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GIUSTIZIA
La giustizia sta alla base dello stato. Non ci si può occupare della polis se non si ha
capito cosa sia la giustizia. La giustizia viene definita come la via di mezzo tra
commettere e subire ingiustizia. Chi compie l’ingiustizia ha di più, chi la subisce ha
di meno. La giustizia è una virtù intersoggettiva. L’uomo giusto si rapporta con gli
altri cercando di raggiungere il punto medio, cioè la via di mezzo tra commettere e
subire ingiustizia (es: rapporto contrattuale).
I comportamenti degli uomini all’interno della polis si devono osservare da due punti
Storia delle Dottrine Politiche – Prof. Ferronato
di vista diversi: generale e particolare. Dal punto di vista generale, bisogna
considerare la polis di per se: quando la Polis è considerata generalmente giusta?
Quando al suo interno le leggi esprimono l’ethos delle leggi stesse, l’ordine delle
magistrature è retto e i cittadini conformano la loro azione al contenuto delle leggi
stesse. Essere giusti consiste nel rispettare la legge dello stato. La formazione della
legge è avvenuta in maniera consuetudinaria, il cittadino che vi obbedisce può dire di
obbedire ad un comando che lui e i suoi predecessori hanno concorso a formare.
Dal punto di vista particolare, bisogna considerare l’uguaglianza delle relazioni
all’interno della Polis. Bisogna usare l’uguaglianza in tutti gli ambiti delle relazioni
all’interno della Polis. Ma cos’è l’uguaglianza? È la “misura” della giustizia.
L’uguaglianza si può concepire in termini matematici rigorosi come un’identità.
All’uguaglianza si possono applicare le proprietà matematiche: distributiva,
commutativa, ratificale. Distributiva: perché si attiene alla distribuzione delle cariche
politiche e delle onorificenze. Commutativa: tra i rapporti interpersonali nell’ambito
dei contratti patrimoniali. L’unità di misura è la moneta. Per esempio, i furti rompono
l’uguaglianza. Ratificale: perché lo stato interviene per riordinare i torti.
Bisogna essere prudenti/saggi per riuscire a riconoscere il bene in un determinato
momento. La prudenza è necessaria per esercitare tutte le altre virtù e ci consente di
riconoscere il giusto mezzo.
Quando si realizza la giustizia? Il giudice deve unire il punto di vista generale e
particolare. In alcuni casi, se la legge venisse applicata fino all’estremo, il giudice
compirebbe ingiustizia. Cioè il giudice deve seguire il principio di equità, che è il
principio che si identifica nella legge del caso singolo ed è correttivo del giusto
legale.
POLITICA
La costituzione è l’ordinamento delle cariche all’interno dello stato.
Monarchia tirannide
Aristocrazia oligarchia
Politica democrazia
La Politica realizza al meglio i principi di uguaglianza sia dal punto di vista
aritmetico che geometrico (quantità e forma).
Solo il cittadino che è in grado di governare la sua casa può prendere parte
all’ordinamento della Polis. Deve sapersi occupare della crematistica, cioè
dell’accumulo dei beni in vista della sussistenza della ricchezza fine a se stessa.
L’economia della casa deve mirare all’autosufficienza della casa. Si è cittadini in
quanto membri di una famiglia in grado di gestire una casa. La Polis può essere
orientata alla felicità solo se conserva la proprietà privata e la famiglia.
Nel V libro Aristotele indaga le cause della decadenza della Polis ed una di queste è
l’ingiustizia.
Tra i membri della Polis vi è un sentimento che li unisce, questo sentimento è
l’amicizia, ovvero quel legame affettivo sulla base del quale ogni cittadino vede negli
altri membri della Polis qualcuno di importante per se stesso.
Nella Polis è prevista una presenza militare (la guerra può essere considerata giusta se
ha scopo difensivo), una presenza legislativa e una presenza giudiziaria.
Storia delle Dottrine Politiche – Prof. Ferronato
Tutto ciò può avvenire solo nella Polis, ossia l’unica costituzione orientata al bene.
Aristotele osserva che dentro la Polis, in quanto storicamente dimostrato, la politica è
attuabile per tali ragioni:
1) in tutte le polis è presente una sorta di classe media (che è quella virtuosa) e
membri di questa sono tra di loro in una posizione di uguaglianza, questa situazione
consente l’attuazione della libertà.
2) grazie a questa uguaglianza nelle elezioni il risultato sarà sempre giusto perché il
merito è uguale.
Per Aristotele però, a livello teorico, l’aristocrazia è la costituzione migliore sulla
base del criterio del giusto mezzo.
Cittadinanza, virtù e giusto mezzo sono i criteri per definire la costituzione migliore.
Età Ellenistica, 323 a.c. – 31 a.c.
L’inizio dell’età ellenistica si fa risalire alla morte di Alessandro Magno nel 323 a.c.,
mentre la fine si fa risalire alla battaglia di Azio del 21 a.c.
338 a.c. battaglia di Cheronea: Filippo, padre di Alessandro, impone il dominio della
Macedonia su tutte le polis greche. Stabilisce un’egemonia rispetto a tutte le polis
greche che diventano parte di un unico regno. Filippo si definisce come stratega di
tutti i greci e impone quattro condizioni per il dominio:
1) preservare la pace fra le polis
2) patto di soccorso tra le polis in caso di attacco di nemici stranieri
3) mantenimento della costituzione vigente nella polis
4) divieto di liberare in massa gli schiavi, in quanto questo avrebbe generato un forte
disordine interno che avrebbe rotto la struttura interna.
