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Bambino è attivo fin dalla nascita, è parte di questo legame interattivo con
competenze fin da subito, entra subito in relazione con l’adulto di riferimento
Fin dalla nascita il genitore inizia a instradarlo verso la differenziazione e
autonomia → deve essere compresente la capacità di renderlo autonomo →
devono promuovere le prime esperienze di distacco, il prodromo dell’identità
(importanza di mostrare cosa è del bambino e cosa dell’altro)
Processo di distacco deve avvenire fin dalla nascita
Sia esperienza di appartenenza sia esperienza di distacco → misurate all’età e
alla capacità del bambino
L’appartenenza non è solo affettiva ma anche in termine di ruoli e funzioni vissuti
all’interno di una famiglia → vivo in una molteplicità di ruoli e funzioni, nella
nostra dimensione identitaria vi sono esperienze di appartenenza che non sono
univoche
Ogni persona dovrebbe avere la possibilità di essere esposto in maniera
adeguata ai sottosistemi della famiglia con cui cresce (nonni, zii, fratelli, genitori
singoli) → se no vengono provocati danni rispetto alle sue potenzialità in termini
identitari (ciascun sottosistema ha dei compiti evolutivi che allenano alle
competenze sociali)
Essere esposto a vari sottosistemi aiuta a differenziarsi → più il bambino cresce
più assume competenze e delimita i campi di autonomia → livello di autonomia
permette di sperimentare aree di differenziazione, relazione affettive con registro
diverso da quello coi caregiver, sperimentare parte diverse del sé, sperimentare
il proprio senso del sé
Non è tanto la configurazione familiare ma il funzionamento familiare, la qualità
delle varie relazioni
Il senso di differenziazione e di individualità si forma con la partecipazione sia a
differenti sottosistemi familiari sia a gruppi extrafamiliari (contesto macro e
micro)
Lo sviluppo della persona/personalità procede per diversi gradi di
differenziazione del Sé dalle figure genitoriali e dalle rispettive famiglie d’origine,
importante che questo avvenga nel modo consono rispetto al loro grado di
sviluppo
Normale e normativo che appartenenza e differenziazione abbiamo una presenza
maggiore a seconda del momento evolutivo (bambini più piccoli → bisogni più
rivolti verso l’appartenenza, adolescente → differenziazione
7/10
Differenziazione avviene dalla nascita fino a sempre. Vista la plasticità delle
nostre strutture personologiche cambiamenti possono avvenire anche durante la
vita adulta; ci si può interfacciare diversamente dai propri caregiver. Processo
che di solito si stabilizza in età adulta ma non vuol dire che non ci siano
mutamenti → processo a lungo termine: ci differenziamo dalla originaria fusione
(famiglia d’origine), la fusione è normativa in ogni caso ma c’è sempre un grado
sempre più complesso verso l’autonomia. La posizione emotiva ci porta verso la
posizione Io (Bowen): sappiamo definire chi siamo, cosa vogliamo, sappiamo
assumere una posizione con una buona agency nelle relazioni, sappiamo
associarci a quello che ci piace e non a quello che non ci piace → autodefinizione
Dovremmo arrivare alla fine del processo all’individualizzazione.
Il processo di separazione è complicato e lento (vedi libro di Bowen). Vista la
salutare dimensione di dipendenza a cui siamo abituati, p un processo lento,
complicato e per lo più incompleto: quasi nessuno riesce a separarsi del tutto dal
contesto familiare di appartenenza → piccola asimmetria di potenza per sempre
con i nostri caregiver primari (che magari non c’è con altre figure), siamo stati
assai a lungo in posizione subordinata e quindi ci impediscono da grandi di
annullare le differenze coi genitori, raramente incontreremo una persona
completamente differenziata
Problema quando siamo di fronte a un’immaturità emotiva, quando la
differenziazione non è sufficientemente adeguata a definirci adulti → problemi
con la definizione del proprio Io
L’insufficiente differenziazione determina lo stile di vita delle persone e viene
applicato nelle altre relazioni; l’immaturità affettiva la portiamo anche nella
relazione di figli.
