Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 25
Appunti di archeologia tardoantica Pag. 1 Appunti di archeologia tardoantica Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di archeologia tardoantica Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di archeologia tardoantica Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di archeologia tardoantica Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di archeologia tardoantica Pag. 21
1 su 25
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

GLI EPISCOPIA

Dopo un lungo periodo di formazione, da fine IV secolo si stabilizza il complesso formato da

cattedrale, battistero ed episcopio, cioè residenza del vescovo. Gli edifici di culto cristiani erano

dapprima all'interno di abitazioni, le domus ecclesiae, quella più nota è quella di Dura Europos,

conservatasi perché durante le invasioni partiche la zona fu interrata per farne un bastione, oltre al

clima secco ed all'assenza di sovrapposizioni. Essa fu scavata e dapprima interpretata come casa,

poi le pitture parietali ed elementi strutturali hanno permesso il riconoscimento.Essa si data al III

secolo e rappresenta una forma embrionale di chiesa. L'accesso è spezzato e conduce ad un cortile

centrale a due colonne (privo quindi di peristilio). C'erano scale di accesso al secondo piano, forse il

sacerdote abitava nella stessa struttura. Una stanza più grande conduceva a due più piccole, c'era

un'altra stanza intermedia. La casa fu ristrutturata con l'abbattimento di un muro per creare uno

spazio più ampio. Sul lato breve a est della stanza grande sorge una pedana. Essa comunicava con

una stanza più piccola contenente armadi a muro. C'era un ambiente angolare con vasca,

baldacchino a due colonne e affresco del Buon Pastore, legato alla salvezza ed all'atto battesimale.

Elementi tipici dell'architettura cristiana sono il vano di accesso che conduce ad un cortile per

permettere l'adunata di un gran numero di persone, e nel caso di Dura Europos anche per smistarle

tra gli ambienti, e la grande aula per celebrare la liturgia, con uno spazio rialzato. L'ambiente

retrostante con armadi era una sagrestia, mentre quello intermedio era forse riservato ad

insegnamenti e catechesi, e quello con la vasca era ovviamente un battistero.

Le fonti letterarie ci informano che non sempre i vescovi vivevano vicino alle cattedrali. I primi

vescovi infatti, scelti tra i livelli sociali elevati, avevano le proprie ville o domus signorili. In alcuni

casi si citano vescovi arrestati o cercati a casa propria. L'atto di sequestro dei beni della comunità

cristiana di Cirta (Numidia) a inizi IV secolo consiste in un elenco di beni con il loro valore e la

collocazione. In seguito le forze dell'ordine si recano a casa di presbiteri e diaconi e sequestrano

altri codici. Tra i beni sequestrati, due calici d'oro, sei calici d'argento e altro vasellame d'argento,

lucerne, cassette, candele, un codice purpureo che era stato nascosto in un vaso, insomma oggetti di

culto. C'era un triclinio per pasti comuni contenente dolii per conservare i cibi e armadi. C'erano

anche tuniche e scarpe sia da uomo sia da donna, il lugoo era anche un magazzino di vestiti usati

dati in beneficenza. Liturgia, pasti comuni e carità erano le attività tipiche di questi primi luoghi di

culto. Tra le lampade si distinguono lucerne fittili, in bronzo o in argento, lucerne con catene che

fungevano da lampadari, con sostegni in bronzo e contenitori in vetro per le candele. Il codice

conteneva un Vangelo.

Dal IV secolo, le prescrizioni ecclesiastiche invitano i vescovi a vivere vicino alle cattedrali, e

l'abitazione assume con un lungo processo forme simili a quelle dell'edilizia signorile. A Roma,

Marcellino descrive banchetti religiosi simili a quelli imperiali. Rimane anche una tendenza

opposta, come Martino di Tours che viveva in una cella vicina alla cattedrale ma se ne spostò.

