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Questa è la storia di un folle, che Heym sottotitola come tutti i testi “novella”. La
novella fino a fine 800 è un racconto breve, Goethe scrive “La novella è un racconto
breve di incanto eclatante”, cioè un racconto breve che ha un climax, cioè un
momento particolarmente scioccante. Nel 900 la novella si trasforma, ma gli
espressionisti continuano a chiamare i propri testi “novella”, perché non considerano
la definizione di Erzahlung adatta. La novella degli espressionisti cambia, poiché non
c’è un climax, un momento eclatante, ma tutto il racconto è un fatto eclatante. Quindi
le novelle raccontano di protagonisti che hanno delle vite estreme, senza la
tranquillità della vita borghese.
Heym quindi segnala all’editore che la raccolta dovrebbe portare questo sottotitolo, e
Kurt Wolf chiama la raccolta “Der Dieb. Ein Novellenbuch”.
Questi testi contenuti nella raccolta sono testi molti diversi tra loro, una si ispira agli
eventi della rivoluzione francese, “Der Dieb” si ispira ad un fatto di cronaca, del furto
della Gioconda, “Die Sektion” il cui protagonista è un cadavere, “Jonatan” e sono i
pensieri di un ragazzo in ospedale, che non può muoversi e che ed è scritto come se
parlasse con la vicina di letto, cioè un dialogo immaginario del ragazzo.
L’elemento comune che unisce tutte le “novelle” è la morte, cioè il male, sono tutte
storie cupe ispirate in vario modo alla morte, anche se, rispetto a Kafka, Heym è uno
scrittore confortante, poiché lascia sempre uno spiraglio. In alcuni testi è presente una
porta, che può diventare simbolica nella mente del protagonista, che apre su un’altra
dimensione che Heym connota in maniera positiva, nella quale colloca una speranza,
a volte con un simbolismo cromatico (nero= morte, Bianco= aldilà, Rosso= violenza).
Il fole, protagonista riprende un topos della letteratura tedesca, che si identifica con
una novella di un autore dell’800, Georg Buchner, intitolata “Lens”, dedicata allo
scrittore dello Sturm und Drang Lens. In questa novella inaugura l’erlebte Rede, cioè
il discorso diretto libero, racconta in terza persona ma dal punto di vista del
protagonista (chiamata anche focalizzazione interna), siccome Lens lentamente
approda alla follia durante una passeggiata, è diventato famoso come “la passeggiata
del folle”.
Nel 1910 esce un testo che racconta la passeggiata di un folle che s’intitola
“l’assassinio di un ranuncolo” (ranuncolo: fiore), che racconta di un borghese che
durante la sua passeggiata con il suo bastone “decapita” un fiore.
Heym comincia la sua novella con questo stesso topos letterario della “passeggiata
del folle”, di un uomo che viene dimesso dal manicomio, dopo aver aggredito la
moglie, perché viene ritenuto guarito e viene rimandato nel mondo e durante la sua
passeggiata uccide delle persone.
Per riportare la percezione distorta del mondo del folle Heym usa la tecnica letteraria
dell’erlebte Rede. In questo modo Heym racconta secondo una prospettiva
soggettiva, quella del folle.
Heym e l’espressionismo:
Con gli espressionisti, Heym condivide la voglia di ribellione contro la generazione
dei padri, poiché i padri hanno trascurato la fede, l’hanno persa. Questi poeti si
occupano dell’anima, che è al centre dell’interesse anche di Georg Heym. Heym
legge molti scrittori francesi, come Mallarmè, Baudelaire, i cosiddetti decadenti, ma
legge anche scritti di Nietsche. Inoltre si è occupato anche di medicina, soprattutto
della psichiatria, infatti nelle sue opere si parla molto di psichiatria, in cui ha
rappresentato la crisi della società di inizio 900. Questa crisi ha interessato la
psicologia, la psicoanalisi e la letteratura dell’epoca, quindi questo tema ha
interessato vari campi della cultura, perché nella società materialista l’individuo ha
perso la sua unità (individuo= indivisibile), quindi c’è una “Ich Krise”, e su questa
crisi sono stati scritti molti lavori, che anche Heym legge e che influenzano le sue
opere. Alcuni di questi lavori sono: nel 1886 uno studio di un filosofo “Die Analyse
der Empfindungen” (l’analisi delle sensazioni), in questo scritto il filosofo sostiene
che l’anima è composta da diverse parti che sono in conflitto tra loro, questo scritto
ha influenzato molto la cultura successiva, poichè sostiene che “l’io” non è più un
“individuo”, ciò significa che non c’è più una sicurezza. Molti scritti dell’epoca
affrontano il problema della relazione tra le percezioni e le sensazioni interne, cioè
come la percezione delle cose influenza i sentimenti, e la scienza dimostra che la
percezione è resa possibile da un impulso elettrico. Un teorico della psichiatria,
Theodor Ziehen, scrive un lavoro su questo tema, in cui sostiene che il cervello
lavora come una macchina, quindi il suo funzionamento può essere spiegato dalla
scienza.
