Anteprima
Vedrai una selezione di 8 pagine su 31
Appunti di archeologia greca: Sicilia e Magna Grecia Pag. 1 Appunti di archeologia greca: Sicilia e Magna Grecia Pag. 2
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di archeologia greca: Sicilia e Magna Grecia Pag. 6
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di archeologia greca: Sicilia e Magna Grecia Pag. 11
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di archeologia greca: Sicilia e Magna Grecia Pag. 16
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di archeologia greca: Sicilia e Magna Grecia Pag. 21
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di archeologia greca: Sicilia e Magna Grecia Pag. 26
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di archeologia greca: Sicilia e Magna Grecia Pag. 31
1 su 31
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

SANTUARI URBANI

(Il tempio G di Selinunte ha dimensioni simili ai templi colossali ionici. Il tempio E3 di Selinunte

presenta delle differenze di livello, si compone di pronao, naòs, adyton ed opistodomo, una pianta

particolare, forse per motivi cultuali.

Il VI sec. a. C. è una fase di sperimentazione, mentre a metà V sec. a. C. si passa ad una maggiore

aderenza al modello greco, come attesta il Tempio della Concordia di Selinunte.)

Ad Ortigia ci sono due aree sacre principali, quella del santuario di Apollo e quella di piazza

Duomo. Nella prima sorge il tempio di Apollo, su cui un'iscrizione recita che Kleom[ed]es fece ad

Apollo, il figlio di Knidieias, e alzò i colonnati, opere belle. Ci sono letture diverse su chi sia stato

questo personaggio così consapevole dell'eccezionalità del colonnato, e l'architetto o il committente

o dedicante. Il pronao con due colonne in antis conduce al naòs tripartito ed all'adyton. Il tempio

misura circa m 24 x 58, con una peristasi di 6 x 17 colonne monolitiche, con doppia fila sulla fronte.

Le colonne sono alte 6.60 m e larghe alla base 2 m, quindi piuttosto tozze, e c'è un'estrema

vicinanza tra di esse sui lati lunghi. L'architrave è alta e pesante, ma la parte interna è tagliata per

alleggerire il peso. Non c'è corrispondenza tra triglifi e colonne (mentre in templi successivi i

triglifi, tranne quelli laterali, cadono esattamente a metà del capitello). Le colonne del frontone non

hanno la stessa distanza di quelle laterali.

Nell'area di piazza Duomo sorge invece il tempio di Atena, che ebbe due fasi. Della prima ci sono

pochi elementi, capitelli arcaici della prima metà del VI sec. a. C. ed un altare a triglifi con guance a

volute. La seconda fase è del 480-470 a. C. L'edificio fu trasformata in cattedrale nel VII sec. d. C.

con l'aggiunta di muri e finestre, e l'ingresso, che inizialmente era rivolto ad est, fu ribaltato. A nord

di questo tempio c'è quello ionico di Afrodite, di fine VI sec. a. C. Le somiglianze già viste del

capitello a volute allungate con quelli dell'heraion di Samo suggeriscono la presenza di maestranze

fuggite dall'isola dopo la caduta di Policrate nel 522 a. C. Il fregio è continuo, come caratteristico

dell'ordine ionico, ed alla base colonne ci sono incastri per contenere lastre scolpite.

A Naxos, il santuario urbano di Afrodite vede la sua prima definizione nel VII sec. a. C.,

contemporaneamente al primo impianto urbano,con cui il tempio B ha infatti ordinamento coerente.

C'è poi il sacello A, a oikos, fornaci per la produzione di oggetti votivi, un altare a gradoni in pietra

lavica locale di inizi VI sec. a. C., ed un tratto di mura in opera lesbia, ossia con blocchi sbozzati ed

assemblati.

