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EUROPA AMERICA MONDO
passato presente è pensato come americano
modernità post-moderno futuro uguale al presente, con ritorno al pre-moderno;
La struttura di Huntington non è affatto scientifica. L'unica critica intelligente posta a Huntington è quella di
Martha Naussbaum: lei sottolinea che le civiltà mettano in conflitto ordini del mondo diversi, ma che il
conflitto non sia TRA le civiltà, bensì DENTRO.
L'ebraismo non unisce più culture ma è una monocultura, in base a ciò costruisce una civiltà ed uno stato.
L'ebraismo unisce gli ebrei della diaspora e li unisce nonostante si trovino in diversi paesi: esso è la
negazione della struttura huntingtoniana.
Huntington ripete la trama del racconto ideologico, esso è tipico del nostro tempo. 16 aprile 2015
L'ordine del mondo monoteistico oggi è diventato un problema antropologico perché la complessità
contemporanea ha ancora a che fare con le strutture religiose.
La religione anche nella nostra società è qualcosa di più di una struttura di credenza e di rituale. La
religione è qualcosa che ci attraversa, è dentro di noi a livello anche di psicologia della percezione e si
trasmette come struttura simbolica forte senza che ce ne accorgiamo.
A livello culturale noi siamo implicitamente cristiani anche se non siamo dei praticanti. C'è un orizzonte di
senso che è attraversato e condizionato dalla religione come struttura primaria della significazione, cioè
come organizzazione dei significanti.
Se noi facessimo una analisi del modo in cui regoliamo la nostra vita, il riferimento alla religione
diventerebbe quasi inevitabile. Noi confondiamo la spiritualità con la religiosità, l'amore umano con la
carità cristiana. Il senso di appartenenza ad un valore della vita con un valore religioso. Abbiamo un campo
semantico di significazione che spesso coincide con quello religioso, questo è evidente nelle civiltà
monoteistiche.
Ernesto de Martino elabora la teoria secondo cui la religione è il codice culturale di uscita dalla crisi perché
ci fa uscire da qualsiasi crisi esistenziale.
Per capire una società monoteistica dobbiamo porre dei confini alla religione, essa deve diventare una
quantità discreta, un codice di relazione.
La religione da un punto di vista antropologico e storico non riguarda Dio. Noi siamo convinti che la
religione abbia una definizione in Dio perché implicitamente diamo per scontato che la scienza sia adatta a
studiare sia la religione che la teologia. E siccome la teologia è una scienza filosofica, è comunque un
sapere su Dio, un logos su Dio, ma non equivale alla religione.
Una serie di antropologi, come Evans-Pritchard, sostengono che studiare la religione senza credere sia
come guardare i colori essendo ciechi. Questo significa proiettare l'appartenenza religiosa a livello fisico,
cioè farne una dimensione necessaria dell'esistenza, ciò che lo è non è storicizzabile oppure è possibile
storicizzarla in un altro modo.
Questo permette di capire i tipi di storiografia all'interno dei codici prioritari, cioè codici che noi non
mettiamo mai in discussione, per esempio la religione, la politica, l'economia.
Nel momento in cui noi stabiliamo che un codice culturale sia connaturato e universale, la storia di questo
codice non è più quella della sua nascita, del suo sviluppo e della sua affermazione, perché è già presente,
ma diventa la storia di come questo codice si è manifestato nel tempo e nello spazio.
Quando un codice è connaturato, questo codice non è più un voluto della storia, ma è un dato implicito
nella natura o nella sovra-natura, come accade per la religione.
La teologia si colloca nella sovrannaturale perché studia le religioni a partire dal presupposto della
rivelazione che è un dato che non possiamo mettere in discussione.
Questa rivelazione è nata in un determinato momento, ma da quel momento è un dato, non c'è nessun
teologo al mondo che possa dire che i Vangeli siano un fatto storico o che il Corano sia un libro costruitosi
nella storia.
Questo significa che se collochiamo il Vangelo e il Corano in tale ambito, non potremo storicizzare o
problematizzare la religione ma dovremo elaborare una storia interna a questo codice. Lo sottoporremo
all'arbitrarietà storica e culturale.
Tale codice deve essere culturalmente arbitrario e storicamente determinato, ma non diventare essenziale.
La religione è il rapporto tra uomini e divinità e questo rapporto è pensato arbitrariamente dalle culture.
Dobbiamo prima di tutto capire il rapporto tra la e la divinità, per comprendere l'arbitrarietà tra i diversi
rapporti.
Quando una domanda sull'alterità non trova risposta, probabilmente è una domanda etnocentrica perché
la cultura a cui viene rivolta quella domanda non se la pone. Ecco perché dobbiamo cambiare le domande.
Il rapporto uomini-divinità tocca sia il monoteismo che il politeismo, però i politeisti pensano gli dei in
modo diverso e questo incide nella loro vita. I politeisti avevano un altro modo di pensare il mondo.
Gli uomini nascono e muoiono, mentre gli dei del politeismo nascono e non muoiono, il dio monoteista non
nasce e non muore. Quest'ultimo è un dio più lontano all'uomo, è eterno.
