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Appunti della lezione del docente Bellomo Saverio riguardo al XXXIII canto dell'Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri per esame di Introduzione a Dante Pag. 1
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CANTO XXXIII

Legenda

13: Ugolino della Gherardesca;

• 14: arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini;

• la Muda: la torre dei Gualandi, che sorgeva in piazza dei cavalieri, ed era utilizzata come

• prigione del comune;

più lune: quindi diversi mesi;

• Questi: Ruggieri;

• lupo e lupicini: Ugolino e i suoi figli;

• 29-30: il monte di San Giuliano che separa Pisa da Lucca;

• 32: famiglie ghibelline Pisane alleati dell'arcivescovo;

• Anselmuccio mio: nipote di Ugolino, mio in un senso possessivo;

• 56-57: questo si può intendere in due modi: 1. che i figli assomigliavano al padre, 2. che

• guardando loro che erano magri, poteva immaginare come lui era magro. Nella prima

espressione è presente il sentimento paterno e quindi il riconoscimento della carne della

propria carne e nella seconda la preoccupazione è rivolta a se stesso;

Gaddo: figlio di Ugolino;

• 69: ricorda l'invocazione di Gesù;

• 75: ultime parole di Ugolino dibattute riguardo al loro significato: alla lettera si può

• intendere che Ugolino morì di fame prima che di dolore, ma potrebbe anche essere un

allusione alla tecnofagia;

80: l'Italia dove risuona il volgare di sì;

• i vicini: i nemici tradizionali, Fiorentini e Lucchesi;

• La Capraia e la Gorgona: piccole isole tra Pisa e Corsica;

• elli: l'Arno;

• 90: Anselmuccio e Gaddo;

• 118: Alberigo dei Manfredi;

• Spirto di Romagna: frate Alberigo.

Commento

Nono cerchio: nell'Antenora. Racconto di Ugolino. Tolomea (traditori degli ospiti): frate Alberigo e

Branca Doria.

Ugolino della Gherardesca conte di Donoratico, di potente famiglia ghibellina, era vicario di re

Enzo. Ugolino fu protagonista nelle vicende che, con la sconfitta della Meloria da parte dei

genovesi, portarono Pisa alla decadenza. Ottenuti i pieni poteri, li condivise con il nipote Nino

Visconti e cercò di rompere la coalizione avversaria concedendo dei castelli ai Lucchesi, operazione

che Dante gli addebitarono come un tradimento. Una sollevazione popolare venne sfruttata

dall'arcivescovo di Pisa Ruggieri degli Ubaldini in alleanza con alcune famiglie nobili. Egli si alleò

inizialmente con Ugolino per cacciare Nino Visconti. Poi l'arcivescovo lo fece imprigionare assieme

ai 2 figli, Gaddo e Uguccione, e 2 nipoti, Ugolino e Anselmuccio. Non essendo in gradi di pagare il

riscatto, gli venne negato il cibo e quindi essi morirono di fame.

La Tolomea, terza sezione del Cocito, prende il nome da Tolomeo governatore di Gerico, che invitò

il suocero e i figli a un banchetto per ucciderlo e impossessarsi del suo regno o secondo altri

dall'omonimo traditore d'Egitto che fece dono a Cesare della testa di Pompeo.

La loro pena è essere nel cocito supini, sicchè le loro lacrime gelano impedendo lo sfogo del pianto.

Il primo di essi è Alberigo, frate della famiglia guelfa dei Manfredi; egli fece uccidere a tradimento

il cugino Manfredo e il figlio di questo, probabilmente per questioni di eredità. Venne per questo

condannato all'esilio.

Il secondo dannato è Branca o Brancaleone, appartenne alla nobile famiglia dei Doria ed ebbe

ruoli politici in Sardegna. Divenne poi signore di Genova. Dante da credito a una notizia diffusa

secondo la quale il Doria uccise a tradimento, dopo averlo invitato a pranzo, il suocero Michele

Zanche per contrasti relativi alle proprietà sarde.

La funzione del discorso di Ugolino è quella di procurare infamia all'arcivescovo e di conseguenza

a tutta la città di Pisa e di mostrare con la sua morte fu crudele.

Appunti

9 cerchio: Cocito, stagno ghiacciato, freddo che viene dal vento che producono le 3 paia di ali di

Lucifero che è conficcato al centro della terra dal busto in su mentre le gambe sono nell'altro

emisfero, lucifero ha anche 3 facce, muove le ali come un mulino a vento e il vento che viene fuori

dalle ali gela il Cocito.

Qui vi sono i traditori: sono suddivisi in varie zone, la prima zona è la Caina e sono i traditori dei

Parenti, la seconda è quella dei traditori politici che si chiama Antenora, troiano che avrebbe

collaborato a fare aprire le porte di Troia (Antenore), la terza è quella Tolomea sono i traditori degli

ospiti, da Tolomeo d'Egitto che uccise e tradì Pompeo quando si rifugiò inseguito da Cesare.

L'ultima è la Giudecca, da Giuda, traditore di Cristo, traditori dei benefattori, qui sono puniti 3

peccatori in bocca a Lucifero e sono Giuda, Crasso, Bruto. Sono i traditori di Cristo e Bruto e

Crasso di Cesare che è considerato il primo imperatore quindi traditori di 2 autorità della chiesa e

dell'impero.

