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ALTRI TESTI

Nel corso del 1800 Caterina è ampiamente ripresa come personaggio mitico, ampiamente deviato

tuttavia da una realtà storica, la cui deviazione e ripresa della figura della Regina come mito risulta

concordante con scelte di testi riflettenti realtà

1. drammatiche,

2. romanzesche o

3. drammaticamente teatrali.

Sebbene la figura di Caterina venne innumerevolmente menzionata centralmente nelle opere

ottocentesche e novecentesche in realtà il perdurare della sua figura mitica fu determinato dalla

stessa figura, poiché la fama degli autori che ne scrissero era piuttosto marginale  “sfortuna di

Caterina”

Giacomo Medici – Commedia

Tra coloro che scrissero di Caterina Cornaro, Giacomo medici mise in scena nel 1675 una

commedia intitolata “Caterina Cornaro, Regina di Cipro”, autodefinitosi “bacelliere delle arti liberarli

e di filosofia” ovvero studioso. L’opera venne pubblicata ad Udine, ovvero in territorio veneziano.

Vincenzo Formaleoni

Scrittore di testi di letteratura di viaggio e di trattati, scrisse “Caterina Regina di Cipro”, un’opera

tragica che venne rappresentata al Teatro di San Luca a Venezia, durante il corso del carnevale

del 1783 (che comincia dal 7 di gennaio in poi). L’opera venne auto-pubblicata dall’autore stesso,

quindi a Venezia, ben due anni dopo la messa in scena a teatro, che, stando all’incipit del testo,

non aveva riscosso grande successo. La decisione della pubblicazione su stampa fa determinata

dalla convinzione che, come molte delle tragedie storiche che non riscossero successo nella

messa in scena, attraverso la pubblicazione in stampa, anche la sua opera avrebbe potuto

rimanere immortale. Trama:

La tragedia racconta le vicende accadute posteriormente al matrimonio ed alla nascita del figlio di

Caterina, in concomitanza con la rivolta cipriota del novembre del 1573 contro i veneziani. Il

generale Mocenigo, in rotta contro i Turchi ed alleato dei Persiani, in particolare con Usun Cassan

(capo persiano), viene informato dai greci della rivolta cipriota e del pericolo che incombeva su

Caterina. Puntando quindi in terra Cipriota, seda la ribellione restituendo il regno alla Regina 

figura del veneziano Mocenigo perspicace ed intelligente che lavora per la Regina ≠ dall’opera del

Donizetti.

Le storie di Bembo

Bembo viene nominato storiografo ufficiale della Repubblica Serenissima alla morte di Andrea

Navagero, nel 1530, tuttavia la sua attività di storiografo si concentrerà sulla trattazione degli anni

di cui lo stesso Navagero avrebbe dovuto scrivere, solo tuttavia fino al 1513, quando salito sul

trono papale Leone X, viene nominato “segretario ai brevi” ovvero colui che doveva scrivere i brevi

papali in latino. Bembo racconta la storia di Caterina in chiave glorificatrice per la Repubblica;

centralizzando l’anno in cui Cipro diviene dominio veneziano (1489) e ricostruendo la storia ed il

racconto attraverso flashback.

Giuseppe Emo

Scrisse “Caterina Cornelia Regina di Cipro” pubblicandolo nel 1843 ed esplicitamente dichiarando

di essersi ispirato alle Historiae di Bembo. All’interno della tragedia sono esplicitati gli elementi

favolistici, tra i quali la conclusione della tragedia con la morte di un personaggio centrale. La

tragedia riscosse un grandissimo successo, non solo in Italia (la prima si svolse a Venezia) ma in

Europa e nel Mondo; a Buenos Aires ed a Rio de Janeiro, attestato dalle numerose repliche

registrate.

CATERINA CORNER NELL’OPERA LIRICA

Quanto all’opera lirica, fu sicuramente il maggiore strumento di diffusione del mito di Caterina

Corner durante la seconda metà del ‘700 e nel corso dell’800, costruito sulla concezione di

Venezia come “città nera”.

Carlo Felice Cillario e Giovanni Pacini

“Caterina Cornaro” un’opera grandiosa messa in scena dal musicista Giovanni Pacini e dal

librettista Michele Cillario.

Francesco Guidi e Giovanni Pacini

“Caterina Cornaro, La Regina di Cipro” fu un’opera lirica in cui ricorsero gli elementi di Carlo Felice

Cillario e di Pacini. Caterina è promessa sposa a Marco, ma il Consiglio dei Dieci si batte per

impedire il matrimonio poiché Caterina doveva convolare a nozze con Giacomo Lusignano, Re di

Cipro, innamoratosi della fanciulla alla sola vista di un suo ritratto venuto a Venezia. Come

nell’opera del Donizetti, anche in questa è presente l’elemento del salvataggio di Marco da parte di

Giacomo, che tuttavia decide di uccidere il Re pugnalandolo (uccisione nobile con la spada ed il

pugnale), non essendo a conoscenza che Giacomo stesso lo aveva salvato dalla rivolta

veneziana. Solo mentre lo sta per pugnalare si accorge che effettivamente Giacomo è il suo

salvatore, giurandogli amicizia eterna. Due anni dopo, forte di questa amicizia, Marco va a Cipro

per rivelare a Giacomo che i Veneziani traditori hanno deciso di avvelenarlo attraverso il medico

per impossessarsi del suo regno. I veneziani tentano quindi di convincere i ciprioti a ribellarsi ma

Marco, Giacomo e Caterina riescono a sconfiggerli ma Giacomo, oramai preda del veleno affida il

suo popolo a Caterina, pregando Marco di aiutarla e proteggerla. L’opera viene messa in scena in

diverse parte d’Italia e dopo la “prima” viene aggiunto il personaggio di Adele, la confidente di

Caterina, ovvero la sorella di Giblet e dama della Regina (nella dinamica dell’opera deve esserci

una prima ed una seconda donna)

Alfred Bunn e Micheal William Balfe

“The Daughter of ST. Mark”

Bernardo Vestris e Mussi

“Caterina Cornaro” rappresentata nel 1843 alla Scala di Milano.

