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Sociolinguistica

È difficile definire le linee generali di una lingua storico-naturale in continua evoluzione. L'insieme delle varietà della lingua italiana sono disposte in un continuum. Tra i due estremi, vi sono moltissime altre varietà.

Esempi di mutamento varietistico dell'italiano:

Primo gruppo

  • Mario è nato ad Enna nel 1914.
  • Ho prestato un libro ad Anna ma non me lo ha ancora ridato.
  • Ci possiamo vedere una mattina od un pomeriggio, come vuoi.
  • Conservazione della dentale eufonica.
  • Oggi si usa solo in presenza di uno iato uguale.
  • È in disuso in presenza di uno iato diverso.
  • Sopravvive nell'italiano scolastico.
  • È caduto in disuso "od".

Secondo gruppo

  • Lui non mi ha detto di no, ma neanche di sì.
  • Quando egli tornerà, andremo a trovarlo.
  • Lei mi dice:

"sai che Giovanni ha lasciato Esther?"

Gli ho raccontato che sarei venuto e loro mi hanno creduto.

Carla e Maria per il momento sono soddisfatte: gli ho dato il videogioco.

Questione morfosintattica → pronomi

“gli” VS “loro”

Nello scritto:

“ho dato loro”

“loro” = elemento cataforico che dipende da un antecedente plurale

“gli ho dato”

“gli” = elemento cataforico che dipende da un antecedente maschile singolare

“le ho dato”

“le” = elemento cataforico che dipende da un antecedente femminile singolare

Nel parlato:

“gli ho dato”

In VARIAZIONE DIAFASICA:

“gli” → elemento cataforico usato in dipendenza da:

Antecedente maschile singolare

Antecedente femminile singolare

Antecedente maschile plurale

Antecedente femminile plurale

In VARIAZIONE DIASTRATICA:

“gli” usato in dipendenza da un

antecedente femminile plurale È considerato quasi inaccettabile

Uso dei pronomi “egli” ed “ella”

“ella” è in disuso → rimane solo nello scritto alto

“egli” → persiste nello scritto; nel parlato → viene abbandonato per “lui”

Terzo gruppo

Non so cosa vuoi da me.

Se mi dici che cosa ti piace, cerco di preparartelo.

Dimmi che vuoi che ti cucini stasera. Ti piacciono le omelette?

“che cosa” → variazione DIATOPICA

Forma corretta: “non so che cosa vuoi da me”

Forma nordica: “non so cosa vuoi da me”

Forma meridionale: “non so che vuoi da me”

Quarto gruppo

Ti dico sempre ciò che penso della nostra convivenza.

Guarda che comunque io faccio quello che voglio!

“ciò” → incapsulatore = rappresenta un antecedente complesso

Si usa nello scritto

Nel parlato sta cedendo il posto a

“quello che”

Quinto gruppoo Forse Luca viene domani a trovarmi.

Il professore riceverà martedì dalle 9 alle 11.

Stamattina non l'ho visto in aula. Sarà rimasto a letto.

Quando hai finito di stampare le bozze, editiamo le immagini.

Guarderai la televisione quando avrai finito di fare i compiti.

Magari l'avrò vista ancora dopo martedì, ma al momento non ricordo.

VERBI

Tempo = dove si pone l’azione sull’asse cronologico, rispetto all’enunciato

Modo = certezza o incertezza dell’azione espressa

Aspetto = maniera in cui si è svolta l’azione

Non si ha in tutte le lingue → c’era in greco antico

In italiano → alcuni verbi implicano l’aspetto nel modo

“Luca viene a trovarmi domani”

Presente profuturo → nel parlato, il presente al posto del futuro

Vi è una flessione di tipo analitico

Non è il verbo a far

capire il tempo dell'espressione Ma l'avverbio "domani" Uso modale del verbo: - Futuro: "sarà rimasto a letto" - "sarà" -> utilizzo non sull'asse temporale - Segnala il grado di probabilità dell'enunciato Imperfetto: "volevo chiederti un favore" - "volevo" dovrebbe essere "vorrei" - Imperfetto (tempo) usato come condizionale (modo) Sesto gruppo Ho visto Luca e gli ho detto di ieri sera: non è che potevo raccontargli delle storie. A noi non è che la chiusura del laboratorio da mezzogiorno all'una sia troppo comoda. -"è che" -> connotazione diamesica e diafasica - Aggiunta inutile - Utilizzata nel parlato. Scorrettissima nello scritto Settimo gruppo Non so se sai che Giovanna esce con Ivo. Non capisco come fai a ridere di questa cosa. Come faccia a stare tranquillo,

proprio non riesco a capirlo.

