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Misurazione intelligenza fluida:
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Procedura: sessione adattiva, basata sulla manipolazione delle richieste del compito , mai reso
troppo facile o troppo difficile ma adattato sulla base dei risultati del singolo individuo.
Risultati
Effetto specifico forte nella WM, buono per EPT, Cattel e Raven (trasferimento su abilità che
necessitavano WM)
No miglioramento per TIADL.
24 MARZO – RISERVA COGNITIVA
L’interesse nasce per spiegare l’abnorme variabilità alla base dell’invecchiamento, oltre a un
costrutto che legasse natura e ambiente di vita.
La variabilità si esprime con estrema eterogeneità dei soggetti nei diversi domini:
comportamentale, fisico, cognitivo, affettivo ed emozionale.
Da cosa dipende:
- Dall’esperienza di vita che differenzia i percorsi individuali;
- Dalla capacità di fronteggiare le perdite cerebrali dovute al normale processo di
invecchiamento;
- Dall’interazione dei due precedenti fattori.
L’invecchiamento cerebrale si caratterizza per importanti differenze nei cambiamenti strutturali
chimici, metabolici e cognitivi.
Focalizzandosi sui cambiamenti cognitivi, ci si interessa ad analizzare la capacità con cui il cervello
tenta di compensare le perdite associate ai danni cerebrali dovuti al processo di invecchiamento e
non.
I meccanismi di difesa
Il cervello è una struttura modificabile e dotata di plasticità. È sempre possibile una
riorganizzazione delle mappe cerebrali e dunque un miglioramento delle funzionalità mentali.
Tra i meccanismi di difesa adottati, vi sono:
a. La ridondanza: il numero delle cellule cerebrali è di gran lunga superiore a quello
necessario allo svolgimento delle sue diverse funzioni. Molte cellule possono prendere il
posto di quelle che muoiono, lasciando inalterata la funzione più a lungo nel tempo;
maggiori sono le cellule di scorta a disposizione, maggiore è il danno che il cervello
riesce a sopportare senza che compaiano manifestazioni cliniche;
b. La plasticità cerebrale: gli stimoli ambientali possono modellare il cervello, anche in
vecchiaia. A qualsiasi età, l’esercizio e le stimolazioni cognitive possono rimodellare il
cervello creando nuovi circuiti (sinaptogenesi);
c. La neurogenesi: il cervello continua a rigenerarsi anche nella vita adulta. Alcune cellule
neonate vengono generate in zone profonde del cervello e migrano poi verso la
corteccia. 34
A livello funzionale sono stati studiati due meccanismi di compensazione:
- Modello HAROLD: consiste in un’attivazione bilaterale dell’encefalo, presente nella
popolazione più anziana;
- Modello PASA: attivazione supplementare delle regioni cerebrali anteriori e riduzione
dell’attività posteriore, interpretato come una maggiore necessità di controllo esecutivo da
parte dell’individuo.
LA RISERVA
La riserva è un processo cumulativo, costruito e raccolto negli anni; un bagaglio personale da cui
attingere nel momento in cui si ha necessità. Si inserisce all’interno del quadro del Long Life
Learning, del rispetto delle differenze individuali e della possibilità di crescita e apprendimento ad
ogni età, in linea con un approccio preventivo.
Tra invecchiamento sano e patologico
In letteratura, in individui cognitivamente preservati che non rappresentavano particolari deficit, è
stata registrata la presenza di placche senili e di degenerazione neuro-fibrillare tipiche dei pazienti
Alzheimer o, ancora, che meno della metà dei pazienti MCI converte in demenza.
Alcune ricerche di grandissima importanza teorica spiegarono la relazione tra struttura del cervello
e comportamento individuale: secondo i risultati ottenuti, i correlati neurofisiologici non sono in
rapporto causa-effetto con la presenza della demenza, ovvero un cervello con tracce di
deterioramento non produrrà necessariamente una demenza.
Katzman (1988) – Dimostrata una dissociazione temporale tra il momento in cui appaiono lesioni
cerebrali e quello dell’apparizione dei sintomi cognitivi della demenza: a parità di lesioni cerebrali,
vi erano diversi livelli di danno cognitivo manifestato in vita.
Davis (1999) – La maggior parte dei cervelli di individui cognitivamente normali presentavano
numerose placche e grovigli neurofibrillari compatibili con la AD.
Snowdon (2003) – Studio longitudinale di invecchiamento sulle suore di clausura: una di queste,
in particolare, all’esame post mortem fu classificata la diffusione maggiore di demenza Alzheimer,
sebbene ai test effettuati in vita non mostrasse alcuna traccia di deterioramento mentale.
In generale, è stata dimostrata l’inesistenza di una diretta relazione tra il grado di severità del
danno cerebrale e la sua manifestazione clinica: questo ha portato gli studiosi all’elaborazione del
concetto di riserva.
