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Calcolo delle intensità
XN n N −n(p + = = 1.q) p q1 1n 1=1n1Scrivendo !∂ NXN n N N−1 −n −1(p= + = = (p + =p q) p n p q q) N p N p.hn i 1 11 1∂p n 1n1 ; M<© Matteo Tajana, Università degli Studi di Milano6 BiofisicaAnalogamente calcoliamo il quadrato:∂ ∂D E N21 (p= +n p q)p∂p ∂p∂ N −1= +p N p(p q)∂p 2N N−1 −2= + + (N 1)(p +N p(p q) p N q)−2 2 2 2 2 2= + (N 1) = + = +N p p N N p N p N p N p N pq.− −D E D E D E221 2 2Ma allora = Sapendo che = volevamo calcolare (I ) = (2I ) =n N pq. I αN I I− − −hn i1 1 2 1 totD E D E21 2 212 2 24α 4I + . Sfruttiamo il fatto ora che = e che = + = 4α (N +n α I N /2 n N /4 N /4 /4− hn i hn itot 1 1tot2 2 22 4I + = + 2I = . Il quadrato della differenza delle intensità mediato èN /4) αN /2 I I αI αI− −tot tot tottot tot totproporzionale all’intensità totale, se vale
Questo processo di random walk binomiale. Rappresentazione di diversi tipi di cellule eucariotiche confrontate con "l'unità di misura" E. coli
Figura 5: Giarda lablia, di 2 µm, disegnato in grigio. (A) (B) una cellula di una pianta, (C) la cellula del lievito, (D) un globulo rosso, (E) fibroplasta, (F) una cellula neuronale, e (G) una cellula della retine.
2.2 Le cellule e le loro strutture interne
Adesso andiamo avanti a discutere com'è fatta la cellula e che tipo di immagini possiamo ricavarne. Tipicamente si sfrutta la microscopia a fluorescenza per osservare l'interno delle cellule, usando un laser che attiva la fluorescenza catturata poi da una camera esterna. Questo processo si può fare con più molecole fluorescenti, eccitate a frequenze diverse. Possiamo vedere come la cellula si comporti diversamente su scale diverse: tutto dipende da tante scale ed è difficile trovare quella giusta. Ad ogni scala ci sono processi
diversi che hanno effetti su quella superiore.
Abbiamo detto che Analizziamo le ci sono due macrogruppi di cellule: eucariotiche e procariotiche. prime, prendendo spunto da [3]. Ci sono tanti tipi di queste cellule (Fig. 5): quelle delle piante hanno un muro rigido esterno ma hanno all'interno un nucleo. Le cellule del lievito sono semplici anche se eucariotiche, poi ci sono anche i globuli rossi oppure i fibroplasti, cellule della retina che sono molto complesse. . . Il lievito è una; M<© Matteo Tajana, Università degli Studi di Milano Biofisica 7 Schema delle architetture ricorrenti nelle cellule. Per il nucleosoma, il complesso del poro nucleare Figura 6: e il proteasoma sono presenti anche delle raffigurazioni più artistiche di D. Goodsell. delle cellule più interessanti da studiare per via della sua semplicità. I fibroplasti sono dei cartoon delle cellule umane. Abbiamo un nucleo interno in cui è contenuto il DNA (cromatina), che
proteica all'interno del mitocondrio che sintetizza l'ATP. Altri oggetti e pattern interessanti sono i filamenti che troviamo all'interno della cellula: ci sono DNA(2 nm) che può essere molto lungo, poi ci sono le fibre di collagene (1.5 nm) che tengono assieme la meccanica dei tessuti animali. Altre strutture elicoidali le troviamo nei virus, per esempio quello del tabacco (20nm). Il flagello del batterio ha anch'esso strutture elicoidali. Sono tutte strutture autoassemblate, non c'è un "programma" per farle. Altre strutture possono essere periodiche come nel reticolo endoplasmatico, o dei reticoli regolari come i filamenti di miosina: esistono pattern periodici. Un altro interessante esempio di pattern è quello dei capsidi dei virus, in cui le proteine si arrangiano su pattern circolari. Il problema è tassellare la sfera (problema del pallone da calcio), e anche in questo caso vale la formula di Eulero + = 2,V F
Ecco il testo formattato con i tag HTML:E−dove sono i vertici, le facce ed gli spigoli (edges).V F E
Altri interessanti pattern sono gli epiteli, modi in cui si arrangiano le cellule nei tessuti. Si possono studiare le distribuzioni di queste cellule.