A Himera, il témenos della città alta era probabilmente dedicato ad Afrodite armata. Una base a

dado è l'unico elemento che precede la costruzione del più antico tempio A, forse sorreggeva una

statua di culto o una pietra aniconica. Questa base è stata rispettata dal tempio A e poi inglobata nel

B. Entrambi sono senza peristasi. Il tempio A ha muri con riempimento in ciottoli, e tegole fittili

poste a protezione della base dall'umidità. I paramenti esterni del tempio B sono invece fatti in

grossi blocchi di pietra. In una stipe posta alle fondazioni del tempio sono stati rinvenuti oggetti

votivi che forniscono un'indicazione cronologica, tra cui armi, dedicate ad Afrodite armata o ad

Atena Promachos.

Il tempio della Vittoria sorge nella città bassa, inserito quindi in un impianto urbano con isolati più

lunghi, e realizzato come anathema, cioè offerta, per la vittoria contro i Cartaginesi. La cella è

posizionata in modo simmetrico al centro della peristasi, con perfetto equilibrio tra pronao e

opistodomo alle estremità.

Girando attorno ad un tempio dorico si ha la percezione di un volume solido ed equilibrato, mentre

l'architettura ionica valorizza la fronte, duplicando le colonne sul davanti. L'Apollonion di Siracusa

tuttavia è dorico e presenta doppie colonne sulla fronte. La filosofia dell'architettura occidentale

tende a dare più importanza alla fronte, nell'ambito di quella contaminazione di elementi ionici che

si vede anche ad esempio nei capitelli del tempio di Atena a Poseidonia.

A Selinunte sono presenti un gran numero di edifici sacri: quelli dell'acropoli, i tre templi della

collina est, i templi della collina ovest. Nel primo sito a metà VI sec. a. C. vengono eretti i due

templi principali C e, di poco successivo, D, a poca distanza. Il primo, dedicato ad Apollo, ha

colonne in parte monolitiche ed in parte a rocchi. Adiacente al tempio D è un altare. Nel V sec. a.

C., a sud si costruiscono ancora il tempio A con un altare monumentale, ed il tempio O. Quando la

città accresce la sua potenza serve più spazio, si costruisce quindi un grandioso muro a gradoni che

sorregga il terreno di ampliamento, su cui sorge una stoà. 02 novembre

Riprendendo quindi quando stiamo vedendo per Selinunte, il santuario urbano sull'acropoli conosce

una prima fase prima della metà del VI sec. a. C., dalla seconda metà di questo si assiste ad una

monumentalizzazione con la creazione dei templi peripteri di età arcaica, mentre nel V sec. a. C.,

con la crescita di potenza della città ed il suo conseguente sviluppo, l'acropoli è allargata occupando

lo spazio più vicino al mare. Il tempio C di Apollo ed il tempio D di Minerva, di metà VI sec. a. C.

si collocano in un momento fondamentale per lo sviluppo dell'architettura e seguono la strada aperta

dall'Apollonion di Siracusa. Il tempio A presenta scale a chiocciola interne e di fronte ad esso, in

posizione disassata, c'è un altare monumentale con scalinata e colonnato. Esisteva anche un tempio

Y, anteriore alla metà del VI sec. a. C., di cui non rimangono tracce di fondazione o spoliazione, ma

solo metope e colonne reimpiegate nelle opere di difesa quando la città fu attaccata dai Cartaginesi

a fine V sec. a. C.

Il santuario sulla collina orientale comprende tre templi accostati e paralleli, da sud a nord E3, F e

G. Questa zona si trova subito fuori città, ma si tratta di un caso particolare legatissimo alla

religiosità urbana, come attesta la plateia che collega direttamente l'agorà a questa collina. Il tempio

F ed il G sono datati all'ultimo quarto del VI sec. a. C. Il primo è pseudodiptero, con una

tamponatura, ossia un muro che chiude gli intercolumni, le metope raffigurano una gigantomachia.

Il secondo ha grandi dimensioni come i templi ionici ed un naòs a cielo aperto, e si è conservato un

gigante della decorazione frontonale. Del tempio E3 (470-460 a. C.) si salvano tre metope frontali

grazie alla modalità del crollo, ricostruita dallo stato di giacitura delle colonne, che mostra una

spinta posteriore e verso nord.

A Gela rimane una colonna del tempio C. La pianta di fase mostra ambienti che erano un tempo letti

come sacri ma che ora sono considerati abitazioni.