La necessità di riconoscere Filippo come capo segna la fine dell’autonomia delle
polis.
Aristotele era stato precettore di Alessandro, i greci avevano un atteggiamento di
superiorità verso i macedoni, popolo che non era avanzato nelle arti e nella cultura
rispetto alle polis. Filippo fa passare la sottomissione che impone alle polis come un
atto legato al mantenimento della pace; così la Grecia diventava un unico stato,
militarmente fortissimo.
Nel 338 a.c. alla morte di Filippo, Alessandro riesce ad espandere il dominio della
Grecia all’Egitto, all’India e a tutto il mondo conosciuto al tempo; si passa quindi a
un ECUMENISMO, ovvero a un dominio politico unico su tutto il mondo
conosciuto.
Le dimensioni del regno creato da Alessandro hanno un effetto disorientante sui
cittadini della polis; la città non è più governata dell’agorà, le decisioni assunte non
hanno valore in tutto il regno.
Il nuovo aspetto organizzativo è molto più complicato in quanto prevede un apparato
burocratico che deve far fronte alle dimensioni immense del regno.
Tutto ciò comporta una destabilizzazione dell’uomo greco, che non è più un cittadino
(colui che partecipa attivamente alla vita politica) ma diventa suddito di una
monarchia universale istituita da Alessandro. Questo passaggio dell’uomo greco da
cittadino a suddito, impone all’uomo di rivalutare se stesso, l’uomo si chiede “chi è”
Storia delle Dottrine Politiche – Prof. Ferronato
e “quale sia il suo ruolo all’interno polis”.
La capitale del regno di Alessandro non è fissa, ma si trova dove si trova Alessandro
stesso, segue i suoi spostamenti.
Alessandro, preoccupato del venire meno di una serie di simboli che rappresentavano
l’unità, stabilisce , dopo la campagna di Egitto, che tutti gli ambasciatori dovessero
inginocchiarsi di fronte a lui. Chi non si inchinava, in segno di ribellione, veniva
ucciso. Alessandro doveva essere considerato come una divinità: il potere è incarnato
nella sua figura e non esiste più la religione. Questo frantuma il sistema religioso che
a livello politico per le polis era simbolo di unità: ogni polis aveva un dio protettore e
la religione aveva una funzione politica in quanto la divinità simboleggiava la città
stessa. La frantumazione del sistema religioso porta l’uomo greco ad avere una crisi
d’identità: l’uomo greco perde la capacità di sentire un legame con gli altri facenti
parte di questa forma politica, l’uomo greco non si sente più parte di un “tutto”
indivisibile nel quale si possa raggiungere la felicità. In questa nuova situazione di
crisi l’uomo greco trova la felicità rifugiandosi nel privato (cosa prima impensabile) e
preoccupandosi solo di se stesso e non della comunità. A queste nuove istanze
psicologiche dell’uomo rispondono nuove scuole filosofiche.
Scuola Epicurea - Epicuro
Bisogna sconfiggere alcune paure dell’uomo.
Paura della morte:
guardiamo alla natura: di cosa è fatta? La natura è costituita da atomi (teoria di
Democrito). In origine gli atomi vagano nell’infinito e grazie a un CLINAMEN
(deviazione spontanea degli atomi nel corso della loro caduta nel vuoto che permette
agli atomi di incontrarsi) costituiscono i corpi che sono formati di materia. L’uomo è
un insieme di atomi quindi dopo la morte non c’è niente perché gli atomi del suo
corpo si disgregano e cambiano forma organizzativa.
Paura del dolore:
la conoscenza è un prodotto che ha a che fare con le sensazioni. L’uomo teme le
sensazioni dolorose. Il dolore è solo una sensazione momentanea, i dolori più acuti
hanno una breve durata temporale, il dolore cronico, invece può essere sopportato
dall’uomo in quanto meno intenso.
Paura degli dei:
gli dei sono entità che vivono in luoghi che non hanno a che fare con il mondo e che
vivono nell’ATARASSIA (imperturbabilità). Se esistono, di certo non si curano degli
uomini che quindi non devono temerli.
Gli uomini saggi sono dotati di ragione calcolante e sono quindi in grado di
individuare come raggiungere la felicità. I saggi fuggono i piacere poiché
destabilizzano la vita umana e poiché questi hanno una durata istantanea. I saggi
assecondano solo gli istinti naturali evitando tutti i piaceri non naturali e non
necessari. Il piacere peggiore è legato agli onori e alle cariche pubbliche (“vivi
nascosto o vivi nell’ombra”). Il saggio coltiva i rapporti con i propri amici e si lega
con gli altri uomini saggi. I saggi riconoscono la politica solo perché è utile per
garantire l’ordine che permette al saggio di raggiungere l’ATARASSIA. La giustizia
Storia delle Dottrine Politiche – Prof. Ferronato
non esiste in quanto tale, esiste solo un GIUSTO LEGALE (Trasimaco): poiché la
città nasce per contrasto t