natura provvedimentale, sono simili ai nostri provvedimenti amministrativi. Regolamenti e direttive sono invece fonti del diritto a tutti gli effetti. I
I regolamenti sono atti direttamente applicabili; si intende che non occorre un atto di recepimento da parte del singolo stato membro. Non devono essere recepiti attraverso un atto dell'ordinamento giuridico, si applicano direttamente.
Le norme del diritto pattizio invece devono essere recepite, dev'esserci una ratifica e poi un'esecuzione.
I regolamenti si applicano direttamente.
Le direttive sono atti che pongono degli obiettivi per gli Stati membri, pongono degli obblighi di risultato. La direttiva sulle acque stabiliscono che gli Stati membri devono raggiungere particolari parametri delle acque dei fiumi ad esempio. Si lascia agli stati membri l'individuazione dei mezzi attraverso cui raggiungere il risultato. Quindi la direttiva non è direttamente applicabile, perché presuppone atti interni che specificano come debbano essere realizzati gli obiettivi.
Parlando di efficacia diretta non parliamo di applicabilità diretta. L'efficacia diretta
sta a significare che quell'atto pone già degli obblighi o dei diritti in favore di soggetti dell'ordinamento interno. Anche una direttiva, non direttamente applicabile, può quindi avere efficacia diretta. Si parla di direttiva self-executive. L'articolo 11 della nostra Costituzione non fa riferimento all'UE, per il semplice fatto che la Costituzione è anteriore alla nascita dell'Unione. La Carta non è stata modificata per fare un riferimento esplicito, quindi si è dovuto trovare un riferimento indiretto, un modo per consentire il diritto dell'Unione nel nostro paese. Questo è stato trovato nell'art. 11: la Costituzione consente alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicura pace e giustizia tra le nazioni. Questa norma è stata scritta dalla costituente pensando all'ONU. Si è poi pensato di applicarla anche e soprattutto in riferimento al diritto dell'UE.
Il nostro ordinamento può ammettere anche delle limitazioni di sovranità, tra cui quella di consentire ai trattati e al diritto derivato di applicarsi senza dover passare attraverso un atto di recepimento interno. Ma se c'è una legge italiana in contrasto con un regolamento europeo? Si sono