In termini antropologici il paradosso sta nel sistema monoteistico, non in quello politeistico perché alla
condizione umana sono più vicini gli dei politeistici. Più un dio si allontana dagli uomini, più è preferibile,
però è un delirio antropologico.
Unire in una sola persona Dio e uomo significa mettere capo e sottoposti sullo stesso piano, ma è una
aperta contraddizione. Il problema del monoteismo è una doppia inversione rispetto al politeismo. Non è
una evoluzione, come si è sempre pensato, ma una rivoluzione rispetto al politeismo. Un esempio di
questo è la creazione di Mosè da parte degli ebrei. L'episodio mostra come gli ebrei con una religione
monoteista vogliano sfuggire a quella politeista degli egiziani.
Differenza tra politeismo e monoteismo
La distinzione che noi utilizziamo per definire le due religioni si basa semplicemente sulla presenza di un
unico Dio o di più divinità. Ma questa è una distinzione di tipo religioso.
Siccome la religione riguarda il rapporto tra Dio e le divinità, dobbiamo capire di che natura sia questo
rapporto e quali siano le differenze tra politeismo e monoteismo. Dobbiamo comprendere come questo
codice si relazioni con gli altri codici e in che ordine di priorità stiano questi rispetto alla religione.
Questa struttura è uguale?
Uomini – Dio;
uomini – uomini;
uomini – natura;
1) Bisogna capire se nelle società politeiste sia presente la stessa gerarchia che è presente nella società
monoteistica.
Il rapporto uomo-dio non è uguale nel mondo politeista, il rapporto si inverte e diventa
teologicamente fondante per il monoteismo. Nel monoteismo Dio si rivela e dà le leggi agli uomini,
invece le divinità politeiste non si rivelano, sono operative solo nel rituale.
2) Nella società politeista esistono gli eroi, che sono degli intermezzi tra le divinità e l'umanità.
I santi sono una trasposizione degli eroi nel monoteismo, hanno poteri limitati come gli eroi
politeisti e sono potenti in base al luogo e anche in relazione a chi si rapportano. La Madonna è
l'esempio più straordinario, perché è presente in tutto il mondo con nomi diverse in base al luogo.
Il santo è taumaturgo in una città specifica ed esplica il miracolo del rapporto uomo-Dio mediato dal
rituale.
3) Nel monoteismo il codice religioso regola il rapporto tra Dio e l'uomo. Questo rapporto è
preordinato e preordinante rispetto agli altri codici ed è la gerarchia tipica di tutti i monoteismi.
Nel politeismo, invece, non è presente la stessa struttura.
4) La religione crea una struttura simbolica che si sviluppa con la contrapposizione: sacro contro
profano, che è in relazione con il rapporto pubblico\ privato.
Nelle strutture che hanno come codice prioritario la religione, infatti, il sacro e il profano sono più
importanti dell'alternanza pubblico\privato. 23 aprile 2015
Problema del contratto sociale come fondamento della democrazia. Il contratto è patto tra i cittadini ed è
ritenuto fondamento della democrazia moderna. Problema: non è più possibile un patto sociale fondato
sugli stati nazionali in quanto questi sono idee ottocentesche che sono saltate in quanto i fenomeni sono
diventati globali. L’idea di un patto sociale era fondata sugli eguali, ma nel momento in cui vengono meno
le premesse di uguaglianza salta il patto sociale stesso. Il secondo problema è l’incapacità delle strutture
politiche come struttura culturale, ossia l’incapacità della politica di sottrarsi a domini globali come per
esempio l’economia – in primis.
Cosa vuol dire “patto”? La parola pactum ha la stessa etimologia di pax, pacis – inerisce cioè l’idea di
stabilire una relazione. Se noi non partiamo da un’ottica individuale ma già relazionale il patto è già insito.
L’ablativo pacto vuol dire modalità (aliquo pacto=in qualche modo, nullo pacto=in nessun modo), ossia in
ogni relazione sono inscritte delle modalità.
È il patto che rende uguali o è l’uguaglianza che per mette il patto? La reciprocità permette il patto che a
sua volta permette l’uguaglianza.
Nel mondo antico è il patto che rende uguali perché siamo sempre esposti al mondo della differenza.
Infatti il patto sociale ci rende cittadini. Il patto parte dalla differenza. L’individuo in quanto ha bisogno
delle relazioni crea la società. Su questa struttura si fonda e si innesta il racconto per eccellenza del nostro
mondo moderno, che è il racconto economico. Noi nasciamo sempre all’interno di uno scambio.
Il problema antropologico odierno è l’allargamento del patto ma il patto deve essere considerato come
strutturante e non come struttura aggiuntiva.
2° problema: impotenza esecutiva della politica. 28 aprile 2015
Gesù è fondatore e fondamento del Cristianesimo, Maometto è fondatore dell'Islam ma non il fondamento,
poiché esso è il Corano.
Non dobbiamo chiamare i musulmani maomettani, perché Maometto è solo un uomo e non è Dio.
Il fondamentalismo è musulmano, non islamico → bisogna rispettare