Sant'Agostino descrive la domus episcopi come un luogo specifico presso la cattedrale. Il diritto

d'asilo, prima riservato ai luoghi di culto, è esteso anche a luoghi annessi all'episcopio come celle,

orti, portici e bagni nel V secolo.

Vediamo ora alcuni esempi:

A COSTANTINOPOLI secondo le fonti la prima sede fu il palazzo della nobile Olimpia, che ne

dedicò una parte al vescovo curando anche i suoi pasti. Si forma poi un complesso con altri edifici,

conosciuti però solo in una fase più tarda.

Ad AQUILEIA un isolato di forma rettangolare, datato qualche anno prima di Costantino, ospita

un'area di culto che un ambiente trasversale collega ad un'altra aula. Non c'è un abside, ma l'area est

recintata rappresenta il presbiterio. Tra le due aule sorgono una serie di vani tra cui un battistero. Ci

sono mosaici pavimentali, tra cui uno con il nome del vescovo Felice, costruttore, ed elementi

simbolici collegati al repertorio tradizionale romano come eroti pescatori, una donna con uva, un

pastore. Nel 360 il complesso è trasformato, la seconda aula è trasformata in una grande chiesa

priva di abside, si aggiungono un atrio ed un settore residenziale non più limitato all'isolato

precedente. L'aula è poi ampliata creando una doppia chiesa di grandi dimensioni a cui si aggiunge

un portico. Il battistero è spostato sulla facciata, davanti alla basilica di destra. C'è una successiva

fase di monumentalizzazione nel periodo medievale.

A RAVENNA abbiamo il contributo delle fonti letterarie, soprattutto Andrea Agnello. La cattedrale

era a cinque navate, vicino sorgeva il battistero ortodosso. Una serie di elementi occupava un'ampia

area, come un palazzo. Alcune parti dell'episcopio si sono conservate in altezza, il primo piano è

stato ristrutturato ma è ancora tardoantico. Dalle fonti conosciamo la presenza di un triclinio

quinque a cubita, a cinque stibadia, e con decorazioni parietali: sull'entrata san Pietro, a sinistra

pani e pesci, a destra il diluvio, sul fondo la creazione ed il peccato originale.

Al primo piano sorgeva la cappella di palazzo, che si può confrontare con quella del palazzo

Sessoriano a Roma, dove ai tempi di Costantino una sala fu trasformata in cappella della Santa

Croce con frammenti di reliquie. La cappella di Ravenna ha forma cruciforme, come di frequente, e

volta a botte con iscrizione ai lati che ne attribuisce la costruzione a Pietro II, nella seconda metà

del V secolo. Sopra il vestibolo è collocato un mosaico di Cristo in armatura, con croce sulla spalla

e libro aperto, volto apollineo, mentre calpesta un leone e serpenti, simboli del male. L'iconografia è

generica, ma si è anche ipotizzato un intento contro l'eresia ariana. Nella cappella, la volta presenta

quattro angeli che reggono un clipeo con monogramma di Cristo e i simboli dei quattro evangelisti.

Il Chrismòn (monogramma) è presente anche nei sottarchi, insieme a alfa e omega, a busti di santi e

sante e di Cristo. Le sante sono raffigurate come donne di classe elevata, tranne una monaca,

portano cuffie con pietre e perle, veli, vestiti con ricami di perle; l'acconciatura di santa Felicitas si

può confrontare con un ritratto in villa che vedremo più avanti. La scelta dei santi potrebbe

dipendere dalle reliquie conservate nella cappella, per analogia con altri luoghi ravennati.

La presenza di terme per il clero è costante negli episcopia, a Ravenna la struttura presentava un

capitello a imposta di tipo a zigzag.

Sotto il regno di Teodosio a Ravenna si ha una coesistenza tra ortodossi e ariani, il complesso ariano

replica quello ortodosso, in particolare la cappella di sant'Andrea nell'episcopio ariano è uguale

all'analoga cappella ortodossa. L'episcopio degli ariani non si è conservato, al contrario di chiesa e

battistero.

