Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Pio IX e Edgardo Mortara
David Kertzer, autore del nostro libro "Prigioniero del Papa Re", racconta la vicenda di Giuseppe Maria Mastai Ferretti, alias Pio IX, ed Edgardo Mortara. La storia si svolge nella Bologna dello Stato Pontificio dopo la Rivoluzione francese, durante il periodo di Napoleone e dopo il 1848.
Se al tempo di Benedetto XIV nessuno metteva in discussione l'assetto dello Stato Pontificio e il diritto ad esistere di uno stato pontificio, la situazione è molto cambiata a metà dell'Ottocento. L'Europa ha attraversato riforme e restaurazioni, e il potere del Papa, che è anche sovrano dello Stato Pontificio, è sempre più instabile e messo in discussione. Il Papa ha persino dovuto fuggire da Roma e vi è ritornato solo con l'appoggio di eserciti stranieri come quello francese e austriaco, che possono garantire il vecchio governo.
Tra i sudditi del Papa ci sono anche gli "ebrei del Papa", che vivono in una condizione di soggezione.
Tante interdizioni che li rendono, sebbene di fatto cives romani, degli stranieri che rimangono li per concessione della chiesa. Bologna in questo contesto è una città turbolenta per l'Università e perché non ha mai accettato il dominio pontificio ma anche perché qui l'autorità è ripartita in spirituale: arcivescovo, politica: cardinale legato; militare: generale austriaco. Un'altra, non più presente in altri luoghi, è l'inquisizione romana, presso il convento di S. Domenico, nella persona del padre inquisitore. La vicenda inizia il 23 giugno 1858 in una casa di Bologna, bussano alla porta, una domestica Anna Facchini (23 anni) apre la porta e si trova un ufficiale dei gendarmi che chiede se sia la casa di Salomone, detto Momolo, Mortara, che in quel momento non c'è e la domestica lo dice alla moglie, Marianna Padovani, presente in casa. Hanno 2 figlie gemelle (11 anni) e altri 5 figli maschi (Augusto, Arnoldo, ecc.).Edgardo, Ercole ecc), nessun nome ebraico rispetto al padre "Salomone". Gli ebrei si stanno emancipando ed uscendo dai ghetti e cercano di vivere, anche nello stato pontificio, insieme agli altri perché la differenza di religione non è più avvertita come un problema. Dopo poco succede ancora, questa volta i carabinieri vogliono entrare in casa guidati dal maresciallo Pietro Lucidi, seguito dal brigadiere in borghese Pietro ..., che chiede che Marianna elenchi i nomi dei componenti della famiglia. Salomone rientra a casa e trova la moglie con i gendarmi, che gli spiegano e Salomone fornisce i nomi, il maresciallo annota e chiede di vedere i bambini uno per uno. Momolo spiega che solo 2 sono svegli ma il maresciallo insiste e chiede di vederli tutti. Il padre elenca ed indica i bambini e il maresciallo chiede di portare fuori tutti i bambini e di lasciare solo Edgardo e afferma che "loro (i genitori) sono vittima di tradimento".
Perché questo figlio era stato battezzato e doveva condurlo lontano dalla famiglia. Il maresciallo afferma che l'ordine è dell'inquisitore. Il maresciallo propone di accompagnarlo e Momolo rifiuta, arrivano i parenti presso la casa che decidono di andare dall'inquisitore e quindi si recano a S. Domenico dove si trova l'inquisitore, ovvero il padre di Piergaetano Feletti, che spiega che quel bambino è stato battezzato e quindi doveva essere portato via dalla famiglia ebraica. Chiedono quali sono le prove del battesimo, ma afferma di non poterlo dire, perché il procedimento dell'inquisizione è segreto e non si può dire, si ottiene una dilazione, 24h di tempo per portare via il bambino senza troppi traumi per il bambino e per l'ordine pubblico dietro promessa che non l'avrebbero fatto fuggire. Feletti giustificò il suo comportamento non rituale perché sia lui che i suoi superiori hanno un timore: Feletti
era al corrente delle superstizioni degli ebrei e temeva che il fanciullo sarebbe stato trafugato o addirittura sacrificato, secondo la credenza per cui gli ebrei preferissero uccidere i propri figli piuttosto che battezzarli. Quindi acconsente ma adotta questa opzione: i 2 carabinieri non possono lasciare mai Edgardo nelle successive 24h. La speranza è di ottenere l'annullamento dell'ordine da parte del cardinale legato o arcivescovo. Il cardinale legato non c'è, è fuori città, allora resta l'arcivescovo: cardinale Michele Diale Prelà, di origine Corsa, difensore dei diritti della chiesa che è anch'esso fuori città. Non resta che tornare dall'inquisitore il giorno successivo, prima che scada il termine, ma non si ha esito, però tranquillizza il padre che il bambino era sotto la protezione diretta del pontefice quindi si inizia ad organizzare il suo viaggio. La madre fu allontanata perché sconvolta e.Come Mortara può agire? Non si sa dove Edgardo sia stato mandato. Si sa solo che le autorità ecclesiastiche sono convinte che sia stato battezzato, ma non quali siano le prove di ciò. I Mortara cominciano a
