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UN RIMORSO
(pag. 110)
Si racconta un appuntamento galante, che però si trasforma in un litigio. Ancora testimonianza
dell’aridità sentimentale di Gozzano.
La metrica è singolare. La poesia è composta di quattro parti con due terzine (A-B-C/A-B-C) e una
quartina (D-E-D-E nella prime due, e D-E-E-D nelle altre due). Altra peculiarità è che le rime delle
terzine cambiano nelle strofe, mentre le rime delle quartine sono le stesse per tutte le strofe. Alla
fine di ogni strofa c’è il lamento della donna, variando leggermente. La frase
che lei pronuncia, è presente in maniera isolata ne quindi
L’albo dell’officina,
Gozzano ha preso spunto da questa frase per creare la poesia. Possiamo dedurre
che sia un fatto autobiografico.
Palazzo Madama
Al v. 1 cita e quindi Torino, facendo scoprire l’amore di
Gozzano per questa città, come nel racconto (1914), che è
La casa dei secoli Emma Gramatica
appunto l’appellativo di Palazzo Madama. Celebra in termini affettuosi la storia
del Palazzo, anche come luogo d’incontri amorosi. Ai vv. 3-4 si allude alla somiglianza della donna
25
Emma Gramatica
della poesia ad un’attrice famosa dell’epoca, , come si evince da una lettera a
26
Giulio De Frenzi dell’agosto del 1907.
Nelle prime due strofe descrive la donna. Nella terza e quarta parla invece del suo punto di vista.
L’ULTIMA RINUNZIA
(pag. 113)
Non è un’idea originale di Gozzano. È il rifacimento di un canto popolare greco, come Il
nota #9
(pag. 103). Vedere appendice testi. L’epigrafe è una citazione pascoliana presa
giuramento
da Nel canto popolare greco e nelle sue traduzioni vengono descritte donne che
La madre.
25 Emma Gramatica, Aida Laura Argia
nata (Borgo San Donnino (Fidenza), 25 ottobre 1874 – Roma, 8 novembre
1965), attrice. Lavorò nel teatro e nel cinema.
26
Giulio De Frenzi Luigi Federzoni
anagramma di (Bologna, 27 settembre 1878 – Roma, 24 gennaio 1967), politico e
scrittore italiano. Fu Presidente del Senato del Regno dal 1929 al 1939.
rimangono indifferenti ai misfatti della vita, quali le morti dei cari. Gozzano inverte questo punto di
vista in sé nei confronti della madre.
È divisa in tre parti, in un crescendo di dolore della madre: prima ha fame e sete, poi in agonia, e
poi è morta. In tutti i casi il poeta conclude con “Lasciatemi sognare!”, in quanto è in colloquio con
le realtà sublimi come stelle, Luna e il Tutto. Esige di non essere disturbato. Fa parte, con La via del
del crescendo drammatico dell’insensibilità di Gozzano: nella prima si mostra insensibile
Rifugio,
per la morte della farfalla, nella seconda insensibile per la morte della madre.
La metrica è composta da quartine di ottonari, molto scandite. Le rime sono varie e, come nei canti
popolari, è ricca di ripetizioni. Le ultime strofe finiscono sempre in –ARE.
La poesia nasce dalla fusione della poesia del Pascoli e il canto popolare greco. Ne si
La madre
racconta di un matricidio, comunque poi perdonato in paradiso dalla madre.
Alberto De Marchi
Il verso “Lasciatemi sognare!”, posto alla fine di ogni parte, secondo ha un
collegamento col “Lasciatemi divertire!” del Palazzeschi. Però c’è una sostanziale differenza tra i
due enunciati. Gozzano lo intende come il poeta che ha ancora una missione, da privilegiato.
Palazzeschi, invece, fa autoironia sulla condizione di poeta, sul fatto che non abbia più niente da
dire. Quindi una parentela solo formale, e concetto di poeta diametralmente opposto.
