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Lancia erogatrice idranti e naspi (10779 / 2014) ed anche per reti a secco UNI/TS 11559:2014

Nella definizione viene anche detto: "dotato di valvola che permette di regolare e dirigere il getto d'acqua".

Le autopompe: attrezzature debbono essere permanentemente collegate alla valvola di intercettazione. Bocca di immissione accessibile alle autopompe in modo agevole e sicuro, anche durante l'incendio, se sono sottosuolo, il pozzetto deve essere apribile senza difficoltà ed il collegamento agevole, SI DEVE GARANTIRE UNA PRESSIONE DI 1,2 MPA.

Impianti UNI 10779: 1. alimentazione idrica; 2. rete di tubazioni fisse, preferibilmente chiuse ad anello, permanentemente in pressione, ad uso esclusivo antincendio; 3. attacco/i di mandata autopompa; 4. valvole di intercettazione; 5. idranti e/o naspi. Per l'erogazione si deve garantire sempre la portata e la pressione richiesti dall'impianto e soprattutto garantire i tempi d'erogazione.

ALIMENTAZIONE UNI 10779: DEDICATA E PROMISCUA. PROMISCUA: Consentita quando vi sia la solaprotezione interna o sia al servizio di questa è ammessa come derivazione dal sistema di alimentazioneidrico generale dell'edificio portata e pressione minima come richieste per garantire le prestazionidell'impianto antincendio, in contemporanea alla domanda nominale del sistema idrico dell'edificio.

DEDICATA: indipendenza completa dell'impianto antincendio a partire dal punto di alimentazione. vi siadispositivo di ritegno che non consenta il percorso a ritroso quando si usi l'attacco autopompa.

LIVELLO DI PERICOLOSITA' UNI 10779: LIVELLO 1: Rientrano pertanto in tale classe tutte le attività dilavorazione di materiali prevalentemente incombustibili ed alcune delle attività di tipo residenziale, diufficio, ecc., a basso carico d'incendio. Edifici civile abitazione, Scuole di ogni ordine e grado Servizi

LIVELLO 2:aziendali. Aree

nelle quali c'è una presenza non trascurabile di materiali combustibili e che presentano un moderato rischio di incendio come probabilità d'innesco, velocità di propagazione di un incendio e possibilità di controllo dell'incendio stesso da parte delle squadre di emergenza. Rientrano pertanto in tale classe tutte le attività di lavorazione in genere che non presentano accumuli particolari di merci combustibili e nelle quali sia trascurabile la presenza di sostanze infiammabili.

Settore Alimentare

LIVELLO 3:

Fabbriche acque minerali, birra, Prosciuttifici, salumifici, caseifici, Fabbriche gelati, macelli. Sono le aree nelle quali c'è una notevole presenza di materiali combustibili e che presentano un alto rischio di incendio in termini di probabilità d'innesco, velocità di propagazione delle fiamme e possibilità di controllo dell'incendio da parte delle squadre di emergenza. Rientrano pertanto in

Questa categoria comprende le aree adibite all'immagazzinaggio intensivo come definito dalla UNI 9489 e classificate come pericolo alto secondo la UNI EN 12845. Queste aree includono luoghi in cui sono presenti materie plastiche espandibili, liquidi infiammabili, merci ad alto rischio d'incendio come cascami, prodotti vernicianti, prodotti elastomerici, distillerie di spiriti, reparti di verniciatura, produzione di paglietta e legno, lavaggio di tessuti con infiammabili, impianti di idrogenazione, produzione di olii, vernici, chimica infiammabile e combustibile, depositi anche temporanei con altezza di impilamento superiore a un valore limite.

ESTINTORI: Sono il presidio principale per un'azione immediata sullo spegnimento di un inizio di incendio. Sono costituiti da un contenitore dell'estinguente, propellente (15-16 bar), valvola o valvole di funzionamento, ugello di diffusione. Si suddividono in estintori portatili (UNI EN 3/7) e carrellati (UNI 9492 UNI EN 1886-1). I portatili possono essere fino a 20 Kg o da 20 a 150 Kg.