A Taranto rimane poco degli spazi sacri: due colonne doriche del tempio di Afrodite, ed il tempio di

Poseidone, il primo in Magna Grecia con una peristasi lapidea.

A Metaponto, invece, si può seguire l'evoluzione del santuario urbano, all'inizio costituito da un

prato dove erano deposte offerte e praticati sacrifici, come attestano tracce di bruciato sotto l'altare

del tempio B. Il primo oikos C fu costruito agli inizi del VI sec. a. C. Il tempio A e B conoscono

entrambi due fasi, entrambe di tipo dorico periptero, la prima tuttavia non terminata. Nel tempio B1

la peristasi è costituita con un muro di tamponatura, creando l'effetto di semicolonne. L'ultimo ad

essere eretto è il tempio ionico, con orientamento cultuale.

A Poseidonia le aree sacre furono monumentalizzate da metà VI sec. a. C. Il santuario nord è

caratterizzato dal tempio di Atena, costruito nel 500 a. C., che dimostra la propensione degli

architetti greco-occidentali ad usare elementi ionici in templi dorici, nel pronao infatti sono presenti

capitelli ionici. Nel santuario sud, l'Heraion presenta una prima pianta modificata per motivi non

chiari in una pianta definitiva a 9 x 18 colonne a fine VI sec. a. C. Si sono recuperati elementi della

decorazione fittile del tempio, resti del frontone che attestano l'uso del colore. L'Apollonion, della

prima metà del V sec. a. C., meglio conservato di altri templi, presenta una cella tripartita da due

file di colonne a doppio ordine in un gioco di sopraelevazione di livelli.

Locri presenta una cintura sacra di luoghi di culto che si alternano dentro e fuori le mura, non solo

edifici ma anche grotte monumentalizzate. Tra quelli interni il santuario di Zeus Olimpio ha

restituito delle tabelle bronzee in una teca sull'amministrazione finanziaria del santuario, ci sono poi

il santuario di Atena e quello di Afrodite a Marasà. In quest'ultimo, il tempio ionico di Afrodite vede

diverse fasi, nella seconda c'è un cambio di orientamento. Sul frontone sono presenti sculture in

marmo, Afrodite stessa ed i Dioscuri. Secondo un'ipotesi il trono Ludovisi, rinvenuto a Roma,

proveniva da qui: forse costituiva una delle due guance di un altare, oppure foderava un bothros

all'interno del tempio. Altri ritengono invece che provenisse dal santuario punico di Erice e fosse

opera di uno scultore greco. Nelle vicinanze del tempio di Afrodite sorge la stoà a U, vicino a cui è

stata anche rinvenuta un'area portuale. La stoà era costituita da una serie di stanze, colonnato e

muro di fondo, e conobbe un notevole ingrandimento in una seconda fase, segno che era assai

utilizzata. Anche per la vicinanza al porto, alcuni ipotizzano che in essa si praticasse la prostituzione

sacra. Fuori le mura si trova il santuario di Persefone alla Mannella, in cui erano deposte pinakes

legate alla fase di passaggio delle giovani da fanciulle a donne in grado di sposarsi e procreare. Pure

fuori le mura, vicino a Marasà, è il santuario di Demetra, dove inizialmente si offrivano

semplicemente coppe (kotylai) in offerta alla dea, in seguito fu monumentalizzato con un tempio,

altari e stoà. Un altro edificio sacro di Locri è la stipe di Zeus Fulminante.

Agrigento è un sito complesso, in cui sono dislocati vari santuari, a formare una cintura sacra come

a Locri. I più famosi sono quelli sulla collina dei templi, affacciata a sud sul mare. C'erano poi un

tempio di Zeus del VI sec. a. C., non più esistente, un tempio di Atena, il settore roccioso della rupe

Atenea, il santuario di Demetra e Kore con oikos ed altari circolari, ora parzialmente occupato dalla

chiesa di san Biagio, un santuario rupestre di grotte dalla facciata monumentalizzata a fontana.

Sulla collina dei templi,

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
31 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/07 Archeologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chiara-S. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia greca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Brizzolara Annamaria.