Perché il congiuntivo viene sostituito sempre di più dall'indicativo? È molto marcato sulla variante diafasica. Ma non sul piano funzionale. Modo è modalità. Modo = connotato di tipo stilistico. Modalità = connotato di tipo semantico. Il senso non cambia, che io usi indicativo o congiuntivo. È una scelta stilistica.

Ottavo gruppo. Dove è che dovresti incontrare Giovanni? Quando è che dovresti consegnarla, la tesi? Da quanto tempo è che studi per informatica? È la terza volta che lo provo, questo esame.

Problema della struttura sintattica. FRASE SCISSA = da 1 frase, ne ricavo 2. "Dove dovresti incontrare Giovanni?" "Dov'è che - dovresti incontrare Giovanni?" Struttura tipica della frase scissa: Elemento copulativo + che. L'elemento che accompagna la copula, ha uno "statuto"

speciale”Il focus si concentra su questo “È Mario - che suona il campanello (non Luca)”COSTRUTTO di SINTASSI MARCATA Tipico del parlato Dipende da motivazioni pragmatiche Pone l’accento su un dato elemento “È il campanello che suona Mario, non il flauto”COSTRUTTO di RIPENSAMENTO: “Quando dovresti consegnarla, la tesi?” Ridondanza! → “-la” non serve; perché viene detto? Ripresa del pensiero precedente → ripensamentoImportanza del contesto “Bevo il caffè” “Il caffè lo bevo” DISLOCAZIONE a SINISTRA Spostare l’oggetto alla sinistra del predicato “lo” = clitico L’elemento che si riferisce all’oggetto, si sposta nella posizione destra, lasciatavuota dall’oggettoPer segnalarne la posizione originaleÈ una costruzione possibile solo quando l’oggetto è

già stato nominato in precedenza Oggetto dato 8/10/2018 GRAMMATICA STORICA

Allungamento sillabe toniche

  • Si allunga il vocoideo O, in altri casi, il contoideo Discronia sillabica → allungamento della sillaba
  • Accento → in italiano viene solitamente conservato l'accento del latino

Molte parole italiane sono parossitone (= piane)

  • Ma in realtà in italiano l'accento è libero → in latino non vi sono ossitone (= tronche)
  • Mulier Mulĭere(nom.) (acc.) → avanza l'accento
  • In italiano -i o -e in iato danno sempre -i

In italiano sopravvive l'accusativo latino → caso più usato

Perfetti → ritrazione dell'accento con l'allungamento della sillaba

  • Fecĕrunt fècero → in italiano diventao

Dittonghi → in latino vi sono 8 dittonghi, tutti discendenti

  • 1 vocale → tonica
  • 2 vocale → debole

Di questi 8 dittonghi, 5 sono utilizzati

In italiano ne rimangono 3 → cadono i 5 poco usati, con le parole che li contengono

Monottongazione

  • [ɛ]– ae → ē aperta → ĕ aperta →o
  • [e]– oe →o
  • [ɔ]– au →o

Monottongazione tarda (dopo l’VIII secolo)

  • Non si verifica ovunque (Sardegna, Provenza…)
  • Legato alla dittongazione spontanea di – ŏ
  • Aurum oro→
    • Perché avvenuta dopo l’VIII secolo
    • uoro
    • Fosse successo prima, sarebbe stato (come ŏ)

Vocalismo tonico e atono

  • Vocalismo pararomanzo → verificatosi nel dominio italo-romanzo
  • Dominio italo-romanzo:
    • Quasi tutta Italia
    • No Sicilia
    • No Sardegna
    • No sud della Puglia
    • No sud della Calabria
  • Vocalismo tonico
    • Le 10 vocali del latino diventano 7
      • ī ĭ ē ĕ ăă ŏ ō ŭ ū↓ ↘ ↙ ↓ ↓ ↓ ↘ ↙ ↓
    • i e ɛ a ɔ o u
  • Vocalismo atono
    • Ulteriore riduzione dei timbri disponibili → le vocali diventano 5
      • ī ĭ ē ĕ ăă ŏ ō ŭ ū↓

    ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ &darrRimangono rare tracce nel francese – s cade circa 500 anni dopo la mo In It

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A.A. 2019-2020
87 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher aloo_-_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Prada Massimo.