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CONTROLLI NEGLI ENTI LOCALI
È indubbio che il sistema dei controlli ha avuto una efficacia pratica diversa che nelle amministrazioni nazionali, perché a questi non si applicano direttamente le previsioni del d.lgs. 150/2009, che si applica alle amministrazioni statali. Per gli enti locali il sistema è ancora definito (per larga parte) dal d.lgs. 267/2000, sistema che però non sembra improntato a una concezione moderna dei controlli ma ad una visione se non proprio di retroguardia, quantomeno tipica degli anni ’90.
Da questo punto di vista il dato effettuale, importante, è che la reale implementazione del sistema dei controlli è affidata alla autonomia organizzativa degli enti locali ed alla possibilità che gli enti locali hanno di istituire in via autonoma degli organismi di valutazione interna, organismi che, in una posizione di dovrebbero garantire, similmente al sistema del d.lgs. 150/2009, un sistema di controlli.
effettivo ed efficace. Se si guarda alla normativa vigente ci sono due dati importanti: - anche in difetto di una esplicita ed espressa disciplina dei controlli degli enti locali, gran parte dell'implementazione del sistema è stata svolta dall'ANCI, che ha predisposto una serie di linee guida atti interni o che di fatto hanno colmato, su base volontaria, le lacune dellanormazione positiva, cercando di adattare il sistema. Trattandosi di linee guida, da applicarsi anche su base volontaria, l'effettività delle stesse è tutta da definire; puro diritto positivo, - se si guarda al tralasciando le spinte innovative dall'ANCI, la norma di riferimento è l'art. 169 d.lgs. 267/2000 che disciplina il piano esecutivo di gestione. Il piano esecutivo di gestione è diverso dal piano di performance, anche se in qualche modo sovrapponibile, strumento non del tutto efficiente ed è per la sua struttura e per come è elaborato, uno in ottica.Di controllo, dal momento che serve a classificare ed eventualmente misurare le attività svolte dai singoli uffici, ma entro una logica non moderna rispetto la disciplina del 2009. Da questo punto di vista, molti hanno ravvisato nel piano esecutivo digestione uno strumento inadatto a garantire un efficace controllo interno. Del resto, il piano opera in prospettiva e non tanto nella fase del monitoraggio.
Limiti difficoltà
Proprio per i della disciplina di diritto positivo e per le che sottostanno all'applicazione della disciplina del 2009 agli enti locali, l'ANCI ha cercato di elaborare un praeter legem, modello di controllo utilizzabile dai Comuni, modello o comunque che si formano negli interstizi della legislazione positiva. Però quando ci occupiamo degli enti locali in Italia, quindi essenzialmente di Comuni, c'è una normativa uniforme per istituzioni non detta nel diritto amministrativo: abbiamo una difformi TU enti locali (e. Perché la
disciplina del la disciplina prevista dall'ANCI) si applica allo stesso modo a tutti i Comuni, a prescindere dalle dimensioni. È evidente che le difformità dimensionali, antropologiche e problematiche connesse, sono tali per cui un medesimo strumento può essere inidoneo e inutile sia per le realtà semplici che per le realtà complesse. Francamente un piccolo comune del Trentino di che controlli di performance ha bisogno? Lì veramente, la semplice conoscenza fra le persone può essere sufficiente a valutare e misurare l'impatto delle politiche comunali rispetto i problemi specifici della comunità. Della collettività (es. in comune si sa come funziona la casa di riposo, garantendo un controllo esterno efficiente). Il modello tripartito elaborato dall'ANCI, di per sé un po' astratto, si caratterizza da tre strumenti (documenti), funzionali ad attivare una sorta di autocontrollo da parte degli enti.locali:
- relazione previsionale programmatica: documento di indirizzo che dovrebbe rendere possibile, anche all'interno dei singoli enti locali, l'individuazione degli obiettivi di medio periodo che l'ente locale si dà nel medio periodo (fondamentalmente la giunta). Es. ROMA: l'obiettivo potrebbe essere dotare la città di un servizio rimozione autoveicoli, attualmente non attivo; oppure risolvere il problema delle buche. Quindi nella relazione previsionale programmatica i vari comuni si devono dare degli obiettivi;
- piano esecutivo di gestione, riconosciuto dal diritto positivo ma collocato dall'ANCI all'interno di un sistema più complesso;
- piano degli obiettivi → In questi due piani vengono dettagliati gli obiettivi definiti nella relazione previsionale, dettagliando gli strumenti dai fini generali a quelli sempre più specifici (riferito anche al PEG).
Attenzione: l'ente territoriale locale è ente a fini generali.
quindi su carta e in base al principio di sussidiarietà, il Comune (ente locale) è colui che provvede in modo immediato, pronto ed efficiente ai bisogni della collettività; solo ove il Comune non riesce, subentra il livello amministrativo superiore. problema Il grosso che si pone è un problema istituzionale di fondo: questi strumenti di programmazione e definizione degli obiettivi, di allocazione delle risorse per perseguire gli obiettivi, di individuazione di livelli di responsabilità connessi al raggiungimento degli obiettivi concreti, stanno a significare che nella dinamica reale dell'istituzione comunale non è possibile perseguire contemporaneamente tutte le finalità teoricamente ascrivibili all'ente dimensionata pubblico. Viene in concreto l'idea per cui il Comune è ente a fini tendenzialmente generali. Di fatto i Comuni sono obbligati a stabilire gli obiettivi specifici in rapporto alle risorse disponibili, risorse chePiù delle volte le risorse per avviare politiche di ripristino del manto stradale o di recupero sociale dei tossicodipendenti provengono da fonti esterne (finanziamenti statali). Se fossi il sindaco di Roma, mi troverei a scegliere quale politica avviare in base alle risorse disponibili. Questa è una decisione amministrativa che emerge nella pratica effettuale e non nella teoria.