La questione è come nascano tutti questi comportamenti emergenti di cooperazione tra le cellule, come si formano queste strutture così ordinate “autonomamente”—che alla fine non è altro che la definizione di sistema complesso. ; M<© Matteo Tajana, Università degli Studi di Milano8 Biofisica3
Quando: cronometri su scale diverse
Ci sono tantissimi ordini di grandezza. Sull’ordine di scala minima abbiamo la vibrazione dei legami molecolari, sui 10 ps. Rotazione di catene avviene sui 500 ps. I cambiamenti conformazionali delle proteine hanno scale temporali ben diverse, dai ns fino ai ms per processi più lunghi. Si evince quindi che lo studio dinamica proteine è un argomento estremamente complesso, anche e
soprattutto computazionalmente parlando. In particolare le scale del protein folding sono molto interessanti. Il tempo di turnover (formazione e distruzione) degli enzimi è sulle scale che arrivano all'ordine di 1 s. Il turnover del citoscheletro (filamenti non statici, masono polimerizzati e depolimerizzati come per gli enzimi) va dai 100 ai 100 s. Poi abbiamo il tempo di vita delle proteine che va dai 10 a 10 s, e una cellula ha un doubling time di 20 min per un batterio, una cellula embrionale umana ha un tempo di doubling di 3 gg, una cellula tumorale invece in 24 h. Infine arriviamo ai tempi di vita degli animali, che hanno ordine degli anni. Le sequoie arrivano ad arrivare a 3000 anni, e infine ci sono le scale evoluzionistiche che toccano i milioni di anni. Quindi abbiamo processi su tutte le scale, dai giorni ai microsecondi, che rendono la cosa interessante e complessa. Come si fa a calcolare/misurare queste scale? Come prima cosa si può fareun’osservazione (al micro-scopio) e “contare”/filmare con un timelapse. A volte per processi più lunghi può essere più utile prendereosservazioni a tempi prefissati (esistono esperimenti che durano per anni, come quello di Richard Lenskysull’osservazione ormai più che ventennale di colonie di E. coli) per studiare i cambiamenti di popolazione [5].
La scala completamente opposta è quella del tempo di evoluzione (Darwin) con albero genealogico bipar-tito, che si divide col passare degli anni. Ci saranno rami che si fermano (estinzione) e altri che proseguono.Questa idea precede la scoperta dei geni, e cosa si propagasse non era chiaro all’epoca. Poi col tempo abbia-mo scoperto le mutazioni genetiche (efficienti o meno) dell’organismo e abbiamo visto come andavano le cosenella specie.
3.1 Il dogma centrale della biologia dogma centrale della biologia
C’è un processo universale che regola la vita delle
cellule viventi, detto dogma centrale. È un principio formulato negli anni cinquanta del XX secolo, secondo cui, in biologia molecolare, il flusso dell'informazione genetica è monodirezionale: parte dagli acidi nucleici per arrivare alle proteine, senza considerare un percorso inverso. Si parte dalle catene del DNA che si replica con il DNA-polimerasi, che apre la doppia elica e le copia. Per dare luogo alle proteine bisogna trascrivere il DNA e infine avviene la traduzione nel ribosoma. Questo può essere osservato direttamente a microscopio. Tutti i processi del dogma centrale della biologia sono portati avanti da sofisticate macchine molecolari. Il replicamento del DNA viene fatto dal replisoma, mentre la trascrizione della singola elica avviene per opera dell'RNA-polimerasi. La trascrizione invece viene operata dai ribosomi. Questi processi biologici sono variabili, stocastici: con non c'è un tempo unico ma una scala di tempi, delle distribuzioni. Per questomotivo la fisica statistica può essere uno strumento non trascurabile. Applicare a questi processi. Anche i tempi delle proteine possono variare notevolmente, da pochi minuti a diverse ore. Ci sono dei limiti imposti dai tempi cellulari di splitting, però ci sono comunque diverse possibilità. 3.2 Il ciclo cellulare Partiamo da una fase di crescita, della durata di circa 10 h. C'è un meccanismo di controllo che fa un G1 checkpoint per assicurare che tutto sia pronto per la duplicazione del DNA. Innanzitutto ricordiamo che la cellula può uscire dal ciclo e andare nella fase quiescente, processo reversibile in cui può rientrare poi nella G0 fase di crescita. Nella fase di crescita vengono cresciuti i