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Tre parametri da considerare:

- innalzamento della lingua [alte, medio-alte, medio-basse, basse]

- avanzamento della lingua [anteriori, posteriori, centrali]

- protrusione delle labbra [arrotondate/non arrotondate]

l'alfabeto fonetico internazionale: consonanti

IPA: vocali

La trascrizione della affricate

Attenzione: nella tabella delle consonanti non sono riportate le consonanti affricate [ts], [dz], [tʃ ] e [dʒ] dal momento che vengono considerate foni complessi

Alcune particolarità nella pronuncia dell'italiano

1) Le consonanti palatali [ʃ], [ʎ], [ɲ] e le affricate alveolari [ʦ] e [dz] quando si trovano tra vocali (o semivocali) sono foneticamente lunghe [aʹt:sjone] MA [ʹtsio] [ʹuʃ:o] MA [ʃiʹrɔp:o] azione zio uscio sciròppo

2) Le consonanti palatali [ʃ], [ʎ], [ɲ] e le affricate post-alvelolari [ʧ] e [ʤ] possono trovarsi, in grafia standard, seguite da una <i> puramente grafica cioè non pronunciata [riʹtaʎ:o] [ʹreʤo] [ʹmarʧo]

[faʹʃ:ato]ritaglio regio marcio fasciato

I dittonghi«Il dittongo è una sequenza di suoni formata da due vocali appartenenti allastessa sillaba (tecnicamente, tautosillabiche): contengono dittonghi, ad es. leparole piede, fuoco, fiato, euro, baita, pausa. Tradizionalmente, il dittongo èconsiderato il contrario dello iato, in cui le vocali contigue sono inveceeterosillabiche (cioè appartengono a sillabe diverse). La dittongazione è unprocesso di indebolimento rispetto allo iato, dal momento che, nel dittongo,uno dei due segmenti vocalici perde il suo carattere sillabico»(G. Marotta, 2020, https://www.treccani.it/enciclopedia/dittongo_(Enciclopedia-dell%27Italiano)/)

Dittonghi ascendentiNel nesso di due suoni vocalici si ha transizione da un suono che in realtà èsemiconsonantico a uno propriamente vocalico, ad es.(1) [ˈpjaːno] [ˈpjetra] [ˈpjoːve] [ˈpjuːma]In (1) abbiamo dittonghi con l’approssimante [j] come primo

elemento(2) [ˈtreːgwa] [dweˈmiːla] [ˈfwɔːko] [swiˈtʃiːdjo]

In (2) abbiamo dittonghi con l'approssimante [w] come primo elemento. Li chiamiamo 'ascendenti' perché la vocalità all'interno del nesso aumenta passando dal primo elemento al secondo. Il primo elemento è, foneticamente, un suono consonantico (c'è ostruzione maggiore che con una [i] o una [u], e durano meno).

Dittonghi discendenti

Nel nesso di due suoni vocalici si ha transizione da un suono propriamente vocalico, ad uno che è anch'esso vocalico, ma incapace di agire come nucleo di sillaba; ad es. (3) [ˈmai] [ˈpoi] [ˈlɛi] [ˈlui]

In (3) abbiamo dittonghi con la 'vocale de-vocalizzata' [i] come primo elemento.

(4) [ˈkau̪to] [eu̪ˈrɔːpa]

In (4) abbiamo dittonghi con la 'vocale de-vocalizzata' [u̪] come primo elemento. Li chiamiamo 'discendenti' perché la vocalità all'interno del nesso