Stabilire e indirizzare le risorse pubbliche è chiaramente una scelta discrezionale compiuta dal sindaco e dal suo gabinetto. Queste sono quelle che gli economisti definiscono scelte tragiche: investire in una certa politica anziché in un'altra non assicura che l'investimento sia fruttuoso, ma sicuramente scontenterà qualcuno. A Roma, il Comune è grande e potrebbero esserci risorse per risolvere il problema del manto stradale, ma non sono sufficienti a coprire tutto il territorio di Roma. Da dove dovrei iniziare? Dal centro storico?
Dalle periferie (dove si concentra la maggior parte della popolazione votante)? Da Roma nord o Roma sud? Questa è la tragedia: dato l'obiettivo sulla carta, di fatto è problematico definire da dove partire. Si pensi alle politiche di ripristino dell'ordine pubblico nelle periferie urbane (spaccio, prostituzione a cielo aperto, disagio sociale che determina degrado). Nelle grandi città il problema emerge a macchia di leopardo (non c'è una sola zona problematica ma tante). Se voglio mettere in sicurezza una data zona bisogna emanare delle ordinanze (che sono attimonito, he per essere efficaci devono essere eseguiti), la cui esecuzione deve essere garantita (forze dell'ordine). Se non ho il personale, se non ho le risorse, non vado da nessuna parte. Ad es. a Valencia stanno formando le forze dell'ordine affinché non usino più armi ma al fine di consentire la soluzione delle liti, e le problematiche legate alla vita del
base di un'efficace gestione comunale. Il Comune deve essere in grado di pianificare le attività e monitorarne l'andamento per garantire il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Tuttavia, è importante sottolineare che il modello dei controlli, così come previsto dall'ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), può essere difficile da attuare. Questo perché richiede risorse e una cultura che spesso mancano nelle amministrazioni locali italiane. Inoltre, nel contesto storico ed economico attuale, il Comune non può fare tutto allo stesso modo, ma deve fare delle scelte. Queste scelte devono essere guidate da un'attività di programmazione e controllo, che permetta di bilanciare le diverse esigenze e di garantire una gestione efficace e efficiente. Inoltre, è importante sottolineare che il ruolo del Comune non si limita solo alla gestione amministrativa, ma deve essere anche un promotore della sicurezza pubblica e del dialogo sociale. In questo senso, il Comune può svolgere un ruolo di mediazione e diventare una sorta di mediatore sociale nel quartiere, promuovendo l'inclusione sociale e creando una forza di polizia più consapevole. In Spagna, ad esempio, si sono accorti delle problematiche legate al disagio sociale e hanno compreso che la presenza della polizia da sola non è sufficiente. È necessario che la polizia sia presente in modo proattivo, promuovendo la sicurezza pubblica e il dialogo con la comunità. In conclusione, la programmazione e il controllo sono fondamentali per una gestione comunale efficace, ma devono essere supportati da risorse e da una cultura che spesso mancano nelle amministrazioni locali italiane. Inoltre, il Comune deve svolgere un ruolo attivo nella promozione della sicurezza pubblica e del dialogo sociale, diventando un mediatore sociale nel quartiere.necessità di fare scelte tragiche: devo scegliere, agire discrezionalmente ma dovrò rendere conto sulla bontà delle mie azioni. Se si investe su politiche di coinvolgimento della cittadinanza attiva, ma la politica fallisce, all'interno dell'amministrazione comunale occorrerà aggiustare il tiro. Questo è il quadro dell'amministrazione contemporanea, quadro che non ci induce ad essere troppo generosi circa il fatto che il Comune possa fare tutto e laddove non arriva il Comune arriva salvificamente il principio di sussidiarietà. In realtà torna allora in gioco il concetto di responsabilità istituzionale o funzionale, dal momento che occorre che nell'ente locale ci sia chi si assuma direttamente la responsabilità di implementare specifiche politiche in quanto prioritarie su altre. Non esistono indicatori, ma giuridicamente assume rilievo la motivazione degli atti di programma, l'esternazione delle scelte.L'assunzione diretta dellaresponsabilità di una determinata strategia politica. Quale potrebbe essere del restol'indicatore quantitativo che mi permette di partire da Roma nord o sud? Il conteggio dellebuche? L'immondizia? Il criterio a volte è una opportunità politica (bacino dei voti peresempio). Punto fondamentale è un altro: capacità di assumere la responsabilità attraversoautodeterminazioneuna del parametro valutativo, che è caratterizzato sempre, nella parteche attende al merito della scelta, ad una tendenziale indecidibilità.Esempio (nella slide) di come un Comune ha implementato, entro questo quadro vago, ilstrategie autonome, volontarie, disistema dei propri controlli interni, attraversoautovincolo, autolimitazione dellapropria attività:1-istituzione volontaria dell'organismo interno di valutazione, tramite delibera dellagiunta di fatto èorganismo indipendenteun (composto a maggioranza da membri esterni all'amministrazione comunale) che ha il compito di valutare l'efficacia delle politiche e delle azioni messe in atto dal Comune.