Gozzano, comunque, nella realtà era molto legato alla madre.
Tirando le fila de possiamo dire che è un lavoro cinico, materialista, ateista, ma
La via del rifugio,
con una nostalgia di una fede, quale che sia, cristiana o naturalista. Gozzano invidia chi ha fede, in
quanto sa che lui non potrà mai averla. Tiene un atteggiamento ambivalente per chi è credente.
Invidia per l’ingenuità di chi crede. C’è poco di crepuscolare in quest’opera. Solo il titolo ha questa
natura e i Solo in Gozzano s’incontrano i pensieri di Schopenhauer e Nietzsche.
Sonetti del ritorno.
La casa di campagna intesa come rifugio non è assimilabile agli altri crepuscolari, poiché Gozzano
non sa abbandonarsi totalmente alla regressione come gli altri crepuscolari. Mantiene sempre un
certo distacco tra il Poeta e gli altri. Lui sogna, aspira a regredire, ma non ci riesce. Ci prova, col
nonno, ma fallisce per la troppa distanza.
I COLLOQUI
(Milano, ed. Treves, 1911)
Pubblicato da Treves, editore ebraico. Nel 1938, a causa delle legge razziali, cedette i diritti per
pochi spiccioli a Garzanti.
Ha una storia editoriale che inizia subito dopo nel 1907. Anzi, due poesie
La via del rifugio,
vengono qui riprese e modificate. Nel giugno 1907 scrive originariamente chiamata
Alle soglie, I
facendo capire che l’idea l’aveva già. Nel dicembre 1907 scrive Gozzano
colloqui, Cocotte.
comincia a sentire un distacco da che non sente più suo. In due lettere del
La via del rifugio,
27 28
Giulio Gianelli Carlo Vallini
maggio-giugno 1907 a e bolla con parole di
La via del rifugio
fuoco. Lo sminuisce, lo ritiene immaturo. Rinuncia anche ad una ristampa presso Treves nel 1908,
per non inquinare il suo futuro lavoro. Quindi escono nel 1911, ma sono stati partoriti tra
I colloqui
il 1907 e il 1908. Sono stati scritti quando Gozzano scoprì di avere la tubercolosi, e infatti i toni
sono quelli di una persona che sembra si stacchi dal mondo, dalla vita. Sembra scritta da un morto
che rievoca la vita passata. Gozzano aveva pensato ad un altro titolo, ma lo
I canti dell’attesa,
cambiò perché considerato troppo drammatico, dando l’idea opposta, ovvero di un vivo che attende
appendice #14),
la morte. Nella lettera pubblica al diretto de (nota si capisce il
Il momento
cambiamento subito da Gozzano dal 1907. Già il fatto che scriva ad un giornale cattolico lascia
pensare ad un cambiamento, visti i passati di scrittura atea di Gozzano. In questa lettere prende
anche addirittura le distanze da Nietzsche e Schopenhauer.
La raccolta è divisa in tre sezioni: (epigrafe petrarchesca), e
Il giovenile errore Alle soglie Il reduce.
L’opera è ciclica, come si evince dai titoli della prima e ultima poesia, che hanno lo stesso titolo.
I COLLOQUI
(pag. 121)
L’epigrafe è un’autocitazione. Qui Gozzano è spaventato dalla vecchiaia che avanza, si sente già
vecchio a venticinque anni. Introduzione di uno dei suoi alter ego. In questo caso è lui stesso, ma il
lui stesso narrato nelle poesie, quindi muto. Lui ha vissuto la vita, perché io l’ho scritto. Io non ho
vissuto come lui, perché vivo nei miei sogni d’arte.
27 Giulio Gianelli (Torino - Roma poeta crepuscolare.
1878 1914),
28 Carlo Vallini (Milano, 18 luglio 1885 – 11 dicembre 1920), poeta.
L’ALTRO
(pag. 339)
Buon Dio, e puro conserva
questo mio stile che pare
lo stile d’uno scolare
corretto un po’ da una serva.