Nella letteratura, scrittori come Heym e Benn, si sono schierati contro questa tesi,
affermando che il funzionamento della mente umana non può essere spiegato dalla
scienza. Secondo loro le rappresentazioni della mente hanno una base organica, ma
non potranno mai essere spiegate attraverso leggi naturali. Heym dimostra la sua tesi
con il suo modello “Der Irre”. Alcuni anni dopo, nel 1889, Gottfried Benn pubblica
una novella con il titolo “Cervelli” (Gehirne), dopo alcuni anni esce una raccolta di
novelle, con lo stesso titolo (Gehirne). Il protagonista di queste novelle è uno
psichiatra che diventa pazzo, e in queste novelle incontriamo di nuovo il topos della
passeggiata del folle.
Quando Heym chiese all’editore, poco prima della sua morte, di pubblicare le sue
novelle, queste scioccarono l’editore, infatti disse che riteneva impossibile pubblicare
un libro che parlasse solo di cadaveri, pazzi e omicidi, temendo che non potessero
avere successo. Ma dopo la morte di Heym le novelle furono pubblicate e in una
prima recensione un critico scrisse, che questi testi non potevano essere chiamati
“novelle”, ma piuttosto “lirica in prosa”.
Wahnsinn (follia)
Michelle Foucault ha scritto numerosi lavori, sulla follia uno in particolare del 1963
“storia della follia nell’età classica”.
Foucault con “età classica”, non si riferisce alla civiltà greca, ma il 17 e il 18 secolo.
Secondo lui in questa epoca sono state poste le basi per la civiltà moderna, quindi a
partire dal 17 secolo la comunità ha progressivamente emarginato ed escluso i folli
dalla società, poiché sconvolge la normalità e non contribuisce al bene della società, è
improduttivo. Quindi la società borghese nel XVII secolo eliminava la follia dalla
società, rinchiudendoli in manicomi.
Foucault dice che anche i folli hanno un loro pensiero, ma nel 17 secolo, non c’era
posto per il loro pensiero, quindi hanno trovato un posto nella letteratura.
“Der Irre” analisi
Questa novella viene pubblicata nel 1913 in una raccolta dal titolo “Der Dieb”, poco
dopo la morte di Heym.
La lingua di Heym è semplice.
Il narratore nell’incipit è onnisciente in terza persona, quindi è un inizio normale. Ma
già nella frase successiva all’incipit il narratore cambia, ora il narratore conosce i
pensieri del personaggio, e narra con l’erlebte rede, non ha più una visione globale
(come il narratore onnisciente), ma ha una visione parziale.
Ma poi torna di nuovo un narratore onnisciente, dice dove si derige, descrivendo
l’ambiente. Il cambio della prospettiva, quando il narratore comincia a parlare con
l’erlebte Rede, viene segnalato da questo “So”.
La parola “So” esprime un sentimento interiore del personaggio.
Inizialmente non sappiamo in quale edificio si trovava il protagonista, sappiamo solo
che viene dimesso e mandato a casa, ma attraverso i suoi pensieri capiamo che è un
folle e che probabilmente quell’edificio era un manicomio, poiché ha pensieri
omicidi. Il protagonista pensa che se non l’avessero dimesso avrebbe ucciso tutti, e
nomina anche il “direttore grasso”, una persona grassa è simbolo di appartenenza alla
ricca borghesia e di benessere. Capiamo che il protagonista non è sano di mente, e
proprio questo è il tema della novella. Il folle cade sempre di più nella sua follia,
trascinando anche le persone che gli stanno intorno.
Il testo più si va avanti e più viene scritto in Erlebte Rede, così che il lettore possa
capire quanto è folle il protagonista. C’è un articolo riguardo all’uso dell’erlebte Rede
nelle opere degli espressionisti, che si chiama “die verruckte prospektive” (che vuol
dire sia “la prospettiva folle”, ma Verruckten vuol dire anche spostare, infatti in
italiano quando una persona è folle, nel gergo gli si dice “sei uno spostato”, cioè che
non sta al posto giusto. Quindi può essere tradotto anche come “la prospettiva
distorta”)
Il folle, racconta dalla propria prospettiva quello che accadeva nel manicomio, abusi
e violenze, ma non possiamo sapere se questo sia vero, o se sia solo un pensiero del
folle. Viene lasciata la prospettiva del narratore onnisciente, e da ora in poi ci sarà
sempre l’erlebte Rede.
All’epoca la psichiatria, secondo la legge poteva forzare le persone ad essere
rinchiuse nei manicomi, contro la loro volontà, poiché questi malati erano inutili per
la società, quindi la società li emarginava.
Accanto al folle anche la figura della prostituta viene spinta verso i margini della
società, ed è un’altra figura di riferimento per gli espressionisti.
[Qualche studioso, nei passi iniziali introdotti dal “so”, li ha classificati come
“discorso di coscienza” (Bewusstsein Bericht), poiché queste frasi non sono
introdotte da
Introduzioni come: lui pensava, ecc. ma sono frasi sciolte].
La passeggiata del folle ha come obbiettivo la moglie, poiché lui imputa alla moglie
la colpa di averlo denunciato per averla picchiata, quindi si vuole vendicare per
questo oltraggio.
Qui il topos della passeggiata del folle subisce una variazione, poiché mentre nel
testo di Buchner la passeggiata del protagonista è anche un cammino verso la follia e
l’erlebte rede suggerisce al lettore la perdita di contatto con la realt&agra