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CANTO XIV
Legenda:
carità: amore;
• 9: priva di vegetazione;
• 10: la selva dei suicidi funge da ghirlanda, cioè la circonda, come la selva è circondata dal
• fiume di sangue il Flegetonte;
14-15: il deserti di Libia, attraverso il quale condusse l'esercito pompeiano per
• ricongiungersi con Iuba re di Numidia;
nude: quindi indifese dalla pioggia di fuoco;
• vapore: fuoco;
• esca sotto focile: materiale infiammabile sotto l'acciarino;
• tresca: danza movimentata di origine napoletana;
• la porta: della città di Dite;
• quel grande: è Capaneo, uno dei sette re contro Tebe;
• li altri a muta a muta: I Ciclopi a turno, aiutanti di Vulcano;
• Mongibello: Etna;
• negra: annerita dalla fuliggine;
• a la pugna di Flegra: la battaglia avvenuta in Tessaglia tra i Giganti e gli dei, in cui questi
• ultimi furono messi in grande difficoltà;
68-69: i 7 re che assediarono Tebe in appoggio a Polinice contro il fratello Eteocle;
• 80: “che le prostitute dividono tra loro” per portare l'acqua ai rispettivi bagni termali;
• 86-87: La porta dell'inferno;
• l cui rege: Saturno;
• casto: “innocente”, perchè durante l'età dell'oro l'umanità fu pura e felice;
• Rea: moglie di Saturno;
• cuna fida: “culla sicura” al riparo da Saturno che divorava i propri figli;
• suo figliolo: Giove;
• 104: verso l'antica Damietta in Egitto;
• 105: cioè vede Roma esattamente di fronte a sé come in uno specchio;
• la forcata: inguine;
• 111: cioè si sostiene prevalentemente sul piede più fragile;
• Cocito: lago infernale. Dante lo immagina gelato e adibisce al luogo di punizione dei
• traditori del nono cerchio;
123: “solo in questo margine”, del settimo cerchio;
• 125-127: Dante benchè abbia proceduto a lungo, scendendo a spirale sempre verso sinistra,
• non ha ancora compiuto un giro completo;
129: non deve farti fare quella faccia stupita;
• Letè: Il Lete è il fiume dell'oblio, nel quale le anime dell'Elisio si imergono per dimenticare
• la loro vita e potersi reincarnare;
132: le lacrime che scaturiscono dal Veglio;
• 134-135: Dante avrebbe dovuto risolvere da sé il quesito riconoscendo il Flegetonte nel
• fiume rosso e bollente del girone dei violenti contro il prossimo che continua nel ruscello
appena incontrato;
137: nell'Eden, dove le anime che hanno scontato la loro pena nel purgatorio vi si
• immergono prima di salire al cielo.
Commento
Cerchio settimo, terzo girone: i violenti contro Dio. Sono distesi sulla sabbia rovente sotto una
pioggia di fuoco. Incontro con Capaneo. Virgilio illustra l'idrografia infernale, generata da un
enorme statua di un vecchio custodita a Creta dentro il monte Ida.
L'orribil sabbione, preannunciato nel canto precedente, custodisce bestemmiatori, sodomiti e usurai.
Essi sono sotto una pioggia di fuoco che incendia il terreno. Quest'ultimo, coperto da uno strato di
arena arida, allude alla sterilità che caratterizza la sodomia, perchè pratica non generativa, all'usura,
che consiste che consiste nel guadagno dal denaro stesso e non dal lavoro e alla bestemmia, in
quanto inutile violenza contro Dio, perchè non giova a chi la compie.
Le 3 categorie dei peccatori si distinguono soltanto dalla postura, in quanto i primi appaiono supini,
i secondi in marcia obbligata e i terzi rannicchiati a terra.
La posizione supina dei bestemmiatori rinvia alla loro superbia e quella seduta degli usurai forse
alla loro solita dietro ai banchi di cambio.
Tra i bestemmiatori Dante incontra Capaneo: egli è uno dei 7 re in guerra contro la città di Tebe,
indebitamente retta da Eteocle e reclamata da Polinice, Desideroso di mostrare il proprio valore,
irrise sacrilegamente i riti religiosi e Apollo e osò sfidare lo stesso Giove.
Colpito da un fulmine Capaneo arse e cadde morto dalle mura.
All'inferno ripete le stesse provocazioni a Giove, ricordandogli la battaglia di Flegra, in cui i giganti
tentarono la scalata del cielo e inoltre Capaneo compare disteso al suolo come lo avevo lasciato
Stazio e arde, mentre bruciano i campi intorno per la pioggia infuocata.
Taglia la strada dei 2 poeti un ruscello rosso e bollente che induce Virgilio a fare un exursus
sull'idrografia infernale. Se ne riconduce l'origine a una statua di vecchio custodita all'interno del
monte Ida in Creta e rivolta con lo sguardo verso Roma e le spalle verso Damietta in Egitto.
Il suo capo è d'oro, il petto e le braccia sono d'argento, il busto in rame, gli arti inferiori di ferro
eccetto il piede destro che è in terracotta. Ognuna di queste parti presenta varie fratture, dalla quale
scaturiscono delle lacrime che formano i fiumi infernali.
La successione dei metalli trova corrispondenza nel mito delle Età dell'uomo di Ovidio nelle
“metamorfosi”, cui Dante si riferisce ricordando il regno di Saturno in Creta e l'Età dell'Oro.
Si potrebbe pensare che il duplice sostegno della statua rappresenti i moderni fondamenti
dell'umanità, contesa tra la guerra e i beni materiali e terrestri. Per alcuni antichi commentatori i
piedi rappresentano l'Impero e la Chiesa, in quanto il ferro rinvia alle armi e l'argilla all'umiltà sulla
quale dovrebbe essere fondata l'autorità religiosa.