Bowen: “Un Sé differenziato è quello che riesce a mantenere l’obiettività emotiva
anche quando è dentro un sistema emotivo in fermento, ma che nello stesso
tempo si mantiene attivamente in relazione con le persone-chiave del sistema”
Fermento: situazioni attivanti, critiche, tensione → fasi del ciclo di vita,
trasferimenti, malattie, eventi esterni di grande portata (cose che richiedono un
riaggiustamento familiare maggiore degli eventi puntuali) → questioni salienti
che riguardano lo sviluppo della famiglia
Le persone veramente differenziate sanno rimanere in contatto con i propri
bisogni, attitudini, necessità anche se il sistema va in una direzione contraria o
sta modificando il proprio modo di essere → si rompe il legame nel caso ma
questa non è differenziazione, non è una soluzione; non bisogna rompere le
relazioni con le persone significative del proprio sistema
La qualità del legame col caregiver porta o meno a raggiungere la posizione Io in
base a come ci espone a differenziazione e appartenenza
Se non sono maturo, quando il sistema fa richieste inadeguate io posso rompere
il legame
Stern: i genitori fanno tanti errori interattivo → la differenza fra un genitore
sufficientemente adeguato e uno no è la capacità di riparo (ad esempio per non
lasciare dubbi al bambino) → non si guarda all’evento puntuale ma alle qualità
complessive (anche per quanto riguarda Bowen, la definizione prevede delle
cadute nel vivere la propria vita successiva)
La misura in cui il Sé si differenzia si raggiunge presto nell’infanzia sulla base (è
una quantità per Bowen la differenziazione):
- grado di differenziazione dei genitori
- clima emotivo prevalente nella famiglia di origine
Normalità emotiva: capacità di vivere in modo differenziato il portato emotivo; in
grado di vivere ed esprimere tutte le emozioni, vivere le emozioni legate alle
specifiche esperienze, segno di maggior oggettività emotiva; un genitore
accompagna nella gradazione delle emozioni e restituisce la capacità di vivere e
riconoscere queste emozioni. Le famiglie con buon livello di differenziazione
vivono in un clima emotivo generalmente positivo, si sanno attrezzare davanti a
specifiche difficoltà, propongono un clima emotivo specifico ai familiari ma si
muovono con una certa agilità nelle varie situazioni attribuendogli il giusto
significato emotivo.
“La famiglia è un sistema affettivo ed emotivo plurigenerazionale che organizza
relazioni ed è matrice di identità. Il sistema famiglia è costituito da vari
sottosistemi ed è attraversato da un asse orizzontale (il tempo della famiglia,
dello specifico nucleo familiare) ed un asse verticale (la storia della famiglia)”
Lo sviluppo delle persone si muove in modo ondulatorio fra appartenenza e
differenziazione per tutta la vita, senza che questo produca patologia
Lezione 14/10
Ripasso
Differenziazione è un processo quindi al massimo c’è una difficoltà in un
momento del processo, ci possono essere disfunzioni/interferenze nello sviluppo
che si sono manifestate attraverso il sintomo
Taglio emotivo: dimensione processuale e di stato → ne verifico la presenza in età
adulta. Avviene quando c’è un processo di differenziazione di sé; tutti noi
indipendentemente dalla qualità dei legami affettivi arriviamo all’età adulte con
certe spinte (contesto intra ed extra familiare ci fa delle richieste adeguate alle
nostre competenze, ma anche interne/ormonali, intrapsichiche, affettive) → per
maturare questa posizione simmetrica serve una dialettica affettiva: i caregiver
ci hanno accompagnato nell’acquisizione di appartenenza e differenziazione
(nella normalità dei casi). Se non funziona bene: imposto comunque una
dialettica col caregiver? Sì → potrei avere spinte motivazionali lo stesso ma
mentre mi devo confrontare con l’adulto sono immaturo dal punto di vista
affettivo, sono fragile perché nel processo di cura qualcosa è capitato, temo che
il confronto col caregiver sia minaccioso per il senso del sé quindi o mi
sottometto alle richieste o rompo il legame
Alcune delle situazioni citate nell’esercitazione non sono possibili in adolescenza
Dialettica affettiva: riuscire a essere sufficientemente sintonizzato sui propri
bisogni senza rompere il legame → rendere pari il rapporto, portare delle istanze,
dei pensieri, dei desideri che non saranno quelli dei caregiver e che quindi
richiederanno una mediazione senza rompere il rapporto in modo da poter
essere in questo scambio/confronto di posizioni (genitori diventano “persone”
complete e non solo la loro funzione)
Identità organizzativa della famiglia (principalmente libro di Andolfi + Minuchin o
Bowen)
Famiglia può essere valutata attraverso 2 parametri:
Struttura: rimanda a delle sottodimensioni.
- ampiezza e ruoli → per comprendere le dinamiche affettive è importante
farne una lettura almeno trigenerazionale; tutta la letteratura empirica ha
dimostrato che le cose che succedono sul piano dei nonni (prima
generazionale) sia elaborate che non scendono da una generazione
all’altra, c’è trasmissione intergenerazionale, con effetto su apertura
emotiva, schemi relazionali etc senza che i familiari del nucleo familiare
abbiano vissuto in prima persona questi avvenimenti, è possibile che che
caregiver abbiano fragilità che derivano da difficoltà non elaborate (e.g.
trasmissione di valori morali ed etici importanti che derivano da
generazioni precedenti, devono essere trasmessi perché ognuno nasce e
cresce in una matrice simbolica di significati in cui non c’è solo il tempo
presente ma anche tutto ciò che è importante in una famiglia e si passa da
una generazione all’altra). In tutte le configurazioni genitoriali è
fondamentale che tutte le persone assumano un ruolo, ogni individuo è
portatore di una molteplicità di ruoli perché è esposto a tanti sottosistemi
senza essere frammentati; tanto più la famiglia ha esposto a una
molteplicità di ruoli in cui possono esplicarsi parti della mia personalità
tanto si sviluppa la mia autonomia; l’assunzione di un ruolo non coincide
con l’esplicarne la funzione (funzione = ciò che faccio, c