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Instabilità politica in Francia e Italia dopo la Prima Guerra Mondiale
La Francia visse un periodo di forte instabilità politica che portò il paese ad essere governato da 11 diversi governi in un arco di tempo di poco più di 2 anni; dopo tale periodo si trovò però un governo capace di ristabilire equilibrio in quasi tutti i settori istituzionali. Parlando prima della politica monetaria vi fu una svalutazione del franco e questo contrariamente all'Inghilterra favorì le esportazioni; ciò portò la Francia ad essere la migliore delle 4 principali potenze europee. Anche l'Italia nel primo dopoguerra riscontra le classiche problematiche post-guerra; crescita della disoccupazione, instabilità politica... È importante però approfondire l'instabilità politica in quanto, se in Francia si era trovato un governo capace di ridare equilibrio al paese, in Italia ciò non avvenne e si vide il paese, nel periodo che va dal 1918 al 1922, politicamente diviso in due cicli: - Biennio rosso: iniziative politiche daparte delle forze sinistreDurante questo periodo vi fu l'occupazione delle fabbriche; il sindacato si impadronisce dellagestione di imprese e quindi le occupa. La protesta termina con la firma di alcuni accordi da parte diconfindustria a favore dei lavoratori.- Biennio nero; iniziative politiche da parte delle forze di estrema destra, dal quale nasce il primogoverno fascista al mondo, un governo costituito con la forza e la violenza al comando di BenitoMussolini.
9.5.1 Fascismo
Il fascismo a livello storiografico andrebbe diviso in:
- Fascismo come movimento; il comportamento pre-potere; dove si esaltavano istanze di carattere popo-lare, ci si dichiarava anti-monarchici, si parlava di socializzazione.
- Fascismo come istituzione; il comportamento post-potere
Il fascismo si presentava come un movimento di rivoluzionario e differente capace di riportare stabilità nelpaese, tuttavia dal punto di vista politico-istituzionale ha soppresso la libertà, dal punto di vista
economicocreò un qualcosa di certo non rivoluzionario che portò a diversi disordini. E’ giusto allora utilizzare il nomedi reazione piuttosto che rivoluzione.Il fascismo aveva una visione della società che prevedeva il rifiuto della democrazia (vista come un qualcosadove anche le persone che non meritano, ingiustamente, hanno il potere di comandare), si tratta dunque diuna visione impostata sulla leadership, una rivoluzione senza proletariato.Il fascismo raccontava inoltre sé stesso come una terza via, differente dal; Page 27Luca BarbatoAlma Mater Studiorum1. Sistema libera-democratico; era il modello che aveva l’Italia pre-fascismo2. Sistema marxista; tutta l’economia è gestita dallo Stato e vi era un unico partito.Una via differente dal capitalismo, secondo cui il sistema economico deve essere lasciato libero ma deveandare incontro agli interessi della nazione.Come ultimo punto bisogna dire che il fascismo dà vita ad un totalitarismo che vede la nascita
di uno stato etico il quale limitava totalmente la libertà del cittadino. Il fascismo ha preso potere con una serie di interventi che si incentravano sulla violenza, la quale non veniva punita in quanto veniva visto come un "male necessario" frutto di una rivoluzione popolare. Una serie di decisioni portavano ad una graduale via totalitaria; nel 1926 non c'era più libertà di parola, di pensiero, vi doveva essere un unico partito; quello fascista. 9.5.2 Le scelte di politica economica Bisogna distinguere fortemente ciò che succede prima della crisi del '29 e ciò che succede dopo tale crisi, visto che è un fattore determinante nel formare instabilità. Vi sono comunque una serie di interventi economici: - Abolizione del diritto di sciopero e dei sindacati - Modernizzazione del paese; riforma bancaria, cioè un'unica banca di emissione; la Banca d'Italia - Quota novanta; apprezzamento della lira cioè 90 lire per una sterlina, vi è dunqueL'ancoraggio al goldstandard• importanti investimento nella bonifica (interventi statali sul territorio per separare nettamente acqua eterra, attuata attraverso il prosciugamento di queste acque) per consentire l'abitabilità di un territorio10 La creazione dell'unione sovieticaLa prima guerra mondiale aveva colto la Russia impreparata; si trovava in un periodo di transizione verso ilcapitalismo, il decollo industriale era localizzato solo in poche città e il PIL pro capite risultava nettamenteinferiore alla maggior parte delle potenze europee. Ciò che spinse la Russia a partecipare alla Grande Guerrafu quello di affermarsi in un ruolo di grande potenza(vedremo più avanti però come fallirà) e anche perchéfu pressata dagli alleati.Come abbiamo detto l'economia e la società russa non erano minimamente in grado di affrontare una guerrache era basata sulla potenza industriale , inoltre dato il suo scarso livello organizzativo trovava
enormidifficoltà nell'assicurare il materiale necessarie a soldati e alle industrie belliche. Nel momento in cui si vennea creare un nuovo Governo nel 1917, quindi a guerra già inoltrata, questo decise di dichiarare la continuazionedella guerra senza però avere un piano riorganizzativo; quindi in un periodo di caos generale per la Russia, furelativamente semplice per Lenin e il suo partito bolscevico occupare il Palazzo d'Inverno a San Pietroburgoe prendere il potere attraverso anche il consenso della popolazione; quindi dopo solo 8 mesi, nel 1918 sidecise una definitiva uscita dalla guerra. Seguirono poi anni di guerre civili, ritorno al baratto, abolizionedel commercio privato, le industrie furono nazionalizzate e i servizi essenziali furono garantiti gratuitamentema in un ammontare minimo.Capiamo già da qui che in realtà questo regime che prende il nome di comunismo di guerra ebbe risultaticatastrofici; la produzione industriale cadde a 1/5 di quella10.1 NEP; Nuova politica economica
Lenin decise agli inizi del 1921 di variare il sistema economico descritto precedentemente introducendone un nuovo che prese il nome di NEP (Nuova politica economica), si trattava di un nuovo sistema caratterizzato da un'economia di quasi libero mercato; venne reintrodotta la moneta, il commercio e l'industria vennero liberalizzate per le piccole imprese ma soprattutto ci fu una liberalizzazione dell'agricoltura che fu probabilmente l'elemento chiave del NEP; Lenin sperava, infatti, di indurre gli agricoltori a produrre di più e soprattutto a vendere di più sul mercato.