L'episodio di Ugolino va preso alla fine del canto 32 dopo l'incontro con Bocca degli Abati, che era

un peccatore che sarebbe stato la causa della sconfitta della battaglia di Montaperti, battaglia che nel

1260 vide i fuoriusciti ghibellini fiorentini aiutati da Manfredi aiutati a combattere contro i

fiorentini nella città.

Si disse che l'inizio della sconfitta fu dovuto a Bocca il quale tagliò la mano a colui che portava

avanti il vessillo e questo fu l'origine di Montaperti, cosa dubbiosa, ma si pensava così.

Per dante è il traditore della patria.

Superato Bocca Dante prosegue e incontra Ugolino, vede un'anima sopra un'altra che sta

rosicchiando il cranio della persona sotto, antropofagia, cannibalismo in un ambiente gelato.

Qui comincia il CANTO 33: la storia di Ugolino vuole essere la manifestazione del male assoluto

attraverso una vicenda: il tema che si prefigge Dante è quello di mostrare la malvagità.

CANTO 33

Canto 32 fine = 2 personaggi della tebaide di Stazio, Tibeo ha fatto una battaglia con Melanippo lo

ha ucciso e lui sta morendo ma chiede ai suoi compagni che gli portino la testa di Menalippo per

addentarla, scena macabra, Dante si rifà a un testo classico = stile alto, poi vi è l'ultimo verso in stile

comico “che mi si possa seccare la lingua”. Nel canto successivo lo stile cambia e diventa

altissimo, a tragico-alto, il racconto si isola e infatti Dante lo fa cominciare a inizio Canto 33.

UGOLINO: personaggio influente di Pisa, Dante conosceva la figlia di Ugolino che era moglie del

conte Guido da Battifoglie presso cui Dante fu ospite per un po' di tempo durante il suo esilio.

Ugolino era conte di Pisa. Dopo la battaglia della Meloria in cui Pisa viene sconfitta da una

coalizione di città e allora nominarono Ugolino signore assieme a Nino Visconti, suo nipote.

Ugolino a un certo punto trovandosi in difficoltà perchè circondato da nemici cedette dei castelli a

ai Lucchesi e questo fu visto male dai Pisani che lo considerarono un traditore. L'arcivescovo

Ruggeri che prima armeggiò in accordo con Ugolino per estromettere dal potere Nino Visconti, poi

si alleò con le famiglie potenti di Pisa per destituire Ugolino e così fu.

Venne incarcerato assieme a 2 figli e 2 nipoti. In una torre viene incarcerato che poi prese il nome di

torre della fame.

E viene chiesto alla famiglia un riscatto. Solo che il riscatto fu grande e la famiglia non poteva

pagare e allora si decise di non portare più cibo e allora queste 5 persone dovevano crepare di fame.

Morirono di fame quando venne come capitano di Pisa Guido da Montefeltro.

Di questa vicenda Dante ci racconta quali sono stati gli ultimi giorni di vita di Ugolino.

La malvagità umana è quella dell'arcivescovo Ruggeri non quello che fa Ugolino, lui non parla per

giustificarsi ma parla solo della colpa di Ruggero neanche della sua.

C'è un sentimento di possesso nei confronti dei figli.

Si morde le mani per la rabbia tanto che i ragazzi pensano che lo facesse per il desiderio di

mangiare e allora i ragazzi gli dicono che può mangiarsi loro perchè tu ci hai dato le carni e allora

puoi mangiarci.

Un commentatore 400esco che dice che i figli somigliavano al padre o che guardando loro che

erano magri poteva immaginare come era magro lui stesso, delle due ipotesi è più probabile la

prima (per questo si morde le mani).

Si rende conto di quanto sono suoi figli, è un richiamo alla sua paternità alle cui responsabilità non

riesce a tener fronte.

Vede morire i figli uno alla volta nella notte tra il 5 giorno e il 6.

Al settimo giorno il digiuno fu più forte del dolore e Ugolino morì.

Dove suona il si = il modo di affermare nei dialetti dei volgari italiani, secondo dante c'è un

linguaggio triforme che si suddivide per il modo di affermare sic, oc, oil.

Il paese dove suona il si è l'Italia.

Pisa = novella tebe = nuova Tebe = la Tebe di Tibeo e Menalippo. Quali sono i punti di riferimento

di Dante per la costruzione di questa situazione? = LA TEBAIDE e il testo in cui un genitore perde

uno a uno tutti i figli, è un testo delle METAMORFOSI DI OVIDIO, dove una madre Niobe che

si vanta con la dea Atona che era sterile e lei ne aveva avuti 7 figli e la dea uccide tutti i suoi figli e

Miope dal dolore diventa pietra (nella metamorfosi si pietrifica). Anche Ugolino quasi diventa

pietra = versione maschile del dramma di Niobe. E in quanto è un padre e viene messo in risalto il

possesso della prole.

Vi sono elementi quindi di orrore e esempi legati alla paternità di ciò che ci commuove che in

retorica viene detto patos, horror e patos, due elementi che servono per convincere: la retorica è

l'arte di convincere e per convincere o con la logica oppure con il “movere”, cioè smuovere i

sentimenti. Questo secondo modo di parlare ai sentimenti lo fa attraverso l'horror e il patos cioè

quello che crea una simpatia. Dante vuole convincere il lettore di quanto malvagio sia stato

l'arcivescovo Ruggieri.

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/13 Filologia della letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nora96_96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Introduzione a Dante e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Bellomo Saverio.