Nel VI secolo c'è una standardizzazione delle forme architettoniche, per cui l'episcopio comprende

tutti gli elementi di una grande residenza. L'immagine, tratta da un manoscritto, del Patriarchio

romano, mostra ad esempio un triclinio.

A PARENZO si assiste ad un'evoluzione del complesso da più semplice a più elaborato, con una

successione di basilica, atrio e battistero come quella vista ad Aquileia, elementi di collegamento,

ed un episcopio conservato in altezza per due piani. La decorazione architettonica ha un'ispirazione

costantinopolitana in capitelli d'imposta e stucchi, il catino absidale presenta un mosaico con

vergine in trono e santi, tra cui uno che tiene un modellino di una chiesa, e sopra altri santi e Cristo.

Ci sono poi scene della vita della Vergine, come l'Annunciazione, in cui Maria sta filando la porpora

secondo una scena dei vangeli apocrifi, e l'incontro tra Maria ed Elisabetta, che sono visibilmente

incinte. L'interno è decorato anche con complesse tarsie marmoreee. L'episcopio ha due piani con la

stessa planimetria, quello superiore che in altre strutture ha funzione residenziale qui serviva

probabilmente per le udienze, vista la sua monumentalizzazione. Il vescovo aveva infatti il diritto di

amministrare la giustizia nella episcopalis audentia.

A CANOSA l'edificio è monumentalizzato nel VI secolo, come attestano i laterizi bollati con il

simbolo del vescovo, un segno di prosperità. A FOGGIA la costruzione di una diga ha distrutto il

complesso con due chiese, un battistero, una residenza e sepolture. 19/02

L'episcopio rurale di SAN GIUSTO, in Puglia, è un altro esempio. In generale l'episcopio, in

collegamento con le nuove funzioni del vescovo, svolgeva funzione religiosa (qui si svolgeva il rito

battesimale), amministrativa (era sede dell'episcopalis audentia con valore giuridico), residenziale

per clero e pellegrini. Il vescovo organizzava la liturgia e la vita di chiese e monasteri, gestiva le

risorse economiche della chiesa, era giudice delle controversie tra cittadini o con le autorità.

Secondo le fonti letterarie negli episcopia si trovavano triclini, stanze da letto, uffici

dell'amministrazione religiosa e civile, sala per le udienze, ambienti per istituzioni caritatevoli in

favore di malati, anziani e orfani, alloggi per i pellegrini. La documentazione orientale è più ricca di

quella occidentale. La struttura dell'episcopio ha alcuni elementi in comune con la domus: la corte a

peristilio, la sala delle udienze, i triclini, la tendenza a separare una parte pubblica da una privata.

L'apparato decorativo era assai sviluppato, anche se negli episcopia c'è una selezione diversa degli

elementi, manca la statuaria, in mosaici e pitture prevalgono soggetti geometrici, vegetali e

zoomorfi e non quelli figurati.

A FILIPPI l'episcopio sorge nel precedente quartiere abitativo, c'è un complesso cultuale ottagonale,

battistero e terme. Uno scavo recente è quello di LULUDIENSIS (?), in Grecia.

In Asia Minore c'è continuità tra il periodo tardoantico e quello bizantino. A SIDE' l'episcopio di

metà VI sorge nella parte sud-orientale della città, prossimo alle porte urbiche, con basilica con

transetto ed una serie di ambienti tra cui un'aula trifora, cappelle, terme e ambienti abitativi. A

MILETO la zona è in pessimo stato di conservazione, un'iscrizione riporta il nome del patriarca tra

585 e 605, quindi fine VI/inizi VII secolo. Gli scavi tedeschi hanno portato al

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
25 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/08 Archeologia cristiana e medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chiara-S. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia del Mediterraneo tardoantico e bizantino e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Baldini Isabella.