Di tutte le imprese possedute dallo Stato solo quelle ritenute strategiche (quelle militari, finanziarie etc...) continuarono ad essere sottoposte a decisioni centralizzate, mentre alle altre fu riconosciuta una certa autonomia.
La NEP se vogliamo è
anche uno dei primi esperimenti di economia mista, in cui lo Stato svolgeva una funzione programmatrice generale e gestiva una serie di imprese nazionalizzate lasciando però al resto una discreta libertà. La NEP, conteneva però alcuni elementi del sistema capitalista, ciò era inaccettabile per alcuni componenti del partito bolscevico che definirono tali elementi come "difetti" in un sistema impeccabile. Ne elenco una serie;- Vi erano alle volte una necessità di rialzi dei prezzi soprattutto degli elementi agricoli; ciò andava totalmente contro una mentalità bolscevica,
- Non veniva percepita l'importanza del controllo macroeconomico e ciò favoriva l'inflazione e la disoccupazione,
- Vi era poi la contrarietà di larga parte del partito nei confronti dei favori concessi agli agricoltori e ai commercianti,
- Terminiamo dicendo che tale modello economico presentava un sistema di mercato particolarmente lento che non sempre consentiva di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Obiettivi prefissati dal partito bolscevico. Tutte queste "insoddisfazione" scoppiarono dopo la morte di Lenin, facendo emergere tre visioni alternative;
- La visione dell'ala sinistra del partito che raccomandava una crescita industriale e in particolare nel settore dell'industria pesante, bisognava poi lasciare l'agricoltura in mano ai privati ma diminuire nettamente gli incentivi verso questa.
- La visione della destra estrema del partito che basava la propria idea sull'argomentazione che una maggiore produttività agraria avrebbe accresciuto i risparmi e mantenuto bassi i costi dei prodotti alimentari permettendo indirettamente anche una crescita industriale.
- La visione dell'ala destra del partito che voleva la continuazione di una crescita bilanciata modi NEP.
Stalin (successore di Lenin) concordò con la terza proposta mentre trovò assurda quella dell'ala sinistra del partito. Tuttavia, nel 1927 le relazioni esterne dell'URSS
Peggiorarono mentre i problemi interni si molti-plicarono; Stalin si vide allora costretto, ai fini di raggiungere gli obiettivi industriali, ad una super-industrializzazione forzata a spesa dell'agricoltura, una versione ancora più drammatica di quella proposta dall'ala sinistra anni prima.
10.2 La pianificazione sovietica
Nel 1928 Stalin dichiarò la collettivizzazione integrale delle terre e nonostante le numerose proteste ciò non fece altro che rafforzare la tendenza di Stalin a governare con violenza. Nel 1929 iniziò la pianificazione sovietica al cui coordinamento ci pensò il Gosplan (comitato statale di pianificazione) il quale stabilì:
- Piani operativi per ciascun settore industriale
- Venivano fornite le materie prime in date misure standard
- I prezzi venivano stabiliti seguendo criteri di coerenza con gli obiettivi del piano; è per questo motivo che venivano a crearsi quei fenomeni di eccesso di offerta o di domanda.
Ma i difetti della
La pianificazione centralizzata sovietica va ben al di là del problema dei prezzi amministrati. Infatti, il modello si presentava come rigido e dato che sappiamo essere impossibile prevedere il futuro alla perfezione, ci si trovava spesso a dover ricorrere a modifiche del piano che però avvenivano sempre con molto ritardo. Altro grande difetto e forse il più grave di tutti era dato dalla tecnologia; durante la NEP più di 2000 ingegneri tedeschi avevano aiutato i sovietici ad aggiornarsi tecnologicamente e nel frattempo molti ingegneri sovietici venivano mandati all'estero per imparare, tuttavia all'inizio della pianificazione staliniana non si introdussero tecnologie proprie autoctone ma ci si limitò ad imitare i modelli americani. Tale piano però, nonostante raggiunse solo il 70% degli obiettivi prefissati, dobbiamo dire che ci furono alcuni importanti risultati come per esempio il PIL crebbe a un tasso sostenuto di circa il 5%. Ma,
livello molto elevato, ma a scapito delle condizioni di vita della popolazione. L’obiettivo principale era quello di trasformare l’Unione Sovietica da un paese agricolo a una potenza industriale, e questo fu raggiunto in parte grazie a politiche di pianificazione centralizzata e collettivizzazione dell’agricoltura. Tuttavia, questa pianificazione centralizzata portò anche a gravi problemi. Gli obiettivi di produzione erano spesso irrealistici e venivano imposti senza tener conto delle risorse disponibili. Ciò portò a una produzione di massa di beni di bassa qualità e a una scarsa efficienza economica. Inoltre, la pianificazione staliniana si concentrava principalmente sull’industria pesante, trascurando settori come l’agricoltura e i beni di consumo. Questo portò a carenze alimentari e a una diminuzione della qualità della vita per la maggior parte della popolazione. In conclusione, sebbene la pianificazione staliniana abbia portato a un rapido sviluppo industriale, ha anche causato gravi conseguenze sociali ed economiche.