La Rosa di Cipro – Gabriele D’Annunzio e Puccini

Vi fu un’opera lirica, mai realizzata il cui librettista fu Gabriele D’Annunzio ed il cui musicista

doveva essere Puccini. Non fu mai messa in scena ma D’Annunzio propone il libretto al direttore

della Scala, Tito Ricordi, in cambio di denaro.

IL ROMANZO

Nei romanzi Caterina è estremamente ridipinta all’interno del mito con elementi nuovi ed inventati

inseriti dai romanzieri. In particolare nel romanzo, contrariamente all’opera, quasi sempre racconta

la storia di Caterina anche dopo la presa di potere del Regno d’Asolo, ovvero nel momento in cui

viene nominata domina di Asolo; attraverso e per lo più sottolineando elementi storici ampiamente

sviluppati; fra i quali ricorrono

1. la concezione di Venezia come città “nera”, che impone un severissimo controllo su

Caterina, in particolare a riguardo della sua vita privata  Caterina come vittima

2. i rapporti di Caterina con i ciprioti e la presenza di ipotetici sotterfugi attuati per conquistare

il regno dell’Isola di Cipro  Caterina come Regina amata dagli isolani

3. la figura di Caterina associata alla religiosità, soprattutto visti alcuni dei doni che la domina

fece alla città asolana; ovvero la fonte battesimale commissionata da un famoso artista del

tempo e oltretutto poiché storicamente Bernardino da Feltre (frate che durante la

quaresima faceva prediche che scolpivano molto) fu largamente sostenuto da Caterina.

7/12/2016

LUIGI CARRER - ANELLO DI SETTE GEMME (1838)

Luigi Carrer nacque nel 1801, subito dopo la fine della Repubblica, in un periodo di enormi

rimpianti, ricordi e mitizzazioni di una Repubblica da un lato perfetta e dall’altro “città nera”. In

realtà il declino di Venezia fu determinato da una decadenza del potere politico ed economico,

dettato soprattutto dalla grande tendenza della città di astenersi di fronte a determinate questioni

politiche che le giocò per lo più contro. Carrer vive tra Venezia, Padova, Castelfranco e

Montebelluna e comincia sin dall’età giovanile ad amare la novità dell’“unità patria italiana” agli inizi

del Risorgimento (1861 unità d’Italia, 1866 il Veneto viene unito). Carrer non fa parte della nobiltà

veneziana, è figlio di una famiglia borghese illuminata, nonostante un tracollo economico del

padre, e viene mandato a studiare nelle scuole classiche, per poi laurearsi il Legge, laurea che

assicurava un impiego statale e quindi sicuro. Non esercitò tuttavia mai la professione di avvocato,

dedicandosi appieno alla letteratura. Carrer, riuscirà a divenire direttore della biblioteca del Museo

Corrier, museo veneziano per eccellenza e dal quale si allontanerà durante i moti del 1848,

quando Venezia sotto la Repubblica di Daniele Manin inneggiava alla libertà ed alla dipendenza; e

verrà installato di nuovo come direttore due anni prima di morire.

L’Anello di Sette Gemme è la più bella opera prosastica di Carrer, nella quale celebra la Venezia di

un tempo ed il Veneto stesso, attraverso la celebrazione di sette immagini femminili che hanno

resa illustre Venezia, approfittandone per parlare della storia paesaggistica e di tipo cronacastico di

Venezia stessa.

SECONDA GEMMA – CATERINA CORNER

L’introduzione di Carrer è significativa poiché spiega l’intento della sua trattazione intorno alla

figura di Caterina Corner: Carrer scrive un’opera verosimile ad un romanzo storico, utilizzando

termini e locuzioni alle quali qualunque persona anche se poco acculturata può accedervi.

Contrariamente ai secoli precedenti è evidenziata l’idea di rispetto per il verosimile, rendendo il

racconto fondato su elementi storici ma abbellito da fantasie al fine di risultare più piacevole;

finalisticamente elogiando Venezia ed il Veneto senza dimenticarsi di scrivere del verosimile.

Capitolo Secondo

La trattazione si apre sull’Asolano con due viaggiatori cercatori delle opere del “grandissimo”

scultore Canova, sapendo che a Possagno Canova stesso nacque. Carrer ambienta la vicenda nel

1836, contemporaneamente quindi ai suoi giorni, e ricorda il raggiungimento dei due giovani al

“gran parco” ovvero al barco di Altivole che anche nel Colbertaldo viene etimologicamente definito

come un “paradiso”, un luogo di delizie, uno dei tanti storicamente attribuiti per la villeggiatura di

Caterina Corner. I protagonisti, presentati come Alberto e Giuliano, si accorgono che all’altezza del

barco di Altivole puntando ad Asolo della presenza di un uomo del posto che con faccia “sbigottita”

Capitolo Terzo

si pone ai due giovani avvertendoli di un pericolo, ovvero di un terremoto che aveva colpito Asolo.

Un terremoto non di alta intensità, che continuava tuttavia a non “quietarsi”. Si apre quindi una

trattazione riguardante la tragicità della natura che si ribella alle leggi della costruzione, con grande

stupore dell’evento in quanto insolito, rispetto ai terremoti che si erano verificati nell’Italia

meridionale.

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
25 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/14 Critica letteraria e letterature comparate

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giorgiabuso di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura Illuministica e romantica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Perocco Daria.