diminuiscepassando dal primo elemento al secondo. Il secondo elemento è, foneticamente, un suono vocalico (c'è ostruzione minore che con una [j] o una[w], e durano di più). In questo contesto non hanno funzione sillabica, da qui 'de-vocalizzati'. Dittonghi e sillabificazione Attenzione: in specifici contesti come la poesia, o in certi stili di parlato (per es. un parlato molto controllato), alcuni dittonghi ascendenti o discendenti possono essere pronunciati come iati, cioè sequenze di due vocali vere e proprie: (5) [ˈlui] è [ˈlu.i]̪ (6) [swiˈtʃiː.djo] è [swi.ˈtʃi.di.o] Altri fonemi consonantici da ricordare [ß]: c. fricativa bi-labiale sonora, cf. sp. nueve [ˈnweße] [θ]: c. fricat. interdentale sorda, cf. ingl. thing [ˈθaiŋ] [đ]: c. fricat. interdent. sonora, cf. ingl. that [ˈđat] [x]: c. fricat. velare sorda, cf. ted. Bach [ˈbɑx] [ɤ]: c. fricat. velare sonora, cf. sp. hago [ˈaɤo] [c]: c. occlusiva

palatale sorda, cf. friul. can [ˈcaŋ][Ɉ]: c. occlusiva palatale sonora, cf. friul. gat [ˈɈat][ç]: c. fricativa palatale sorda, cf. ted. Milch [ˈmɪlç]

Altri fonemi consonantici da ricordare[ʁ]: c. fricativa uvulare (son.), cf. fr. faire [ˈfɛʁ][ɹ]: c. approssimante alveolare (son.), cf. ingl. ring [ˈɹɪŋ][ʔ]: c. occlusiva glottidale (sorda), cf. ted. aus [ˈʔaʊs][h]: c. fricativa glottidale sorda, cf. ingl. have [hav]

Altri fonemi vocalici da ricordare[ɪ]: v. quasi-alta, anteriore, rilassata , cf. ingl. bit [ˈbɪt][ʊ]: v. quasi-alta, posteriore, rilassata, cf. ingl. book [ˈbʊk][y]: v. alta, ant., arrotond., cf. fr. un [ˈyn][ø]: v. medio-alta, ant., arrotond., cf. fr. jeu [ˈʒø][œ]: v. medio-bassa, ant., arrotond., cf. fr. fleur [ˈflœʀ][æ]: v. bassa, ant., non arrot., cf. ingl. man [ˈmæn][ʌ]: v. medio bassa, post., non arrot., cf. ingl. but [ˈbʌt][ɑ]: v. bassa, post., non arrot., cf. ingl. half

[ˈhɑ:f][ɒ]: v. bassa, post., arrot., cf. ingl. gone [ˈgɒn][ɘ]: v. centrale ‘schwa’, cf. ted. getan [gɘˈtan], ingl. again [ɘˈgeɪn]

Convenzioni per la trascrizione fonetica

Trascrizione fonetica: trascrizione ‘stretta’ (cioè si cercano di-segnalare tutte le proprietà di un fono), tra parentesi quadre [....]

- Trascrizione fonologica: trascrizione ‘larga’ (= si distinguono soloi fonemi rilevanti), tra parentesi oblique /.../

- L’accento (= picco di intensità) si indica con il simbolo [ ˈ ] posto immediatamente prima del primo fono della sillaba accentata [marˈtɛl:o]

- La lunghezza (= durata) di vocali o consonanti si indica con il simbolo [ : ] posto immediatamente dopo il fono lungo [marˈtɛl:o]

>> ATTENZIONE: in italiano una vocale tonica in sillaba aperta è lunga e quindi va segnata come tale: es. [ʹrɔ:za]

Dalla fonetica alla fonologia: perché?

La fonologia è lo studio dei suoni al livello astratto.

cioè: - individua le unità che mentalmente riconosciamo come fonemi, al di là della loro concreta realizzazione - individua quali unità sono invarianti (fonemi) e quali no; descrive le relazioni/i processi che esistono tra di esse (sia in sincronia sia in diacronia) >>> Ma perché un livello astratto??? non conta la semplice pronuncia, ma il ruolo che i suoni hanno nel sistema, cioè nella rete di relazioni: (1) = [ˈrɔːza], [ˈrɔːsa], [ˈʀɔ:za], [ˈʁɔːza], [ˈɾɔːza] (2) ma quelle differenze non sono rilevanti: per tutti = /ˈrɔːsa/ I test per individuare i fonemi Come si capisce se un suono è un fonema in una data lingua? (=invariante, riconosciuto come entità discreta, parte dell'inventario fonologico) 1) Prova di commutazione (test per individuare le coppie minime = due parole che si distinguono per l'opposizione di una sola unità): cane – pane >>> /k/ e /p/ non si

possono sostituire liberamente senza ottenereun segno diverso: sono INVARIANTIpanca – banca>>> /p/ e /b/ non si possono sostituire liberamente senza ottenereun segno diverso: sono INVARIANTIcara – gara >>> anche /k/ e /g/ sono invarianti