Qui, come ne svolge il tema dello sdoppiamento dell’Io. Secondo Calcaterra questa
I colloqui,
poesia è del 1907. È stata pubblicata postuma. È un attacco diretto a D’Annunzio.
La metrica è composta da quartine di novenari, con schema vario.
Al verso 23 cita di D’Annunzio, il cui titolo completo è
Le Laudi Laudi del cielo del mare della
Era un progetto che prevedeva sette libri come le sette Pleiadi. Non è riuscito a
terra e degli eroi.
compiere questo progetto, fermandosi a cinque libri (Maia – Laus Vitae, Elettra, Alcyone, Merope –
A noi interessano solo i
Canti della guerra d’oltremare, Asterope – Inni sacri della guerra giusta).
primi tre, del 1903, che sono i suoi lavori più importanti. Sono opere fortemente nazionalistiche. In
(1912) canta le gesta della guerra di Libia mentre in la Prima Guerra
Merope Asterope(1914-1918)
Mondiale.
Qui abbiamo il D’Annunzio superomista. In riesce a nobilitare qualsiasi cosa, anche la più
Maia
volgare, come un bordello.
Come abbiamo visto, Gozzano nel 1904 dichiara di essersi allontanato da D’Annunzio, con A
senza riuscirci. Ne non lo cita, ma non ne prende
Massimo Bontempelli, La via del rifugio
totalmente le distanze. Usa vocaboli tipicamente dannunziani (aruspice, favola bella). È dal 1907 in
poi che Gozzano inizia un corpo a corpo con D’Annunzio, riscrivendo in modo parodistico i
modelli dannunziani. LE DUE STRADE
(pag. 125)
Già presente ne qui pubblicata con delle varianti.
La via del rifugio,
La metrica è il doppio verso settenario con rima interna (a-B-b-A, come ne Ai vv. 15-
Il responso).
16 c’è un’assonanza (amico-marito), ai vv. 71-72 la rima è a-B-a-B, ai vv. 75-76 la rima è te-the.
La poesia è divisa in quattro parti. Nella prima si racconta di un uomo e una donna che fanno una
passeggiata in campagna. Poi incontrano una giovane ragazza che la donna riconosce. Al verso 15
l’uomo viene definito “avvocato”. Si definisce così Gozzano anche in È una
Signorina Felicita.
maschera che indossa autobiograficamente.
La seconda parte descrive la differenza tra le due donne, in maniera impietosa. La giovane è
sportiva, veste maschile, va in bicicletta da sola, cosa inusuale per l’epoca. Si contrappone alla
compagna, dai capelli tinti.
La terza parte descrive la natura intorno, che ha per l’avvocato un potere consolatorio.
La quarta ed ultima parte narra del commiato della giovane dalla coppia. L’avvocato vede nella
giovane che sale sulla bicicletta, la Dea della Fortuna, tradizionalmente raffigurata alata su una
ruota. Rappresenta l’instabilità. Ancora, come ne c’è il rifiuto di sfidare la sorte,
La via del rifugio,
la fortuna gli tende la mano, ma lui la rifiuta. L’avvocato fantastica una vita con la giovane, ma non
fa niente, preferisce rimanere con la compagna, senza rimorsi.
LE DUE STRADE
(versione de La via del rifugio)
(pag. 66)
Qui non è divisa in sezioni. Ci sono dei distici che nella versione successiva verranno eliminati (vv.
3-4 e 99-100). Con questi versi sottolinea la tristezza di quel legame, ormai logorato dal tempo.
Togliendolo nel finale, fa sì che il tono sia più leggero e felice.
Elimina anche i vv. 43-46, dove descrive la donna matura. Eliminato perché troppo impietoso nei
confronti della compagna e anche per il troncamento di “trascorse- ro”, che non piaceva a Gozzano.
ELOGIO DEGLI AMORI ANCILLARI
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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