Due modelli di riserva
Riserva cerebrale:
- Processo passivo, basato su un modello quantitativo;
- Definita in termini di quantità di danno che il cervello può accumulare prima di tradursi in
un'espressione clinica (modelli secondo i quali i sintomi iniziali di
di “soglia”,
deterioramento cognitivo appaiono solamente nel momento in cui le sinapsi a disposizione
per tamponare i danni cerebrali sono esaurite);
- Dipendente da variabili fisiologiche: circonferenza cranica, peso e volume cerebrale,
densità sinaptica. 35
I limiti:
- Modello statico che non descrive adeguatamente la variabilità interindividuale;
- Trascura le differenze qualitative degli anziani nell’uso delle risorse a loro disposizione;
- Trascura il ruolo attivo dell’individuo nel mantenimento della sua funzionalità cognitiva;
- Postula l’esistenza di una soglia strutturale fissa, trascurando il ruolo dell’ambiente e
dell’esperienza personale sul funzionamento cognitivo.
Riserva Cognitiva:
- Modello flessibile ed efficiente con cui l’individuo gestisce le risorse a sua disposizione per
resistere alla compromissione cognitiva;
- Non suppone l’esistenza di una soglia fissa al di sopra della quale si manifestano
inevitabilmente i sintomi patologici, ma questa si differenzia da persona a persona;
- E’ identificabile da un pattern di attivazione del flusso ematico cerebrale;
- Fa riferimento a variabili di tipo qualitativo.
I modelli attivi suggeriscono che il cervello cerca attivamente di compensare e migliorare gli effetti
di qualsiasi danno cerebrale e che ogni individuo mette in atto processi adattivi per rimanere il più
possibilmente funzionale, in base alle risorse che ha a disposizione.
La è definita come la capacità di ottimizzare e massimizzare le prestazioni
riserva cognitiva
cognitive attraverso un uso più efficiente di reti cerebrali o attraverso un reclutamento
differenziale di reti cerebrali alternative, che può rispecchiare l’uso di strategie cognitive diverse
(Stern, 2002).
Questa può essere ulteriormente suddivisa in:
- Riserva cognitiva: derivata da un utilizzo efficiente di reti di connessione tra neuroni
preesistenti;
- Compensazione: utilizzo di reti di connessioni alternative o nuove strategie non utilizzate
da individui sani.
E implementata a livello neurale in:
- Riserva neurale: un più efficiente reclutamento di una stessa rete;
- Compensazione neurale: capacità di reclutare reti alternative a quelle solitamente
utilizzate per una specifica facoltà cognitiva.
La RC è un costrutto complesso, dinamico, adattivo e modificabile durante l’arco di vita.
Questi meccanismi spiegano il motivo per cui, spesso, tra la patologia fisiologica e la
manifestazione clinica dei sintomi non vi è relazione diretta.
Il tutto sembrerebbe mediato da alti livelli di RC e dai suoi meccanismi di azione, in grado di
utilizzare le risorse a disposizione del cervello.
La RC è quindi in grado di mascherare una patologia sottostante, ritardando l’insorgenza dei
sintomi: nel momento in cui questi emergeranno, è possibile tuttavia che la patologia sia ormai in
fase grave. 36
OPERAZIONALIZZAZIONI
La riserva va spiegata attraverso un approccio multifattoriale e multidirezionale: essa ha origine
dall’interazione tra ambiente e caratteristiche genetiche proprie di ciascun individuo, oltre al peso
delle esperienze di vita e della cultura di riferimento.
a. Variabili anagrafiche
L’età è il maggior predittore di insorgenza di declino cognitivo o demenza; il genere femminile è
associato a minor capacità di riserva di tipo strutturale.
Intelligenza
b.
Molte ricerche hanno riscontrato alte correlazioni tra QI, fluida e cristallizzata, e preservazione dal
danno cognitivo.
c. Scolarità ed educazione
Indice più efficace di riserva: il correla con un miglioramento della RC e con la
bilinguismo
plasticità cerebrale
Occupazione
d.
Più si raggiungono, minore è il rischio di sviluppare deterioramento cognitivo
alti livelli di carriera
(AD e neurodegenerazione).
Il lavoro rappresenta un ambiente fonte di risorse da sfruttare: più è arricchito, maggiore sarà il
beneficio di cui potrà godere l’individuo.
e. Situazione finanziaria
poco elevato, situazione finanziaria sfavorevole correlano con peggiori
Status socio-economico
prestazioni cognitive e un aumentato rischio di sviluppare demenza.
f. Stato familiare
È stato rilevato un rapporto moderato tra problemi coniugali e funzionamento cognitivo dei
coniugi. Sono inoltre diverse le evidenze che riportano un rapporto tra stato emotivo, livello
cognitivo, salute e grado di attività del partner e salute personale.
g. Attività e hobbies
Al crescere del grado di attività, aumentano le capacità cognitive e diminuisce il rischio di declino
cognitivo, funzionando da fattore protettivo.
h. Attività fisica
L’esercizio ha un effetto positivo sul funzionamento cognitivo delle persone
di tipo aerobico
anziane: stimola la proliferazione cellulare, riduce la neurodegenerazione e i processi
infiammatori, migliora il trasporto di ossigeno al cervello.
i. Vita sociale
Attività sociali sono associate in maniera significativa ad un minor rischio di demenza
Volontariato
j.
Effetti benefici si hanno anche dallo