Polvere: Anch'essi

presentano agenti estinguenti differenti come: adatti per CO2 classe A,B,C a secondo del tipo di polvere : soffocamento, anticatalisi chimica, : adatti per classe B, C :ACQUA: SCHIUMA solo soffocamento. adatti per classe A : raffreddamento. adatti per classe A, B :raffreddamento e soffocamento. La scelta degli estintori deve essere correlata, per incendi di classe A e B ai seguenti fattori: il numero dei piani; la superficie in pianta; lo specifico rischio di incendio; la distanza che una persona deve percorrere per utilizzare un estintore (non superiore a 30 metri). Incendi di classe A si debba preferire una diffusione di estintori piuttosto che una loro concentrazione in poco numero di elevata capacità. per fuochi di classe B ove è evidente che se l'estintore non riesce a spegnere completamente il fuoco questo quasi immediatamente si sviluppa nella forma originaria (SI POSSONO ADOTTARE ESTINTORI POSIZIONAMENTO:CARRELLATI). Preferibilmente sulle vie di esodo, Fissati amuro in posizione segnalata per facile individuazione, Prossima alle uscite ed all'inizio dei cul di sacco, Prossima ai luoghi con pericolo di incendio all'interno del locale a rischio quando questo è presidiato, diversamente anche esterno per consentire il prelievo da parte dei soccorritori. 6 mesi per manutenzione periodica. Per 36 mesi revisione e collaudo 144 mesi. Per 60 mesi revisione e collaudo 120 mesi. Per 24 mesi revisione e collaudo 72 mesi se serbatoio in acciaio con estinguente premiscelato. Per 48 mesi revisione e collaudo 96 mesi se serbatoio in acciaio contenente acqua o serbatoio inox od Halon alluminio. Per 72 mesi revisione e collaudo 144 mesi. MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA (da normativa D.M. 3 agosto 2015): Insieme delle misure antincendio atte a ridurre le conseguenze di un incendio che richiedono l'azione dell'uomo o l'attivazione di un impianto. Estintori, Rete idrica antincendio, Impianti di, , , .

Nazionali ed internazionali per indicare l'interposizione di spazi scoperti fra gli edifici o installazioni si usa il termine di "distanze di compartimentazione resistenza al fuoco". La protezione passiva si persegue attraverso la e la RESISTENZA AL FUOCO delle strutture rappresenta il comportamento al fuoco degli elementi che hanno funzioni strutturali nelle costruzioni degli edifici, siano esse funzioni portanti o funzioni separanti. In termini numerici la resistenza al fuoco rappresenta l'intervallo di tempo, espresso in minuti primi, di esposizione dell'elemento strutturale ad un incendio, durante il quale l'elemento costruttivo considerato conserva i requisiti progettuali di stabilità meccanica, tenuta ai prodotti della combustione, nel caso più generale, di resistenza termica. Si sintetizza con la sigla REI. - stabilità l'attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto

L'azione del fuoco: tenuta attitudine di un elemento di costruzione a non lasciar passare né produrre - se sottoposto all'azione del fuoco su un lato - fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto al fuoco.

Isolamento termico: attitudine di un elemento di costruzione a ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore. Con il simbolo si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato tempo, la stabilità, la tenuta e l'isolamento termico; con il simbolo si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato tempo, la stabilità e la tenuta; con il simbolo si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato tempo, la stabilità; con il simbolo si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato tempo, la tenuta ai fumi e l'isolamento.

Vie d'Esodo: In linea generale per "sistema di vie di uscita" si intende

l'insieme dei percorsi (orizzontali, inclinati o verticali) che conducono, dall'interno di un edificio, verso un "luogo sicuro" rispetto agli effetti provocati dall'incendio; tali percorsi possono comprendere corridoi, locali di disimpegno, vani di porte, scale, rampe, passaggi. Gli elementi fondamentali nella progettazione del sistema di vie d'uscita si possono fissare in: dimensionamento e geometria delle vie d'uscita; sistemi di protezione attiva e passiva delle vie d'uscita; sistemi di identificazione continua delle vie d'uscita (segnaletica, illuminazione ordinaria e di sicurezza). In particolare il dimensionamento delle vie d'uscita dovrà tenere conto del massimo affollamento ipotizzabile nell'edificio (prodotto tra densità di affollamento -persone al mq- e superficie degli ambienti soggetti ad affollamento di persone -mq-) nonché della capacità d'esodo dell'edificio (numero di uscite,

Larghezza delle uscite, livello delle uscite rispetto al piano di campagna).

USCITA D'EMERGENZA da (D.Lgs 626/94): Passaggio che immette in un luogo sicuro. Per l'organizzazione si considerano alcune prescrizioni operative quali: Occorre sempre prevedere, in generale, almeno due diverse vie di esodo idonee per il raggiungimento di un luogo sicuro. Il luogo sicuro deve poter essere raggiunto entro un tempo molto limitato, valutabile in generale in 1 o 2 minuti. Due percorsi di esodo possono essere considerati alternativi quando, a partire da ciascun punto di riferimento, formano un angolo maggiore di 45°. Devono essere evitati, per quanto possibile, percorsi di uscita in un'unica direzione; qualora non possano essere evitati, la distanza da percorrere fino ad una uscita di piano o fino al punto dove inizia la disponibilità di due o più vie di uscita, non dovrebbe essere in generale superiore a 15 metri (salvo casi particolari che si consiglia di evitare).

malmente previste dalle norme di sicurezza vigenti. Questa misura è necessaria per garantire un'evacuazione sicura e veloce in caso di emergenza.
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A.A. 2020-2021
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SSD Ingegneria industriale e dell'informazione ING-IND/33 Sistemi elettrici per l'energia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ingegnere25 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Ingegneria della sicurezza antincendio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Luraschi Davide.