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anche Erinni. Dee della discordia, figlie di Acheronte e della notte che contro la minaccia di Dante
che vuole entrare nella città chiamano il loro aiuto Medusa, una delle 3 figlie del dio marino Forco,
dette Gorgoni, trasformata da Minerva, per vendetta per aver giaciuto con Nettuno, in un mostro dai
capelli serpentini e dallo sguardo pietrificante; fu uccisa e decapitata da Perseo e dal suo sangue
velenoso nacquero i serpenti di Libia.
L'affinità tra Furie e Medusa dipende dall'essere entrambe anguicrinite.
L'opposizione delle Erinni è legata al ricordo della precedente violazione degli Inferi compiuta da
Teseo, figlio di Egeo re di Atene. L'ero si recò agli inferi per rapire Proserpina, ma vi venne
trattenuto finchè Ercole venne a liberarlo e in quell'occasione trasse fuori dall'inferno Cerbero in
catene, come viene ricordato dal messo celeste ai diavoli riottosi.
Un misterioso inviato dal cielo accorso in aiuto di Dante e Virgilio permette loro l'ingresso nella
città di Dite, all'interno del quale si stende il sesto cerchio che si presenta come una grande
necropoli, a somiglianza di quella di Arles o quella che era visibile un tempo nei pressi di Pola. Ma
le tombe sono infuocate e conservano gli eretici del quale si parlerà del canto successivo.
In questo canto vi è un largo uso di un linguaggio militare e vi è il tema della viltà e della paura. Si
ripropone una situazione simile a quella del prologo del poema dove il poeta è ostacolate tra entità
demoniache e Dante ha ancora necessità di essere rinfrancato perchè teme di intraprendere un
cammino senza le necessarie garanzie di aiuto. Virgilio allora ribadisce il suo ruolo di guida.
Inoltre in questo episodio si rievocano le discese agli inferni di Virgilio, di Teseo e di Ercole.
Il viaggio dantesco è assimilabile a quello di Teseo o di Ercole, in quanto caratterizzato da virtù,
sapienza ed eloquenza, trinomio che caratterizza il vero poeta. Le Furie e Meduse in quanto
ostacolano il viaggio di Dante potrebbero essere interpretate come ostacoli alla virtù, alla sapienza e
all'eloquenza. Medusa, dato il suo potere pietrificante, potrebbe riferirsi a un ostacolo diretto contro
la ragione dato che nel Convivio si afferma che “coloro che non hanno vita ragionevole alcuna sono
quasi come pietre”.
Gli antichi commentatori nella figura del messo celeste hanno riconosciuto o un angelo o il Dio
Mercurio: la prima di esse si basa sulla circostanza che il messo è modellato sulla figura di
Mercurio, non solo perchè dotate di una “verghetta”, ma anche perchè il suo incedere al passo sulle
acque lascia pensare che abbia ali ai piedi.
Inoltre sia la reazione delle anime dello Stige che fuggono terrorizzate, sia quella di Dante che si
inchina deferente, sembrano più motivate di fronte a un angelo che a una divinità pagana.