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Modifiche nella morfologia
Il sistema pronominale subisce una semplificazione: i pronomi personali complemento "lui", "lei" e "loro" vengono utilizzati con funzione di soggetto al posto di "egli", "ella" e "essi". Inoltre, si osserva una sovraestensione del pronome personale complemento "te" al posto di "tu", la forma regolare del soggetto di seconda persona singolare. Infine, anche l'uso del pronome "gli" viene esteso come dativo generalizzato che sostituisce "a lui", "a lei" e "(a) loro".
Il sistema dei dimostrativi subisce una riorganizzazione: scompare il dimostrativo "codesto" che indica un elemento più vicino all'interlocutore rispetto che al locutore e "ciò" viene spesso sostituito dal dimostrativo "questo".
Si osserva una selezione delle congiunzioni tale per cui "anche" viene impiegato con valore concessivo, "poiché" è in netta regressione al contrario di "dato che" e "dal momento che".
chesono invece largamente usate.- il sistema verbale subisce una riorganizzazione nell’uso deitempi e dei modi verbali. In particolare, si tende a privilegiareil presente anche in funzione di passato e futuro, a cui siricorre sempre più spesso per esprimere dubbi e incertezze;l’imperfetto è ormai largamente consolidato all’orale comeformula di cortesia in luogo del condizionale o del presente,percepito come spiacevole. Il congiuntivo è di norma sostituitodai tempi dell’indicativo nelle frasi introdotte da verbi diopinione, nelle relative restrittive e nel periodo ipoteticodell’irrealtà.- anche la congiunzione subordinante che va incontro ad un usosovraesteso fino ad assumere valore causale (Veloce che dobbiamoandare!), temporale (Il giorno in cui ti ho visto per la primavolta), consecutivo e finale (Controlla che non scrivasciocchezze.) come elemento introduttivo di una qualsiasi frasesubordinata.- ulteriori usi ridondanti che
si osservano nell'italiano parlato sono l'espressione "ma però" nella quale riscontriamo un rafforzamento non necessario della congiunzione avversativa, l'uso del "ne" e la sequenza dimostrativo-avverbio (questo qui o quello là). Sintassi: - prevalenza della paratassi sull'ipotassi. - l'uso della congiunzione avversativa "ma" a inizio frase come introduttore o come elemento di ripresa del discorso dopo una pausa forte. - per conferire maggiore enfasi ad uno specifico elemento della frase si fa ricorso a particolari strutture sintattiche che mutano l'ordine convenzionale della frase (SVO). Un esempio di questa sintassi marcata è la frase scissa, un caso di prestito sintattico dal francese che prevede la scissione di una frase semplice in due distinte per porre in rilievo colui che compie l'azione. Una frase scissa può essere scissa in senso stretto oppure implicita quando la frase subordinata.Il testo contiene un verbo al modo indefinito. Una modifica al consueto ordine della frase può essere ottenuta anche attraverso la dislocazione del complemento oggetto in posizione di apertura o chiusura della frase (che comporta l'inserzione di un pronome personale complemento): avremo una dislocazione a destra quando il complemento oggetto è anticipato dal pronome personale complemento atono (lo prendo io il pane), mentre osserveremo una dislocazione a sinistra quando è il complemento oggetto ad aprire la frase (il pane lo prendo io; a me mi piace il pane + enfasi del complemento di termine).
Lessico: da un punto di vista lessicale, la lingua è oggi soggetta ad un rinnovamento incessante e di velocità nettamente superiore al passato. Gli aspetti lessicali che possiamo ricondurre a una soluzione non accettata dalla norma linguistica sono:
- l'uso fuori misura del superlativo assoluto in -issimo e di parole con portata semantica iperbolica.
