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CANTO XXII
Legenda
corridor: soldati che fanno scorrerie;
• Aretini: allusione alla sua partecipazione alla guerra contro Arezzo e Pisa;
• gir gualdane: cioè incursioni a cavallo in ordine sparso nel territorio nemico;
• cenni di castella: segnali con fuoco, fumo o bandiere;
• cennamella: strumento a fiato, simile alla cornamusa;
• grosso: cioè il resto del corpo;
• ribaldo: sinonimo di barattiere, ma qui trattandosi di persona che aveva un patrimonio da
• distruggere, il termine indica chi vive giocando nella taverna e nel bordello;
51: cioè suicida e scialacquatore;
• rii: “rei”, i peccatori;
• latino: italiano;
• di là: cioè all'Italia, illude ai Sardi;
• coperto: sotto la pece;
• 82: rovesciamento dell'espressione riferita a San Paolo;
• Toschi e Lombardi: come Dante e come Virgilio;
• ei: “essi”, i dannati;
• sette: numero convenzionale per “molti”;
• quel: Cagnazzo;
• proposto: Barbariccia oppure “ciò che era stato proposto”, cioè la promessa di richiamare
• altri peccatori;
ma quei più: Alichino;
• 142: cioè li separò immediatamente;
• dentro da la crosta: cioè sotto la pelle abbrustolita come quella di un uccello arrosto.
•
Commento
Ancora nella quinta bolgia con i barattieri. Viene catturato dai diavoli un Navarrese. Dannati sotto la
pece sono frate Gomita e Michele Zanche. Inganno e fuga del Navarrese. Alichino e Calcabrina si
azzuffano e cadono nella pece.
L'innominato Navarrese catturato dai diavoli è identificato con uno Zampolo di cui abbiamo solo le
notizie riferite da Dante. Recentemente è stata avanzata l'ipotesi che si tratti di Rutebeuf, poeta che
apparteneva al regno di Navarra, cantore del re Tebaldo II, nella cui produzione poetica comica si
descrive come un uomo dedito ai vizi da taverna, tra cui il gioco.
Il bersaglio polemico di questo canto è la Sardegna, con 2 barattieri locali, Frate Gomita e Michele
Zanche. Il primo liberò dei prigionieri per denaro e fu vicario nel governo della Gallura, uno dei
giudicati in cui era divisa la Sardegna, di Nino Visconti (giudice), il quale per questo lo fece
impiccare.
Michele Zanche nacque da una nobile famiglia sarda ed era il luogotenente del figlio Enzo di
Federico II di Svevia. Zanche fu ucciso da suo genero, che incontrerà fra i traditori dei parenti.
All'inizio del canto il suono della scorreggia si paragona con altri segnali bellici di avvio in realtà
imparagonabile a questo: “io ho sentito tanti segnali nella mia vita ma mai un segnali di questo tipo
qui”, contrappunto ironico da parte dell'autore che continua a distaccarsi dalla materia.
Seguono terzine che elencano una serie di segnali di comandi. Ha sentito tutti i segnali del mondo
ma questo mi giunge nuovo (allusione al suo servizio militare).
Per alleggerire la loro pena i peccatori alzavano la loro schiena e poi la nascondevano subito.
Poi cercano di andare a riva per prendere fiato come le rane.
Delfini ranocchi e ora è una lontra = animale lungo, pelo scuro e lucido tanto che pare come
impeciato, perchè questo dannato pare una lontra, allungato e lucido e nero.
Ciampolo di Navarra = Giampaolo di Navarra = madre lo mette a servizio di un signore perchè lo
aveva generato da un poco di buono, sperperatore, e poi fu servo del valente re Tebaldo, e avendo
una posizione di una certa importanza fece baratteria della quale rende giustizia in questa bolgia.
Frate Gomita = fu un funzionario di Nino Visconti, vaso di ogni froda = contenitore di tutte le
frode che ebbe in mano i nemici del suo signori
Michele Zanche: vicario del figlio di Federico II.
Tigna: infezione dovuto a dei parassiti della pelle che fa plurito, a farmi del male.
Gran proposto: gran capo.
Sta pensando a un inganno: “se voi mi lasciate in pace, io fischerò e farò venir fuori un sacco di
Lombardi (virgilio) e tochi( toscani come Dante) che volete dando il desiderio sia a Dante e Virgilio
che i demoni, però state un poco in disparte Malebranche così non temono delle vostre aggressioni.
Cagnazzo: guarda che ho capito che mi inganni, senti la furbizia che ha pensato per ributtarsi in
acqua. La malizia invece di intenderla come furbizia la intende come cattiveria per sviare
l'attenzione.