essere accaduto? Chi sia stato? Equando? E i sospetti cadono sulle domestiche, personalità che la chiesa non aveva mai approvato. Qui Kertzer afferma che nel 1633 era stato emanato a Bologna un editto sugli gli ebrei, firmato dall'inquisitore domenicano di Bologna, che elenca dozzine di divieti come "gli ebrei non possono avere servitori cristiani", pochi giorni dopo questo editto, fu pubblicata una differente versione dell'editto, a firma del Cardinale Lambertini cioè Benedetto XIV, secondo cui "debbono gli ebrei rimanere di notte nel ghetto, non possono leggere testi che la chiesa proibisce, gli ebrei devono portare un segno color giallo in ogni tempo e luogo tanto dentro il ghetto quanto fuori, gli uomini sopra il cappello cucito sopra e sotto la falda e le donne scopertamente in capo senza fazzoletto o accessori che possano nasconderlo; non potevano conversare, giocare, mangiare, bere o avere rapporti con i cristiani, si specificava che il padre
che avesse ammesso il lavoro dei propri figli cristiani in case ebree sarebbe stato multato e i figli imprigionati", quindi la punizione sarebbe ricaduta sui cristiani, non sugli ebrei. Questo elemento sarà importante per comprendere quanto seguirà: esisteva un divieto di avere servi cristiani. I Mortara vengono a sapere che Edgardo era stato portato a Roma dove c'era l'istituzione della casa dei catecumeni ed inoltre vi era una comunità ebraica numerosa, antica e molto vicina al governo pontificio, pertanto occorre contattare questa comunità. Nel frattempo il caso di Edgardo comincia a fare rumore e quando si viene a sapere e si crea un'opinione pubblica su questo problema quindi i Mortara scrivono al Segretario della curia: Sabatino Scarzocchio per avere aggiornamenti su Edgardo e perché vogliono iniziare a varare una linea di difesa per trattare con il governo pontificio quindi suppongono che la comunità ebraica romana.disponga di persone capaci e quindi che hanno la conoscenza necessaria per aiutarli a giustificare la loro richiesta (pag.70 libro: "non manca tentare la via dei tribunali"). Lo stesso comandante della guarnigione francese a Roma che protegge il governo pontificio manifesta sdegno e perplessità per ciò che è accaduto. Vi è un forte cambiamento da meta '700 a metà '800, quello che per Benedetto XIV era pacifico adesso genera perplessità e opposizione pubblica e nasce la diatriba tra il rapporto familiare naturale e il vincolo della religione. I Mortara si chiedono se Momolo debba raggiungere Roma e rimanerci per del tempo, mettendo in pericolo gli affari di famiglia e ci si chiede se è opportuno e ci si chiede come sta Edgardo. Questo metterebbe a rischio gli affari di famiglia e inoltre ci si si chiede come sta il bambino. Sia a Bologna che Roma si tenta di individuare nel diritto canonico appigli per richiedere la.restituzione di Edgardo, ma presto ci si rende conto che il diritto canonico non sembra essere favorevole, poi Momolo decide di recarsi a Roma e si cerca anche un avvocato cattolico che sostenga le sue pretese e questo è ciò che la comunità di Bologna organizza. La comunità di Roma è di altro parere, perché ciò che è successo, per la comunità ebraica romana era la normalità o comunque qualcosa di ben conosciuto proprio perché gli ebrei romani lo avevano già sperimentato nel corso dei secoli e temono che l'iniziativa bolognese possa essere dannosa anche per loro e non solo per Edgardo. Il problema è presentare le suppliche al papa senza mancargli di rispetto e il primo tentativo della comunità romana è di impedire che Momolo giunga a Roma, per cui si cerca di spiegare che poiché ormai è passato del tempo, l'effetto del dolore di Momolo non si produrrebbe più e nello.stesso tempo da Roma ci si chiede come siano andate le cose realmente, perché si stanno diffondendo voci molto insistenti. Un altro problema è la censura nella corrispondenza, perché i messaggi che le due parti si scambiano sono codificati e quindi scritti in modo da evitare ogni riferimento.