- la tendenza
all'impiego di forme diminutivali.- il ricorso a forme come iper, mega, ultra, super, extra.- l'uso di "troppo" al posto di "molto", una tendenza che dall'linguaggio giovanile si è diffusa nell'italiano dell'uso comune.- uso di "assolutamente" come affermazione in sostituzione o inaccompagnamento al sì o negazione in accompagnamento al "no".- la riorganizzazione del sistema dei saluti che subisce unariduzione della propria gamma tale per cui vengono accantonate leforme di saluto più specifiche e mantenute quelle più neutre(come salve) e emblematiche.- la presenza massiccia di parole nuove e di neologismi trattidall'inglese sotto forma di prestiti di necessità, nomi di cuinon possiamo fare a meno perché delineano un concetto nuovo, eprestiti di lusso, nomi di cui disponiamo di un corrispondenteitaliano. Tuttavia, talvolta, sebbene l'italiano disponga di unaformula sostitutiva,
specie nelle lingue speciali si tende a fare ugualmente ricorso ai forestierismi per questioni di sfumatura semantica. Dal momento in cui le parole di una lingua entrano in un'altra, infatti, perdono la loro natura polisemica, ottengono un significato univoco e sono pertanto usate come tecnicismi. La variazione diamesica La variazione diamesica è determinata dal canale o mezzo fisico-ambientale attraverso cui viene trasmesso il messaggio: il canale della scrittura o il canale dell'oralità (esistono anche forme intermedie di canale come la scrittura digitata e il testo filmico). Dal punto di vista semiotico (segni con cui si comunica nei diversi canali), all'interno della dimensione scritta, troviamo diverse manifestazioni testuali in funzione della variazione del supporto; allo stesso modo, un prodotto orale può variare in funzione degli svariati mezzi con cui può essere trasmesso. L'oralità in presenza, inoltre, è legata.All'aspetto visivo rappresentato dalle espressioni facciali, dai movimenti del corpo, dalla vicinanza all'interlocutore, dal tono della voce che possono ovviamente agevolare la comprensione e mutare l'intento del messaggio. La variazione diamesica individua al polo più alto la scrittura formale e a quello più basso il parlato più spontaneo o "parlato parlato". Anche in questo caso vale il principio del continuum, il quale stabilisce la presenza di numerose varietà intermedie tra i due poli. È la stessa architettura della lingua a stabilire le caratteristiche proprie dei 2 codici dal punto di vista del mezzo semiotico: un testo scritto formale passa attraverso un'ampia fase di realizzazione che prevede il massimo grado di pianificazione del discorso; il canale fonico, invece, non permette di organizzare un messaggio con la stessa cura dello scritto (anche se è bene riconoscere la presenza di particolari varietà di
parlato che non si svolgono in una situazione indiretta). Un pensiero acquisisce forma linguistica in maniera simultanea. Da un punto di vista pragmatico, la scrittura deve esprimere un messaggio in maniera chiara e impeccabile: sostanza e forma devono essere curate; diverso è il caso dell'oralità, dove si riscontra una maggiore trascuratezza della forma. Infine, il contesto determina ulteriori differenze tra i due canali comunicativi: lo scritto, diversamente dal parlato, non può essere integrato da elementi extralinguistici come gesti, espressioni e movimenti.
Possiamo dunque riconoscere tre ambiti principali di differenziazione tra scritto e parlato:
- Fenomeni che non riguardano lo scritto (gestualità, alterazioni della voce, spazio linguistico)
- Fenomeni che non riguardano il parlato (segni, grafemi)
- Fenomeni comuni a entrambi i codici, ma che si presentano in forma diversa a seconda della modalità comunicativa.
L'italiano standard nasce molto
Le caratteristiche dipendenti da un modello scritto.
La testualità
La testualità è la specifica caratteristica di un testo di presentarsi come un'unità organica, prodotto compiuto, dato da un insieme di periodi logicamente legati. La testualità è quindi anche un parametro per giudicare un testo. La coesione e la coerenza sono delle peculiarità indispensabili per conferire alto livello di testualità a un testo.
Trascrivere un testo parlato
I segnali discorsivi danno la possibilità a un testo orale di mantenere un livello di coesione laddove non si faccia ricorso a elementi sintattici. Tra di essi, "nel senso" viene usato come coordinatore passepartout che permette di non esplicitare i legami tra due periodi e è spesso preceduto da "ce", contrazione di "cioè".
L'uso di "piuttosto che" con funzione disgiuntiva negli ultimi venti anni è diventato imperante.
testo parlato, segnalando pause, ripetizioni, enfasi, cambi di argomento, ecc. Alcuni esempi di segnali discorsivi sono: "cioè", "insomma", "quindi", "però", "dunque", "invece", "comunque", "ovviamente", "infatti", "anche", "così", "magari", "beh", "allora", "insomma", "eccetera". Questi segnali discorsivi sono molto comuni nel parlato e contribuiscono a rendere il discorso più fluido e comprensibile per l'ascoltatore. Tuttavia, è importante notare che l'uso eccessivo di segnali discorsivi può rendere il testo parlato poco strutturato e confuso. Pertanto, è consigliabile utilizzarli con parsimonia e in modo appropriato.