La prova di distribuzioneMa: la prova di commutazione non è sufficiente: occorre ancheverificare che due fonemi siano invarianti in tutti i contesti,attraverso la2) prova di distribuzionearca – arpa >>> /k/ e /p/ si oppongono anche in interno di parolaalpino – albino >>> /p/ e /b/ si oppongono anche in interno di parolagioco – giogo >>> /k/ e /g/ si oppongono anche in interno di parola>>>>> /k/, /g/ e /p/, /b/ sono fonemi dell’italiano

Una terza possibilità: gli allofoni>>> se due foni sono in distribuzione complementare (= ilcontesto fonologico impone la presenza di uno e l’assenza deglialtri) si dicono allofoniAd es.:(i) /roza/

/zgoɱfjare/ /rizma/ MA: /stirare/ /gas/ /sano/in italiano regionale del Nord: /s/ alterna con /z/ secondo contesti regolari: /z/ appare in contesto sonoro, cioè tra vocali o davanti a consonante sonora(ii) /iŋkoerɛnte/ /iɱfeliʧe/ /inoperozo/ /indelikato//n/ alterna con le sue varianti labiodentale e velare a seconda del luogo di articolazione del fonema seguente

Come si comportano i fonemi?

Proprietà e processi

Nella nostra competenza fonologica, ogni fonema è una lista di proprietà fonologiche astratte (tratti), che si traducono in istruzioni articolatorie.

I fonemi però fanno parte di contesti complessi, in cui ognuno di essi è allineato ad altri, e/o può essere condizionato da fattori come accento, lunghezza, posizione nella sillaba o nella parola.

Quando il contesto influenza le proprietà di un fonema, la sua pronuncia concreta verrà modificata: parliamo allora di processi fonologici. Essi di descrivono sotto forma di regole.

  1. fonologiche: specifichiamo l'input (il fonema di partenza), l'output (il fonema di arrivo) e il contesto: ad es. X → Y /_Z, che si legge "X diventa Y quando (/) esso (_) è seguito da Z" etc.
  2. Tratti fonologici

I tratti fonologici sono le proprietà astratte che costruiscono la 'carta d'identità' dei fonemi; sulla base di essi:

  1. I fonemi si suddividono in classi (questo permette di comprenderne somiglianze e differenze, al di là delle differenze 'concrete')
  2. Si svolgono le regole fonologiche: quando un fonema si modifica, sono solo alcuni dei suoi tratti che si modificano (per es., per influsso di tratti adiacenti)

I tratti sono pensati come proprietà distintive (creano relazioni) e binarie: cioè, si specificano con il valore '+' (= il fonema ha una certa proprietà espressa dal tratto) o con il valore '-' (= il fonema non ha quella proprietà)

Tratti fonologici

tratti vengono detti distintivi perché grazie ad essi si distinguono le differenze tra fonemi simili. Ad esempio, /p/ e /b/ sono simili in tutto tranne che per una proprietà: /p/ è -sonoro, /b/ è +sonoro (vibrazione pliche vocaliche); /t/ è -stridente, /s/ è +stridente (emissione di rumore maggiore); /s/ è +anteriore, /ʃ/ è -anteriore (coinvolta regione non oltre alveoli) etc. Individuano classi: ad esempio, /t/, /n/, /l/, /r/, /ts/, /s/, /θ/, molto diversi tra loro, sono unitari perché tutti condividono il tratto +coronale (coinvolgimento corona della lingua); /e/ ed /o/ sono -
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
53 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Laura_bazz di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Bertocci Davide.